Giugno 28th, 2013 Riccardo Fucile
NON STA BENE A GRILLO: E PER LA PRIMA VOLTA UN SONDAGGIO VIENE STRONCATO
C’è aria di rivolta tra i grillini romani.
Lo stop imposto da Beppe Grillo alla decisione presa martedì dalla rete di indicare il nome di un assessore per la giunta del sindaco Ignazio Marino non è piaciuto alla base del movimento, stanca di subìre pressioni indesiderate.
Ma soprattutto sbalordita dal fatto che, a più di 48 ore di distanza, da parte di Marcello De Vito, Daniele Frongia, Virginia Raggi ed Enrico Stefà no, i quattro consiglieri pentastellati in Campidoglio, ancora non sia arrivata una sola parola di spiegazione sul perchè non abbiano rispettato, per di più dopo averlo chiesto, il parere dei militanti.
«E’ la prima volta che un sondaggio viene stroncato, e questa decisione ci ha messo in ginocchio», ammette un attivista.
In realtà ieri i quattro un post lo hanno pubblicato, ma solo per smentire le affermazioni fatte da Marino quando ha detto che sono stati loro a chiedergli di presentare il curriculum per un posto in giunta.
La questione vera, però, è un’altra e sia De Vito, candidato per il M5s alla poltrona di sindaco e ora capogruppo in Campidoglio, che gli altri, lo sanno bene.
Al sondaggio di martedì hanno partecipato più di mille attivisti, 800 dei quali hanno dato il via libera all’indicazione del nome.
«Perchè Grillo ha cambiato le carte in tavola?» si chiede adesso chi ha votato.
E soprattutto: «Perchè i nostri consiglieri hanno accettato il diktat? Siamo un movimento che vuole essere parte attiva in tutte le decisioni, se questa certezza viene meno, allora crolla tutto».
«Caro Beppe, ti stai sbagliando e non è la prima volta», ha detto subito Dante Santacroce, candidato regionale M5S.
«Non partecipare alla vita politica della città è l’unico suicidio reale che non possiamo nè dobbiamo permetterci».
E nelle comunicazioni interne tra attivisti ci sarebbe chi chiede le dimissioni dei consiglieri.
Se non le dimissioni, oggi i quattro potrebbero provare a rispondere alle domande degli attivisti con un comunicato.
Di sicuro sono a dir poco imbarazzati. «Ma dove abbiamo sbagliato? Abbiamo fatto tutto secondo le nostre regole, e poi siamo appena all’inizio del nostro lavoro, se cominciamo così…», si sono sfogati con lo staff.
In realtà il «caso romano» sarebbe solo l’ultimo atto dello scontro in corso anche nella capitale tra fedelissimi a Grillo e quanti, invece, reclamano una maggiore autonomia. Al punto che non manca chi ipotizza che dietro l’intervento del leader ci sarebbe in realtà la telefonata di qualcuno che lo avrebbe convinto che a Roma si stava per celebrare un’alleanza tra Marino e il M5S.
Da qui la decisione di agire subito, fin da martedì mattina, per scomunicare il sondaggio lanciato da De Vito tra gli attivisti.
E altre telefonate sarebbero seguite anche nel pomeriggio, durante la riunione fiume in cui i quattro consiglieri, uniti tra loro, avrebbero tentato per ore ma senza riuscirci di spiegare a Grillo quanto stavano tentando di fare.
Vale a dire un’operazione politica e non un’alleanza.
«Non si può continuare così», si sfoga un attivista.
«A Roma abbiamo circa 30 consiglieri municipali, mentre nei comuni di tutta Italia ci sono centinaia di consiglieri M5S. Non si può governare tutto da Genova seguendo le indicazioni di Grillo, perchè così si paralizza tutto».
Sabato 6 luglio in un albergo capitolino si terrà l’assemblea regionale del movimento e saranno presenti anche molti parlamentari.
Sarà l’occasione per parlare di come sono andate le elezioni e per affrontare il caso romano. Non è detto, però, che l’appuntamento non diventi anche il pretesto per una prima resa di conti tra le anime del movimento.
Carlo Lania
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Giugno 28th, 2013 Riccardo Fucile
IL MARZIANO NELL’ISOLA DEI PUPI: RITRATTO DELL’ANARCHICO, AMBIENTALISTA E PRIVO DI CELLULARE CHE RINUNCERA’ ALLO STIPENDIO DA SINDACO…”UN PO’ DI UMILTA’ NON FA MALE A NESSUNO”…MESSINA IN FESTA PER LA VITTORIA DEGLI UMILI CONTRO I POTERI FORTI
«A Messina arriveranno pullman di sociologi per capire quello che stiamo facendo». È un fiume in piena Renato Accorinti. 59 anni, anarchico, attivista anti-mafia e anti-ponte, neo sindaco senza cellulare e senza blog (anche se la sua candidatura è nata sui social network – in campagna elettorale lui si era detto «contento dell’appoggio della Rete» anche se «non ho capito bene cosa sia questo Facebook»).
Il nuovo primo cittadino di Messina – con il 53 per cento dei voti al secondo turno – è un personaggio del tutto atipico nel panorama politico italiano, addirittura marziano nell’isola dei pupi.
Grillino prima di Grillo, ora in rotta contro il comico («troppo rigido»), insegnante di educazione fisica — ha annunciato che rinuncerà allo stipendio da sindaco — a lui adesso l’arduo compito di cambiare una città di 250mila abitanti nella quale criminalità organizzata, massoneria, baroni, sistemi di potere, l’hanno fatta sempre da padrone.
Sindaco, il suo primo atto è stato quello di “aprire” il Comune.
Certo: c’era una vetrata che impediva il libero ingresso in municipio. Per entrare in quella che dovrebbe essere la casa di ogni cittadino, bisognava consegnare una carta di identità , riempire un modulo, spiegare dove si voleva andare: era diventato un nuovo muro di Berlino.
Si è presentato in Comune a bordo di una bicicletta, con indosso una maglietta “No Ponte” e a piedi scalzi. Perchè?
Ho voluto dare un segnale di semplicità , la nostra amministrazione sarà così, com’è stata la mia vita. Sono una persona semplice, mi sono battuto sempre per i diritti di tutti e voglio rimanere con i piedi per terra. Un po’ di umiltà non fa male a nessuno.
Dicono che lei è un “puro”
Non posso essere io a definirmi in questo senso. In questi quarant’anni, di certo, ho dedicato la mia vita alle lotte sociali. Non ho mai avuto tessere di partito, però, nè di associazioni, nè di sindacato, sono stato come un semplice cittadino. Già questa è una grande cosa: il centro della collettività è il cittadino, non il “primo cittadino”.
Questi temi, sui quali lei spinge da decenni, sono stati portati alla ribalta da Grillo. È vero che il Movimento 5 Stelle — che con il suo candidato non ha raccolto neanche il 3 per cento dei voti — voleva candidarla?
Sette-otto mesi fa ero stato contattato dai meet-up locali che mi avevano chiesto di candidarmi. Con loro avevo fatto alcune iniziative e avevo risposto: lo farò solo con una mia lista civica, l’appartenenza mi sta stretta. Ho chiesto loro di appoggiarmi ed erano d’accordo.
E poi?
Poi Grillo, per i regolamenti interni, che sono molto severi, ha bloccato tutto. L’accordo è saltato e sono andato per la mia strada.
Cosa pensa di Grillo e dell’operato dei cinque stelle in parlamento?
È chiaro che il movimento di Grillo è stato una novità nel panorama nazionale e ha avuto un impatto molto forte: ha creato enorme entusiasmo. Eppure la sua rigidità eccessiva e tutte le epurazioni portate avanti, non mi piacciono per niente, non le condivido.
Grillo che avrebbe dovuto fare?
La gente si aspettava cose concrete. Doveva fare un accordo con il Pd su pochi punti, a cominciare dalla legge elettorale, questo gli avevano chiesto gli elettori. Non a caso dopo è cominciato il crollo dei consensi.
A Messina il giorno dopo la sue elezioni è piovuta una pioggia di avvisi di garanzia su Francantonio Genovese, alcuni suoi parenti e collaboratori — l’accusa è per associazione a delinquere, peculato e truffa in merito a dei fondi per la formazione professionale. Genovese, ora deputato, già sindaco di Messina e segretario regionale del Pd, è uno degli uomini più potenti di Sicilia ed era il maggiore sponsor del suo avversario, Felice Calabrò, del Pd.
Diciamo che questa bella sorpresa della nostra vittoria è un caso nazionale: a mani nude abbiamo sconfitto le portaerei con le testate nucleari. Queste è una delle città più controllate d’Italia. C’è la mafia, la ‘ndrangheta, la massoneria, il traffico internazionale di armi, la mafia di Barcellona Pozzo di Gotto, una delle più potenti della Sicilia. E poi il sistema di potere svelato anche da una puntata di Report.
Genovese?
Conosciamo bene il “sistema Genovese”, un sistema di potere molto forte che dà poco spazio a tutti; lui è anche un imprenditore con affari da tutte le parti. Ci aspettavamo queste indagini, sapevamo come stavano le cose. La cosa strana piuttosto è, come al solito, che questi avvisi di garanzia arrivano dopo le elezioni.
Anche i 5Stelle avevano promesso “il cambiamento”. Ma a Parma, e a livello nazionale, la sfida appare più ardua di quanto non fosse in campagna elettorale. Lei quale arma in più pensa di avere?
Qua arriveranno pullman di sociologi per cercare di capire quello che stiamo facendo: siamo un laboratorio unico in Italia. Abbiamo vinto in bicicletta contro la Ferrari, ma il salto di qualità lo sa qual è? Non sono io e gli otto assessori, ma il cambiamento dal basso. Puntiamo ad una evoluzione: la vera politica è il bene comune e non a caso abbiamo promesso un assessorato alla co-gestione dei beni comuni. Ma chiediamo ai cittadini la partecipazione vera, di passare dalla delega alla partecipazione.
Per esempio?
Continuiamo a riunirci con tutti, con i giovani, moltissimi, che vogliono continuare questo percorso. Faremo la pulizia delle spiagge, ci penserà il Comune ma insieme ai cittadini: ce lo chiedono loro, per strada mi fermano migliaia non solo per la gioia di aver sconfitto i poteri forti ma perchè dicono: se non partecipiamo tutto muore.
Lei è un insegnante di educazione fisica, ed ha sempre promosso lo sport come strumento di riscatto nelle periferie. Pensa di continuare anche da sindaco?
Assolutamente sì. L’investimento sulla cultura e sul piano educativo sono gli strumenti più potenti che a disposizione dell’essere umano per cambiare veramente tutto. Gesualdo Bufalino, grande scrittore siciliano, quando gli chiedevano come si può sconfiggere la mafia diceva: con un esercito di maestri elementari. Il cambiamento parte dalla cultura, solo così si può trasformare questo enorme condominio che è la città di Messina, in una comunità .
Sergio Rizzo, in merito alla sua vittoria, ha scritto sul Corriere della Sera: “Siamo riusciti a diventare il Paese del No, ed è davvero triste”. Cosa risponde?
Rizzo non mi conosce, prima di parlare dovrebbe venire a farsi una chiacchierata con me. I no sono molto dignitosi nella vita, e spesso sono educativi anche quelli che danno i genitori, se sono motivati.
Viva i “no” quindi?
Per niente. Sono il primo a dirlo: la protesta fine a se stessa è sterile e inutile. A un “no” io antepongo mille “sì”. Rizzo dovrebbe informarsi, non dovrebbe guardare una maglietta e pensare che siamo tutti uguali. Deve parlare con me, con Renato, e gli spiegherò che ho vissuto una vita di proposte. Anche adesso: le biblioteche, gli impianti sportivi di base.
La sua vittoria è anche la vittoria di una generazione, quella del’68 che ha continuato a credere che era possibile cambiare le cose?
La mia è la vittoria di quelli che hanno preso calci in faccia per una vita, che hanno creduto in se stessi, nei valori, nell’utopia. Oggi che finalmente è stata vinta una battaglia culturale epocale, ne siamo contenti. Ma non abbiamo vinto contro qualcuno, abbiamo vinto per il cambiamento.
Federico Mello
(da “L’Huffington Post“)
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Giugno 28th, 2013 Riccardo Fucile
12° RAPPORTO SULLA POVERTA’: IN 4 ANNI ANNI AUMENTATI DEL 31,4% COLORO CHE DOMANDANO PACCHI VIVERI E AIUTI MATERIALI
La fila di persone in coda per chiedere cibo e aiuto alla Caritas si fanno sempre più lunghe.
“Dal 2008 al 2012 sono aumentati del 31,4 per cento coloro che domandano pacchi viveri aiuti materiali”.
Questo è il dato rilevato dal 12° Rapporto sulle povertà , basato sui dati raccolti dagli operatori dei centri d’ascolto e dei servizi di Caritas Ambrosiana.
E ciò che emerge è che sempre più italiani bussano alla porta dell’associazione in cerca di sostegno: nel 2012 “sono stati il 37 per cento, una percentuale pressochè pari a quella registrata tra gli stranieri”.
La crisi continua a mordere feroce e un altro dato evidenziato è la perdita di speranza di poter trovare un altro lavoro per i disoccupati.
Spia di questo fenomeno, secondo il rapporto, è anche il calo della popolazione straniera, soprattutto di alcune nazionalità .
Sono soprattuto ucraini (-18 per cento) e peruviani (-19,5 per cento) a decidere di modificare il proprio progetto migratorio e lasciare l’Italia.
Durante i colloqui con gli operatori Caritas, sono stati molti gli stranieri a manifestare il desiderio di tornare in patria perchè qui da noi non riescono a trovare lavoro.
E sebbene il loro numero costituisca oltre il 70 per cento dei centri di ascolto, il dato è in calo di due punti percentuali rispetto al 2011.
Il dato più preoccupante rimane, infatti, quello sulla disoccupazione: in un anno il numero dei disoccupati da oltre un anno continua a salire, con un aumento dell’11, 5 per cento.
Proprio tra gli italiani il bisogno di reddito supera quello di occupazione ed è pari al 57,6%, con un incremento di 3 punti percentuali rispetto al 2011.
Questo è particolarmente avvertito dalle donne italiane, tra le quali raggiunge il 62,4 per cento, con un incremento di 4,5 punti percentuali sul 2011.
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Giugno 28th, 2013 Riccardo Fucile
L’AMMISSIONE: “E’ VERO, LO HO USATI QUANDO ERO LATITANTE”… L’EX TERRORISTA GODE DI ASILO POLITICO OFFERTO DALL’EX PRESIDENTE LULA, QUINDI E’ IMPROBABILE CHE VENGA CONSEGNATO ALLE AUTORITA’ ITALIANE
Una vecchia condanna potrebbe rimettere in discussione la permanenza di Cesare Battisti in Brasile, dove gode dell’asilo politico concessigli dall’ex presidente Lula.
Il Supremo Tribunale di Giustizia ha respinto l’appello chiesto dall’ex terrorista italiano per una condanna minore avvenuta mentre era in carcere a Brasilia, e cioè uso di timbri ufficiali falsi sul passaporto.
AMMISSIONE
Battisti, lo ha ammesso lui stesso, ha usato questo sistema per garantirsi la permanenza in Brasile mentre era latitante.
Il documento, a sua volta, era falso e Battisti l’aveva usato per entrare in Brasile come cittadino francese. S
econdo il Tribunale, «una copia della sentenza verrà inviata al ministero della Giustizia, per le eventuali decisioni in merito».
CONSEGUENZE
In teoria, la legge prevede l’espulsione immediata dal Paese per gli stranieri che falsificano documenti per entrare o per restare in Brasile.
Ma il caso di Battisti è particolare: il governo brasiliano ha prima negato l’estradizione chiesta dall’Italia e poi gli ha concesso un visto di lavoro permanente.
Entrambe le decisioni sono avvenute quando la vicenda del passaporto e dei timbri falsi era già venuta alla luce.
Mentre era in carcere Battisti ha ammesso che i timbri che imitavano quelli dell’immigrazione all’aeroporto servivano nel caso che il latitante fosse stato fermato per qualche motivo in Brasile.
Rocco Cotroneo
(da “il Corriere della Sera“)
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Giugno 28th, 2013 Riccardo Fucile
ENTRO FINE ANNI ASSEMBLEA COSTITUENTE DEL NUOVO MOVIMENTO POLITICO, LEGGERO E INNOVATIVO
Battesimo oggi all’auditorium del museo Maxxi di Roma, del movimento politico “Green Italia”. Un movimento, spiegano i promotori, per «mettere l’ecologia nel cuore della politica, offrire agli elettori italiani un’altra scelta da quelle oggi disponibili: la scelta di un progetto politico fondato sull’idea di un “green new deal” per l’Italia».
A promuovere “Green Italia” sono, tra gli altri, Roberto Della Seta e Francesco Ferrante (già parlamentari del Pd), la presidente dei Verdi europei Monica Frassoni, Rossella Muroni e Edoardo Zanchini, direttrice e vicepresidente di Legambiente, imprenditori della “green economy” come Ilaria Catastini , esponenti politici provenienti dalla destra come Fabio Granata, Fabio Renzi, segretario generale della Fondazione Symbola, il presidente dei Verdi italiani Angelo Bonelli, Anna Donati già parlamentare verde e dirigente del Wwf, Francesco Fiore tra gli animatori del progetto civico “Padova 20/20”, Giuseppe Gamba presidente di “Azzero CO2”.
Della Seta: è un azzardo necessario
«Green Italia — ha sottolineato Roberto Della Seta nel corso del suo intervento — è un azzardo necessario. Dobbiamo convincere i cittadini, e prima ancora la politica, che difendere l’ambiente è tutt’uno con la prospettiva di benessere oggi più vera e concreta. Serve a creare lavoro, a combattere ingiustizie, a guarire l’Italia dalla sua “depressione”».
Per Fabio Granata, Green Italia «non è una rifondazione verde. È un progetto politico legato alle specificità italiane, ovvero la bellezza e lo spirito innovativo. La trasversalità riguarda il passato, perchè sul futuro con chi affronta questa avventura di Green Italia abbiamo identica visione».
Per Monica Frassoni, copresidente del “Green European Party”, «è necessario un soggetto che fa dell’ecologia politica, di un “green new deal” il centro della sua azione non perchè si cerchi un nuovo contenitore, ma perchè riteniamo che senza una trasformazione in “verde” dell’attività economica e dell’organizzazione sociale non si esce dalla crisi, non si cambia l’Italia, non si contribuisce a rilanciare un sogno europeo oggi in panne».
Entro fine anno assemblea costituente
All’incontro oggi di Green Italia hanno partecipato tra gli altri anche Angelo Bonelli ed Ermete Realacci.
«Gli spazi culturali e politici per i temi incentrati sull’ambiente e la green economy – ha sottolineato Realacci – sono sicuramente vasti, occorrerà valutare quanto lo siano gli spazi elettorali. Comunque non c’è dubbio che nella politica italiana questa chiave sia oggi pochissimo rappresentata e debba avere molto più spazio».
«Green Italia – ha concluso Francesco Ferrante – costituisce oggi il suo comitato promotore, che avrà come compiti raccogliere idee e contribuiti per il programma e avviare il radicamento territoriale, con gruppi di lavoro regionali che organizzeranno appuntamenti locali. Entro fine anno terremo l’assemblea costituente di un soggetto politico vero e proprio, leggero e innovativo ma deciso a pesare nella competizione per il consenso degli italiani».
(da “il Sole24Ore”)
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Giugno 28th, 2013 Riccardo Fucile
“BERLUSCONI COMPRA LE PERSONE, LE USA E LE GETTA”… “GHEDINI E’ LA RADICE DI TUTTI I MALI DEL CAVALIERE”
Portare il gessato è come una condanna preventiva per un politico chiacchierato, diciamo così, che viene dal sud.
Accadde con Antonio Gava, doroteo buonanima. Accade con l’ex berlusconiano Sergio De Gregorio.
Napoli, palazzo di giustizia, tarda mattinata di ieri.
Avanza, De Gregorio, con un gessato blu. Ricorda un Sopranos.
Ma dentro, l’ex senatore che passò da Di Pietro al Cavaliere, dice di essere un uomo nuovo: “Sono addolorato per tutte le cose che ho combinato per Berlusconi. Gli ho messo a disposizione la macchina da guerra che sono stato, il cervello che mi ha donato il Padreterno”.
De Gregorio, lei è un mezzo condannato: ha appena chiesto il patteggiamento per corruzione.
Un anno e otto mesi, con il parere favorevole dei pm, ma so che il mio percorso di espiazione è appena cominciato. E sarà lungo.
Il peccato di far cadere Prodi nel 2008, al Senato: lei, Berlusconi e Lavitola. L’Operazione Libertà .
Il gup di Napoli deciderà se ci sarà o no un processo. A Palazzo Madama c’era una task force guidata dal povero Romano Comincioli (parlamentare di B. morto, ndr), poi Lavitola. Io ero un senatore novizio.
Un novizio che ora si pente.
Ero lì per la prima volta, non conoscevo tutti. Avvicinai solo Caforio dell’Italia dei Valori.
B. le diede tre milioni per lasciare Di Pietro.
Un milione, ufficiale, al mio movimento e due in nero. Mi stupivo di questi pagamenti in nero e perciò dissi a tavola quella battuta riportata oggi (ieri per chi legge, ndr) sui quotidiani. “Berlusconi è l’uomo più ricattabile d’Italia”. Quando un uomo si affida a intermediari come Lavitola che danno soldi in nero non c’è altra spiegazione per me.
Lavitola non era un volontario a costo zero.
Certamente. Questo era anche un modo, per Lavitola, di lucrarci sopra. Oltre ai due milioni, so di altri 500mila euro che però non mi ha mai consegnato. Ma questo fa parte del carattere di Lavitola.
Berlusconi conosce solo il colore dei soldi.
È il suo modo di gestire il potere. Faccia il conto di quante olgettine paga ancora, di quanto denaro passa ai testi del processo Ruby.
Un oceano che bagna tutta la vita di B., pubblica e privata.
Lui compra le persone, le usa e le getta.
Il dolore dei soldi.
Ma io ho avuto un segno. Ho sognato mio padre. Mi diceva di andare dai magistrati e dire tutto su Berlusconi.
Tutta la verità .
Sì.
Non desiderare il parlamentare d’altri: altri peccati di shopping istituzionali?
Nel 2010 alla Camera. L’anno dello strappo di Fini. Scilipoti e Razzi consegnati a un’eternità imbarazzante. So di un altro deputato.
Il nome del comprato?
Non mi faccia andare oltre. Mi comprenda, i magistrati stanno approfondendo.
Era dell’Idv?
No.
Allora un finiano di ritorno, riacciuffato all’ultimo da B.
Non posso dire nulla.
Un’altra Operazione Libertà .
Denis Verdini fu il bomber della trattativa.
Plurinquisito impresentabile
Ho incontrato Verdini il 19 dicembre scorso. È stata l’ultima volta che ci siamo visti.
Voleva recuperarla?
Sì. Fu mandato da Berlusconi, che invece non volli vedere. Si stavano preparando le liste per le politiche.
Verdini le riempiva.
Mi disse: “Dai Sergio candidati. Andiamo tutti al Senato, io, te, Silvio, Nicola (Cosentino, ndr). Ho visto i numeri, se ci facciamo eleggere lì non c’è la maggioranza per far passare le ordinanze di custodia cautelare”.
Un discorso nobile. Il vero volto del berlusconismo
Ho detto no. Ho preferito il carcere, appena finito il mandato parlamentare.
Arresti domiciliari per i soldi pubblici all’Avanti. Truffa e bancarotta. Revocati l’altro giorno.
Anche in questa inchiesta sono stato collaborativo.
Il suo percorso di espiazione prevede un libro.
Uscirà a settembre. Non le dico l’editore per un solo motivo. Se qualcuno lo sa, si compra la casa editrice e lo blocca.
L’Espresso anticipa due capitoli: lei fermò una rogatoria su fondi neri di Mediaset in Cina.
Centinaia di milioni di euro. Conti intestati a Frank Agrama (socio di B. condannato insieme a lui per i diritti tv Mediaset, ndr). Mi avvisò il console italiano a Hong Kong, mi mandò un fax con le intestazioni cancellate del ministero della Giustizia. Avvisai B., che cenò a Palazzo Grazioli con l’ambasciatore cinese e il fido Valentino Valentini.
Niente rogatoria.
Sì, il risultato venne raggiunto. Io inventai anche l’associazione parlamentare Italia-Hong Kong, dicendo: “Qui si tratta di togliere dal fuoco le castagne di Berlusconi”.
Finiamo il conto: i cinque milioni teorici che lei offrì a Caforio, che disse no ma registrò tutto e diede la cassetta a Di Pietro.
Questo è l’episodio più singolare. Nessuno che si domandi perchè quella cassetta Di Pietro non l’ha mai data ai magistrati.
De Gregorio, quando ha deciso di parlare?
Dopo l’arresto di Lavitola, nel 2012. Lo dissi a Ghedini.
L’avvocato di B.
Gli dissi che avrei lasciato la politica per non finire nel tritacarne. Sarei stato inseguito per tutta la vita, come Al Capone.
Cosa rispose?
Che anche Berlusconi stava pensando alla stessa cosa.
Lasciare la politica?
Sì, ma poi non l’ha fatto. Ghedini è la radice di tutti i mali di Berlusconi, mi creda.
Fabrizio d’Esposito
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Giugno 28th, 2013 Riccardo Fucile
L’ELETTA NEL LAZIO DENUNCIA LA SITUAZIONE INTERNA: “TRADITA L’IMPOSTAZIONE INIZIALE, SIAMO DIVENTATI PROPRIO QUELLO CHE ABBIAMO SEMPRE CRITICATO, CON UN SISTEMA FEUDALE CHE RESPINGE O ESPELLE CHI DISSENTE”
Ennesima defezione in casa 5 Stelle.
Dopo l’ultimo episodio qualche giorno fa del deputato Adriano Zaccagnini, è la volta della senatrice Fabiola Anitori, che ha deciso di passare al gruppo misto.
“Non riconosco più l’impostazione iniziale del Movimento che è diventato proprio quel partito personale dallo stesso tanto criticato, con un sistema feudale di fedeltà che respinge o espelle chi dissente, chi non si allinea”, spiega la senatrice.
Sono così quattro i rappresentanti di Palazzo Madama a lasciare il Movimento, dopo l’espulsione di Marino Mastrangeli e Adele Gambaro e l’addio di Paola De Pin.
”Gli avvenimenti registrati all’interno del M5S negli ultimi mesi mi hanno profondamente segnata, peraltro in un periodo molto delicato della mia vita”, spiega Anitori, elletta del Lazio, facendo anche riferimento ad alcuni motivi personali di salute.
“Ogni tentativo di costruzione di una scelta politica, sulla base del confronto inteso come ricerca di punti di incontro, viene etichettata come tradimento o ‘inciuciò e ciò costringe ad un immobilismo ed una stagnazione che non porta da nessuna parte”.
“Io credo e ho creduto al messaggio politico del cambiamento da attuare, però, attraverso il confronto democratico, sia interno che esterno, che ritengo un valore, una virtù repubblicana irrinunciabile e che non ritrovo nel Movimento — conclude Fabiola Anitori — Per questo, nella profonda convinzione di continuare a portare avanti le idee e i principi condivisi con i miei elettori nel rispetto della Costituzione, annuncio la decisione di lasciare il gruppo parlamentare M5S per passare al gruppo Misto”.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Giugno 28th, 2013 Riccardo Fucile
“SARESTE ESTREMAMENTE PIU’ POPOLARI SE LA SMETTESTE DI DEDICARVI UNICAMENTE A FAIDE INTERNE”
Un attacco in nome della trasparenza.
Anonymous rivendica l’azione contro il sito della Casaleggio Associati (www.casaleggio.it).
E’ comparso al posto della home page un’immagine di Lulz Sec (hacker americano) e un link ad un comunicato stampa dove si spiegano i motivi dell’iniziativa.
Il sito del consulente di comunicazione e braccio destro di Beppe Grillo è stato defacciato (come si dice in termini tecnici) per dimostrare la debolezza del messaggio di trasparenza e uso della rete nella pratica.
Nel messaggio, riportato dal Corriere.it si legge: «Sareste estremamente più popolari e benvoluti se la smetteste di dedicarvi unicamente a faide interne e a decidere chi è la persona non grata della settimana. State diventando il cancro che vi eravate ripromessi di eliminare. Ma purtroppo come è noto il potere tende a corrompere e il potere assoluto corrompe assolutamente».
Il sito è al momento inaccessibile, in gergo tecnico “defacciato“.
Non è la prima volta che il guru del M5S, il Movimento e lo stesso Grillo ricevono attacchi di questo tipo.
Il blog di Grillo è stato più volte attaccato dagli hacker, alcune caselle postali di parlamentari pentastellati violate e le “quirinarie”, elezioni online per scegliere il candidato al Quirinale, erano slittate per una manomissione esterna del sistema.
E poi il testo continua : “Le votazioni ed elezioni in rete, il megafono per tutti, il medium democratico per eccellenza Quirinarie, Il futuro è la rete…e vi fate pwnare così??? Offrite anche servizi di IT Security…è uno scherzo? It’s very very lulzy».
E prendono l’occasione per ribadire la distanza dall’attacco alle mail dei deputati del Movimento 5 Stelle a maggio scorso e puntano il dito contro ex colleghi grillini accusati di aver agito a fini personali.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Giugno 28th, 2013 Riccardo Fucile
NESSUNA DITTA DI TRASLOCHI, SOLO IL CAMION DI UN AMICO IMPERIESE…UNA FIAT PUNTO INTESTATA AL PDL AVREBBE CARICATO INVECE GLI EFFETTI PERSONALI
L’ex ministro della casa comprata a “sua insaputa” ha traslocato da via del Fagutale al Colosseo.
E’ avvenuto due settimane fa.
Un trasloco “a insaputa” degli inquilini dello stabile.
L’ex deputato Pdl, Claudio Scajola, non si è rivolto infatti ad una classica ditta di traslochi, ma si è fatto “aiutare da un amico”, il proprietario di un’azienda alimentare di prodotti tipici liguri di Ceriana (Imperia).
Il 12 giugno al mattino presto, alcuni operai con un camion verde hanno “svuotato” l’appartamento dell’ex sindaco di Imperia.
“Sì ho traslocato — conferma Scajola — e mi sono fatto aiutare da un amico”.
Un trasloco in più fasi.
Pochi giorni dopo anche un’auto-blu (una Fiat Punto con alla guida due persone) intestata al partito del Pdl di via dell’Umiltà , è stata caricata nel bagagliaio e sui sedili posteriori di: paralumi, computer e altri scatoloni.
“Non ho utilizzato nessuna auto di servizio. Dove volete arrivare? Io ho la mia macchina, non mi risulta nessuna Fiat Punto — dichiara l’ex onorevole a ilfattoquotidiano.it -, mi sono stancato a rispondere alle vostre falsità ”.
Il portiere dello stabile conferma però che due uomini con “un’auto della segreteria” hanno caricato delle cose provenienti dall’appartamento.
Scajola per la casa di via del Fagutale è sotto processo al tribunale di Roma, è imputato per il reato di “finanziamento illecito a parlamentare”.
Secondo i magistrati l’appartamento di poco meno di 180 mq al piano rialzato con vista Colosseo fu pagato in parte dallo stesso Scajola (600mila euro) e in parte (1 milione e 100mila euro) dal costruttore Diego Anemone, anch’egli imputato nel processo.
L’appartamento, come annunciato più volte dall’ex deputato, dovrebbe essere messo in vendita
David Perluigi
(da “il Fatto Quotidiano“)
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