Marzo 6th, 2014 Riccardo Fucile
I PARTITI DI GOVERNO PIU’ FORZA ITALIA CHE SOSTENGONO L’ITALICUM SCENDONO PERSINO A 316 VOTI… SULLA PARITA’ DI GENER SCOPPIA UN NUOVO CASO… IL SALVA-SALVINI NON ELIMINATO, SOLO ACCANTONATO
La “larga maggioranza” a sostegno della legge elettorale comincia il suo cammino e diventa
subito — all’esame dei primi voti a scrutinio segreto — una maggioranza più che normale, se non addirittura stropicciata: 341 voti nel primo, 316 nel secondo.
In un primo momento sembrava quasi che fosse fisiologico visto che i deputati presenti nel pomeriggio sono stati circa 520.
In realtà non bisogna dimenticarci che la maggioranza che sostiene il governo Renzi può contare — con tutti i parlamentari presenti a Montecitorio — su 394 voti, ma a questi vanno aggiunti i 67 parlamentari di Forza Italia che ha stretto una nuova intesa con il Pd giusto ieri.
In totale dunque la base dei voti sarebbe stata di 461 e quindi nel migliore dei casi sono mancati 120 voti.
Per la cronaca nel giorno della fiducia a Renzi a Montecitorio i sì erano stati 378 (con 599 presenti e Forza Italia votò contro, come si sa).
Difficile insomma parlare con scienza di franchi tiratori, ma le probabilità sono alte.
Montecitorio ha votato (e bocciato) in tutto 7 emendamenti alla legge elettorale, di cui 3 con voto a scrutinio segreto.
L’esame riprenderà domani alle 10.
Il primo voto segreto è stato richiesto da Sel su un emendamento del Movimento Cinque Stelle firmato da Emanuele Cozzolino: prevedeva la soppressione dell’intero articolo 1, cioè dell’intera parte del sistema elettorale per la Camera.
I contrari al primo emendamento sono stati 341, i favorevoli 188.
Al secondo voto segreto sull’emendamento di Marco Di Lello (Psi) che chiedeva di aumentare dal 38 al 40% la soglia per ottenere il premio di maggioranza è stato bocciato con 316 voti favorevoli e 212 contrari.
Nell’ultima votazione a scrutinio segreto l’emendamento di Arcangelo Sannicandro (Sel) che chiedeva di aumentare al 50% la soglia per ottenere il premio di maggioranza è stato bocciato dall’assemblea di Montecitorio con 325 voti favorevoli e 198 contrari.
Il punto è che l’Italicum rischia di slittare ancora e non chiudere, come aveva auspicato il presidente del Consiglio Matteo Renzi, venerdì.
Oggi ci sono state solo 7 votazioni, di cui 3 a scrutinio segreto, e venerdì pomeriggio l’assemblea non potrà riunirsi per permettere al gruppo di Fratelli d’Italia di partecipare al congresso.
In tutto ci sono circa 200 proposte di modifica “scremate” dai gruppi.
Sono 13 quelle che hanno ottenuto il parere favorevole del relatore di maggioranza Francesco Paolo Sisto (Forza Italia) e del governo, 31 gli accantonati.
Inoltre c’è ancora da risolvere il nodo delle proposte di modifica accantonate, circa 31, su cui si riunirà il comitato dei 9 domani mattina (5 marzo) alle 9,30.
Tra le norme non esaminate anche quelle che riguardano la delega al governo per la ridefinizione dei collegi elettorali, il Salva Lega (che pareva eliminato e invece è solo “accantonato”) e la parità di genere.
In quest’ultimo caso tutti i partiti ne fanno una bandiera in queste ore, ma come spiega la deputata di Sel Titti Di Salvo “in questo contesto di teatro dell’assurdo gli emendamenti per migliorare il testo prevedendo il 50 per cento dei capolista donne e l’alternanza di genere nelle liste, firmati da deputate di tutti gli schieramenti, hanno avuto il parere negativo della commissione e del governo”.
Tra le forze di maggioranza la più critica è Popolari per l’Italia, gli ex Scelta Civica guidati da Mario Mauro: “Per l’Italia mantiene tutti i suoi emendamenti alla legge elettorale e chiede all’Aula su di essi un voto responsabile — ha dichiarato in Aula Gregorio Gitti – Difendiamo la dignità della nostra Costituzione. Non possiamo immaginare di essere semplicemente notai di un accordo esterno a questo Parlamento”.
Va oltre lo stesso Mauro che a RaiNews24 dichiara: “L’accordo che prevede l’Italicum solo alla Camera dei deputati e in attesa di riformare il Senato è un pessimo accordo che peggiora un già pessimo accordo”.
Resta l’opposizione — con coloriture e motivazioni diverse — di tutte le opposizioni: Sel, Movimento Cinque Stelle, Lega Nord, Fratelli d’Italia.
Sinistra Ecologia e Libertà ha presentato un disegno di legge da far marciare di pari passo con la riforma elettorale che si occupi dell’incompatibilità , ineleggibilità e soprattutto del conflitto di interessi degli eletti.
Il primo firmatario è il presidente della Giunta per le Immunità del Senato Dario Stefano (Sel) che lo ha illustrato in una conferenza stampa alla quale hanno preso parte anche esponenti del M5S.
“Mi sembra un provvedimento di buon senso — spiega Serenella Fucksia — valuteremo all’interno del gruppo se sostenerla, ma credo che daremo il nostro appoggio”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Marzo 6th, 2014 Riccardo Fucile
IL FINANZIERE AMERICANO ENTRA NEL FONDO DI GESTIONE IMMOBILIARE DELLA LEGA DELLE COOPERATIVE
Forse non sarà necessario riscrivere l’articolo 45 della Costituzione (“La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata”); però questo ingresso del finanziere statunitense George Soros nella Igd, fondo di gestione immobiliare controllato dalla Lega delle Cooperative, in altri tempi lo avremmo definito un matrimonio contro natura.
Ma come? Il re della speculazione internazionale diventa terzo azionista di un fondo delle Coop “rosse”?
Va bene che Soros nel tempo libero si trasforma in filantropo liberal, ma qui ci sono di mezzo gli affari; nonchè l’assetto futuro del nostro depresso sistema economico.
Che frutti potrà mai generare un simile innesto?
Desiderosi come siamo di attrarre investimenti stranieri nel belpaese, non ci permetteremo certo di fare gli schizzinosi.
Nè indugeremo nella dietrologia sulla firma del contratto con Soros, giunta proprio sei giorni dopo che il presidente della Lega Coop, Giuliano Poletti, è entrato a far parte del governo Renzi in qualità di ministro del Lavoro.
La nomina di Poletti appariva come segno culturale adeguato alla durezza dei tempi: far ricorso all’esperienza solidaristica su cui è fondato il movimento cooperativo per favorire la nascita di nuove imprese e di nuovi strumenti di assistenza sociale.
Avevamo equivocato? Le Coop sono divenute semplicemente un nuovo “potere forte” che si cimenta in campo finanziario al pari degli altri?
La domanda non è oziosa, e l’arrivo di Soros ce lo conferma.
Vivendo in un’epoca di scarsità permanente, dovendoci attrezzare per un futuro di penuria, la buona pratica del mettersi insieme, aiutarsi a vicenda, superare l’individualismo proprietario, è ritornata più che mai attuale.
Là dove la politica si rivela inadeguata, sopperisce – dal basso – la virtù autogestita della condivisione.
Basta guardarsi intorno per constatare che la sofferenza sociale non produce sempre solo lacerazione e solitudine. Parole antiche come mutuo soccorso, fratellanza, cooperazione, riacquistano qui e là un significato concreto.
Affondano le loro radici nell’umanesimo cattolico e mazziniano da cui germogliarono le società operaie e artigiane del primo movimento socialista.
Ma oggi di nuovo si avverte la necessità di un’economia capace di anteporre il benessere collettivo alla rendita speculativa. Sarebbe davvero un peccato dover constatare che nel frattempo gli eredi di quella storia, i colossi della cooperazione – non importa se “rossa” o “bianca” – sono diventati inservibili a tale scopo.
Al tempo in cui l’Unipol guidata da Giovanni Consorte si alleò con furbetti di ogni sorta nel tentativo di acquisire il controllo di una banca, molti dirigenti della sinistra reagivano con stizza alle critiche: perchè mai la finanza “rossa” dovrebbe restare esclusa dalle partite che contano?
Poi Consorte fu assolto. Tanto che ora dà vita a un’associazione finalizzata a modernizzare la cultura riformista, e nessuno gli chiede più conto delle decine di milioni incassati per consulenze estranee alla sua attività di manager della cooperazione. Difficile eludere la constatazione di Luigino Bruni, tra i massimi studiosi dell’economia sociale italiana: «Viene da domandarsi dove sia finito lo spirito cooperativo quando alcuni direttori e dirigenti di cooperative di notevoli dimensioni percepiscono stipendi di centinaia di migliaia di euro».
Qualche anno dopo Consorte, l’Unipol ha rilevato l’impresa assicurativa della famiglia Ligresti con tutte le partecipazioni societarie annesse nei “salotti buoni”.
Niente da ridire, ma sarebbe questa la sinistra cooperativa e mutualistica che avanza?
Ora viene il turno di George Soros associato a un fondo immobiliare delle Coop specializzato in centri commerciali e ipermercati (1,9 miliardi di euro il patrimonio stimato).
Va rilevato che il settore immobiliare italiano suscita un rinnovato interesse nei gruppi stranieri. Soros non è il solo a puntarci.
Naturalmente ciò non ha nulla a che fare con la nostra emergenza abitativa: a fare gola sono i nuovi grattacieli per uffici direzionali, l’edilizia di lusso e, per l’appunto, i centri commerciali. È verosimile che tali investimenti speculativi funzionino da volano per uno sviluppo equilibrato?
Piacerebbe sentire in merito l’opinione dei manager della cooperazione e dello stesso ministro Poletti. Anche perchè la loro diversificazione finanziaria non ha evitato che la crisi sospinga varie cooperative in difficoltà a chiudere un occhio su materie delicate, come i subappalti precari e sottopagati.
Accolto con un doveroso benvenuto il compagno americano, ci chiediamo che strana razza di capitalismo verrà fuori dal suo incrocio con la finanza “rossa”.
Le buone pratiche diffuse della cooperazione, che sia di produzione, distributiva o di cura alle persone, non attenderanno i dividendi di Borsa.
La loro carica profetica e soccorrevole si esprime altrove.
Gad Lerner
argomento: economia | Commenta »