Luglio 12th, 2016 Riccardo Fucile
L’ITALIA E’ UNO DEI PAESI MENO ATTREZZATI D’EUROPA CON IL SUOI 28,3 CHILOMETRI DI “FERRO” OGNI 100.000 ABITANTI
E’ la domanda che riecheggia ogni volta che si verifica una tragedia: quant’è sicuro viaggiare con i treni italiani?
Quali sono le caratteristiche della rete ferroviaria nostrana? E all’estero qual è la situazione?
Secondo Istat, l’Italia con i suoi 28,3 chilometri di rete ferroviaria ogni 100mila abitanti, è uno dei paesi dell’Ue meno attrezzati.
La media europea si attesta sui 44 chilometri di rete, sempre ogni 100mila abitanti, che diventano 50 in Germania e addirittura 109 in Finlandia e 114 in Svezia.
Le linee a doppio binario, che separano il traffico nelle due direzioni, garantiscono una sicurezza maggiore.
Il nostro Paese, con 12,5 chilometri di rete a doppio binario elettrificato, sopravanza paesi come Spagna, Regno Unito e la stessa Finlandia. Ma la media nel Vecchio continente è ancora più alta: 14 chilometri ogni 100mila abitanti.
E in Italia?
A fare la fotografia del sistema di trasporto che i tecnici chiamano “su ferro” è Rfi: Rete ferroviaria italiana, che gestisce il grosso della rete.
Una fitta rete che si estende per 16.673 chilometri lungo lo Stivale, ma che si dirada nelle regioni meridionali dove si contano 5.733 chilometri di rete: poco più del 34 per cento del totale. E anche la qualità del servizio cala al Sud.
Perchè se le linee a doppio binario in Italia rappresentano il 45 per cento del totale, nelle regioni meridionali i treni viaggiano spesso su un unico binario: nel 70 per cento dei casi.
Per ovviare al maggiore rischio del traffico ferroviario sulle due direzioni nello stesso binario, Rfi ha compensato con sistemi di controllo automatici che, se si presenta il caso, sono in grado di ovviare anche all’errore umano.
Nelle regioni meridionali, infatti, i sistemi di telecomando della circolazione sono di gran lunga più diffusi che nelle altre regioni italiane.
In questo modo è possibile scongiurare quanti più incidenti possibile. In alcune realtà – come in Calabria, Sicilia e Sardegna – i sistemi automatici coprono quasi la totalità della rete, che per la maggior parte si presenta a binario singolo.
La Puglia, assieme all’Abruzzo, ha invece un terzo della rete ferroviaria scoperta da sistemi di telecomando della circolazione.
Anche se Rfi precisa che “tutte le linee della rete sono attrezzate con uno o più sistemi di protezione marcia treno”.
Sistemi che si integrano per garantire una marcia sicura. Si va dal telecomando della circolazione – nel 73 per cento della rete – al Sistema di controllo della marcia del treno, diffuso nel 71 per cento della rete.
E ancora, nel 25 per cento delle linee è anche presente un Sistema di supporto alla guida, che controlla la velocità istante per istante.
Ma, nonostante l’elettronica e i sistemi automatici che controllano la circolazione, negli ultimi dieci anni – dal 2006 al 2015 – secondo la banca dati Eurostat, in Italia sono decedute in incidenti ferroviari 724 persone accompagnate da 506 feriti.
In Europa, il bilancio più drammatico lo detiene la Polonia, con 4.741 persone coinvolte in incidenti ferroviari: 2.858 vittime e 1.883 feriti.
Seguita dalla Germania, dove si sono verificati incidenti che hanno coinvolto in un decennio quasi tremila persone, con 1.543 morti e 1.427 feriti.
Salvo Intravaia
(da “La Repubblica“)
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Luglio 12th, 2016 Riccardo Fucile
LE FERROVIE DEL NORD BARESE SONO UN’AZIENDA PRIVATA CON 80 ANNI DI STORIA E UNA RETE DI 70 CHILOMETRI
Lo scontro fra due treni in Puglia è avvenuto su una tratta delle Ferrovie del Nord Barese che fanno capo alla Ferrotramviaria spa, azienda con capitale interamente privato costituita nel 1937 dal conte Ugo Pasquini, che nello stesso anno acquisì dalla Sociètè des Chemins de Fer Economiques di Bruxelles, la tramvia Bari-Barletta continuandone la gestione.
La tragedia nel tratto di binario unico ha scatenato polemiche sul piano finanziato dall’Unione europea il 27 aprile 2012: il Grande progetto di adeguamento ferroviario dell’area metropolitana del Nord barese includeva fra gli interventi anche il raddoppio del binario sul quale si è verificato l’incidente.
Nel 2013 erano stati effettuati gli espropri dei terreni, mentre nelle scorse settimane era stato prorogato il termine per la presentazione delle offerte relative alla gara di appalto per la progettazione e l’esecuzione dei lavori per il raddoppio della tratta Corato-Andria.
Il progetto per il raddoppio risale addirittura al 2007.
L’opera prevede interventi infrastrutturali e tecnologici per modernizzare e migliorare l’accessibilità della tratta ferroviaria Bari-Barletta, incluso il collegamento tra il centro di Bari e l’aeroporto Karol Wojtyla di Palese: fra gli altri, la soppressione di 22 passaggi a livello, la realizzazione di 19 chilometri di ferrovia ristrutturati (di cui 15,137 di raddoppio della linea), due nuove stazioni, tre ammodernamenti di stazioni esistenti e 3,690 chilometri di linea interrata.
Era stato necessario attendere un altro anno, il 2013, perchè fosse completato l’iter dell’esproprio dei terreni.
E ancora, altri tre anni sono andati persi nei percorsi della burocrazia: si arriva al 16 giugno scorso, quando la Ferrotramviaria ha comunicato una proroga (al 19 luglio 2016) per la scadenza della presentazione delle domande di partecipazione alla gara, inizialmente prevista per il 1° luglio.
L’appalto ha come oggetto la progettazione e l’esecuzione dei lavori per la realizzazione del raddoppio nella tratta in cui si sono scontrati frontalmente i due convogli. Tempi sempre più dilatati dalla burocrazia, dunque, che hanno portato alla tragedia.
Tornando alla storia dell’azienda, durante gli anni Cinquanta la Ferrotramviaria diede un forte incremento al progetto di ammodernamento della linea: il nuovo tracciato a singolo binario elettrificato venne inaugurato nel 1965 e contestualmente venne iniziato il servizio autobus integrativo parallelo alla ferrovia, in funzione ancora oggi. Nel 1965 l’azienda ha attivato la linea ferroviaria Bari-Barletta, che collega a Bari importanti Comuni del Nord barese: Bitonto, Terlizzi, Ruvo, Corato, Andria, Barletta e il quartiere di Bari Palese con due fermate ai margini periferici.
Si snoda su un percorso lungo 70 chilometri su linea elettrica, a binario unico sul tratto Bari-Fesca San Girolamo e Ruvo-Barletta, e doppio binario sul tratto Fesca San Girolamo-Ruvo.
Dal 2008 Ferrotramviaria spa ha avviato un progetto di sviluppo, ammodernamento e rafforzamento del proprio servizio sul territorio, a partire dal progetto per la ferrovia metropolitana San Paolo che collega il quartiere residenziale San Paolo all’area centrale della città di Bari, garantendo il collegamento diretto con l’Ospedale San Paolo.
A questo progetto si unisce la realizzazione di nuove fermate intermedie, sulle tratte già esistenti, come quella inaugurata in via La Pira a Bitonto, e il raddoppio della tratta ferroviaria tra Ruvo di Puglia e Corato, sulla linea Bari-Barletta.
La ferrovia, si legge sul sito di Ferrotramviaria spa, negli anni è diventata un riferimento nel panorama del trasporto pubblico locale pugliese per il numero costantemente crescente di pendolari.
Mara Chiarelli
(da “La Repubblica”)
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Luglio 12th, 2016 Riccardo Fucile
PREVEDE CHE L’OK ALLA MESSA IN MARCIA TRA UNA STAZIONE E L’ALTRA VENGA DATA TRAMITE DISPACCI VIA TELEFONO…ASSENTE IL MODERNO SISTEMA SCMT
Un dato è certo e da lì sono partite le indagini per comprendere la dinamica che ha provocato il disastro ferroviario tra Andria e Corato, nel Barese: il tratto è a binario unico, quindi uno dei due treni non doveva essere in marcia ma fermo nella stazione di provenienza in attesa del transito dell’altro.
A monte dell’incidente, quindi, prende corpo l’errore umano, come sostenuto anche dal sindaco di Corato Massimo Mazzilli.
Quella tratta a binario unico, infatti, come riporta anche il sito ferrovie.it, è “esercitata con blocco telefonico e non dispone di Scmt”: due circostanze confermate a ilfattoquotidiano.it anche da ambienti sindacali.
In sostanza, il “blocco telefonico”, modalità ampiamente superata in molte tratte, prevede che l’ok alla messa in marcia tra una stazione e l’altra venga data tramite una serie di dispacci via telefono tra gli operatori delle varie stazioni.
Quando il binario unico è sgombro da altre vetture, il treno ha l’autorizzazione a partire.
Un regime ormai obsoleto, il primo introdotto dopo i dispacci inviati via telegrafo, e rimpiazzato dall’utilizzo del “blocco elettrico” che controlla il traffico attraverso dei sensori — posti sui treni, lungo i binari e nelle stazioni — in grado di controllare il movimento, la velocità e la distanza tra le vetture.
L’Andria-Corato, inoltre, non dispone anche dell’Scmt, acronimo di Sistema controllo marcia treno, in uso su tutte le tratte di Rete Ferroviaria Italiana e in parte su quella di Ferrotramviaria.
Il Sistema controllo marcia treno monitora il comportamento delle vetture tramite delle boe gialle poste a terra a lato dei binari che ‘dialogano’ con la locomotrice.
Nel caso in cui i veicoli dovessero, ad esempio, superare la velocità di marcia consentita nel tratto che stanno percorrendo un sensore audio avvisa il macchinista e se questo non provvede a decelerare, la marcia viene arrestata automaticamente.
Un sistema utile in caso di malore del conducente.
Secondo la Relazione preliminare 2015 dell’Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie “dal 2007 ad oggi non si sono verificate collisioni tra due o più treni” relativamente ai tratti di competenza di Rfi proprio “grazie ai sistemi tecnologici di protezione della marcia del treno che coprono il 100% della rete ferroviaria e dei treni”.
Questo tipo di sistema è utilizzato dalla Ferrotramviaria ma solo tra Bari e Ruvo, dove i lavori di ammodernamento sono già finiti, mentre è assente da Ruvo a Barletta, dove termina il tratto gestito dalla società .
Proprio in quel pezzo, al chilometro 51, si è verificato il frontale.
Per quale motivo e per colpa di chi è stato commesso l’errore, saranno a questo punto le indagini a stabilirlo.
Andrea Tundo
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 12th, 2016 Riccardo Fucile
“SERVE SANGUE PER I FERITI”: TUTTI IN CODA AD ANDRIA, BARLETTA E BARI
«Serve sangue, di tutti i gruppi, per i feriti. Andate a donare».
Pochi minuti dopo l’appello lanciato dai medici si stavano già eseguendo i primi prelievi.
La tragedia ferroviaria avvenuta tra Corato e Andria ha subito innescato una gara di solidarietà tra i pugliesi. Al centro trasfusionale di Barletta, ad Andria e a Bari si sono formate lunghissime code di donatori.
Molti giovani e giovanissimi, ma non solo. Nel Policlinico del capoluogo pugliese gli operatori hanno dovuto distribuire numerini per stabilire un ordine.
L’invito a donare è stato esteso anche per i prossimi giorni.
Il tam-tam per la raccolta del sangue è partito sui social network e nei circuiti radiofonici e televisivi con la richiesta della federazione pugliese donatori di sangue rivolta a tutti i gruppi sanguigni, ma il più richiesto è lo 0 positivo.
Sempre sul web sono stati pubblicati decine di scatti che mostrano le persone in attesa di donare e testimonianze di orgoglio per la risposta dei pugliesi.
Una gara di solidarietà che ha ricordato le recenti scene viste a Parigi dopo gli attentati del Bataclan (novembre 2015) o a Orlando dopo la sparatoria nel locale gay Impulse nel giugno scorso.
La donazione del sangue si è estesa anche alla Basilicata, dove la Fidas ha chiesto ai suoi donatori di recarsi presso i centri trasfusionali» lucani, che garantiranno la raccolta e la gestione.
Intanto la Toscana ha messo a disposizione degli ospedali pugliesi una scorta di sangue. Lo ha annunciato l’assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi: «Siamo anche pronti a collaborare con il sistema sanitario pugliese per inviare personale medico e infermieristico per l’assistenza e la cura dei feriti».
Filippo Femia
(da “La Stampa”)
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Luglio 12th, 2016 Riccardo Fucile
TUTTO QUELLO CHE C’E’ DA SAPERE SUL DISASTRO FERROVIARIO
Cosa è successo?
Alle 11.30 di questa mattina due treni pendolari, in viaggio sulla tratta a binario unico tra Ruvo e Corato, vicino Andria, si sono scontrati frontalmente. Le vittime ufficiali sono almeno 25, tra cui uno dei macchinisti, mentre ci sarebbero una cinquantina di feriti. Dalle lamiere accartocciate dei vagoni è stato estratto, ancora vivo, anche un bambino.
Di che treni si trattava?
I due convogli, in viaggio sulla linea Bari-Nord, che collega il capoluogo pugliese alla città di Barletta, erano gestiti da Ferrotramviaria Spa, una società privata nata nel 1937 e titolare di un contratto stipulato con la Regione Puglia. Che prevede la gestione dell’intera infrastruttura ferroviaria per un tratto di circa 83 chilometri, di cui oltre 40 a binario unico, come nel tratto dove si è verificato l’incidente.
Cosa ha causato l’incidente?
Le dinamiche dello scontro non sono ancora chiare: tra le ipotesi c’è sicuramente quella di un errore umano ma anche meccanico, visto che in quella tratta i treni sono gestiti, in parte, anche in maniera computerizzata. «E’ ancora presto per stabilire le cause. Abbiamo aperto un’inchiesta interna, oltre a quella della magistratura – spiega un portavoce della società -. Gestiamo 196 treni al giorno, non era mai successo nulla di simile».
Secondo Stefania Gnesi, ricercatrice dell’Istituto di scienza e tecnologie dell’informazione del Consiglio nazionale delle ricerche (Isti-Cnr), la causa potrebbe essere stata la mancanza di sistemi automatici di supervisione della linea ferroviaria: in quella tratta viene ancora usato il cosiddetto “blocco telefonico”, cioè la comunicazione telefonica del via libera sul binario unico.
«Dalle informazioni che abbiamo estrapolato da Internet sembrerebbe non ci fosse un impianto di segnalazione automatica in quella tratta – osserva – sembra invece che lì funzioni ancora il blocco telefonico, cioè la comunicazione via telefono del via libera, tra la centrale di controllo e il macchinista». «Secondo le informazioni prese dal sito Rfi – aggiunge Stefania Gnesi – il sistema di blocco telefonico è usato in una piccola percentuale delle linee, il 98% è invece controllato da sistemi automatici più o meno raffinati, con livelli più o meno accurati a seconda della linea».
Secondo la ricercatrice i sistemi automatici sono più sicuri «perchè funzionano a blocchi». «Ci sono sensori su tutta la linea ferroviaria – spiega – che segnalano blocco per blocco se la linea è occupata. Man mano che il treno avanza si bloccano gli altri treni, c’è come una distanza di sicurezza. Se per caso un treno sfora, viene mandato il blocco automatico, che può essere il classico semaforo rosso oppure l’interruzione della linea elettrica sul treno, che quindi si ferma».
«È un sistema altamente sicuro – aggiunge Stefania Gnesi – perchè tutte queste procedure vengono validate e testate prima di essere messe in uso, controllate via software e via hardware e devono rispettare delle regole di certificazione».
Si poteva evitare il disastro?
Pur non avendo ancora informazioni precise sulle possibili cause, è la stessa Ferrotramviaria a far notare come quello dell’incidente fosse l’ultimo tratto a binario unico, visto che sugli altri ci sono già lavori in corso per il raddoppio della linea. E, ironia della sorte, sul sito della società si legge proprio che in queste settimane dovrebbe essere consegnato il progetto definitivo anche per la tratta Corato-Andria, per un totale di 25 milioni di euro in fondi europei.
Chi sta indagando sul posto?
La procura di Trani indaga per omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario. Il fascicolo è stato aperto a carico di ignoti. Oltre alla magistratura, sul luogo sono stati inviati anche gli agenti del Noif, un nucleo della Polfer esperto in disastri ferroviari. Costituito nel 2011, il nucleo aveva già affiancato l’autorità giudiziaria nel’indagine sul disastro di Viareggio del 2009.
Chi si occupa della sicurezza su quel tratto?
Come spiega Il Sole 24 Ore, quel pezzo di linea è di competenza dell’Ustif, l’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi, un organo periferico del ministero delle Infrastrutture. Non di competenza dell’Ansf quindi, l’Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie che è un soggetto terzo e indipendente che opera affinchè siano mantenuti tutti gli standard di sicurezza.
Cosa c’entra Trenitalia?
Praticamente nulla: il materiale rotabile e i convogli erano di proprietà di Ferrotramviaria, ma il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Graziano Delrio ha disposto l’intervento, oltre a quello degli ispettori ministeriali, dei tecnici di Rfi, per garantire il massimo supporto alle indagini e alla società privata che gestiva il tratto ferroviario in causa.
Cosa farà il Governo?
C’è una «assoluta richiesta di capire i responsabili e fare totale chiarezza», ha dichiarato il premier Renzi, con il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi che ha aggiunto come il Governo «non farà sconti a nessuno nell’accertamento delle responsabilità ». Delrio, arrivato sul posto in giornata, ha assicurato la formazione di una «commissione d’indagine per capire le cause di questa tragedia che addolora tutto il Paese».
Dario Marchetti
(da “La Stampa”)
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Luglio 12th, 2016 Riccardo Fucile
L’INCIDENTE IN UN TRATTO A BINARIO UNICO… EMERGENZA SANGUE: AD ANDRIA IN TANTI ALL’OSPEDALE PER DONARE SANGUE… “SEMBRA UN DISASTRO AEREO”
“Sembra un disastro aereo”. Chi ha visto i due treni accartocciati nella campagne della Murgia fra Andria e Corato racconta così il disastro.
Oltre venti morti e 50 feriti, molti dei quali incastrati nei convogli, nello scontro frontale fra due treni di linea delle Ferrovie Nord Barese avvenuto in mattinata sul tratto a binario unico. Ma il bilancio delle vittime sembra purtroppo destinato ad aumentare.
L’ospedale da campo e gli psicologi.
Tra i feriti soccorsi negli ospedali di Andria, Barletta e Bisceglie – 18 dei quali sono in gravi condizioni – c’è anche un bambino di pochi anni portato in ospedale a bordo di un elicottero. Nella zona dell’incidente è stato allestito un ospedale da campo per i primi soccorsi.
La Asl ha messo in campo un coordinamento psicologico sia sul luogo della tragedia sia negli ospedali in collaborazione con l’Ordine degli psicologi. Le salme vengono trasferite all’Istituto di medicina legale di Bari.
L’intervento dal cielo.
Si sono mossi anche l’elisoccorso della Protezione civile e quello dei vigili del fuoco. I primi rilievi aerei effettuati dai vigili del fuoco avevano dato l’idea della violenza dello scontro. Uno dei treni ha soltanto due vagoni rimasti pressochè intatti; l’altro soltanto l’ultimo, quello di coda.
“E’ un disastro come se fosse caduto un aereo”, scrive sul proprio profilo Facebook il sindaco di Corato, Massimo Mazzilli.
L’emergenza sangue.
Il centro trasfusionale di Andria sta effettuando una raccolta straordinaria di sangue all’ospedale di Andria: servono donatori del gruppo 0 positivo.
Visto il notevole afflusso di donatori, fanno sapere dal centro, è consigliabile andare in ospedale nella mattinata di domani.
Il dipartimento regionale di Promozione della salute comunica che tutti i servizi trasfusionali della Regione Puglia rimarranno aperti oggi e domani dalle 8 alle 19. Tanti in coda anche al Policlinico di Bari.
Il centro di accoglienza.
La Protezione civile della Bat rende noto che presso il palazzetto dello sport in viale Germania ad Andria è allestito un centro di accoglienza per parenti delle vittime e un centro di informazione per il ricongiungimento familiare dei passeggeri. I numeri presso cui è possibile contattare i responsabili della struttura sono 331.171.31.03 – 0883.299.750 – 0883.299.416 e 0883.299.411.
La testimonianza del poliziotto.
“Una scena spaventosa, allucinante: questo è quello che ho visto”, racconta un agente di polizia, con la divisa impolverata, impegnato a scavare fra i detriti. “Ho visto persone morte, altre che chiedevano aiuto, persone che piangevano. La scena più brutta della mia vita”.
(da “La Repubblica”)
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Luglio 12th, 2016 Riccardo Fucile
SI PARLAVA DI LUI COME FUTURO ASSESSORE IN CASO DI VITTORIA DELLA MELONI ALLA COMUNALI
Soltanto pochi giorni fa Kappler – che prima delle amministrative aveva fatto campagna elettorale in Calabria a favore di Giorgia Meloni – era stato indagato dalla procura di Roma per una vicenda di mazzette legate ai lavori nei campi rom effettuati nella Capitale al tempo della giunta Alemanno.
Una lista di reati, a seconda delle posizioni, dal falso, all’inadempimento dei contratti sulle pubbliche forniture, dalla corruzione al favoreggiamento, dalla gestione illecita e la combustione di rifiuti all’errore indotto dall’altrui inganno.
Tutto era funzionale secondo l’impostazione dell’accusa coordinata dall’aggiunto Paolo Ielo, a giustificare interventi di bonifica in emergenza, spesso immotivati.
Lo stesso meccanismo utilizzato in Mafia Capitale in questo ed altri settori dell’amministrazione pubblica, come confermato dai tanti link fra le due inchieste. Kappler, in questo senso, è l’ennesimo punto di contatto.
Kappler in passato aveva un suo feudo elettorale sul litorale romano, esattamente ad Anzio e Nettuno, dove era stato eletto senatore.
Il suo nome era nella relazione antimafia che aveva portato nel 2004 allo scioglimento del comune di Nettuno ma sul suo ruolo non v’era stato alcun addebito giudiziario.
Secondo indiscrezioni, in caso di vittoria della Meloni come sindaco di Roma, avrebbe potuto avere un assessorato di peso nella giunta.
(da “il Corriere della Sera”)
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Luglio 12th, 2016 Riccardo Fucile
“PERSONAGGIO CHIAVE DELLA VICENDA CORRUTTIVA” SCOPERCHIATA DALLA PROCURA DISTRETTUALE ANTIMAFIA
L’ex senatore di An-Fratelli d’Italia, Domenico Kappler, 56 anni, di Roma, attuale commissario regionale per la Calabria di Fratelli d’Italia, ad avviso degli inquirenti della Dda di Reggio Calabria, sarebbe stato un “personaggio cardine della vicenda corruttiva” nonostante non avesse cariche formali che giustificassero il suo coinvolgimento nella vicenda relativa ad un comitato d’affari che avrebbe orientato appalti pubblici multimilionari ad imprese riconducibili alla ‘ndrangheta.
Ex amministratore delegato della società pubblica Risorse per Roma Spa — società in house partecipata interamente da Roma Capitale per gestire le attività di alienazione del patrimonio immobiliare capitolino — Domenico Kappler sarebbe stato legato ad Alberto Scambia, 66 anni, anche lui fra i fermati.
Secondo l’accusa, avrebbe corrotto un dirigente del Comune di Reggio Calabria affidandogli un incarico professionale per conto di “Risorse per Roma”.
Il manager Domenico Kappler, ad avviso della Dda di Reggio Calabria, avrebbe avuto interessi in due società “Idrorhegion” e “Acquereggine” che ha gestito per molti anni, per conto del Comune di Reggio, il sistema di depurazione delle acque.
Kappler avrebbe corrotto l’allora dirigente del settore Servizi tecnici (attuale dirigente del settore Cultura, turismo, istruzione e sport del Comune di Reggio Calabria) conferendogli un incarico professionale tramite la società “Rosorse per Roma spa”.
(da agenzie locali)
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Luglio 12th, 2016 Riccardo Fucile
RENZO BOSSI A PROCESSO PER I FONDI SOTTRATTI ALLA LEGA: “ESCLUDO DI AVER STUDIATO”
Laureato a sua insaputa. “Ho saputo della mia laurea in Albania solo dopo questa indagine” sono le parole di Renzo Bossi, detto il Trota, durante il processo che lo vede imputato per appropriazione indebita con il padre e l’ex tesoriere Francesco Belsito. Per l’accusa il figlio del senatur avrebbe comprato la laurea presso l’Università Kristal di Tirana con 77mila euro sottratti alle casse della Lega.
“Escludo di aver mai chiesto soldi a Belsito perchè non ne avevo motivo. Non ricevevo alcuna indennità ma semmai, come tutti gli altri eletti, davo un contributo al partito” ha detto il Trota davanti ai pm.
La vicenda della laurea in Albania “mi lascia perplesso. Escludo di aver fatto l’Università . Quei documenti li ho visti solo a indagini avviate e sul diploma c’è anche la mia data di nascita sbagliata”.
E l’Audi A6?
“E’una vettura acquistata dalla Lega per la Lega. Veniva usata da me e altri del partito per essere accompagnati ad appuntamenti politici e non è mai stata un’auto mia esclusiva. Avevo la mia personale”.
Infine, tra i vari punti toccati quello delle multe che lui mai ha messo in conto al partito e che sarebbero state prese dai due autisti che “quando divenni consigliere regionale, mi accompagnavano”, anche per questioni di sicurezza: “misi a diposizione la mia macchina” e “di fatto pagai io le multe. Mi trovai a fare la rateizzazione con Equitalia e a versare 14 mila euro”.
Insomma il Trota ha respinto le contestazioni e ha concluso con una frase secca: “Sono accusato per una appropriazione che non vedo”
(da “Huffingtonpost”)
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