Luglio 7th, 2016 Riccardo Fucile
MANCINI E’ CONSIDERATO UN SOGGETTO BORDER LINE, “UNO DA EVITARE”, CONDANNATO A 4 ANNI DI DASPO…IL RACCONTO DI DIVERSI TESTIMONI
“Un attaccabrighe, un soggetto borderline che dà in escandescenze con facilità ”. Amedeo Mancini è conosciuto con questo profilo da molti fermani.
Prima dei giri legati all’estrema destra e della frequentazione della curva, il presunto aggressore di Emmanuel Chidi Namdi, il 36enne nigeriano massacrato di botte in via Veneto, ha questa nomea in città .
Nel suo passato ci sarebbero diversi piccoli litigi e aggressioni, mai denunciate dalle vittime perchè fatti di poco conto.
Lo raccontano a ilfattoquotidiano.it diverse persone che Amedeo lo conoscono perchè “gira spesso in centro” ed è facile incontrarlo. “È una di quelle persone con le quali è meglio non incrociare lo sguardo, si altera facilmente e incute timore” dice una cittadina fermana.
Mancini ha come unico precedente quel daspo disposto dal questore di Ascoli Piceno e finito di scontare un anno fa.
Fermato con l’accusa di omicidio preterintenzionale, ha negato nel corso dell’interrogatorio di “avere simpatie politiche di alcun tipo”, come si è appreso da ambienti vicini alla difesa di Mancini.
Restano le frequentazioni con diversi personaggi legati alla curva considerati di destra e c’è chi parla di una sua presenza durante l’ultima visita di Matteo Salvini nel Fermano.
Oltre agli insulti razzisti rivolti a Emmanuel e sua moglie: “Scimmia”, epiteto che, come spiegato dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, comporterà l’aggravante razziale per il contadino 38enne.
Una vita fatta di campagna e di stadio, quella di Mancini. Vive con un fratello in un’abitazione a cinque chilometri da Fermo.
Gestisce un appezzamento di terra, svolge lavoretti di giardinaggio e fa il ‘cavallaro’, come nelle Marche vengono definiti i custodi di cavalli. I pomeriggi in centro, la passione per il pugilato e la domenica allo stadio per seguire la Fermana nel campionato di Serie D.
Era tornato sugli spalti quest’anno, pare lontano dalla curva. Dopo la fine del daspo, secondo quanto apprende ilfattoquotidiano.it, “aveva deciso di seguire la sua squadra dalla tribuna, proprio per evitare nuovi guai”.
Da parte della Curva Duomo, il settore più caldo del tifo gialloblù, un solo commento sulla pagina Facebook: “La Curva Duomo e la tifoseria tutta è addolorata e dispiaciuta dall’accaduto, ovviamente prendiamo le distanze da un episodio che nulla c’entra col calcio, con la tifoseria e con il mondo ultras in generale”.
Poi martedì pomeriggio quello scatto d’ira sfociato nella aggressione mortale perchè a suo avviso “i due nigeriani erano vicino a una jeep e stavano cercando di capire se la portiera dal lato guidatore era aperta o chiusa”, ha raccontato nel corso dell’interrogatorio prima che per lui si aprissero le porte del carcere.
Andrea Tundo
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 7th, 2016 Riccardo Fucile
“SCRIVONO POST INDEGNI CONTRO GLI IMMIGRATI, HANNO BISOGNO DI DIRVI CON CHI PRENDERVELA, COSI’ CHE NON VI VENGA IN MENTE DI PRENDERVELA CON LORO, SONO DELLE NULLITA'”
“Potrei puntare il dito sui responsabili morali dell’odio che ha portato alla morte di Emmanuel Chidi Namdi, il nigeriano di 36 anni ucciso a Fermo. Picchiato a morte per aver osato difendere sua moglie da vili offese. Potrei dirvi che non è solo Amedeo Mancini l’assassino, potrei dirvi che a uccidere Emmanuel è tutto quello che Mancini rappresenta, tutto l’odio e il rancore che come una spugna, in questo Paese infelice, ha assorbito”.
Lo scrive su Facebook Roberto Saviano a proposito dell’omicidio del giovane nigeriano a Fermo, picchiato a morte per aver difeso sua moglie da insulti razzisti.
“Potrei dirvi tante cose – continua l’autore di Gomorra – ma non lo faccio perchè, sapete, ciascuno di noi è responsabile delle proprie azioni, dei propri pensieri e dei propri sentimenti. Se odiate siete certo facili prede di strumentalizzazioni, ma siete comunque responsabili del vostro odio, dell’odio che portate nelle vostre vite e che insegnate ai vostri figli”.
“Emmanuel Chidi Namdi e sua moglie Chinyery erano scappati dalla Nigeria – prosegue – in fuga dai terroristi di Boko Haram. Avevano perso una figlia e tutti e quattro i loro genitori. Morti tutti tranne loro. Emmanuel Chidi Namdi e Chinyery erano arrivati in Italia attraverso la Libia e durante la traversata Chinyery, che era incinta, ha abortito. Che tragedia”.
Infine Saviano attacca il leader della Lega Nord Matteo Salvini e il suo partito: “Queste sono le storie degli immigrati. Storie che non vogliamo nemmeno sentire. Chi viene in Italia non è “gente che vuol toglierci il lavoro”, ma persone come noi, cazzo! Come noi. La vita è più complessa di come ve la raccontano politici imbonitori, cialtroni e ignoranti come Salvini e i suoi compari leghisti. Vi trattano come bestie, vi riempiono di rancore e odio, scrivono post indegni contro gli immigrati, danno interviste abominevoli riportando falsità al solo scopo di seminare odio. Hanno bisogno, per sopravvivere, tanto sono nullità , di dirvi con chi prendervela, così che non vi venga in mente di prendervela con loro, per la loro incapacità “.
“Vi trattano come beste, ma se poi voi trattate gli altri come bestie, la colpa non è di quei cialtroni, ma solo vostra che non riuscite a dire basta”, conclude.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 7th, 2016 Riccardo Fucile
“SE FALLISCE VIRGINIA, IL MOVIMENTO MUORE”
Bar di Palazzo Senatorio. Attivisti, tanti parenti, ospiti e cronisti.
In una giornata estiva e in un Campidoglio affollato, il punto di ristoro diventa l’epicentro di chiacchiere e commenti mentre nell’Aula Giulio Cesare vanno avanti, a rilento, le votazioni per eleggere i vicepresidenti.
Il sindaco Virginia Raggi deve ancora prendere la parola e all’improvviso davanti al bancone arriva il padre della neo sindaca.
Capello bianco e cravatta blu con disegnate tante bilance che stanno a simboleggiare che la legge è uguale per tutti.
Cordiale non si sottrae ai cronisti: “Cosa penso di questa giornata? Se falliscono Virginia e Chiara Appendino, il Movimento muore. Se il Movimento 5 Stelle dovesse buttarla giù, cade tutto il Movimento”.
Parole cariche di speranze ma che risuonano un po’ anche come un avvertimento dopo le polemiche degli ultimi giorni e dopo le liti tra correnti per la composizione della Giunta.
Fiducioso sul futuro comunque. “Mia figlia saprà dimostrare la sua onestà e farà sì che il Movimento vada avanti. Il suo pregio? La determinazione. Beh, si sa come sono le donne, quando si mettono in testa una cosa non ci sono padri e mariti che riescono a fargliela togliere”.
Ingegnere informatico il padre del sindaco, che si chiama Lorenzo, parla di sè e del suo lavoro sottolineando la necessità di stanare l’evasione fiscale attraverso dei sistemi innovativi.
Emozionato? “Certo, per mio nipote che vi comanderà a tutti”.
Ed ecco che al bar arrivano anche Raggi con il figlio Matteo. “Eccoli, eccoli”, dice il padre mentre si avvicina ad abbracciare la figlia. Matteo chiede un gelato, così Raggi: “La carta nel cestino”.
Una calca di fotografici accerchia la famiglia, c’è anche il marito Andrea. “Basta foto, basta”, dice Matteo.
E la mamma-sindaco: “Ha bel caratterino…”. E il nonno: “Io ve l’ho detto”.
(da “Huffingtonpost“)
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Luglio 7th, 2016 Riccardo Fucile
“UN’ONDA SI ABBATTERA’ SULLE BANCHE EUROPEE”
La bolla immobiliare inglese sta scoppiando. A Londra i primi effetti si stanno già facendo sentire ed è molto probabile che nelle prossime settimane e nei prossimi mesi il prezzo degli immobili, commerciali e residenziali, subirà un tracollo, che può essere anche nell’ordine del 20 per cento, stando alle stime prudenziali di diversi analisti.
Un problema solo inglese? Non proprio, perchè con la grande interconnessione finanziaria che c’è fra le banche britanniche e quelle del resto del mondo il virus è destinato a propagarsi anche nel Vecchio Continente.
E di conseguenza anche in Italia, dove già adesso le banche sono in grande sofferenza, strette fra il bisogno di nuovi capitali e l’esigenza di liberarsi del fardello dei crediti di difficile recupero.
Insomma, potenzialmente ci sono tutti gli ingredienti per un’estate caldissima per gli istituti di credito italiani.
Motivo per cui la trattativa fra Bruxelles e Roma per sbloccare un intervento statale a tutela delle nostre banche diventa sempre più urgente.
Ma cosa sta succedendo a Londra? E quali sono i primi segnali dello scoppio della bolla?
Ad oggi sei importanti fondi immobiliari che operano in Inghilterra hanno annunciato il blocco dei rimborsi agli investitori che hanno chiesto il riscatto delle proprie quote. Fra questi sei ci sono i quattro pilastri del mercato immobiliare: M&G, Henderson, Standard Life e Aviva.
Come funzionano e cosa fanno questi fondi?
Essenzialmente raccolgono sul mercato – tramite strumenti finanziari elaborati, sia di capitale che di debito – fondi per comprare i grossi centri commerciali e i palazzi pieni di uffici di cui è stracolma la City.
Gestendo queste enormi proprietà , remunerano gli investitori, poggiando la propria solidità sul valore degli immobili stessi.
Ora, dopo la Brexit, tanti investitori, sia istituzionali che singoli risparmiatori, stanno chiedendo di rientrare sulla base della comprensibile paura che tutta una serie di aziende e società con base a Londra possano abbandonare gli uffici.
I fondi però non si trovano nella situazione di poter affrontare queste richieste: in altre parole hanno problemi di liquidità .
E lo avranno per parecchi mesi se non anni, visto che per soddisfare queste richieste devono mettere sul mercato gli immobili di proprietà .
Ovviamente la messa sul mercato di un grosso stock di case e uffici farà scendere, e di molto, i prezzi, facendo così scoppiare la bolla, cresciuta negli ultimi anni a dismisura grazie agli investimenti immobiliari a Londra fatti da russi, arabi e magnati asiatici.
Il grande rischio però non sta tanto nello scoppio della bolla in sè, ma nel modo in cui si può propagare al settore finanziario e di conseguenza sui mutui e i prestiti concessi a famiglie e imprese, inglesi e non.
Intanto bisogna considerare che ben 4 dei fondi immobiliari in difficoltà fanno capo a compagnie assicurative di prim’ordine nel regno Unito: Prudential, Aviva, Standard Life e Canada life.
Gli amministratori delegati iniziano ad avere paura di una fuga degli investitori, tanto che già si stanno attrezzando per tenerseli stretti.
Un solo esempio: Mark Wilson, Ceo di Aviva, ha promesso ai propri azionisti di incrementare il dividendo del prossimo anno del 50 per cento. Ma non è solo il settore assicurativo ad essere sotto pressione.
Stando alle opinioni raccolte fra gli operatori di mercato che lavorano sulla piazza londinese, c’è inevitabilmente una correlazione fra i fondi immobiliari e le banche. Istituti come Barclays, Deutsche Bank e la stessa Unicredit hanno un’esposizione nei confronti dei property funds.
Quindi una forte svalutazione di quest’ultimi può portare a una contestuale perdita di valore per gli attivi delle banche.
Senza considerare che se cade il mercato immobiliare, cade anche il valore delle garanzie che le famiglie di solito danno per l’accensione di mutui. In altri termini, si può instaurare un circolo vizioso micidiale sia per le banche che per i clienti.
Il più classici degli effetti domino, un po’ sullo stile di quello che è successo con la crisi dei mutui subprime del terribile biennio 2007-2008.
Quanto lo scoppio della bolla immobiliare inglese sia pericoloso per l’Europa, e in ultima analisi per l’Italia, è la domanda che si stanno facendo in queste ore nelle sedi operative delle banche d’affari londinesi.
Molto dipenderà da quanto sarà grande il crollo dei prezzi delle case e da quanto saranno nei fatti esposte le banche europee.
Da una parte, c’è l’ottimismo dovuto al fatto che rispetto alla crisi americana di nove anni fa ci sono in giro pochissimi strumenti tossici come le famose Cdo e Abs, che fecero da propagatori esponenziali dello scoppio della bolla.
Dall’altra parte però c’è il fatto che un’eventuale ulteriore perdita di valore degli attivi delle banche europee si andrebbe pericolosamente ad aggiungere alle difficoltà che già adesso mettono sotto pressione i bilanci degli istituti, come la questione derivati per Deutsche Bank o la questione crediti inesigibili per Mps.
Insomma, sembra abbastanza inevitabile che un’onda si abbatterà presto sulle banche europee, e italiane.
Se sarà un flutto sopportabile o uno tsunami, è tutto da vedere.
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 7th, 2016 Riccardo Fucile
L’IRRESISTIBILE RICHIAMO DI TANGENTOPOLI
Abracadabra: la parola magica arriva anche a Milano.
Dopo Mafia capitale, la mafia sull’esposizione universale. Tutti quelli che vivono in Lombardia sanno delle infiltrazioni forse da tre decenni, nessuna sorpresa.
Soltanto dispiacere. E nonostante i magistrati abbiano detto che Expo non c’entra nulla, che per ora è una questione fra criminalità organizzata e imprenditoria, prevale l’immagine suggestionante del procuratore Francesco Greco e del procuratore aggiunto Ilda Boccassini stretti in conferenza stampa, loro che furono gli immediati eredi degli Eroi di Mani Pulite: Tonino Di Pietro, Gherardo Colombo e Piercamillo Davigo, periodicamente ricondotti alle glorie delle cronache.
La politica è fuori dal pasticcio, dicono i due, ma non importa, il piatto è ricco, forze politiche di opposizione si giocano l’occasione buona, protestano per una specie di fallo di confusione: la parola «mafia» è l’irresistibile richiamo di chi fa il gioco sporco, e si diverte a far passare la classe dirigente vecchia, o seminuova, come l’inevitabile prolungamento del malaffare.
E’ chiaro che bisogna stare attenti, bisogna preoccuparsi, niente va preso sotto gamba ma di colpo, anzi ancora, per la millesima e periodica volta, ci ritroviamo immersi in una fumisteria di inchieste, intercettazioni estranee alle indagini ma riversate in gran copia sui giornali, di pettegolezzi e di maldicenze, di tutta quella materia giudiziaria e psichedelica trasformata in armi non convenzionali della discussione democratica.
Sarebbe davvero un peccato se mancasse buon giudizio e intelligenza nel valutare i fatti di queste ore, soprattutto al Nord, perchè Milano da un paio d’anni aveva tutta l’aria della città in uscita e a petto in fuori dalla depressione post Tangentopoli, una città in fibrillazione, cresciuta in verticale e in bellezza e in modernità al pari delle più scintillanti metropoli occidentali, di nuovo colma di buon umore e di ottimismo, un futuro promettente e da bere – sì, da bere – in cima ai vecchi palazzi rimessi in ghingheri, riflesso in vetrine inesistenti in altre parti d’Italia, dove la rabbia a cinque stelle si è fermata a un dieci per cento, cifra accettabile di malcontento.
Sarebbe un peccato se una inchiesta della procura senza squilli e rulli di tamburi fosse utilizzata con cecità tutta italiana per robetta di bottega, per raccattare qualche votino in più a diffamazione globale di una società che qua e là funziona, come sembra funzionare Milano.
Le faccende di Angelino Alfano non sono poi così diverse.
Un giorno il ministro dovrà rendere conto agli elettori, e non agli strepiti via social, del suo nebbioso progetto politico, ma montare l’indignazione planetaria per intercettazioni valutate penalmente irrilevanti dalla magistratura, e regalate per i collage di virgolettati dei giornali, non è da Paese serio.
I limiti giuridici dell’utilizzo delle intercettazioni sono già stati rimarcati ieri sulla Stampa dalla scienza del professor Carlo Federico Grosso.
Però sono avvilenti le minoranze, ora di destra, altre volte di sinistra, a capofitto come cani sull’osso, a chiedere chiarimenti parlamentari, a dare un segnale di vita in una diretta televisiva dal Parlamento in cui si innalzano misteriose virtù opposte alla Casta di turno.
Se Alfano debba dimettersi o no è questione politica, e seria, e non andrebbe trattata in questo modo, in cui si ricorda la caduta di Maurizio Lupi e si dimentica che quella inchiesta si è chiusa in niente.
Che partiti e movimenti in attesa del potere godano di un pretesa e immortale Tangentopoli, e ci marcino senza curarsi se poi toccherà a loro, è il segno di un’Italia incapace di volersi bene.
Mattia Feltri
(da “La Stampa”)
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Luglio 7th, 2016 Riccardo Fucile
LA SCRITTRICE MICHELA MURGIA RICORDA L’AIUTINO DEL PD AL LEGHISTA PER EVITARE IL PROCESSO PER ISTIGAZIONE RAZZIALE
“I cattivi maestri del razzista che ha ucciso Emmanuel Chidi Namdi e picchiato sua moglie Chinyery siedono in Senato”. Il giorno dopo la morte del richiedente asilo nigeriano a Fermo, la scrittrice Michela Murgia su Facebook attacca direttamente i parlamentari.
Il riferimento è a settembre scorso quando l’Aula di Palazzo Madama, in merito alla frase del leghista Roberto Calderoli che in un comizio definì “orango” l’europarlamentare Cècile Kyenge, si è opposta alla richiesta di processare il parlamentare per istigazione razziale.
Tra i contrari il Pd e Forza Italia, a favore del processo il Movimento 5 stelle.
“Quelli che siedono in Senato”, ha scritto la Murgia, “sono quelli che dieci mesi fa hanno negato l’autorizzazione a procedere contro Calderoli. Era critica politica, affermarono, mica razzismo, e lo dissero senza distinzione di partito, compresi 81 senatori del Pd e 3 di Sel che oggi si dichiareranno certamente sconvolti e turbati davanti a tutti i microfoni dei media. Questo succede a pensare che le parole non abbiano conseguenze. Ipocriti“.
La procura di Bergamo aveva chiesto il giudizio immediato per Calderoli, ma la giunta per le immunità prima e il Senato poi hanno respinto la richiesta.
Palazzo Madama ha bocciato nella seduta pubblica l’autorizzazione a procedere per istigazione razziale con 196 no (46 i sì e 12 le astensioni), mentre ha approvato la richiesta di processo per diffamazione.
Non essendoci però stata querela diretta dell’ex ministro Kyenge, il procedimento è destinato a cadere in assenza dell’aggravante dell’istigazione.
In quegli stessi giorni si votava la riforma costituzionale e poche ore dopo il “salvataggio” di Calderoli, il senatore leghista ha ritirato gli emendamenti al ddl Boschi tanto che le opposizioni misero sotto accusa “la concomitanza sospetta della decisione”.
Il primo stop che aveva provocato numerose polemiche risale a febbraio scorso quando, durante la seduta dell’organo parlamentare, alcuni democratici avevano difeso la decisione di votare contro definendo l’espressione “una critica politica“.
“La condanna politica resta”, aveva detto il capogruppo democratico in giunta Giuseppe Cucca, “però non ci sono le basi per l’istigazione razziale. E il magistrato non può procedere per diffamazione perchè non c’è stata la querela da parte del ministro”.
In un primo momento il Pd aveva deciso di rivedere la posizione avuta in giunta per le Immunità e votare a favore del processo, poi una volta in Aula a Palazzo Madama però i democratici hanno cambiato ancora una volta idea e si sono espressi contro.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Luglio 7th, 2016 Riccardo Fucile
HA “APPRESO CON STUPORE DALLA STAMPA” DI NON ESSERE IN SQUADRA… GLI AVEVANO PROPOSTO SOLO UN RUOLO DA TESTIMONIAL
Incassa il placcaggio e passa la palla, Andrea Lo Cicero.
Quello che doveva essere l’assessore in pectore alla Giunta Raggi allo sport, ritrovandosi escluso dalla lista scelta dal neo sindaco M5s, fa “tanti auguri” spiegando “sarebbe stato un certo privilegio” e di aver scoperto con “un certo stupore” di essere stato lasciato fuori rosa.
Con tweet e post il “barone” spiega la sua posizione, escluso dopo diverse polemiche stampa che lo tacciavano di aggressioni a giornalisti o epiteti razzisti.
“Lo sport ha rappresentato una parte fondamentale della mia vita, ed una parte fondamentale della mia vita l’ho passata a Roma. Ricoprire la carica di Assessore allo Sport di questa meravigliosa città , lavorare insieme a Virginia ed a tutti i cittadini romani al rilancio della nostra Capitale, sarebbe stato un enorme privilegio ed una altrettanto grande responsabilità .
Ho appreso con un certo stupore, ieri, della volontà di non dare seguito alla mia nomina già annunciata in precedenza sin dalla campagna elettorale, ma come nel rugby ci si mette al servizio della squadra accettando le scelte dell’allenatore, così nella vita è giusto mettersi al servizio del bene più alto, quello della collettività e dei cittadini
Lo sport mi ha insegnato la disciplina, il rigore e l’onestà e non ho intenzione di venir meno ai miei principi.
A Virginia ed a tutta la giunta, il più rugbistico degli “in bocca al lupo””
(da “Huffingtonpost”)
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Luglio 7th, 2016 Riccardo Fucile
NON SI PUO’ SOSTITUIRE UNA CLASSE DIRIGENTE CORROTTA CON FIDANZATE, FIGLI E CONGIUNTI, OCCORRE COMPETENZA E QUALITA’
Nelle ricostruzioni delle mappe del potere grillino successive alle amministrative prevale l’elemento familiare.
Lunghissimo e sorprendente risulta l’elenco di consiglieri, assessori, presidenti di circoscrizione e presunti loro collaboratori che hanno fra di loro vincoli di parentela, senza dire dei rapporti coniugali o equipollenti.
Succede nelle migliori famiglie politiche, si sa.
E spesso sono gli stessi esponenti del Movimento 5 Stelle a stigmatizzare (giustamente, aggiungiamo) la commistione fra relazioni parentali e amministrative, come nel recente caso del figlio del governatore della Campania, Vincenzo De Luca, quando si è profilato il suo approdo alla giunta comunale salernitana con un importante incarico.
A maggior ragione, quindi, la straordinaria rete di relazioni familiari in quella che ormai è una vera e propria nomenclatura grillina non può non suscitare qualche riflessione.
La prima è la già mancanza di una classe dirigente, conseguenza in parte della rapidità con cui il Movimento si è affermato, ma anche della inesistenza di palestre dove formarla (la rete a questo serve a poco).
Carenza che costringe a curiosi ripescaggi di figure anche piuttosto usurate nei ruoli tecnici, e in mancanza di alternative può innescare la suggestione di ricorrere alle uniche persone di cui ci si può fidare, in un clima di generale diffidenza verso tutto ciò che non è il Movimento.
E chi se non i familiari, che magari condividono pure la medesima fede politica.
Ma indipendentemente, temiamo, da capacità e competenze.
Chi fa l’esame al marito per stabilire se è adatto a fare il capo di gabinetto della moglie? Eliminare una classe dirigente considerata in larga misura corrotta, collusa e inadeguata è il primo passo se davvero si vogliono cambiare le cose.
Ma sostituirla con le fidanzate, i figli o i congiunti dei colleghi di partito non ci sembra il modo migliore.
Anche con le migliori intenzioni si chiama sempre allo stesso modo: nepotismo.
Sergio Rizzo
(da “il Corriere della Sera“)
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Luglio 7th, 2016 Riccardo Fucile
NEL 2015 IL REFERENDUM SUL SALVATAGGIO, ORA IL RISCHIO DI UNA NUOVA CRISI… IL GRANDE AIUTO UMANITARIO DATO AI PROFUGHI
Un anno fa la Grecia andava a votare un referendum che doveva far saltare l’Eurozona e innescare una rivoluzione nel club di Bruxelles.
Un anno dopo la rivoluzione non c’è stata e il governo di Atene ha siglato un altro accordo con i creditori internazionali.
L’Ellade respira ancora grazie all’austerity imposta da Berlino da una parte e dall’accordo di Bruxelles con la Turchia sui migranti dall’altra.
Un equilibrio precario, su cui pesa lo spettro della Brexit, che potrebbe infliggere un colpo mortale ai sacrifici fatti dalla popolazione
Camminando per le strade di Atene, si capisce che è presto per usare la parola «speranza». Molti negozi sono ancora chiusi, l’economia è in recessione per l’ottavo anno consecutivo, la disoccupazione al 26%, con quella giovanile che passa il 50%.
Il meccanismo di controllo dei capitali, in vigore da un anno per evitare il prelievo massiccio di contante dalle banche, ha portato a una flessione del 4,3% della domanda interna e all’11% delle importazioni
Con cifre del genere è dura essere ottimisti.
Eppure, la Grecia è ancora in piedi, merito anche di una situazione più gestibile per quanto riguarda i rifugiati, che il popolo ellenico ha aiutato in modo encomiabile, se si pensa alle condizioni in cui ha dovuto affrontare l’emergenza.
Il Pireo e il centro di Atene sono stati in buona parte svuotati dalla presenza dei migranti, collocati in campi allestiti ad hoc grazie ai fondi europei.
Lo sbarco sulle isole è stato bloccato dall’accordo firmato con la Turchia, finchè tiene. «Diciamo che l’Europa è in crisi e per una volta tanto non è colpa nostra — ironizza Nick Malkoutzis, vicedirettore del quotidiano Kathimerini -. Navighiamo a vista. La recente tranche da 7,5 miliardi di euro dei creditori internazionali ci permette di passare un’estate tranquilla, certo più di quella del 2015.”
Il governo sta facendo le riforme richieste da Bruxelles in vista della prossima valutazione sull’economia nazionale, il prossimo autunno.
Erano partiti con un piano ambizioso, impossibile da realizzare, ora governano in linea con i loro predecessori. Solo nei prossimi mesi potrebbero ottenere delle concessioni per migliorare le condizioni della popolazione.
“Potremmo quasi dirci salvi, ma la Brexit è un rischio. La Gran Bretagna è un partner importante per la Grecia, le nostre esportazioni nel 2014 sono state di circa un miliardo di euro. Una flessione o un’interruzione potrebbero vanificare anni di sacrifici per far tornare i conti, senza contare il turismo. Lo scorso anno sono stati 2,4 milioni gli inglesi in vacanza, che equivalgono a 2 miliardi di euro di entrate».
Il più preoccupato è Alexis Tsipras, l’ormai ex promessa della politica greca.
I sondaggi parlano chiaro: il suo partito di sinistra Syriza è passato dal 35 al 17% dei consensi. Il 69% è scontento del suo operato.
Chi lo difende sostiene che il giovane premier sia limitato nella sua azione dai creditori internazionali. Gli oppositori lo accusano di aver preso il potere ma di aver fallito.
In mezzo c’è il popolo greco e quella scritta ancora visibile al Pireo «stiamo con i rifugiati», a simboleggiare come chi ha rischiato di far saltare l’Eurozona per mesi abbia tenuto in piedi in condizioni disperate i valori fondanti dell’Ue.
Anche per chi ha deciso di lasciarla e adesso potrebbe dare loro il colpo di grazia.
Marta Ottaviani
(da “La Stampa”)
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