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ALTRE GRANE PER LA RAGGI: MORGANTE SI DEFILA, IL CASO MINENNA

Luglio 9th, 2016 Riccardo Fucile

FRONGIA: “BASTA ILLAZIONI SU NOSTRO FLIRT”

Nemmeno il tempo di iniziare e sono già  grane per Virginia Raggi.
Il problema per il neo sindaco di Roma è la nomina all’ambita e delicata figura di capo di gabinetto.
Nelle ultime ore infatti, per questioni di polemiche interne al M5s, sarebbe saltata la nomina di Daniela Morgante, magistrato della Corte dei Conti, che per mancanza di chiarezza e di certezze si sarebbe sotrattata al ruolo ipotizzato.
La Morgante avrebbe dovuto prendere il posto di Daniele Frongia, stretto collaboratore della Raggi, prima ipotizzato come capo di gabinetto e poi nominato vicesindaco e assessore allo sport.
Proprio Frongia ha parlato con Il Tempo in una intervista in cui stoppa le chiacchiere dei giorni scorsi sul presunto love affair con la neosindaca e detta la propria agenda dei primi giorni da assessore.
“Durante la campagna elettorale siamo stati attaccati tutti, indiscriminatamente, in modo indecente, con notizie false e montate ad arte. Soprattutto Virginia. Hanno provato a minarci, ma non ci sono riusciti. I gossip inventati, come quelli realizzati su di me, li annovero nella categoria del giornalismo d’accatto”.
In questa categoria annette anche l’endorsement di Grillo e Casaleggio per lui che archivia come “fantasiose ricostruzioni di stampa”, come anche le indiscrezioni personali: “non sono il fidanzato di Virginia”, protesta.
Ma se da un lato Frongia rassicura sul futuro, la Raggi deve pur sempre fare i conti con la nomina di capo di gabinetto.
Come detto, il caso Morgante sembra essere legato a divergenze interne fra i grillini: sarebbe considerata un buon nome sopratutto da Roberta Lombardi e Marcello De Vito, ma la Raggi stessa vorrebbe un collaboratore più fidato. Anche per questo non ha accelerato sulla sua nomina.
Ma dopo i casi Frongia, Marra e Morgante a impensierire il sindaco c’è anche la questione dell’assessore al Bilancio, Marcello Minenna, al lavoro sulla manovra di assestamento e sulla verifica degli equilibri finanziari di cassa da portare entro il 31 luglio.
Sul dirigente Consob c’è la richiesta del deputato Pd Gianpaolo Galli che annuncia un’interrogazione parlamentare su un possibile conflitto di interessi: “Corrisponde al vero che il neo assessore al Bilancio della giunta di Roma, Marcello Minenna intende mantenere la funzione a tempo pieno e lo stipendio come dirigente della Consob? Mi domando – continua – se sia lecito sommare due incarichi del genere all’interno della pubblica amministrazione e anche se sia possibile svolgerli in modo contemporaneo al meglio. In più l’assessorato al Bilancio assegnato a Minenna comprende le deleghe alle Partecipate. Tra queste, ci sono anche società , come Acea, quotate in Borsa e quindi soggette al controllo della Consob”.

(da “Huffingtonpost“)

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L’AUTOPSIA: “L’EMORRAGIA INTERNA CHE HA CAUSATO LA MORTE DI EMMANUEL CAUSATA DA PUGNO RICEVUTO IN FACCIA, NON DALLA CADUTA CONSEGUENTE ALL’INDIETRO”

Luglio 9th, 2016 Riccardo Fucile

LA CONFERMA DI DON VINICIO ALBANESI ALL’ANSA: ” SE CHI DIFENDE L’ASSALITORE DICE SOLO PARTE DELLA VERITA, RACCONTA BUGIE, LA VERITA’ BISOGNA DIRLA TUTTA”

L’esito dell’autopsia sul corpo di Emmanuel Chidi Namdi, condotta ieri dal medico legale Alessia Romanelli, non è stata ancora ufficializzata e già  emergono le indiscrezioni di parte.
La difesa avrebbe fatto trapelare che   il nigeriano è morto a causa di una frattura cranica .
Il profugo, dopo esser stato colpito da un pugno sferratogli da Amedeo Mancini, tra la mandibola e il labbro inferiore, sarebbe caduto a terra picchiando violentemente la testa, dopo la colluttazione tra i due uomini, che aveva avuto luogo a Fermo in seguito agli insulti di stampo razziale nei confronti di Emmanuel e sua moglie.
Sul corpo della vittima son stati trovati un ematoma sul polpaccio (che dev’essere ancora analizzato per comprendere se sia effettivamente causato da un colpo di spranga, ma si parla di lesione ai legamenti) un’abrasione al polso e segni di unghiate.
L’avvocato della vedova Namdi che si occupa del caso ha commentato i risultati dell’autopsia dicendo che “le risultanze istruttorie sono in piena evoluzione, e qualunque valutazione espressa oggi è una valutazione di parte”
L’avvocato Astorri ha poi sottolineato che “i dati oggettivi sono due: una provocazione (Mancini che chiama la compagna di Emmanuel “scimmia africana” ndr) e la morte del ragazzo. Faremo di tutto perchè la verità  sia accertata, in piena collaborazione con la magistratura“..
L’udienza di convalida del fermo nei confronti di Amedeo Mancini è fissata per l’11 luglio, sul 38enne ricade un’accusa di omicidio preterintenzionale con l’aggravante razzista.
I funerali di Emmanuel Chidi Namdi verranno celebrati domani alle 18 nel Duomo di Fermo.
Chi invece non tace sui risultati dell’autopsia è don Vinicio Albanesi che poco fa all’Ansa ha anticipato: ““Emmanuel è stato ucciso dalle botte. L’emorragia interna devastante che l’ha ammazzato non è stata provocata dalla caduta all’indietro ma dal pugno che ha ricevuto in faccia. Se chi difende l’assalitore dice parte della verità  sull’autopsia, questa mezza verità  diventa una bugia”.
”La verità  — ha sottolineato — bisogna sempre dirla tutta”.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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DAVIGO: “I POLITICI ONESTI NON SIEDANO VICINO AI CORROTTI”

Luglio 9th, 2016 Riccardo Fucile

“VORREI VIVERE IN UN PAESE DOVE CI VOGLIA CORAGGIO A FARE IL DELINQUENTE, NON A ESSERE ONESTO”

“Inasprire le pene serve a poco contro la corruzione, se non si sa a chi darle: prima bisogna trovare i colpevoli e far emergere la corruzione sommersa, in un Paese come l’Italia dove non se ne denuncia praticamente mai”.
Il monito arriva dal presidente dell’Anm, Piercamillo Davigo, al convegno dei Cattolici democratici.
Per Davigo, “a questo scopo servono incentivi per chi parla, operazioni sotto copertura e ruolo proattivo delle forze di polizia”.
Nessuna vergogna.
Ma il presidente dell’Associazione nazionale megistrati lancia anche un appello: “I politici perbene non dovrebbero stare seduti vicino ai corrotti”, ha detto.
“Nel 1992 erano molti i politici che si vergognavano di essere stati sorpresi a rubare. Ho detto, ricevendo molte critiche, che oggi in molti continuano a rubare, ma non si vergognano più. Ribadisco che molti lo fanno, che non vuol dire tutti: per distinguere le pecore bianche da quelle nere, bisogna fare i processi”.
E continua: “A qualche politico ho chiesto se si rendeva conto che se continuava a sedersi vicino a un corrotto, i cittadini fossero autorizzati a pensare che siete uguali. Sarebbe meglio dire ‘finchè c’è lui, io qui non mi siedo’. E forse allora – ha concluso Davigo – anche chi commette reati tornerebbe a vergognarsene”.
Corruzione come pizzo.
Per Davigo, secondo cui “la corruzione della classe dirigente fa più danni della microcriminalità “, “siamo in presenza di un sistema criminale, del tutto simile a quello di Cosa Nostra per la riscossione del pizzo.
Per la corruzione in Italia, non si tratta di devianze individuali, si tratta di un sistema seriale, perchè tende a ripetere il reato, e diffusivo, in quanto cerca di tirare dentro più soggetti possibile”.
Il ruolo della politica.
Il presidente ritiene che “il potere politico compie un errore gravissimo quando, di fronte a episodi di corruzione che riguardano esponenti politici, si limita a dire che occorre attendere che la giustizia faccia il suo corso”.
Per Davigo questo tipo di atteggiamento “è una sorta di delega della politica alla magistratura a compiere una selezione della classe dirigente. Ma la politica dovrebbe invece – secondo il presidente dell’Anm – dimostrare una propria, autonoma capacità  di valutazione rispetto ai procedimenti giudiziari. Se la politica si avvalesse su questo tema di una sua autonomia di giudizio questo basterebbe a far allentare la tensione, spesso al calor bianco, tra la politica stessa e la magistratura”, ha ribadito Davigo, che ha concluso dicendo che vorrebbe “vivere in un Paese dove ci vuole coraggio a fare il delinquente, non a essere onesto”.

(da “La Repubblica”)

argomento: Giustizia | Commenta »

PIGNORATO IL SUPERMARKET DELLA BASE USA DI SIGONELLA

Luglio 9th, 2016 Riccardo Fucile

EX DIPENDENTE VINCE CAUSA DI LAVORO, ARRIVA L’UFFICIALE GIUDIZIARIO

L’ufficiale giudiziario di Catania ha eseguito il pignoramento del supermercato ‘Commissary Store’ di proprietà  del governo Usa nella base militare di Sigonella.
Il suo contenuto, escluso frutta e carne, stimato in 1,1 milioni di dollari, sarà  venduto per pagare il debito dell’amministrazione con un suo ex dipendente licenziato nel 2000, Carmelo Cocuzza, un vetrinista che ha vinto la causa per ingiusto licenziamento col governo statunitense.
La sentenza, esecutiva dal 2014, prevede un risarcimento danni di 600mila dollari per Cocuzza e il reintegro nel posto di lavoro.
“Se il mio assistito non sarà  riassunto – annuncia il suo legale, l’avvocato Concetta La Delfa – ci sarà  una violazione di un provvedimento di un giudice e noi denunceremo il responsabile in sede penale”.
Il pignoramento è stato eseguito alla presenza anche dei carabinieri della base e del vice comandante del 41/esimo Stormo antisom dell’aeronautica militare italiana, responsabile di Sigonella.
Ieri era stato eseguito un altro tentativo di pignoramento, ma non è stato possibile eseguirlo.
Il primo di una serie, risalente allo scorso 12 febbraio, era stato interrotto soltanto perchè l’allora comandante dei marines Usa presenti nella base Sigonella si era impegnato a risolvere il problema in tempi rapidi.
Dopo una serie di incontri che non hanno trovato una soluzione condivisa Cocuzza e il suo legale hanno deciso di procedere al pignoramento.
“E’ la vittoria della giustizia italiana e il riconoscimento del valore di una sentenza dei nostri giudici – osserva l’avvocato Concetta La Delfa – la nostra determinazione è stata essenziale e andremo avanti fino a quando giustizia non sarà  fatta fino in fondo”. Per Cocuzza “non è una vittoria, ma il primo passo verso l’affermazione della verità “. “E’ stato triste – aggiunge – essere stati costretti a pignorare un bene di un governo straniero per avere quello che da due anni dei giudici italiani hanno stabilito con una sentenza definitiva. La legge deve essere uguale per tutti, e anche i governi stranieri devono rispettare le norme italiane in Italia”.
Per l’ex dipendente licenziato arbitrariamente per i giudici è il momento di bilanci: “Ho 50 anni – sottolinea Cocuzza – e da 16 anni che combatto e per fare questo ho dovuto rinunciare a farmi una famiglia. La mia vita è stata fortemente condizionata da quel licenziamento: mi ho dovuto concentrare tutte le mie forze, anche economiche, soltanto in questa battaglia”.

(da “La Repubblica”)

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PADOVA, CROLLA IL PAVIMENTO DEL NUOVO REPARTO DI RIANIMAZIONE

Luglio 9th, 2016 Riccardo Fucile

COSTATO 6 MILIONI DI EURO, ERA STATO INAUGURATO APPENA SETTE ANNI FA

Dopo nemmeno sette anni dall’inaugurazione, dopo una ristrutturazione costata tre milioni e 200mila euro di opere edile e tre milioni e mezzo di macchinari, crolla il pavimento del reparto di Rianimazione centrale dell’Azienda ospedaliera di Padova, considerata un gioiello in fatto di tecnologie e modernità , all’avanguardia in ambito sanitario.
Il pavimento, spiega Federica Cappellato sul Gazzettino, ha ceduto sotto il peso dei letti, 200 chili quelli base, 500 chili quelli destinati ad accogliere i pazienti ustionati, che devono stare sdraiati su una sorta di vasca riempita di sabbia in grado di farli ondeggiare, contrastando la durezza del materasso.
L’intero reparto da 1.700 metri quadrati, pronto ad accogliere 18 letti del valore di 70mila euro ciascuno, è stato completamente evacuato, tutti i pazienti sono stati trasferiti e le attrezzature e i macchinari spostati.
Dopo lo sgombero sono iniziati i lavori per sostituire il pavimento.
Il reparto era stato inaugurato nel 2009 dall’allora presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan. I cantieri proseguiranno fino alla fine di agosto, per permettere il ritorno all’operatività  a settembre.
Ricorda Federica Cappellato sul Gazzettino:
Qui ogni anno vengono accolti 900 malati, sottoposti a trapianti e interventi di particolare complessità  chirurgica, traumatizzati della strada o del lavoro, grandi ustionati, pazienti affetti dalle patologie più gravi trattate all’interno dell’Ospedale di Padova.
Degenza media 7 giorni, tasso di sopravvivenza del 90%, staff di una quarantina di medici e una cinquantina tra infermieri e tecnici, tutti impegnati per dare il massimo in una lotta contro il tempo.
Insomma una Rianimazione al top a livello regionale che però ha dovuto, oltre al pavimento inadeguato, ingoiare anche un altro boccone amaro: quattro dei diciotto letti sono chiusi da un anno per mancanza di personale infermieristico.
Quasi 300 mila euro di investimento lasciati in stand-by, concentrando l’attività  sugli altri quattordici letti, alcuni accolti in stanze singole per garantire l’isolamento, altri uno a fianco all’altro in un open space
«Si attende che la situazione si sblocchi, il personale addetto all’assistenza — spiega Giancarlo Gò della Cgil funzione pubblica di Padova — è troppo poco per consentirne la piena operatività . Per attivare i letti mancanti, ad altissimo contenuto tecnologico, servirebbe un’iniezione di infermieri e operatori socio-sanitari, speriamo che le annunciate assunzioni possano colmare questa importante lacuna e dare un’offerta completa. Auspichiamo insomma che la direzione trovi il personale per fare il turno aggiuntivo, altrimenti dopo l’estate avremo ancora 14 letti a regime, su 18».

(da “il Gazzettino”)

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ISTAT: CRESCONO I CONSUMI PER IL CIBO, MA UN ITALIANO SU DUE RINUNCIA ALLE FERIE

Luglio 9th, 2016 Riccardo Fucile

PER VIVERE CON MILLE EURO BISOGNA STARE AL SUD

Gli italiani tornano a mangiare carne e sono disposti a spendere qualcosa in più per una cena al ristorante.
Dopo due anni di calo, le spese per servizi ricettivi e di ristorazione crescono infatti a due cifre, con un +11%, da 110,26 a 122,39 euro al mese e tornano poco sopra i livelli del 2013 (119,23).
La fotografia dell’Istat sulle “Spese per i consumi delle famiglie nel 2015” registra «timidi segnali di ripresa in un quadro macroeconomico caratterizzato dal lieve aumento, per il terzo anno consecutivo, del reddito disponibile delle famiglie, dalla stabilità  della loro propensione al risparmio e dal primo anno di ripresa del Pil dopo tre di recessione».
In particolare si arresta il calo dei consumi di carne, in atto dal 2011
Ma questi piaceri non sono alla portata di tutti.
Il 48,4% delle famiglia rinuncia completamente a viaggi e vacanze (era il 48,7%) e 29,2% cerca di ridurre la quantità  o qualità  della spesa in questi campi (era il 31,8% nel 2014).
LA SPESA ALIMENTARE  
Nel dettaglio, il livello medio della spesa alimentare è pari a 441,50 euro al mese (436,06 euro nel 2014, +1,2%), di cui 98, 25 per le carni.
La spesa per frutta aumenta del 4,5% rispetto al 2014 (da 38,71 a 40,45 euro mensili), quella per acque minerali, bevande analcoliche, succhi di frutta e verdura del 4,2% (da 19,66 a 20,48 euro).
GLI ALTRI BENI E SERVIZI  
È sostanzialmente stabile la spesa per beni e servizi non alimentari (2.057,87 euro in media al mese).
Per il terzo anno consecutivo si riducono le spese per comunicazioni (-4,2%), anche per l’ulteriore diminuzione dei prezzi. Aumentano le spese per servizi ricettivi e di ristorazione (+11%, da 110,26 a 122,39 euro, dopo due anni di calo), e le spese per beni e servizi ricreativi, spettacoli e cultura (+4,1%, 126,41 euro).
AL SUD LA VITA COSTA MENO  

Di positivo c’è che la spesa media mensile per famiglia cresce in parallelo con il timido aumento del reddito disponibile registrato negli ultimi tre anni e si attesta a 2.499,37 euro (+0,4% rispetto al 2014, +1,1% nei confronti del 2013).
Il dato negativo è che resta un enorme divario tra Nord e Sud. La Calabria è la regione con la spesa media mensile più bassa, inferiore di 1.300 rispetto a quella della Lombardia. Secondo i dati Istat, Lombardia, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna sono le regioni con la spesa media mensile più elevata (rispettivamente, 3.030,64, 3.022,16 e 2.903,58 euro) mentre in Calabria si ferma a 1.729,20 euro.
CHI HA LA LAUREA SPENDE DI PIU’  
La spesa media mensile è molto eterogenea al variare del titolo di studio: ammonta a 3.383,05 euro per le famiglie con persona di riferimento laureata o con titolo di studio superiore alla laurea, circa il doppio rispetto a quella delle famiglie la cui persona di riferimento ha la licenza elementare o nessun titolo di studio.
Tra le famiglie di occupati dipendenti la spesa media mensile è pari a 2.321,50 euro se la persona di riferimento è operaio e assimilato, sale a 3.124,56 euro se è dirigente, quadro o impiegato.
Tra gli occupati indipendenti, la spesa media mensile è di 3.585,20 per imprenditori e liberi professionisti e di 2.733,88 euro per gli altri lavoratori indipendenti.

(da “la Stampa”)

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PRATO, POLIZIA CIRCONDA UN UOMO CON LA PISTOLA, MA ERA UN STARTER 70ENNE CHE DAVA IL VIA A UNA GARA

Luglio 9th, 2016 Riccardo Fucile

LUI CARICA LA PISTOLA PER LA PARTENZA, ARRIVANO LE FORZE DELL’ORDINE IN ASSETTO ANTISOMMOSSA

Assetto antisommossa e pistole puntate per disinnescare la minaccia di un uomo armato in centro storico a Prato. E’ allarme immediato in viale Galilei.
Di questi tempi non si sa mai: stavolta però ad essere circondato dai poliziotti è stato soltanto un ignaro settantenne starter di una gara podistica organizzata nell’ambito della Festa dell’Unità .
L’ episodio è avvenuto a Prato venerd’ sera, quando ben tre equipaggi delle volanti della polizia sono stati fatti convergere nell’area della ‘Passerella’, accanto alla stazione di Porta al Serraglio, dopo che una donna aveva chiamato il 113 preoccupata nel vedere una persona armata che aveva appena caricato platealmente una pistola.
I poliziotti, indossati i giubbotti antiproiettile, hanno circondato la zona fino a individuare la persona segnalata, che stazionava nei pressi di un chiosco bar.
L’uomo è stato avvicinato e identificato: si trattava di un settantenne fiorentino che possedeva una pistola con relative cartucce a salve.
L’arma, provvista di tappo rosso, sarebbe stata usata da lì a poco per dare il via ad una corsa podistica legata alla festa de l’Unità  di cui l’anziano era lo starter.

(da “La Repubblica”)

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