Luglio 2nd, 2016 Riccardo Fucile
MARRA FA LE SPESE DELLE TENSIONI INTERNE, SCONTRO TRA RAGGI E LA LOMBARDI SPONSOR DI DE VITO
Dossier, contro-dossier, cordate, veti e tranelli.
Le armi con cui a Roma le opposte fazioni del M5S stanno battagliando, mentre la giunta di Virginia Raggi tarda a comporsi, non avrebbero sfigurato nell’arsenale di un vecchio congresso democristiano.
Un Todo modo grillino che ruota intorno a una rivalità , quella tra la sindaca e il consigliere più votato Marcello De Vito, che a sua volta ne contiene e proietta altre, fino a salire al direttorio nazionale e alla Casaleggio associati.
È sullo sfondo di questa trama che Raggi rischia di andare incontro al primo vero stop della sua avventura in Campidoglio: traballano infatti le uniche nomine già annunciate, quella del capo di gabinetto Daniele Frongia, consigliere comunale uscente, sodale politico di Raggi e ascoltato suggeritore, e quella di Raffaele Marra, ex Guardia di Finanza già collaboratore di Gianni Alemanno, designato vice di Frongia.
Il ticket nasceva su basi complementari: a Frongia l’indirizzo politico, a Marra il vaglio tecnico, con un incarico temporaneo prima di essere destinato ad altro ruolo. Una soluzione studiata anche, nonostante le smentite, per non incappare nei vincoli della legge Severino che vieta agli eletti di assumere cariche pubbliche prima di un anno.
A spingere verso un cambio dei piani c’è il rischio di un contenzioso con l’Anti-corruzione – ieri il presidente Raffaele Cantone ha spiegato che non c’è un via libera dell’Anac nè per ora è allo studio il caso – ma soprattutto le polemiche per Marra, legato a un’esperienza politica che il M5S, non a torto, ha sempre additato come nefasta per la città .
Frongia spiega a Repubblica che la sua nomina non è legata a quella di Marra.
“Ho potere di firma”, assicura. Sulla sostituzione di Marra, invece, non commenta. Fonti del movimento spiegano che è già partita la caccia dentro l’amministrazione capitolina a una figura con i requisiti giusti per subentrare all’ex Alemanno.
Ma nemmeno Frongia è considerato blindato.
Era stata buona profeta Roberta Lombardi: “Se su Marra abbiamo sbagliato, rimedieremo”, aveva detto due giorni fa la parlamentare.
Lombardi si è fatta interprete del forte malumore dei militanti, che ha spinto anche lo staff nazionale a chiedere conto alla sindaca sull’opportunità di insistere in questa scelta.
Lombardi, soprattutto, è stata la principale avversaria della candidatura di Raggi, sostenuta invece da Alessandro Di Battista e Paola Taverna, e grande sponsor di De Vito, cui inizialmente andavano le simpatie di Luigi Di Maio.
Prima e dopo che le comunarie stabilissero la vittoria di Raggi, il confronto tra i rivali è stato durissimo.
A dicembre De Vito è stato sottoposto a una sorta di processo interno, come ricostruito ieri dal Fatto quotidiano: gli è stato contestato un presunto abuso d’ufficio per un accesso ad atti nella sua veste di consigliere comunale.
L’addebito avrebbe dovuto spingerlo a desistere dal correre per il Campidoglio, ma l’avvocato si è presentato comunque alle comunarie, arrivando secondo.
Nel frattempo rimbalzavano tra siti e redazioni dossier anonimi, uno dei quali ricostruiva minuziosamente i rapporti di Lombardi con l’ultrasinistra e il sindacalismo di base romani.
Nulla di illecito, se non il tentativo degli autori di imputare alla parlamentare – forte in città di un solido consenso nella vecchia base dei meet-up – la contaminazione con la “vecchia” politica e l’incoerenza con la sua “estrazione di destra”.
Spifferi uguali e contrari spingevano in circolo la notizia del praticantato di Raggi presso lo studio Previti, omessa dal curriculum.
Il tentativo di mediazione avanzato a febbraio da Di Battista – Raggi sindaco, De Vito vice – veniva scartato con forza dalla futura sindaca.
Lo scontro infuriava a a tal punto da spingere Gianroberto Casaleggio in persona a cercare di appianarlo con due incontri segreti.
Il 3 marzo Raggi viene ricevuta nella sede milanese della Casaleggio: le viene garantito che De Vito non avrebbe fatto il suo vice in caso di vittoria, ma le viene anche chiesto di accettare la convivenza politica.
Pochi giorni dopo tocca al rivale andare a Milano e ricevere la medesima raccomandazione, oltre alla richiesta di accontentarsi della presidenza d’Aula. Casaleggio muore il mese successivo.
Raggi ha modo di avanzare le sue riserve verso l’antagonista anche nel corso dell’incontro con Davide Casaleggio – pubblicamente annunciato a differenza degli altri due – che si tiene il 18 aprile.
Alla cautela con cui Casaleggio junior si districa tra i contendenti probabilmente non è estranea la sua amicizia con Massimo Bugani, esponente bolognese molto vicino a Lombardi. Bugani e Lombardi sono gli alfieri di quella interpretazione purista e “movimentista” del 5S che ha in Fico il rappresentante in direttorio.
La tregua, siglata al cospetto dello staff nazionale, regge qualche settimana a cavallo del voto.
Poi le tensioni riesplodono dopo il trionfo. Raggi chiede tempo e autonomia per la giunta. Su alcuni nomi proposti da Lombardi arriva il veto di Taverna, e viceversa.
A Raggi arriva l’aiuto diretto di Di Maio, convinto dai numeri del successo.
C’è l’ex Garante per l’Infanzia Vincenzo Spadafora ad accompagnare Raggi all’ingresso dell’Hotel Forum, sulla cui terrazza lo stato maggiore M5S festeggia la sera della vittoria.
E Spadafora porta in dote alla giunta Laura Baldassarre, assessore alle politiche sociali. “Sarà gli occhi e le orecchie di Di Maio in Comune”, si dice alla Camera. Ma il prestito di occhi e orecchie è ambito anche da altri, per questo Augusto Rubei, giovane portavoce della candidata in campagna elettorale, rischia di non essere confermato.
Peserebbe su di lui l’ostilità di Rocco Casalino, che preferisce una figura più schiacciata sulla comunicazione ufficiale.
Raggi ha provato a sfuggire alle pressioni incrociate formando con Frongia e Marra un cerchio stretto, subito ribattezzato raggio magico.
Ma, forse, deve già ricominciare da capo.
Stefano Cappellini
(da “La Repubblica“)
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Luglio 2nd, 2016 Riccardo Fucile
DE VITO “RICOMPENSATO”: LA CONSORTE VA AL TERZO MUNICIPIO… COSI’ DEPUTATI E SENATORI SONO RIUSCITI A SISTEMARE I FAMILIARI
«Quando scegliamo il nostro esercito, i soldati devono essere fedeli».
La massima degna di Sun Tzu è di Paola Nugnes, senatrice con le 5 Stelle cucite sul petto.
E quale fedeltà migliore di chi è sempre al tuo fianco, amico, parente, compagno?
Il M5S è un po’ famiglia, un po’ clan, un po’ due cuori e una capanna.
C’è chi sotto il vessillo di Beppe Grillo si è dato il primo bacio, chi ha trasformato la passione di coppia in passione politica.
Parentopoli a 5 stelle.
Compagne, mariti, mogli, figli e figliastri. Anche il Movimento 5 Stelle tiene famiglia.
Il quotidiano La Stampa ha messo in filo i casi più eclatanti di parentopoli pentastellata.
Dalla consorte dell’ex candidato M5s a Roma Marcello De Vito Giovanna Tadonio che “andrà a fare da miniassessore (retribuita) al municipio III.” all’ex fidanzato di Ilaria Loquenzi, capo della Comunicazione M5s alla Camera, Francesco Silvestri, che potrebbe finire “nello staff romano”.
E ancora: Giuseppe Rondelli è collaboratore e compagno della senatrice Vilma Moronese.
Il grillino Andrea Cioffi come collaboratrice ha invece Alessandra Manzin, fidanzata di Dario Adamo, uomo della Casaleggio e assistente di Rocco Casalino in Senato.
(da agenzie)
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Luglio 2nd, 2016 Riccardo Fucile
CAMBIA LA TRATTA: “COSTERA’ 2,6 MILIARDI IN MENO”
Meno tunnel, utilizzo e adeguamento delle linee esistenti e, soprattutto, meno spese per lo Stato.
Il progetto della tratta nazionale della Torino-Lione, quella che da Bussoleno scende verso il capoluogo e raggiunge Settimo, è stato «revisionato» rispetto al preliminare del 2011 e il costo degli interventi scende da 4,3 a 1,7 miliardi.
È stato il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, ad annunciare il cambio di passo: «Non sono arretramenti ma adeguamenti, e sono un’intelligente rivisitazione dei progetti per fare le opere nei tempi giusti, con i costi minori e che siano davvero utili».
Che cosa cambia?
La tratta nazionale di avvicinamento al tunnel di base della Torino-Lione è lunga 57,1 chilometri.
Da Bussoleno a Buttigliera resta confermato l’adeguamento della linea esistente lunga 23,5 chilometri.
A Buttigliera partiranno i cantieri dell’unica parte che sarà costruita ex novo ma invece di 20,5 chilometri di galleria (tradizionale e artificiale) ne saranno realizzati solo 14 per arrivare nello scalo merci di Orbassano ad oggi scarsamente utilizzato. Una parte dei binari, dunque, sarà ammodernata per permettere di raggiungere lo scalo cittadino di San Paolo.
Merci e passeggeri, poi, con l’adeguamento del passante ferroviario raggiungeranno la stazione di Torino Stura da dove i treni potranno immetteranno direttamente sulla rete ad alta velocità verso Milano.
In questo modo non sarà più realizzata la gronda merci, quasi 20 chilometri di galleria da scavare – costo stimato 1,3 miliardi – a Torino nella zona periferica di corso Marche e in alcuni quartieri densamente abitati di Collegno, Venaria e Settimo.
Tutte gli interventi dovranno essere ultimati nel 2030 quando entrerà in funzione la nuova linea. Allora sarà possibile collegare Torino e Lione in 1 ora e 56 minuti (oggi servono 3 ore e 43 minuti). Il tempo di viaggio tra Torino e Parigi scenderà da 5 ore e 5 minuti a 3 ore e 26 minuti.
Il caso vuole che il documento sia stato approvato dall’Osservatorio della Torino-Lione il 20 giugno a poche ore dalla vittoria di Chiara Appendino, prima sindaca Cinquestelle del capoluogo piemontese contraria, come tutti i grillini, alla Tav.
Per loro e per il movimento valsusino l’opera resta inutile e costosa.
Maurizio Tropeano
(da “La Stampa”)
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Luglio 2nd, 2016 Riccardo Fucile
SONDAGGI: IL 5% DEL FRONTE LEAVE HA CAMBIATO IDEA
Migliaia di persone in piazza contro la Brexit.
Una grande manifestazione ha attraversato il centro di Londra, nel giorno in cui un sondaggio ha rivelato che il 5% dei sostenitori del ‘Leave’ ha cambiato idea.
Tra i più contrari all’uscita del Regno Unito dall’Unione europea ci sono gli scozzesi. Non a caso, la premier di Edimburgo Nicola Sturgeon ha detto che “la Scozia avrà un ruolo in un’Europa più forte”, alimentando le voci su un nuovo referendum per l’indipendenza scozzese da Londra.
Durante la “Marcia per l’Europa“, i dimostranti hanno esibito bandiere dell’Ue, nonchè cartelli su cui si leggeva “Bremain” e “Amiamo l’Ue”.
La manifestazione è stata organizzata tramite social network, è partita dalla zona di Park Lane e arrivata alla piazza del Parlamento.
“Saremmo pronti ad accettare il risultato del referendum se la partita fosse stata combattuta in modo onesto — ha detto l’attore Mark Thomas, organizzatore dell’evento — Ma c’è stata troppa disinformazione”. Analoghe manifestazioni sono state organizzate in altre città del paese.
Intanto, nel Paese si registra il pentimento dei brexiters: il 5% dei britannici che hanno votato ‘Leave’ al referendum sulla Brexit ha cambiato idea.
Il dato è rivelato da un sondaggio Ipsos Mori citato dalla Bbc.
La percentuale di chi farebbe la scelta opposta si abbassa al 2% tra chi ha invece scelto di rimanere nell’Unione europea.
Il 42% degli interpellati, incluso il 18% dei ‘brexiters’, sostiene che la Gran Bretagna deve continuare ad accogliere i cittadini europei in cambio dell’accesso al mercato unico.
Per il 38%, invece, uscire dal mercato unico è un prezzo che vale la pena pagare per ridurre i numero di migranti nel Regno.
E la partita sulla Brexit si gioca anche a Edimburgo, che punta all’indipendenza dal Regno Unito per rientrare nell’alveo dell’Unione europea.
“La Scozia avrà un ruolo in un’Europa più forte“, ha detto la first minister scozzese Nicola Sturgeon intervenendo all’apertura della quinta sessione del parlamento scozzese. Il parlamento, ha aggiunto la leader scozzese, “porterà avanti il volere della nostra gente”, riferendosi al 62% di scozzesi che hanno votato ‘Remain’ al referendum sulla Brexit.
Poco prima, anche la regina Elisabetta aveva parlato al parlamento di Edimburgo, facendo appello alla “saggezza” dei deputati. “Resto fiduciosa che i parlamentari scozzesi utilizzeranno il loro potere in modo saggio per continuare a fare gli interessi di tutta la Scozia”, ha detto la sovrana britannica, che trascorrerà in Scozia una settimana, come ogni anno all’inizio di luglio.
(da “La Repubblica”)
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Luglio 2nd, 2016 Riccardo Fucile
RYANAIR E EASYJET IN FUGA DA LONDRA…LA COMPAGNIA INGLESE HA PERSO IL 30% DEL VALORE IN BORSA
Una settimana dopo Brexit le compagnie aeree che hanno avvicinato Nord e Sud d’Europa studiano la strategia per continuare a volare.
Il Chief Marketing Officer di Ryanair Kenny Jacobs dice a La Stampa che le strategie della compagnia guidata da Micheal O’Leary non cambiano.
Ma se il Regno Unito non farà più parte del mercato unico europeo «gli investimenti e i nuovi aerei si sposteranno tutti su mercati come Italia, Spagna e Germania».
Il problema è che se davvero la trattativa tra Londra e Bruxelles portasse a una rottura, «volare da Roma a Londra diventerà come andare a New York, tra controlli di passaporti e file».
La Brexit pesa anche sulla concorrente low cost EasyJet che ha iniziato a dialogare in vari Paesi d’Europa per ottenere un’autorizzazione di volo con un’altra bandiera. Sono mosse obbligate anche se una decisione imminente non è alle porte, come dimostra la lentezza del dialogo tra la Commissione e il governo dimissionario.
Oltre a mettere in pericolo i diritti di volo europei dell’azienda, la Brexit ha avuto pesanti ripercussioni anche sul titolo di EasyJet (dopo il referendum, -30% in Borsa con la capitalizzazione crollata a 4,4 miliardi di sterline).
Jacobs guida il marketing di Ryanair ed è uno degli uomini più importanti della compagnia. Spiega che nel futuro immediato non si può trovare una risposta.
I voli estivi sono già prenotati. «A ottobre capiremo di più. Se ancora non avremo un governo britannico e la sterlina sarà debole, il Regno Unito potrebbe essere in recessione, e le persone viaggeranno meno», dice.
Allo stesso tempo un weekend a Londra sarà più abbordabile per gli europei. «Sono solo ipotesi, non piani – continua -, ma noi ci aspettiamo che il Regno Unito sarà parte del mercato unico».
Brexit arriva però in un momento di trasformazione per Ryanair. Divenuta la prima compagnia in alcuni Paesi, tra cui l’Italia, l’azienda sta quasi raddoppiando la flotta da 340 a 564 aerei nel 2024, migliorando il servizio, anche per i clienti corporate.
La Ryanair battagliera dei primi tempi è ora una compagnia che atterra negli aeroporti principali e dagli hub come Londra Stansted o Barcellona propone anche i voli in connessione.
Se domani Stansted non sarà più nel mercato unico gli hub si sposteranno a Sud. «Oggi le persone volano da Pisa o Malpensa a Londra per poi prendere un volo per New York. Domani potrebbero volare su Roma», afferma Jacobs.
I passeggeri italiani che hanno volato Ryanair nel 2015 sono 30 milioni. «Continueremo a investire in Italia – aggiunge Jacobs -, abbiamo avuto dei buoni incontri col ministro Delrio sui problemi delle tasse aeroportuali, e spero ci saranno delle modifiche».
In un mercato che si muove finirà anche il dualismo low cost-compagnie di bandiera. «Nei prossimi 18 mesi contiamo di fare due accordi con grandi compagnie per lavorare assieme», annuncia Jacobs.
Si partirà con Norwegian, British Airways e Tap in Portogallo: Ryanair porterà i passeggeri sulla breve distanza e le grandi compagnie faranno i voli intercontinentali.
O’Leary non ha mai nascosto l’idea di trovare un accordo con Alitalia. «Ora la conversazione con Alitalia non va da nessuna parte – conclude Jacobs -, ma penso che quando avremo iniziato a lavorare con altri, Alitalia capirà che è interessante».
Beniamino Pagliaro
(da “La Stampa”)
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Luglio 2nd, 2016 Riccardo Fucile
COINVOLTA NEL FALLIMENTO DELLA TRAFILERIA DEL LARIO CON UN BUCO DA 40 MILIONI… TRA I REATI IPOTIZZATI APPROPRIAZIONE INDEBITA E BANCAROTTA
La deputata di Forza Italia Michela Vittoria Brambilla, ex ministro del Turismo del governo Berlusconi, è indagata dalla Procura di Lecco per il crac dell’azienda di famiglia, la Trafileria del Lario di Calolziocorte (ex Trafilerie Brambilla) dichiarata fallita dal Tribunale di Lecco nel settembre del 2014 per i debiti milionari che non hanno lasciato speranza ai 67 operai e agli impiegati.
La notizia è stata confermata a ilfattoquotidiano.it da fonti giudiziarie.
Il nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Lecco, coordinato dal procuratore Antonio Chiappani e dai pm Paolo Del Grosso e Nicola Preteroti, ha eseguito perquisizioni e sequestri di documenti, conti correnti e beni per decine di milioni di euro nei confronti degli amministratori della società , dei liquidatori e del collegio sindacale delle Trafilerie, dissestate da un buco di oltre 40 milioni di euro. Perquisizioni sono state eseguite anche in Piemonte e in diversi istituti di credito lombardi.
Tra i dieci indagati anche l’ex ministro Brambilla, presidente della Commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza, iscritta per reati fiscali.
L’ipotesi della Procura di Lecco, che procede nei confronti degli indagati a vario titolo per reati fiscali tra cui appropriazione indebita e bancarotta, è che Michela Vittoria Brambilla fosse l’amministratrice di fatto delle Trafilerie, fondate nel 1920 dal bisnonno Giuseppe Brambilla per produrre cavi d’acciaio, formalmente gestita dal padre della parlamentare di Forza Italia, Vittorio Brambilla.
Nel mirino degli inquirenti anche la situazione tributaria dell’azienda, che secondo le prime ipotesi investigative avrebbe omesso di versare i contributi ai dipendenti.
Da noi contattato, il legale dell’ex ministro non ha voluto rilasciare informazioni nè dichiarazioni.
La produzione delle Trafilerie si era fermata nell’ottobre del 2013 e la società aveva richiesto per i lavoratori la cassa integrazione straordinaria “per crisi aziendale e cessazione di attività a causa del cattivo andamento dei mercati di riferimento”.
Il 29 settembre 2014, dopo alcune trattative andate a vuoto per la cessione dell’azienda, il fallimento su cui ora la Procura ha deciso di far luce.
Andrea Tornago
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 2nd, 2016 Riccardo Fucile
DA TORINO ALLA SICILIA, CHI SONO I NOVE MORTI ITALIANI NELLA CAPITALE BENGALESE
Ora è una certezza. Molte delle vittime di Dacca sono italiane: nove per la precisione, almeno quelle accertate.
Un italiano – di cui non è stata diffusa l’identità – è ancora disperso, forse ferito.
Le vittime sono Adele Puglisi, Marco Tondat, Claudia Maria D’Antona, Nadia Benedetti, Vincenzo D’Allestro, Maria Riboli, Cristian Rossi, Claudio Cappelli e Simona Monti. Tutti erano imprenditori o lavoratori del settore tessile. Una di loro, Simona Monti, aspettava un bambino.
Nel locale ieri c’erano 12 italiani al momento dell’assalto.
Uno, Jacopo Bioni, lavorava in cucina e si è salvato scappando dal tetto. Gli altri 11 erano lì per cenare.
Tra i commensali c’era Gian Galeazzo Boschetti, che è riuscito a mettersi in salvo: era uscito in giardino per una telefonata. Ma sua moglie Claudia Maria D’Antona, volontaria della Croce Verde, non ce l’ha fatta.
Boschetti e la moglie vivevano in Bangladesh da una ventina di anni e gestivano un’azienda tessile. Ma erano coinvolti anche nella missione umanitaria Interethnos Interplast Italy onlus.
Ogni anno la loro abitazione diventava la base di un gruppo di medici italiani che veniva nel paese per curare malati.
“La nostra equipe ha fatto cose straordinarie per la popolazione anche grazie a Gianni e Claudia — ha raccontato a Repubblica il professor Paolo Morselli, che vede i dottori della sua missione umanitaria ospitati a casa Boschetti, a Dacca, da 20 anni —. Ci hanno aiutato, hanno ospitato a casa loro 15-20 medici per due-tre settimane, ci hanno dato conforto”.
Il commando non ha avuto pietà neanche per Simona Monti, che aspettava un bambino. Aveva 33 anni e viveva da tempo a Dacca e lavora anche lei in un’azienda tessile.
Doveva tornare nelle prossime ore in Italia.
E’ deceduta anche Adele Puglisi, catanese di 50 anni, che si trovava nel bar. Era residente a Dacca e in precedenza aveva lavorato per la società di Nadia Benedetti. Secondo Diego Rossi, lo chef italo-argentino del locale che è riuscito a fuggire, la donna, che ha definito “muy simpatica”, doveva ripartire alla volta della Sicilia proprio oggi. Anche lei stava per tornare nel nostro paese.
Due delle vittime erano friulane. Cristian Rossi, 47 anni, sposato e padre di due gemelline di appena 3 anni, era un imprenditore residente a Feletto Umberto. L’altro era Marco Tondat, un giovane imprenditore nel settore tessile, di Cordovado.
A Dacca è morta anche l’imprenditrice viterbese di una ditta sulla Cassia, Nadia Benedetti. Lavorava nel settore tessile e aveva un’impresa in Bangladesh. La nipote Giulia Benedetti ha confermato il decesso su Facebook.
Maria Riboli era nata il 3 settembre 1982 ad Alzano Lombardo. Originaria di Borgo di Terzo, in valle Cavallina, dopo il matrimonio si era trasferita a Solza, nell’Isola bergamasca. Era mamma di una bambina di tre anni. La Riboli si trovava in viaggio per lavoro per conto di un’impresa tessile. Era da qualche settimana in Bangladesh.
Vincenzo D’Allestro, 46 anni, anche lui imprenditore del settore tessile, guidava un’azienda a Piedimonte Matese nel Casertano.
Nato a Wetzikon, in Svizzera, si era trasferito ad Acerra (Napoli) nell’ottobre del 2015. Si occupava di tessile anche Claudio Cappelli, 45 anni, residente a Vedano al Lambro (Monza) dove aveva una impresa, la Star International.
Produceva t-shirt, magliette, abbigliamento in genere e anche intimo.
Racconta il console generale onorario del Bangladesh in Veneto, l’avvocato Gianalberto Scarpa Basteri: “Era entusiasta del suo lavoro. Diceva di avere avuto una esperienza positiva e di essere contentissimo. Era da più di 5 anni impegnato in questa ‘avventura’. Diceva che era un Paese dove si poteva lavorare molto bene”.
Fra le vittime straniere accertate dell’attacco c’è anche una cittadina indiana, come ha reso noto il ministero degli esteri a Nuova Delhi.
E’ Tarushi Jain, studentessa di 19 anni di Berkeley che si era diplomata dalla Scuola americana di Dacca.
Non era l’unica studentessa presente nel locale: Abinta Kabir e Faraaz Hossain erano due studenti dell’Emory University’s Oxford, in Georgia. Kabir, che viveva a Miami, era a Dacca a trovare la famiglia.
(da agenzie)
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