Giugno 24th, 2013 Riccardo Fucile
UN’ALTRA VOCE CRITICA LASCIA IL MOVIMENTO: “IL PROBLEMA NON E’ TANTO GRILLO, QUANTO L’APPROCCIO AZIENDALISTA DELLO STAFF DI CUI SI STA FIDANDO”…PRIMA VERSA IL DOVUTO, POI SALUTA E SE NE VA
Adriano Zaccagnini, deputato M5S considerato tra le voci più critiche del Movimento, ha deciso di passare al gruppo Misto.
“Passo al gruppo misto e restituisco i soldi”, ha detto annunciando l’addio al Movimento 5 stelle.
“Non mi sento più a mio agio, non riesco a lavorare serenamente. C’è un clima irrespirabile, non ho la forza di continuare a combattere da dentro una guerra intestina che non ha senso”, ha detto.
Il Movimento 5 Stelle perde un altro pezzo.
“Volevo uscire lo stesso giorno della senatrice Paola De Pin, poi ho letto le dichiarazioni del capogruppo Morra in cui si sottolineava che sarebbe stato meglio se fosse accaduto dopo le elezioni”, ha detto Zaccagnini.
“Lascio. Non ho più la forza di continuare a combattere – ha aggiunto aggiunge durante la conferenza stampa – si è instaurata una guerra intestina che non ha più senso”.
Nel movimento, continua, c’è un clima da ‘caccia alle streghe’. C’è una estremizzazione delle posizioni.
Condivido quello che ha detto la senatrice De Pin: dopo l’espulsione di Adele Gambaro non posso più accettare di stare dentro un movimento che epura, che emargina chi esprime solo un’opinione mettendolo alla gogna mediatica”.
Zaccagnini ha spiegato: “invece che fare la rivoluzione si è instaurata la strategia del terrore”.
“Non è un partito aziendalista ma un movimento aziendalista in cui la strategia politica è calata dall’alto.
D’altronde dopo 20 anni di berlusconismo, non poteva che nascere un Berlusconi 2.0”. Secondo il deputato “non è il Grillo il problema, ma l’approccio aziendalista e non politico del M5S, lo staff di cui si sta fidando”.
Adriano Zaccagnini ha restituito, come deciso dal Movimento 5 Stelle, parte della sua indennità e della diaria da parlamentare.
Lo ha fatto prima di formalizzare la sua uscita dal gruppo.
“Stamane ho fatto il bonifico e l’ho consegnato al capogruppo Nuti e a lui ho anche consegnato la lettera di passaggio al Misto”, ha annunciato.
“Si tratta di 8.500 euro per i due mesi e mezzo” di attività parlamentare, ha spiegato ancora il deputato che, a chi gli chiede se continuerà a restituire l’eccedenza non ha dubbi: “Penso proprio di si”, ma non saranno più destinati ad ammortizzare “il debito pubblico nel momento in cui si chiede di rinegoziarlo”.
“Ora che la gogna mediatica rischia di ritorcersi contro i talebani stessi, lo staff della comunicazione ha pensato bene di fare una pausa dopo settimane di stillicidio. Si giocano la subdola carta della restituzione delle diarie. L’unica che riusciranno a rimestare a loro vantaggio. Tuttavia non c’è volontà di pacificare, è solo tattica. La strategia è quella di sbarazzarsi delle ‘mele marce’ e degli indesiderati”, ha continuato Zaccagnini.
“Non c’è nulla di cui meravigliarsi – ha detto – in un contesto aziendale funziona così: c’è il mobbing c’e l’alienazione frustante inflitta per portare le persone a non poter lavorare serenamente. Sono comunque i vertici aziendali a dettare le permanenze e i distaccamenti. E in un clima del genere si fa fatica ad esprimere il proprio dissenso, si ha timore e paura”.
Sale così a sei il numero di parlamentari che hanno lasciato il Movimento per confluire nel Gruppo Misto, l’ultima in ordine di tempo è stata la senatrice Paola de Pin, entrata in conflitto con Beppe Grillo dopo la decisione di cacciare la sua collega Adele Gambaro per le esternazioni dopo i risultati delle elezioni amministrative. Ha motivato la propria decisione sulla base di un’aria, in seno al gruppo politico, “soffocante”.
Controverso anche il caso del Senatore Marino Mastrangeli, accusato di presenziare in televisione a trasmissioni come Pomeriggio 5 e Domenica Live, entrambi in onda su Mediaset e condotte da Barbara d’Urso.
Nonostante i continui richiami del capogruppo in Senato Vito Crimi, Mastrangeli ha perseverato, il risultato è stato l’inevitabile espulsione in streaming.
Chi invece ha deciso di abbandonare volontariamente il Gruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera sono stati i deputati Vincenza Labriola e Alessandro Furnari, che hanno scelto di confluire al Gruppo Misto perchè non più in linea con le idee di Grillo e del Movimento, soprattutto sul capitolo Ilva.
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Giugno 24th, 2013 Riccardo Fucile
“IL MOVIMENTO E’ DISCRIMINATORIO SULLA DIARIA, IN MANCANZA DI SOLUZIONI ME NE VADO”…”IO VIVO A ZURIGO, LA CITTA’ PIU’ CARA D’EUROPA”
C’è una linea di confine quasi impalpabile che separa la politica dalla vita privata, il render conto pubblicamente di una propria etica personale dallo spiattellamento urbi et orbi delle piccole problematiche che contornano la vita di un uomo pubblico che è anche un cittadino privato.
Una linea che diventa invisibile se, per caso o per convinzione, ti ritrovi a fare il parlamentare del Movimento 5 stelle.
Alessio Tacconi è l’unico eletto per gli stellati all’estero, nella circoscrizione Europa. Vive a Zurigo, secondo uno studio dell’Ubs la seconda città al mondo per costo della vita.
E oggi non sa se potrà rimanere ancora a lungo nel Movimento 5 stelle.
“Ho sollecitato il capogruppo Riccardo Nuti due settimane fa. Gli ho fatto presente che le spese vive della mia famiglia superano i 5mila euro lordi che dovrei percepire, stabiliti dall’interpretazione restrittiva che è stata fatta rispetto al Codice di comportamento”.
Tacconi si è recato nell’ufficio del capogruppo, gli ha fatto un lungo elenco dei costi che è costretto a sostenere e ha chiesto che fosse convocata un’assemblea: “Ho sollecitato affinchè il mio caso fosse valutato, e che potessi continuare a mantenere la mia famiglia e restare nel M5s nelle modalità decise dall’assemblea dei parlamentari”.
Ma, ad oggi, il ‘caso-Tacconi’ non è stato nemmeno sfiorato.
Nuti ha fatto presente i molti impegni avuti nelle ultime due settimane, e ha chiesto al collega di regolarsi intanto per suo conto, equiparando poi la somma restituita alle decisioni eventuali della plenaria.
“Ma qualunque decisione prendessi sarebbe opinabile — spiega Tacconi — e non voglio decidere di testa mia rispetto ad una necessità che ho fatto presente tempo fa. Mi devono spiegare se posso comunque rimanere nel Movimento oppure no. In caso contrario continuerei a lavorare per gli italiani all’estero ma in un altro gruppo”.
Il deputato stellato ha scritto a Nuti (come abbiamo potuto visionare) di voler restituire qualunque tipo di eccedenza: “Ma la mia famiglia viene prima di tutto. Ho chiesto solo di indicizzare il Codice di comportamento con il costo della vita in Svizzera, di valutare la cosa con tutti gli altri, ma sono stato lasciato completamente da solo”.
Partiamo dall’inizio.
Negli ultimi tre mesi da parte di molti sono state avanzate perplessità su questo punto.
Quale?
Sul fatto che il Codice di comportamento sia stato interpretato nella maniera più restrittiva possibile (si parla solo di restituzione dell’eccedenza dell’indennità , non della diaria n.d.r.), anzi sbagliata, perchè l’italiano dice un’altra cosa.
Lei lo ha fatto presente al suo capogruppo?
Sono andato due settimane fa a parlare con Nuti, chiedendo un incontro anche con il capogruppo del Senato. Volevo far presenti le difficoltà che ho a percepire 5mila euro lordi dovendo vivere in una delle città più care del mondo. Con il capogruppo ho sviscerato tutti i numeri, tutti i costi della mia vita, facendogli presente che con tutte le spese che ho alla fine del mese non ci arrivo, chiedendogli come potevo fare per restare all’interno del Movimento.
Il suo reddito prima era molto più alto?
Lavoravo per una società di consulenza e guadagnavo più o meno il doppio dell’indennità che tutti noi dovremmo percepire.
Nuti cosa le ha risposto?
Mi ha fatto capire che se non ce la facevo a rispettare le regole dovevo trovare una soluzione, qualunque essa fosse. Ma si è detto disponibile a valutare la mia situazione in assemblea.
Cosa che la trovava favorevole?
Sì, a patto che fosse preceduta da un incontro con lui e con il capogruppo al Senato. Perchè io non ho nessun problema a passare per l’assemblea, ma volevo definire prima il confine tra la trasparenza e la privacy. Per me è interessante capire cosa ne pensi l’assemblea, per vedere se il M5s è democratico o discriminatorio. Perchè si capirebbe se persone che hanno un reddito superiore ai 5mila euro lordi, o hanno più figli, o una formazione che gli ha aperto le porte a determinati guadagni, possono fare politica con il M5s.
Assemblea che non c’è mai stata?
No, ho mandato un remainder a Nuti all’inizio della scorsa settimana. Poi venerdì pomeriggio è arrivata una mail in cui si specificavano scadenze, martedì, e iban per la restituzione. Gli ho risposto facendogli notare come la mia situazione fosse ancora aperta.
Non poteva intanto restituire le eccedenze?
Prima bisognerebbe capire, tramite l’assemblea, se posso integrare il mio stipendio con parte dell’indennità o se posso farlo con parte della diaria.
Mezzo carrello di spesa a Zurigo costa 150 euro, una capricciosa ne costa 20. Per me è impossibile vivere con 5mila euro lorde, e non vivo in una reggia, faccio una vita normale
Nuti cosa le ha detto?
Mi ha risposto che non gli erano piaciuti i miei toni e a regolarmi io su cosa fare, con l’impegno di modificare la decisione in base a quello che verrà stabilito nei prossimi giorni. Non so come, non so in quali modalità e non so dove.
Ma lei non ci sta.
No, gli ho esposto tutta la mia frustrazione, dopo essere andato nel suo ufficio e avergli sviscerato tutti i costi della mia vita, in maniera trasparente. Una situazione causata da un’interpretazione del Codice di comportamento che più rigida non era possibile. Io e altri l’avevamo interpretato in altra maniera, ma una volta arrivati a Roma abbiamo scoperto altrimenti.
Perchè vuole aspettare l’assemblea?
Altrimenti sarebbe irrispettoso nei confronti di tutti quelli che hanno evidenziato altre perplessità . Poi qualunque cosa io decida sarebbe potuta essere criticabile.
A quanto si capisce non ha ancora restituito i soldi.
Ho ancora tutti quei soldi in un conto corrente dedicato, una cifra elevata. Nel mio personale sono addirittura in rosso, ma prima di toccare quel denaro aspetto una soluzione al mio problema. Detto questo io non voglio privilegi o benefici, ma parametrare quel lordo ai costi della vita del paese in cui vivo.
C’è un problema umano ancor prima che politico.
La sensazione è che non si vogliano affrontare i problemi che uno civilmente pone. C’è un atteggiamento tale per cui, se hai una difficoltà , quella deve rimanere tua.
Zaccagnini oggi ha lasciato il M5s evidenziando alcune problematiche, tra cui questa.
Le criticità avanzate da Zaccagnini ci sono, sono indubbie. Non è possibile dire altrimenti. C’è la necessità che ci sia la più completa democrazia, cosa che in questo momento non sembra esserci.
Qualche deputato tra i più vicini a Nuti oggi confessava di temere qualche altro problema sul fronte diaria. Si sente chiamato in causa?
Certo, la sensazione è quella. Il punto è che nel momento in cui ci sono delle regole scritte e Beppe Grillo, Gianroberto Casaleggio o qualche altro sedicente teorico del Movimento dice altro, quest’ultima cosa viene presa come sacra, generando dei problemi. In Parlamento ci siamo resi conto che la realtà è più complessa delle dichiarazioni d’intenti. Chiariamo una cosa: quando ho accettato la candidatura lo sapevo che mi sarei ridotto lo stipendio, per venire qui a combattere questa battaglia.
Lei dunque punta il dito con l’eccessiva intransigenza dei vertici del Movimento.
Assolutamente. Il problema nel M5s si vede ogni giorno: fuoriusciti, critiche anche piuttosto dure e via discorrendo.
Lei uscirà ?
Non vorrei.
Ma?
Ma mi devono spiegare come posso fare per rimanere all’interno. La cosa che mi fa più male è che non ci sia vera volontà di dialogo e di comprensione, perchè si prendono determinati pronunciamenti come verità assoluta e quello che non vi rientra è di per sè sbagliato. Se tu esprimi una tua critica sulle consultazioni con Bersani o sulla gestione dell’elezione del Quirinale, viene presa come un rifiuto a voler stare nelle regole del Movimento, come una volontà di creare problemi.
Se verrà attaccato sulla vicenda della diaria uscirà dal gruppo?
Spero che Nuti faccia capire a tutti quello che è successo e la problematica che esiste.
Qualora non succedesse?
Se mi diranno che mi sono posto fuori dal Movimento, che il Codice parlava chiaro, il che non è vero, mi riserverò di fare le mie valutazioni.
Qualora uscissi dal gruppo ti dimetteresti anche da parlamentare?
Se il M5s mi facesse capire che non ha intenzione di risolvere questa problematica continuerò a combattere per gli italiani all’estero in un altro gruppo.4
(da “La Repubblica“)
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Giugno 24th, 2013 Riccardo Fucile
CONCUSSIONE PER COSTRIZIONE E NON INDUZIONE IN BASE ALLA NUOVA LEGGE… IL REATO E’ STATO RIQUALIFICATO E LA PENA AUMENTA
Non induzione ma costrizione.
Nel condannarlo a sette anni di carcere, il tribunale di Milano ha riqualificato il primo capo di imputazione nei confronti di Silvio Berlusconi.
In particolare, ha adottato la nuova formulazione dell’articolo 317 del codice penale, così come è stato modificato dalla cosiddetta legge anticorruzione del novembre scorso.
Non più concussione per induzione (la cui fattispecie è stata assorbita dall’articolo 319), ma concussione per costrizione.
Che prevede pene più severe.
LA NUOVA LEGGE
Questo il testo della legge: «Il pubblico ufficiale che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringe taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità è punito con la reclusione da sei a dodici anni».
La concussione per induzione prevede invece un a pena minima di 4 anni.
La nuova legge, che come dicevamo fissa il minimo edittale a 6, ha quindi presumibilmente imposto un anno in più di carcere nel calcolo complessivo della pena.
L’ACCUSA
Il reato si riferisce a quel che accadde la sera del 27 maggio 2010, quando Ruby fu portata in Questura a seguito di una denuncia per furto.
Berlusconi telefonò, e chiese ai funzionari di turno di liberarla, rappresentando che la ragazza minorenne gli era «stata segnalata come nipote di Mubarak».
Ottenne così l’affidamento della ragazza a Nicole Minetti.
PENA PIÙ DURA
In attesa di leggere le motivazioni della sentenza, si può ipotizzare che il Tribunale abbia ritenuto le pressioni compiute da Berlusconi, in qualità di pubblico ufficiale-premier sui funzionari di polizia, assimilabili ad una forma di costrizione.
(da “il Corriere della Sera“)
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Giugno 24th, 2013 Riccardo Fucile
“CONTRO DI ME ACCUSE VIOLENTE E AGGRESSIVE, COME MINISTRO HO TENUTO DURO, COME PERSONA VOLEVO LASCIARE DA TEMPO”
Il ministro delle Pari Opportunità e dello Sport Josefa Idem ha dato le dimissioni in seguito alle polemiche sul mancato pagamento dell’Imu per la sua casa-palestra di Ravenna.
L’ex canoista, dopo un lungo colloquio a Palazzo Chigi con Enrico Letta, ha deciso di lasciare l’incarico. Il premier ha così accolto le sue dimissioni.
“Ho tenuto duro come ministro – ha detto in una nota – come ‘persona’ mi sarei dimessa da tempo, a causa delle dimensioni mediatiche sproporzionate della vicenda e delle accuse aggressive e violente”.
“Quando sono salita dal presidente Letta – continua Idem nel comunicato – avevo già maturato la decisione di dimettermi, ma ho comunque voluto condividere con lui l’attenta valutazione del quadro venutosi a creare ed esporgli la scarsa rilevanza di quanto imputatomi. Confermo quindi le mie dimissioni, augurando buon lavoro al Presidente del Consiglio Enrico Letta al quale rinnovo la mia più profonda stima”.
A nulla è servita la conferenza stampa convocata dalla Idem sabato pomeriggio a Palazzo Chigi proprio per fare chiarezza sulla vicenda.
Le motivazioni addotte per giustificare le irregolarità nel pagamento di Ici e Imu e le violazioni amministrative su un presunto abuso edilizio sono state giudicate da molti “poco convincenti”.
(da “La Repubblica”)
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Giugno 24th, 2013 Riccardo Fucile
IL “SOGNATORE DI COSE CONCRETE” : LA BATTAGLIA DI UNA VITA CONTRO IL PROGETTO DEL PONTE DI MESSINA… IN SEI MESI HA CREATO IL SUO MOVIMENTO: “CAMBIAMO MESSINA DAL BASSO”
“Adesso sono in questo Palazzo dove qualche volta ho avuto difficoltà pure ad entrare e sono stato spesso cacciato come un appestato”. Renato Accorinti, tra i fondatori del comitato “No Ponte”, ha vinto il ballottaggio a Messina, con il 52 per cento dei consensi.
Il superfavorito Felice Calabrò, candidato del centrosinistra, si è fermato al 48 per cento.
E’ un risultato che ha dell’incredibile per Accorinti, il “prof” di educazione fisica, il volto anni ‘ 60 del movimento “No ponte”, con quel suo aplomb da santone pacifista, candidato mancato del Movimento cinque stelle.
Lo avrebbero voluto loro ma Accorinti, uomo senza telefonino e allergico alle regole, era troppo poco “grillizzato” e così alla fine il “prof”, “un sognatore di cose concrete” come si definisce, nel giro di sei mesi ha messo su il suo movimento “Cambiamo Messina dal basso”, che al primo turno ha ottenuto un lusinghiero 8,2 per cento. Mentre i Cinque stelle avevano polverizzato il 30 per cento delle Politiche e il 14 delle Regionali racimolando poco più di 2000 voti con Maria Cristina Saija.
Messina, la città “palude”, da sempre ostaggio di massoneria e poteri forti, alla prese con i drammi quotidiani di una cinghia sempre più stretta dalla voragine da 392 milioni di euro nel bilancio del Comune, si scopre dunque “movimentista” e soprattutto boccia il candidato forte del centrodestra, quell’Enzo Garofalo, parlamentare alla seconda legislatura, ex presidente dello Iacp e dell’Autorità portuale che ha mancato clamorosamente il ballottaggio rimanendo dietro Accorinti di ben 4000 voti e fermandosi al 15 per cento dei consensi.
Troppo poco per una coalizione che negli ultimi anni, prima del commissariamento, ha sempre governato la città e che ha finito per pagare anche il divorzio tra Pdl e gli ex colonnelli di An che al primo turno hanno pilotato sul loro candidato Gianfranco Scoglio il 2,9 per cento dei consensi.
Personaggi rispetto ai quali Accorinti sembra un alieno e a rimarcarlo basta qualche episodio del passato: il 25 giugno 2002 si arrampicò sul pilone di Torre Faro: per un giorno e una notte espose a circa 220 metri di altezza due striscioni contro il progetto di costruzione.
Pacifista convinto, negli anni ’70 e’ a Berlino per manifestare contro il Muro.
Nel 1979 partecipa alla carovana per il Disarmo Bruxelles-Varsavia, manifestando, nelle città europee maggiormente militarizzate.
Dopo aver incontrato Poetto Pinna a Perugia, nel 1979 fonda, insieme a altri attivisti, il Movimento Nonviolento messinese, e nel 1981, promuove una campagna informativa in favore dei 5 referendum radicali.
Nel 1982, a Comiso, manifesta contro l’installazione della base Nato.
Nel ’91 era stato rinviato a giudizio perche’ durante lo svolgimento di una manifestazione contro l’intervento italiano nella Guerra del Golfo consigliava ai militari di disertare nel caso fossero inviati a combattere nel Golfo.
Nel ’92, a Messina, in un Tribunale colmo di studenti e concittadini solidali, la sentenza lo assolve: il fatto sussiste ma non costituisce reato.
Alessandra Ziniti
(da “La Repubblica”)
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Giugno 24th, 2013 Riccardo Fucile
ORA RISCHIANO IL PROCESSO PER FALSA TESTIMONIANZA LE OLGETTINE, L’EUROPARLAMENTARE RONZULLI, LA DEPUTATA MARIA ROSARIA ROSSI, MARIANO APICELLA E LA FUNZIONARIA DELLA QUESTURA IAFRATE
Una sentenza letta in tre minuti dal presidente del collegio giudicante del processo Ruby, Giulia Turri, sancisce la condanna di Silvio Berlusconi a 7 anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici per concussione per costrizione e per prostituzione minorile.
Ecco il testo integrale della sentenza.
“Visti gli articoli 521 comma 1 (sulla correlazione tra l’imputazione contestata e la sentenza, prevede che il giudice possa dare al fatto una definizione giuridica diversa da quella enunciata nell’imputazione, ndr), 533 (condanna dell’imputato, ndr) e 535 (condanna alle spese, ndr) del codice di procedura penale dichiaro Silvio Berlusconi colpevole dei reati a lui ascritti, qualificato il fatto di cui al ‘capo a’ (concussione, ndr) dell’imputazione come concussione per costrizione (?) e ritenuta la continuazione, lo condanna alla pena di sette anni di reclusione oltre al pagamento delle spese processuali”.
“Visti gli articoli 317 bis (sulle pene accessorie, ndr), 29 e 32 del codice penale (che disciplinano i casi nei quali alla condanna consegue l’interdizione dai pubblici uffici e quella legale, ndr) dichiara l’imputato – prosegue il dispositivo – interdetto in perpetuo dai pubblici uffici, nonchè in stato di interdizione legale durante l’espiazione della pena. Visto l’articolo 240 del codice penale, ordina la confisca dei beni sequestrati a Karima el-Mahrug e Luca Risso”.
Quindi l’elenco dei testimoni i cui verbali saranno trasmessi alla Procura della Repubblica “per le sue valutazioni”: tra questi, anche Maria Rosaria Rossi e Licia Ronzulli, il funzionario della Questura di Milano Giorgia Iafrate, Carlo Rossella, Mariano Apicella e molte delle ‘olgettine’.
Il tribunale ha disposto inoltre “la trasmissione al consiglio dell’ordine degli avvocati di Milano per le valutazioni di competenza (?) degli atti relativi all’incontro del 6 ottobre 2010 tra Karima el-Mahrouge l’avvocato Luca Giuliante”.
I giudici hanno indicato infine in 90 giorni il termine per il deposito delle motivazioni della sentenza.
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Giugno 24th, 2013 Riccardo Fucile
DOPO OTTO ORE DI CAMERA DI CONSIGLIO EMESSA LA SENTENZA DAL TRIBUNALE DI MILANO
In un clima di tensione, dopo otto ore in Camera di Consiglio, il tribunale di Milano ha condannato Silvio Berlusconi per il caso Ruby a 7 anni per concussione e prostituzione minorile.
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Giugno 24th, 2013 Riccardo Fucile
VERTICE A PALAZZO CHIGI PER GESTIRE LE POCHE RISORSE DISPONIBILI… MERCOLEDI’ IL PROVVEDIMENTO AL CSM
Il primo ministro Enrico Letta ha fatto la spola ieri dagli studi Rai, dove è intervenuto alla trasmissione di Lucia Annunziata, a Palazzo Chigi, dove nel tardo pomeriggio si è a lungo intrattenuto con i ministri dell’Economia Saccomanni e del Lavoro Giovannini. Dall’intervista e dagli incontri è venuta la conferma del premier sul piano lavoro.
Per l’occupazione c’è, per il momento, solo un miliardo.
Servirà per l’assunzione di 70 mila under trenta.
Il piano arriverà mercoledì sul tavolo del Consiglio dei ministri. Il premier Letta ha inoltre detto che non accetta diktat sull’aumento dell’Iva.
Per ora solo un miliardo: a tanto ammonterà il piano nazionale per il lavoro, con i giovani come stella polare.
Obiettivo: l’assunzione di 70 mila under trenta.
Il piano arriverà mercoledì sul tavolo del consiglio dei ministri. A confermarlo è lo stesso presidente del consiglio, Enrico Letta, intervenuto ieri nella trasmissione di Lucia Annunziata.
I dettagli sono stati poi definiti in una riunione con il ministro del Tesoro Fabrizio Saccomanni e con il collega del Lavoro, Enrico Giovannini.
Il piano sarà articolato in due tappe.
Il primo passaggio prevede una revisione delle regole di ingresso nel mercato del lavoro e punta a renderle più flessibili rispetto alla riforma Fornero.
A cominciare dai tempi di rinnovo e dalle causali.
Per proseguire con il rilancio dell’apprendistato.
Ma il piatto forte (anche se ancora molto limitato come risorse) arriverà con il dirottamento di un miliardo di fondi strutturali Ue al finanziamento di una serie di misure per l’occupazione giovanile.
Il governo cercherà comunque di aggiungere per quanto possibile altri fondi al di là di quelli europee.
Come? “Con risorse fresche ha detto ieri Letta — ottenute dal taglio di spese”.
Metà del miliardo dei fondi strutturali sarà destinato agli sgravi contributivi per chi assume giovani. I 500 milioni si sommeranno ai 242 milioni già stanziati dal precedente governo.
E serviranno ad assicurare una riduzione di contributi di 10 mila euro per ogni nuovo giovane occupato, da spalmare in 18 o 24 mesi.
Altri 100 milioni andranno a finanziare l’autoimprenditorialità giovanile con il coinvolgimento di Invitalia.
E ancora: 200 milioni sono destinati a stage e tirocini gestiti da “Italia Lavoro”, della durata di sei mesi, con una retribuzione di 500 euro al mese.
Venticinque milioni andranno invece ad incentivare nuove cooperative di under 30 nei settori dei beni culturali e dei servizi alla persona.
E’ al vaglio, infine, una misura che consente di stabilizzare gli assunti a tempo determinato.
L’ultima parte del pacchetto riguarderà invece la lotta alla povertà con l’estensione a tutte le città del Sud della social card, oggi limitata solo ai centri più grandi
Con queste misure l’Italia si presenta al Consiglio Ue di giovedì e venerdì, con l’obiettivo, come ha detto Letta ieri, di “usare queste risorse subito e non di spalmarle in molti anni”. In realtà , il piano europeo (Youth Guarantee Scheme), che utilizza i fondi strutturali, originariamente doveva essere spalmato fino al 2020.
Ma l’Italia, con altri partner europei ad eccezione della Germania, è decisa a concentrare le risorse solo nel 2014.
Il premier è poi tornato sull’Iva. «Sono fiducioso che si troverà una soluzione” e subito dopo ha lanciato un avvertimento al Pdl: “Andare avanti con i dicktat non serve”.
“Non è che io o il mio governo — ha spiegato — vogliamo aumentare l’Iva. L’aumento è figlio delle decisioni prese nella prima metà del 2011, quando c’è stato un momento di crisi profonda e il governo Berlusconi fece la scelta di eliminare gli assegni familiari e altro ancora. Successivamente il governo Monti, per evitare questa eliminazione, spostò l’aumento sull’Iva. Dunque l’aumento è già deciso, c’è. Noi dobbiamo trovare le risorse per spostarlo”.
Letta ha poi avvertito che «la tempesta finanziaria non è finita”.
“Non siamo mai usciti da una situazione di rischio”, ha detto Letta ma ha anche aggiunto, sollecitato sull’ipotetico default a fine anno ventilato da uno studio di Mediobanca securities, che “se non facciamo errori e con scelte azzeccate” possiamo evitare i pericoli. Il premier ha infine reso noto che al G8 della settimana scorsa il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha sottolineato che “grazie all’intervento di Draghi e della Bce si è creata una condizione che ci consente di avere ottimismo”.
Rosaria Amato
(da “La Repubblica“)
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Giugno 24th, 2013 Riccardo Fucile
IL MARONIANO VICE-CAPOGRUPPO ALLA CAMERA CRITICA LA IDEM, MA NON DICE CHE LUI HA TRE PROCEDIMENTI A CARICO PER UN’EVASIONE DI 2 MILIONI DI EURO E UN’APPROPRIAZIONE INDEBITA PER 400.000 EURO…E CON IL MAGISTRATO HA RINVIATO OGNI SPIEGAZIONE
Difficile non pensare al Vangelo di Matteo (“Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”) se si rileggono le dichiarazioni diramate a tutte le agenzie sabato dal vicecapogruppo della Lega Nord Gianluca Pini.
La sua è stata un escalation.
Il 21 giugno pontificava sul caso del ministro Idem: “C’è una questione politica irrisolta, in un affare che resta sempre più oscuro”.
Sabato 22 giugno, il leghista bolognese rincara la dose dopo la conferenza stampa nella quale il ministro ha ammesso le sue colpe sulla palestra e l’Ici non pagata: “La kompagna Idem con la conferenza stampa / farsa di oggi ha stabilito una nuova forma di comicità , superando di slancio il compianto -ma simpatico- Fantozzi nelle acrobazie per negare la realtà dei fatti”.
Il punto è che Pini Gianluca, 40 anni, imprenditore dell’import alimentare dall’Asia, è indagato in tre procedimenti penali per vicende a prima vista ben più gravi di quelle (comunque degne di nota) contestate a Josefa Idem
Il procuratore di Forlì Sergio Sottani insieme al sostituto Fabio Di Vizio, contestano a Pini di avere evaso imposte per 2 milioni e 34 mila euro creando ad hoc una società dopo avere perso la causa in commissione tributaria di secondo grado.
Prima che il debito verso l’erario divenisse definitivo ed esigibile, Pini inizia a operare la sua attività di importatore di caffè non più con la Nikenny (debitrice verso l’erario) ma con la Gold Choice Europe SRL, creata due mesi dopo la sentenza di secondo grado sfavorevole.
Pini nega che abbia creato la Gold Choice per aggirare i suoi obblighi e giura ai pm di Forlì di voler pagare le imposte.
Però nell’interrogatorio del vicecapogruppo della Lega Nord, c’è anche una seconda contestazione per l’appropriazione indebita di 400 mila euro provenienti da San Marino e sui quali Pini e il padre hanno effettuato lo scudo fiscale.
I pm vorrebbero sapere da dove provengono quei soldi ma l’onorevole si rifiuta di dire dove li ha presi.
Anzi il sei luglio del 2012 appena si è seduto di fronte ai pm Sottani e Di Vizio, Pini tiene a precisare: “Nella presente fase è mia intenzione non rispondere riguardo ai temi concernenti l’esistenza di provviste estere a me riferibili, loro provenienza e meccanismi di formazione e più in generale sulle operazioni connesse alla relativa emersione secondo procedura di scudo fiscale”.
Parole poco coerenti con quelle infuocate riversate sulla Fantozzi-Idem.
Il leghista nell’interrogatorio scarica la responsabilità sulla sua ex amministratrice. Nessuna intenzione – dice lui – di abbandonare la Nikenny con il suo carico di debiti verso il fisco al suo destino.
Il parlamentare al pm dice: “Dottor Di Vizio, questo era il massimo che si poteva fare per cercare di fare rientrare (l’erario Ndr) ”.
I suoi ex compagni di affari dicono al pm che – se la Cassazione confermasse la sentenza di secondo grado – la Nikenny non sarebbe in grado di pagare i due milioni al fisco.
Ma Pini replica: “Scusi Dottor Di Vizio, ma chi le dice che io non sia in grado, magari nel momento in cui diventa definitiva (la sentenza Ndr), di trovare le finanze per pagare la multa? ”.
Per accreditare la sua esperienza di vero importatore, Pini offre ai pm le sue credenziali: “Io sono stato fra Taiwan, Malesia, Cina. Ho portato copia dei passaporti, così vi divertite. Sono stato lì dal settembre ’99. Fra l’altro, quando arrivai ci fu quel magnifico terremoto a Taiwan che fece 2.000 morti, a Thaichung (…) facevo avanti e indietro. Diciamo che stavo un mese là e quindici giorni in Italia (…) Ci sono stato circa cento volte ad Hong Kong. Thailandia, Malesia, Singapore, Taiwan, Corea, Giappone”.
Il pm gli ribatte che “lo scudo fiscale ha aspetti che meritano un’attenzione per alcune circostanze che sono segnalate già nella segnalazione operazione sospetta della Banca d’Italia, e cioè che è stato realizzato lo scudo, ha firmato lei, ma l’operazione fisica di rientro con un bonifico è stata disposta da suo padre. Questo è, credo, ormai acclarato”.
La sensazione è che Pini abbia usato lo scudo, non per far rientrare somme che erano all’estero come previsto dalla norma, ma di origine diversa.
Il deputato leghista replica: “Dottore, torno a ripetere, ben volentieri in una seconda fase le do tutte le indicazioni”.
Con comodo, Pini, con comodo.
Marco Lillo
(da “il Fatto Quotidiano“)
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