Luglio 30th, 2016 Riccardo Fucile
AI BALOTTAGGI M5S STRACCIA TUTTI… FORZA ITALIA SORPASSA UNA LEGA IN CADUTA LIBERA… REFERENDUM: NO 52,5%, SI’ 47,5%
Brutte notizie per il presidente del Consiglio, Matteo Renzi.
Secondo l’ultimo sondaggio di ScenariPolitici-Winpoll per HuffPost infatti i No al referendum sulla riforma costituzionale previsto per l’autunno sono ancora in vantaggio.
Coloro che voteranno contro la riforma voluta dal governo infatti sono il 52,5%, mentre i favorevoli sono il 47,5%.
La situazione non migliora per Renzi e per il Pd se ci spostiamo ai sondaggi su un eventuale ballottaggio alle elezioni politiche contro il MoVimento 5 stelle.
Infatti il MoVimento di Beppe Grillo vincerebbe col 54,55 dei voti, mentre il Pd resterebbe fermo al 45,5%.
Se il ballottaggio fosse invece con il centrodestra, il Pd vincerebbe 54% a 46%.
Non c’è partita tra grillini e centrodestra, finirebbe 58% a 42%.
Se si guarda ai partiti, il Pd rimane in testa con il 30,8%, segue il M5S con il 29,4%.
La sorpresa è data dal sorpasso di Forza Italia (12,5%) sulla Lega di Salvini (11,5%) ormai in caduta libera.
Stabili Fdi, Sinistra Italiana e Ncd.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: elezioni | Commenta »
Luglio 30th, 2016 Riccardo Fucile
UFFICIALMENTE NON ESISTONO, MA SONO DUE OPERAZIONI: UNA SI CHIAMA CENTURIA A FALLUJA, L’ALTRA HA BASE A MISURATA
La guerra all’Isis l’Italia la fa ma non lo dice.
Operazioni militari segrete condotte dalle forze speciali e decise dal governo all’insaputa del parlamento, missioni che ufficialmente non esistono e che quindi vanno categoricamente smentite fino alla loro conclusione, fino a quando non arriva il conferimento ufficiale di medaglie e onorificenze.
È accaduto dieci anni fa per l’operazione “Sarissa” della Task Force 45 in Afghanistan, decisa e sempre negata dal governo Prodi.
Sta accadendo oggi in Iraq e in Libia, dove truppe d’èlite italiane partecipano da tempo ai combattimenti contro l’Isis.
Partiamo dall’Iraq.
Il coinvolgimento di truppe italiane nella guerra al Califfato nella provincia sunnita di Al-Anbar, oltre ad essere trapelato sulla stampa un anno fa a inizio missione (con inevitabile smentita dalla Difesa), è stato riportato lo scorso febbraio anche sul sito web ufficiale dei marines.
Rispondendo a un’interrogazione parlamentare in proposito, la Difesa — non potendo smentire anche gli americani — disse a marzo che la presenza nell’area aveva riguardato solo cinque uomini ed era terminata.
Ad aprile però il sito dei marines confermava la presenza italiana. Ora il Fatto Quotidiano apprende da autorevoli fonti militari che in Al-Anbar è in corso ancora oggi un’azione delle forze speciali italiane.
Si chiama operazione “Centuria” ed è condotta dalla Task Force 44, inizialmente basata su un’aliquota del 9° Reggimento d’assalto “Col Moschin”, poi affiancati, o avvicendati, dalle altre unità dipendenti dal Cofs (il Comando interforze per le operazioni delle forze speciali del generale Nicola Zanelli) quindi gli incursori di Marina del Comsubin, quelli del 17° Stormo dell’Aeronautica e i Gis dei Carabinieri, solitamente supportati dai ricognitori del 185° Folgore e dai Ranger del 4° Alpini.
La partecipazione del Goi (Gruppo operativo incursori, alias Comsubin) è certa, altre fonti riferiscono la presenza di uomini di tutte le 4 unità del Cofs. Difficile dire con esattezza quale sia la consistenza numerica della TF-44: certamente non i 200 uomini della TF-45 afghana, ma si dovrebbe essere non di molto sotto ai cento che suggerisce il richiamo alla centuria romana.
La base operativa della Task Force 44 è l’aeroporto militare di Taqaddum, tra Ramadi e Fallujah, teatro delle principali offensive anti-Isis degli ultimi mesi.
Ed è qui che le forze speciali italiane, insieme a quelle australiane e ai marines, sono state impegnate al fianco dell’8 ª Divisione dell’esercito iracheno con compiti di pianificazione, coordinamento e appoggio ai combattimenti.
Una funzione che le forze regolari della Coalizione svolgono inside the wire, cioè all’interno della base, ma che per le unità speciali comporta anche attività outside the wire, cioè sul campo al fianco dei corpi d’èlite iracheni.
L’operazione “Centuria”, inquadrata nell’operazione multinazionale a guida Usa Inherent Resolve, è cosa ben diversa sia dall’operazione italiana “Prima Parthica” per l’addestramento dell’esercito iracheno e dei peshmerga curdi, sia dalla missione della Brigata Friuli a protezione della diga di Mosul.
È invece probabile che gli elicotteri italiani da attacco Mangusta e da trasporto Nh-90, schierati a Erbil in primavera per missioni Combat search and rescue, possano fornire supporto alle nostre forze speciali. Soprattutto se, conclusa anche la riconquista di Fallujah dopo quella di Ramadi, la TF-44 venisse ridislocata più a nord, nella base aera di Qayara, dove in vista dell’offensiva autunnale su Mosul stanno per arrivare 560 marines e forze speciali americane.
Veniamo all’altro fronte della guerra segreta all’Isis: la Libia.
Dell’operazione italiana nell’ex colonia, autorizzata da Renzi lo scorso 10 febbraio con un decreto subito secretato, non si conosce ancora il nome in codice nè i corpi speciali che vi partecipano.
Si sa solo, in via del tutto ufficiosa, che si tratta di un piccolo distaccamento basato all’aeroporto militare di Misurata, che partecipa insieme alle forze speciali britanniche all’operazione “Banyoun Al Marsoos” (Struttura Solida) lanciata a maggio delle brigate misuratine e dalle guardie petrolifere di Ibrahim Jadhran per riconquistare la roccaforte Isis di Sirte.
I combattimenti hanno provocato pesanti perdite tra le forze filo-governative libiche, ufficialmente supportate dall’Italia solo con un ponte-aereo di soccorso medico.
A fine aprile, quando fonti israeliane hanno riportato la notizia di soldati inglesi e italiani caduti in un’imboscata dell’Isis, la smentita del governo italiano è stata immediata: “Non ci sono soldati italiani che combattono in Libia”.
Come non ci sono in Iraq. Come non c’erano in Afghanistan.
Enrico Piovesana
(da “il Fatto Quotidiano“)
argomento: Esteri | Commenta »
Luglio 30th, 2016 Riccardo Fucile
MOMENTO STORICO PER MUSULMANI E CRISTIANI… IL PAPA: “DIO TOCCHI IL CUORE AI TERRORISTI”
Il 31 luglio sarà una domenica storica per il dialogo tra Islam e religione cattolica nel segno della lotta al terrorismo di stampo jihadista.
Raccogliendo l’appello degli imam francesi, numerosi esponenti delle comunità islamiche italiane parteciperanno alla messa del mattino o del pomeriggio per portare la solidarietà ai cristiani colpiti dall’assassinio di padre Jacques Hamal, il sacerdote sgozzato in una chiesa della Normandia per mano di due giovani affiliati all’Isis.
La decisione raccoglie immediatamente il plauso del presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco: “Siamo molto grati per questa risposta pronta, tempestiva e chiara”. L’esponente cattolico ha anche bocciato il suggerimento di aumentare la sicurezza: “Non vedo il motivo di una militarizzazione delle chiese”.
Al Vaticano non sfugge che per la prima volta in Occidente la comunità musulmana ha deciso di dare un segnale fortissimo, unico nella sua storia, per smarcarsi dal fondamentalismo che arma e compie stragi.
Ma è anche un segnale di distensione e una mano tesa a tutti i non musulmani.
L’idea di entrare nelle chiese durante la funzione religiosa per manifestare vicinanza e cordoglio è stata lanciata inizialmente dal Conseil franà§ais du culte musulman, organismo che rappresenta i musulmani francesi a livello istituzionale.
Sabato è stata ripresa dall’Institut des Hautes Etudes Islamiques di Parigi, che hanno assicurato la presenza di esponenti della comunità islamica francese alla messa di domenica nelle cattedrali e nelle chiese di Parigi, Lione, Marsiglia, Gap, Embrun, Rennes, Lille, Perpignan e Tolone.
L’obiettivo è quello di dimostrare che gli jihadisti non agiscono in nome dell’Islam, bensì se ne allontanano vistosamente: tanto è vero che il responsabile della moschea di Saint Etienne du Rouvray ha rifiutato la sepoltura di uno dei due combattenti del Califfato responsabili della morte dell’anziano prete.
A Roma focale sarà la messa mattutina della Comunità di Sant’Egidio a Santa Maria in Trastevere, alla quale saranno presenti i tre imam di via Candia, Centocelle e Magliana.
A Milano invece l’incontro avverrà alla parrocchia di Santa Maria di Caravaggio alle 10.30 con tre imam (Imam Muhyiddin Bottiglioni, Imam Abd al-Hakim Carrara, Imam Abd as-Sabur Turrini) che faranno una preghiera e poi rimarranno durante la liturgia.
In Italia hanno aderito all’iniziativa interreligiosa le sigle più rappresentantive: l’Ucoii (Unione comunità islamiche), il Coreis (Comunità religiosa islamica), la Grande Moschea di Roma, la Comunità islamica d’Italia e numerose comunità sparse sul territorio che hanno manifestato la volontà di partecipare all’evento unico.
“Ci sembra fondamentale in questo momento drammatico dare con questo saluto dei musulmani d’Italia un segno concreto di profondo rispetto della sacralità dei riti, dei ministri e dei luoghi di culto del Cristianesimo dove i fedeli e i cittadini ricevono le benedizioni della comunione spirituale”, scrive in un comunicato il Coreis, che assicura insieme all’Ucoii la presenza di fedeli islamici nelle chiese di Roma, Milano, Novara, Genova, Verona, Sondrio, Ventimiglia, Brescia, Vicenza, Fermo, Siena, Piacenza, Brindisi, Palermo e Agrigento.
“Vogliamo portare la solidarietà e le condoglianze della comunità islamica ai nostri fratelli cristiani dopo il doloroso attentato terroristico di Rouen”, spiega il presidente dell’Ucoii Izzeddin Elzir, che essendo l’imam di Firenze sarò intorno alle 12 all’interno del Duomo, all’inizio della funzione religiosa.
“Attaccare una Chiesa è come attaccare tutti i luoghi di culto – scrive Elzir -, in quanto luoghi sacri di preghiera, di fratellanza e di pace. Assassinare un sacerdote è come colpire l’umanità intera. Tutti i religiosi, di qualsiasi credo, sono colpiti da questa tragedia”.
Parole condivise da Massimo Abdullah Cozzolino, segretario generale della Confederazione islamica italiana, e da Foad Aodi, Presidente delle Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai), che sarà alla messa nella chiesa di San Giuseppe a Cesenatico ma lancia un appello a tutti gli islamici dell’Emilia Romagna: “Domani recatevi alle 9 o alle 10.30 nella chiesa più vicina per salutare il sacerdote, in modo da non concentrarsi in una sola chiesa. Questo per rispetto della preghiera e per andare oltre le divisioni tra le comunità musulmane”.
Il presidente della Comunità islamica d’Italia, Sharif Lorenzini, sarà domani a messa nella Cattedrale di Bari e qualche minuto prima dell’inizio della celebrazione liturgica di don Franco Lanzolla guiderà un breve momento di preghiera che sarà recitata in arabo e tradotta simultaneamente da un componente della Comunità Islamica pugliese.
“Stiamo soffrendo anche noi – sottolinea Lorenzini – per tutto quello che accade ogni giorno. Vogliamo dare un segnale forte per allontanare chi ci vuole dividere seminando terrore”.
Don Lanzolla ha voluto rispondere con gioia: “Nella fede dell’unico Dio ci riconosciamo figli dell’unico creatore e fratelli per costruire una civiltà fondata sulla giustizia, la pace e la fraternità “.
A Brescia, dove la comunità islamica è molto numerosa, i vertici della moschea della città parteciperanno alla messa delle 10 in Duomo per “dire no al terrorismo”.
Saranno presenti l’Imam della Moschea, Amin Al-Azmi Jamel Hemmadi, Presidente della Moschea bresciana e poi il segretario Ridha Mechergui, il responsabile stampa Omar Ajmi e Ahmed Benan, Vice Cordinatore del Consiglio Generale.
Anche in altre città della Lombardia ci saranno momenti di preghiera analoghi.
A Sondrio l’ Imam Idris Abd al Razzaq Bergia sarà presente alla messa delle 10.30, nella Chiesa della Collegiata Piazza Campello, con l’Arciprete Don Marco Zubiani. Sempre in Valtellina, a Bormio, l’Imam Abd al Jabbar Ceriani è atteso alle 10.30 nella Chiesa dei Ss. Gervasio e Protasio.
A Trento l’imam del Trentino Alto Adige Aboulkheir Breigheche sarà presente nella cattedrale alla messa delle ore 19, un gesto che l’arcivescovo della città Lauro Tisi definisce “straordinario”.
Stesso orario per la celebrazione eucaristica che accoglierà la comunità musulmana di Vasto nella Concattedrale San Giuseppe, in Abruzzo, presieduta dal parroco don Gianfranco Travaglini.
L’evento si ripeterà in Campania (in una chiesa da definirsi) mentre in Puglia coinvolgerà i musulmani richiedenti asilo: secondo l’associazione Salam, la comunità di stranieri ospitata nello Sprar (Servizio centrale del sistema di protezione per richiedenti) di Martina Franca (Taranto) domani parteciperà alla messa domenicale nella Basilica di San Martino per ricordare non solo il sacerdote ucciso a Rouen, ma tutti quei sacerdoti che hanno scelto come missione quello di predicare l’amore con il prossimo.
In Liguria l’imam di Genova Hussain Salah ha deciso che parteciperà alla messa delle 10.30 in cattedrale, mentre una delegazione della comunità islamica di Ventimiglia sarà , sempre alle 10:30, nella chiesa di San Nicola da Tolentino, in via Roma, ospite di don Francesco Marcoaldi, il sacerdote che aprì la sua parrocchia per accogliere i migranti ai quali era stato imposto, con ordinanza del sindaco, di non accamparsi più lungo le rive del fiume Roja e sotto i viadotti.
“Alla fine della messa – annuncia il parroco – chiederò se vogliono fare un intervento, considerato che loro stessi hanno proposto una presenza per dimostrarci vicinanza e condannare gli atti terroristici”. Non è la prima volta che padre Marcoaldi manifesta vicinanza al mondo islamico. Proprio nella chiesa di San Nicola, poche settimane fa si sono tenute le elezioni per il rinnovo delle cariche per la comunità islamica.
A Trieste rappresentanti del centro culturale islamico si uniranno alla comunità cattolica alla messa domenicale delle ore 10.30 nella chiesa Notre Dame de Sion per “arginare ogni integralismo e stigmatizzare azioni terroristiche in nome della religione”. Il comunicato dell’iniziativa è firmato sia da Mons. Ettore Malnati, presidente di Studium Fidei che dall’Imam di Trieste, Nader Akkad.
A Cracovia papa Francesco ha pregato contro il terrorismo: “O datore della vita, ti preghiamo anche per tutti coloro che sono morti come vittime di brutali attacchi terroristici. Dona loro una ricompensa eterna. Che intercedano per il mondo, dilaniato dai conflitti e dai contrasti. O Gesù, principe della pace, ti preghiamo per chi è stato ferito in questi atti di inumana violenza: bambini e giovani, donne e uomini, anziani, persone innocenti coinvolte solo per fatalità nel male”.
Bagnasco dopo l’uccisione del sacerdote a Saint Etienne du Rouvray aveva rilasciato una intervista al Corriere della Sera dove esortava i musulmani moderati a prendere le distanze dal terrorismo jihadista. La risposta degli imam francesi e italiani ora lo soddisfa: “Spero che facciano sentire la loro voce in modo unitario al di là delle differenze presenti nella loro realtà . Se continuano su questa strada si potrà creare un vero isolamento attorno a questi fanatici omicidi”.
L’arcivescovo di Genova e presidente Cei ricalca le parole di papa Francesco secondo il quale non c’è in atto nessuna guerra di religione tra islam e cristianesimo. “L’Islam ha dimensione moderata. Esistono poi frange omicide, che devono essere condannate dallo stesso mondo musulmano, perchè quello che l’Occidente può fare è meno efficace, la voce più importante è quella musulmana”.
In attesa di partecipare alla messa domenicale, nella giornata di sabato numerosi musulmani in Francia hanno partecipato insieme a fedeli cristiani alle veglie organizzate per ricordare padre Jacques Hamal.
Momenti di preghiera comune davanti alla chiesa di Saint Etienne du Rouvray, dove è stato trucidato il sacerdote, ma anche a Lione e a Bordeaux. Manifestazioni di dolore che certamente diventeranno una pietra miliare nella lotta – almeno simbolica – al terrorismo jihadista.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Attentato | Commenta »
Luglio 30th, 2016 Riccardo Fucile
E’ MANCATA ANNA MARCHESINI, AVEVA 62 ANNI
Addio alla Signorina Carlo, alla sessuologa Merope Generosa, alla Sora Flora, alla cameriera secca dei signori Montagnè e soprattutto alla bella figheira, alla Monaca di Ponza, alla Lucia manzoniana del piccolo schermo.
È morta l’attrice Anna Marchesini, a darne l’annuncio su Facebook il fratello Gianni. “Prima che lo sappiate da quel tritacarne dell’informazione – dice in un post – tengo a dirlo io. Ora in questo momento è morta mia sorella Anna Marchesini. Grazie a tutti. Non sarò in grado di rispondervi”.
L’attrice, storica componente del Trio assieme a Tullio Solenghi e Massimo Lopez, era nata a Orvieto ed era malata da tempo di artrite reumatoide.
Avrebbe compiuto 63 anni a novembre. Lunedì i funerali nella sua citt�
“In questo momento mi piace ricordare Anna e non la Marchesini. Mi piace ricordare, cioè, l’amica e la sorella con la quale ho condiviso 12 anni di vita in comune – ha detto Solenghi, primo dei colleghi a ricordarla – Preferisco pensare ad Anna non soltanto come ad una grande attrice comica, quale è stata per 40 anni. Ma ad un’amica di cui si ricordano tutti gli aspetti privati. È stata un prodigio e ha contribuito a far diventare il Trio quello che è stato per tanti anni. Ma ora penso soprattutto alla persona che è stata”.
Dal teatro alla tv: la nascita del trio.
Il debutto a teatro avvenne quando ancora era un’allieva dell’Accademia d’Arte drammatica Silvio d’Amico, nell’estate del 1976, con lo spettacolo Il Borghese Gentiluomo diretto da Tino Buazzelli.
Diplomata tre anni dopo, entrò in compagnia con lo spettacolo Platonov di Anton Cechov per la regia di Virginio Puecher (Piccolo di Milano).
L’incontro con i due colleghi che cambieranno la sua carriera è all’inizio degli anni Ottanta, nella sua biografia on line l’attrice scriveva “In Svizzera in un programma per gli italiani incontro Tullio Solenghi e già rido. Nel frattempo al doppiaggio di cartoni animati a cui mi dedicavo fra uno spettacolo e l’altro, conosco Massimo Lopez e ancora ridiamo”. Il sodalizio, come si dice in gergo, durerà tutta la vita anche se ufficialmente il trio si scioglierà nel ’94 pur tornando qualche volta insieme.
L’esordio in tv è con lo spettacolo su Raidue Helzapoppin a cui seguirono negli anni Ottanta Tastomatto, Domenica In, Fantastico.
Il trio conquistò il pubblico televisivo e poi lo traghettò a teatro: il loro primo spettacolo teatrale come trio Allacciare le cinture di sicurezza debuttò nel 1987 al Sistina di Roma e fece il tutto esaurito per tre anni consegnando loro di diritto il Biglietto d’oro.
Il boom dei Promessi sposi.
Il successo straordinario della parodia del classico di Manzoni, trasmesso nel 1990 in 5 puntate da Rai 1 con un ascolto medio di 13 milioni e picchi di 17 milioni, li consacrò definitivamente.
A quell’exploit tv seguì nel 1991 un secondo spettacolo a tre per il teatro In principio era il Trio, grande successo, biglietto d’oro e tre stagioni di turnèe.
Nel 1994 il trio si sciolse perchè Massimo Lopez scelse di sperimentare la carriera solista. A questo periodo risalgono gli spettacoli a due, con Tullio Solenghi, La Rossa del Roxy Bar (in tv) e Due di Noi di Michael Frayn (a teatro).
Poi arrivò la scelta di una serie di show da solista per l’attrice e regista che anche sola riempie il Teatro Olimpico.
Dell’autore inglese Alan Bennett oltre a Una patatina nello zucchero portò in scena anche L’occasione d’oro e La cerimonia del massaggio, spettacoli che univano bene l’umorismo “british” dello scrittore con la sua ironia.
Nel 2008 il ritorno del Trio in tv per la celebrazione dei 25 anni, con la conduzione a tre di Non esiste più la mezza stagione. Tra un impegno teatrale e uno televisivo Anna Marchesini si è dedicata molto anche al doppiaggio prestando la voce in una serie di cartoon: i francesi La profezia delle ranocchie e Principi e principesse e i film Disney Le follie dell’imperatore e Hercules, ma anche a Judy Garland nel nuovo doppiaggio de Il mago di Oz degli anni Ottanta e alcuni episodi di Star Trek e La casa nella prateria.
I libri e gli ultimi spettacoli.
Scrittrice per il teatro naturalmente ma anche per la narrativa, Anna Marchesini ha pubblicato una serie di libri: con Solenghi Uno e trino e Che siccome che sono cecata di matrice teatrale, mentre più recentemente invece si era dedicata alla narrativa pubblicando per Rizzoli Il terrazzino dei gerani timidi e Di mercoledì.
Anche il suo ultimo lavoro teatrale, Cirino e Marilda non si può fare in scena al Piccolo Teatro di Milano nel 2014, era tratto dal suo libro Moscerine, una galleria di personaggi femminili dolorosi e comici come quelli che nella sua lunga carriera aveva portato a teatro.
Prima di questo la sua ultima sfida era stata portare in scena Giorni felici di Samuel Beckett nonostante le difficoltà causate dalla sua malattia.
Da allieva (bocciata) ad insegnante.
Negli ultimi anni Anna Marchesini aveva insegnato all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, una cosa di cui andava molto fiera perchè entrare in Accademia era sempre stato il suo sogno fin da ragazza e per riuscire a realizzarlo aveva dovuto tentare l’ammissione tre volte, dal momento che le prime due l’avevano bocciata.
“Certe volte entravo nella scuola salivo l’ascensore fino al 5° piano – la sede allora era in via 4 Fontane nel palazzo di una Marchesa – diceva – Salivo in “Paradiso” solo per sentire l’odore, attraversare un corridoio fare una domanda solo per “stare lì”. L’Accademia per me è uno dei posti più “evocativi” come dicono i poeti”.
L’ironia anche nel suo “testamento”.
“Ho già adocchiato una vetrinetta in sala riunioni con un piccolo cofanetto verde di porcellana, credo. Ritengo sia ideale per contenere le mie ceneri – scriveva con la sua solita ironia sul suo sito – È una aspirazione che piano piano troverò il coraggio di far uscire alla luce. Che detto di un mucchietto di ceneri non è appropriato. Posso tentare…. e se mi ribocciano? E se poi l’Accademia trasloca? E se durante il trasloco il cofanetto verde si rompe? No eh! essere spazzata via dall’Accademia no mai più!”.
Lascia la figlia Virginia di 23 anni appena laureata.
(da “La Repubblica”)
argomento: arte | Commenta »
Luglio 30th, 2016 Riccardo Fucile
HA SCRITTO AL PREFETTO SU CARTA INTESTATA DEL SENATO CHE E’ STATO COSTRETTO AD AUMENTARE LA VELOCITA’
Continua la corsa degli onorevoli della Repubblica a screditare la categoria.
Salvini pretendeva di non pagare le multe per “motivi di sicurezza“, stavolta tocca all’ex senatore Pdl e attuale esponente di Fratelli d’Italia, Antonio Paravia. E a i suoi mal di pancia.
Per non pagare 264 euro e perdere sei punti della patente scrive al Prefetto di Milano spiegando che ha un’invalidità e proprio quel giorno, a quell’ora, mentre era in auto veniva colto da malore che lo costringeva “a superare di pochi chilometri il limite prescritto per consentirgli di raggiungere la prima area di sosta possibile e ricevere le cure del caso”.
Ne discende, a suo dire, il diritto a non pagare.
Per rafforzare la richiesta commette l’ingenuità dei potenti: scrive il ricorso su carta intestata del Senato, dove non mette piede da tre anni.
L’ufficio notifiche respinge. La decisione è sul tavolo del Prefetto.
La multa risale a metà gennaio.
Al volante del suo Range Rover Paravia percorreva il cavalcavia del Ghisallo, tristemente noto ai milanesi per le telecamere che non perdonano. Velocità consentita 70, accertata 111 km l’ora. Non proprio “pochi chilometri più del limite”.
Ma Paravia aveva un’urgenza in corso.
“Voglia la Signoria Vostra Illustrissima — scrive al Prefetto, su carta intestata di Palazzo Madama — dichiarare l’illegittimità della sanzione pecun​iaria e comunque annullarla, in quanto la predetta violazione non è tale, in virtù delle condizioni di assoluta emergenza segnalate”. Allega all’istanza un verbale dell’Inps che comprova la sua condizione di invalido civile. E pure un pass per il parcheggio rilasciato dal Comune di Salerno.
Ma non c’è niente da fare.
Un inflessibile, insensibile, irrispettoso forse vendicativo “agente delle procedure sanzionatorie” non sente ragioni e dà parere contrario all’istanza.
Le motivazioni del ricorso non rientrano nei casi di esclusione di responsabilità che si possono eccepire solo se spinti “dalla necessità di salvare sè o altri da un pericolo attuale di un danno grave alla persona” (art. 54 C.P)”.
E aggiunge: “Anche in considerazione del fatto che persino alle autoambulanze, inequivocabilmente dirette a prestare soccorso urgente, non è consentita l’inosservanza delle disposizioni del presente Codice della Strada”.
Come non solidarizzare col malcapitato? Almeno per la sfortuna. Il caso vuole infatti che giusto tre mesi dopo, l’8 aprile 2016, alle 11 del mattino circa, lo stesso Land Rover si ritrovasse a passare sullo stesso tratto di strada.
Altra infrazione, altra multa e altro ricorso di Paravia alla “Signoria Vostra Illustrissima”: “Fui colto da problemi fisici inerenti le mie patologie e per ragioni quindi di assoluta emergenza fui costretto a superare di pochi chilometri il limite prescritto per consentirgli di raggiungere la prima area di sosta e ricevere le cure del caso”.
Proprio quel giorno, a quell’ora, mentre era in auto​.​
Il testo è una fotocopia dell’altro, ​anche stavolta su carta intestata del Senato della Repubblica, da cui Paravia è​ però​ uscito tre anni fa ​perchè ​alle elezioni politiche del 2013 è risultato primo dei non eletti in Campania.
E non risulta, incomprensibilmente, tra i senatori a vita della Repubblica​.
Il ricorso è firmato “Sen. Antonio Paravia​” e da nessuna parte è specificato che la carica è cessata
Thomas Mackinson
(da “il Fatto Quotidiano”)
argomento: Fratelli d'Italia | Commenta »
Luglio 30th, 2016 Riccardo Fucile
“LA LINEA DI SALVINI PORTA ALL’INSUCCESSO, INVECE CHE PRENDERE VOTI AL SUD LI ABBIAMO PERSI AL NORD”
Matteo Salvini, “è uno stratega visionario. Io sono più un tattico…”, Parisi, “lo osservo con interesse, ma sbaglia quando attacca i partiti”.
Il governatore Lombardo, Roberto Maroni – intervistato da Repubblica – concede al manager “un’apertura di credito, del resto sono un curioso di natura. Ma voglio vedere cosa dirà alla convention di settembre”.
Sulla Lega formato Fronte Nazionale proposta dal segretario è scettico: “Aprire al Sud è un’opportunità e insieme un rischio. Venti anni fa fui spedito da Bossi al Sud per fare la Lega Italia Federale, quel progetto non andò bene” perchè, a suo avviso, “aggregare le forze autonomiste e territoriali con un patto federativo è corretto. Il rischio è che l’investimento al Sud depotenzi il messaggio nordista. Quasi ovunque vada alle feste del partito vedo il simbolo della Lega e poi le bandiere con lo slogan ‘prima il Nord’, quello del mio congresso del 2012”.
Ritiene la coalizione del centrodestra, necessaria: “Se si vota nel 2018, o ancor più ovviamente nel 2017, non si può andare da soli, non c’è partita con il M5S”, e per la scelta del leader “io sono fautore delle primarie, le ho utilizzate anche al congresso della Lega”.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: LegaNord | Commenta »
Luglio 30th, 2016 Riccardo Fucile
FORTINI: “ERA PAGATA COME DIRIGENTE E CONOSCEVA BENE I CAPI-IMPIANTO SCELTI DALL’EX AD COINVOLTO IN MAFIA CAPITALE”
«L’Italia è piena di persone che hanno fiducia nella magistratura il giorno dopo che hanno ricevuto un avviso di garanzia. Ma la fiducia bisogna averla prima, come dicono Davigo e Cantone. Io in Procura ci sono andato prima».
Daniele Fortini, presidente e amministratore delegato dimissionario di Ama, l’azienda capitolina dei rifiuti, in Procura ci è andato 14 volte dal suo insediamento, nel gennaio 2014, per presentare altrettanti esposti.
L’inchiesta in corso sul tritovagliatore di Manlio Cerroni a Rocca Cencia parte da una sua denuncia del maggio 2015.
Presidente, ce l’ha forse con l’assessora grillina all’Ambiente Paola Muraro?
«Rispondo semplicemente a gratuite aggressioni».
Ma l’assessora, che ha lavorato 12 anni per la stessa Ama che adesso attacca, sostiene di non avere alcuna responsabilità in quanto semplice consulente.
«È difficile sostenere questa tesi. La sua retribuzione era equiparata a quella di un importante dirigente e aveva incarichi di grande responsabilità : era addetta al controllo ambientale dei quattro impianti Ama, compreso il tmb di Rocca Cencia dove ha effettuato il blitz, concludendo che l’impianto è in condizioni vergognose. Muraro inoltre conosceva i capi impianto, prima che li assumesse l’ex ad Franco Panzironi, arrestato per Mafia capitale, attraverso la selezione di quella stessa commissione di cui alcuni componenti sono stati condannati nel processo Parentopoli».
Vari rumors dicono che stia per diventare direttore generale un vostro dirigente, Alessandro Muzi, che è stato direttore impianti, compreso quello di Rocca Cencia, dal 2009 al 2011
«Io non lo so, ma l’ingegner Muzi ha già firmato un accordo di risoluzione del rapporto di lavoro con Ama e il 31 dicembre prossimo sarà il suo ultimo giorno di lavoro».
Perchè?
«Perchè non ha più un suo ruolo nella macrostruttura aziendale ».
Presidente, perchè è andato in procura a denunciare il tritovagliatore di Cerroni, il ras dell’immondizia?
«Perchè l’ordinanza del 31 dicembre 2010 dell’allora governatrice del Lazio Renata Polverini per superare l’emergenza ordinava alla società “E. Giovi”, gestore della discarica di Malagrotta, di realizzare entro e non oltre 6 mesi un tritovagliatore presso Malagrotta. Allora, perchè il tritovagliatore è stato realizzato dal consorzio Colari e in zona Rocca Cencia? ».
Per questo da cinque mesi non porta più rifiuti al tritovagliatore di Cerroni?
«Perchè abbiamo cercato e finalmente ottenuto sostegno dagli impianti regionali e nel frattempo aggiudicato la gara europea al consorzio tedesco Enki, per portare 160mila tonnellate di rifiuti all’anno in Germania, risparmiando milioni di euro. E poi bisogna considerare un’altra cosa ».
Cioè?
«In autunno è prevista una visita della commissione ispettiva dell’Unione europea per verificare che la Regione Lazio, ancora in procedura di infrazione, abbia dato seguito alle richieste Ue. La commissione non potrà considerare la presenza del tritovagliatore come una risposta adeguata per trattare i rifiuti».
Perchè?
«Il tritavagliatore non è un impianto di trattamento e recupero dei rifiuti come il tmb perchè è una macchina che semplicemente separa rifiuti umidi da quelli secchi. Per questo il tritovagliatore di Cerroni non è e non potrà mai essere contenuto nel piano regionale rifiuti, come invece sosteneva l’assessora Muraro che mi chiedeva di utilizzarlo».
Ci spieghi meglio la differenza tra tmb e tritovagliatore.
«Nel tmb ci sono 28 giorni di stabilizzazione. Quello del tritovagliatore è un pretrattamento, una frullata di due minuti per ogni tonnellata. Secondo la legge italiana il tritovagliatore permette di cambiare i codici europei».
Sarebbe a dire?
«Che il rifiuto indifferenziato entra con un codice, 20.03.01, ed esce con un altro, 19.12.12».
Che significa?
«Che con il nuovo codice i rifiuti diventano speciali e possono essere avviati a recupero o a trattamento in altre regioni».
Ma anche Ama la prossima settimana farà partire il proprio tritovagliatore mobile.
«È vero. Ma quello di Ama è mobile, appunto, attivato solo per campagne semestrali».
Roma può farcela senza una discarica?
«Nel piano industriale di Ama non è prevista. Ma la Regione ha chiesto a Roma Capitale di localizzarne una di servizio entro settembre ».
Cecilia Gentile
(da “La Repubblica”)
argomento: Roma | Commenta »
Luglio 30th, 2016 Riccardo Fucile
UN MILIONE DI EURO DALL’AMA IN 12 ANNI ALLA CONSULENTE MURARO, NEOASSESSORE CINQUESTELLE
Una vagonata di soldi. Oltre un milione di euro in dodici anni.
È questo il compenso ricevuto da Paola Muraro dall’Ama, l’azienda per la gestione e lo smaltimento di rifiuti di Roma, prima che Virginia Raggi la nominasse alla guida dell’assessorato che proprio sull’Ama ha competenze.
Scrive Sergio Rizzo sul Corriere della Sera:
Chiunque, in una storia del genere, vedrebbe l’ombra di un macroscopico conflitto d’interessi. Una superconsulente che ha condiviso per un tempo tanto lungo responsabilità aziendali importanti proprio nel periodo più disastroso per l’Ama si ritrova ora ad avere pieni poteri sulla stessa azienda. Difficile da considerare opportuna, una scelta del genere. Sarebbe quindi il caso di vederlo, quel dossier che Paola Muraro ha annunciato oggi di avere nei cassetti: per vedere se contiene elementi capaci almeno di dissipare quelle foschie.
Ma sarebbe anche doveroso, in ossequio ai sacrosanti principi di trasparenza propri del Movimento, conoscere le motivazioni dell’incarico e in che modo è arrivata a ricoprirlo. Ha superato una selezione?
O è stata indicata invece da qualcuno?
E chi, eventualmente?
(da “Huffingtonpost“)
argomento: Roma | Commenta »
Luglio 30th, 2016 Riccardo Fucile
A 24 ORE DI DISTANZA DALLA DISTRUZIONE DELL’OSPEDALE CHE HA CAUSATO 2 MORTI E 25 FERITI TRA I BAMBINI, I VIGLIACCHI NON HANNO ANCORA UN NOME… EPPURE FANNO PARTE DELLA COALIZIONE CHE COMPRENDE USA, RUSSIA E SIRIA
L’ospedale di Idlib, nel nord della Siria, è stato colpito da un raid aereo.
Due persone sono state uccise dall’attacco. La struttura è specializzata nel settore materno-infantile, dall’ostetricia alla pediatria.
Diversi bambini sono stati feriti, le incubatrici sono crollate in terra e una donna incinta di sei mesi ha perso una gamba.
Altre due donne risultano ferite allo stomaco a causa delle schegge e molti pazienti e persone dello staff hanno subito lesioni più lievi.
Questo ospedale — che Save the Children sostiene da due anni – è l’unico ente ospedaliero del suo genere nella zona e serve più di 1.000 tra donne e bambini in un mese: registra centinaia di parti.
La cittadina è nelle mani dei ribelli del Libero Esercito Siriano e, insieme alla struttura sanitaria, è stato colpito e gravemente lesionato anche un edificio adiacente della Difesa Civile, un corpo volontario di auto-tutela che opera nelle zone del Paese controllate dalle forze ostili al regime di Bashar al-Assad.
In una nota Amnesty International ha condannato l’attacco: “Modello spregevole di attacchi illegali e deliberati contro strutture mediche”.
È solo l’ultima di una serie di strutture sanitarie diventate bersagli dei belligeranti: la settimana scorsa, nel giro di sole 24 ore, ad Aleppo furono colpiti una banca del sangue e quattro ospedali, compreso quello pediatrico, dove un bimbo di due giorni morì per l’interruzione nella somministrazione di ossigeno, causata da un black-out elettrico.
Il conflitto in Siria ha fatto più di 280 mila morti e costretto alla fuga milioni di persone.
“A 5 mesi dal bombardamento che colpì l’ospedale di Medecins Sans Frontieres, ora giungono notizie gravi del bombardamento di ospedale di Save the Children in Siria. Si tratta di una situazione inaccettabile” sottolinea, in una nota, il viceministro per la cooperazione internazionale Mario Giro.
Basta con questi attacchi indiscriminati contro strutture che dovrebbero essere protette e restare fuori dai combattimenti. L’Italia – conclude – ribadisce che il diritto internazionale umanitario sia rispettato in ogni caso”.
Solo nelle ultime 24 ore sono almeno 41 i morti, compresi 28 civili tra cui sette bambini e diverse donne, dei raid aerei condotti in Siria dalla coalizione internazionale guidata dagli Usa contro lo Stato Islamico, ha denunciato l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani.
(da agenzie)
argomento: criminalità | Commenta »