Agosto 2nd, 2018 Riccardo Fucile
“FOMENTA INTOLLERANZA SOCIALE”… NEL MIRINO LA FRASE “ANDATE VIA”, RIPETUTA DA SALVINI IN SPREGIO ALLA SENTENZA DELLA CASSAZIONE
“Salvini fomenta un’allarmante intolleranza sociale”. È questa la considerazione, per loro convinzione comune, che li ha spinti a denunciare Matteo Salvini. “Volontari, attivisti solidali, cittadini che insieme all’associazione “Baobab Experience” credono nell’accoglienza e nei valori che trasmette” e hanno deciso di portare in tribunale il vicepremier e ministro dell’Interno “per il reato di diffusione di idee fondate sull’odio etnico o razziale”, si legge nel post pubblicato sul profilo Facebook dell’associazione che a Roma si occupa di accoglienza e integrazione dei migranti.
Alla base della denuncia, presentata all’avvocato e della quale si parlerà domattina nel corso di una conferenza stampa, la sentenza della Cassazione “che – prosegue il messaggio affidato a Facebook – ha ritenuto la frase “…andate via”, rivolta ad alcuni immigrati minacciati ed aggrediti, aggravante con finalità di discriminazione, ovvero di odio razziale o etnico”.
Notizia che il 12 luglio scorso Salvini ha commentato via social con tanto di faccina sorridente finale. “Ha delegittimato la sentenza a mezzo Twitter riproponendo di fatto e ripetutamente – si sottolinea nel post – la stessa locuzione: “andate via”. Per questo appare configurarsi il reato di diffusione di idee fondate sull’odio etnico o razziale”.
Il riferimento è al “clima di intolleranza, di questi ultimi mesi, verso migranti ed immigrati nel nostro paese”, secondo i denuncianti “strettamente connesso alla politica respingente e denigratoria delle migrazioni” e alla scia di morti che continua a insanguinare il Mediterraneo.
“Crediamo che la politica e la sua sete di consensi facili abbia le maggiori responsabilità di quanto sta accadendo nel Mediterraneo e per le strade delle nostre città . La propaganda facile e le parole dure come pietre stanno facendo riemergere un razzismo preoccupante che sentiamo il bisogno di fermare”, hanno scritto su Facebook, dicendosi “comunque ottimisti perchè sappiamo che contro questo imbarbarimento centinaia di persone si mobilitano ogni giorno”.
L’ultimo passaggio è una nuova bordata al ministro dell’interno: “I diritti umani non sono merce di scambio ma diritti inviolabili che nessuno può mettere in discussione, neanche il ministro dell’interno Matteo Salvini e il suo partito”.
(da agenzie)
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Agosto 2nd, 2018 Riccardo Fucile
“POLITICO”, IL NOTO GIORNALE AMERICANO DI ANALISI POLITICA, EVIDENZIA IL SERVILISMO DEL PREMIER ITALIANO
Politico, uno dei più importanti, sofisticati e rinomati quotidiani di politica nazionale e estera
americani, ha dedicato un lungo articolo al meeting di Giuseppe Conte e Donald Trump, prendendo abbondantemente in giro Conte definendolo “la ragazza pon pon di Trump”.
In effetti, fa notare Politico, l’incontro è stato infarcito di surrealismo, a cominciare dall’esordio della conferenza stampa in cui Trump si è congratulato con Conte per la sua “strabiliante vittoria” alle elezioni di marzo, ignorando a quanto sembra che Conte altro non è che un tecnico al servizio di Salvini e – dicono – anche di Di Maio.
Ma Trump ha continuato per la sua strada e Conte, che ben sa che non era in alcun modo candidato alle elezioni, non ha avuto il cuore di correggerlo, forse emozionato perchè per la prima volta la scena era sua e non di Salvini.
Trump ha guidato l’incontro, congratulandosi con Conte per come l’Italia sta gestendo la questione migranti, ignorando anche qui il fatto che Conte non abbia avuto completamente voce in capitolo.
Conte, però, ha aperto bocca solo per ringraziare il presidente e per lodare la sua amministrazione di cui, spera, l’Italia sarà un interlocutore essenziale.
Toni completamente diversi da quelli della Merkel, di Macron e del ministro olandese Rutte che hanno approfittato dell’incontro per prendere le distanze dall’amministrazione Trump.
Da questo evidente servilismo la definizione di “ragazza pon pon” e la stoccata finale: “Trump sarà emozionato, perchè per una volta ha la possibilità di stare accanto a un leader che ha meno esperienza politica di lui”.
(da agenzie)
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Agosto 2nd, 2018 Riccardo Fucile
TUTTO SECONDO COPIONE, DELINQUENTI A PIEDE LIBERO PERCHE’ LO STATO E’ INCAPACE DI INTERNARLI A PSICHIATRIA O OSPITARLI NELLE PATRIE GALERE…INSIEME AI MANDANTI DELL’ODIO RAZZIALE CHE DICONO CHE NON ESISTE RAZZISMO IN ITALIA
E’ iniziata la campagna di odio contro Daisy Osakue, l’atleta italiana vittima dell’aggressione con danni alla cornea alcune sere fa a Moncalieri: “Fosse per me l’avrei cacciata dall’Italia”, “Ma azzurra di che?”, “Tanto di azzurro hai solo la maglia”, “Valigia, barcone e tornatene in Africa” e “non ci sono neri italiani” sono solo alcuni tra i commenti colmi d’odio razzista che hanno letteralmente invaso la pagina facebook dell’atleta
La bacheca Facebook della ragazza diventa incredibilmente un luogo dove postare – in modo quasi ossessivo – foto e frasi sull’omicidio della povera Pamela Mastropietro. “Ha fatto più notizia un uovo in faccia che la povera Pamela stuprata, uccisa e fatta a pezzi da un migrante”
“Invece di lamentarti per una goliardata chiedi piuttosto scusa e vergognati per i tuoi amichetti e per tutto quello che hanno fatto a Pamela”, scrivono, come se i due episodi fossero correlati o se la ragazza ne avesse colpa.
Intanto la partecipazione di Daisy agli Europei è “fortemente a rischio”. I danni all’occhio provocati dall’aggressione hanno costretto infatti l’atleta a dosi di cortisone troppo elevate. Un incubo nell’incubo per la primatista.
(da Globalist)
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Agosto 2nd, 2018 Riccardo Fucile
LO SCRITTORE, VICINO AI SENTINELLI, AGGREDITO DA DUE NEONAZISTI
Lo hanno aspettato sotto casa con un coltello e lo hanno aggredito urlando “comunista di
merda”.
E’ successo mercoledì sera all’ora di cena quando Enrico Nascimbeni, militante dei movimenti antirazzisti e antiomofobi e vicino ai Sentinelli di Milano, stava tornando a casa.
Nascimbeni ha riportato un taglio non profondo al braccio dopo essersi difeso dal tentativo di accoltellamento al volto.
Ha sporto denuncia ai carabinieri della stazione Garibaldi che stanno facendo le indagini. “Erano due energumeni palestrati”, racconta Maurizio Merlotti, amico del giornalista e scrittore aggredito mentre usciva di casa
Secondo Merlotti che ha parlato a lungo con Nascimbeni dopo l’agressione il fatto è riconducibile ad alcune minacce che gli erano arrivate via mail e via social negli ultimi mesi dopo la partecipazione a manifestazioni antirazziste. Il giornalista che dirige la rivista on line della comunità Sanam ha fatto un giro con i carabinieri per il suo quartiere per vedere se i due aggressori fossero stati ancora in zona.
“Uno dei due che mi hanno aggredito sulla porta di casa — si legge sulla pagina Facebook – mi ha tirato una coltellata al viso che per reazione istintiva ho parato con un braccio che ovviamente ha un taglio non grave. Se ne sono scappati via dicendomi “sporco comunista di merda”. Mi sono chiuso in casa. Mi sono ripigliato un po’ è chiamato i carabinieri (e ne sono arrivati tanti) ed è arrivata una ambulanza. Una paramedica mi ha medicato e poi sono andato con i carabinieri in caserma e ci sono rimasto fino a poco fa. Non mi aspettavo una cosa del genere. Una violenza del genere contro un giornalista, uno scrittore un cantautore per le sue idee. Mi sono spaventato e parecchio. Me la sono vista brutta. Ma mi è andata tutto sommato bene.”
(da agenzie)
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Agosto 2nd, 2018 Riccardo Fucile
IL FALLIMENTO DELLA RAGGI E SALVINI: SE CHIUDI UN CAMPO ROM SENZA CREARE ALTERNATIVE, NON FAI CHE SPOSTARE IL PROBLEMA ALTROVE E ALIMENTARE IL RAZZISMO
Una bomba carta è stata lanciata questa notte a Roma contro gli ex abitanti del Camping River a via delle Galline Bianche, nel quartiere Labaro.
Verso mezzanotte, secondo quanto scrive oggi l’agenzia Dire, da una Fiat Punto nera è stato scagliato l’ordigno verso dove si trovava la popolazione rom, dal giorno dello sgombero divisa in accampamenti di fortuna tra Labaro e Prima Porta.
Non ci sono feriti, ma solo un grande botto.
Nei giorni scorsi i cittadini della zona avevano manifestato una crescente insofferenza a seguito dello sgombero che di fatto ha portato in strada, per lo più appunto tra Labaro e Prima Porta, buona parte dei rom del campo.
Perchè è evidente che se sgomberi un campo senza dare alternative abitative non fai altro che spostare il problema da una parte all’altra della città e fomentare il razzismo latente.
Sul gruppo aperto Sei di Labaro se… apaiono infatti commenti di rabbia, insofferenza e intolleranza
“La cosa che mi fa piu’ schifo . scrive Stefania – e’ che se parli di fare una rivolta no, si pensa solo alle vacanze e alle cazzate di sempre. Fanno piu’ schifo quelli che parlano e non fanno niente che i rom”.
Tesi che trova l’appoggio di molti, in particolare di Valentina che fa un appello: “Dobbiamo muoverci noi! Chi di noi e’ disposto a mettersi in gioco?”.
Più cauta Franca, secondo la quale “se i cittadini intervengono va a finire che poi passano guai. Siamo ospiti in casa nostra!”. Si rammarica anche Tiziano, perchè dopo gli sgomberi “già sognavo di non ritrovarmeli più a scuola”.
(da Globalist)
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Agosto 2nd, 2018 Riccardo Fucile
DOPO TANTI ANNUNCI SI E’ ACCORTO CHE “CI VORRANNO 50 ANNI”
Vi ricordate? Era la prima delle sue promesse elettorali. 
«Ci sono mezzo milione di irregolari in Italia. Con le dovute maniere vanno allontanati tutti. Altrimenti si alimenta la confusione».
Così parlava Matteo Salvini da candidato. Il ministro dell’Interno invece si è reso conto, a sue spese, che fare quello che si promette è piuttosto difficile quando quello che prometti non dipende soltanto dalla tua volontà .
Racconta oggi Francesco Grignetti sulla Stampa che espellere 7000 persone l’anno non è difficile: è impossibile
Per incrementare i voli di rimpatrio, nelle settimane scorse il ministro aveva annunciato di avere spostato molti fondi: almeno 50 milioni di euro, recuperati da altre voci di bilancio.
E 42 milioni di euro andranno ai rimpatri assistititi, che sono quella modalità su base volontaria per cui l’immigrato decide di tornare a casa ma con un piccolo fondo con cui avviare una propria attività economica.
Il punto più bello dell’articolo è però quando Salvini durante un’audizione in Senato si accorge che i voli di linea non sono adatti al suo piano e non c’è un altro modo per effettuare i rimpatri:
Nella medesima audizione, Salvini ha sbuffato diverse volte sul tema. Quando ha spiegato, ad esempio, che sono soltanto 4 gli accordi di riammissione che ha trovato operanti al ministero. «Ma solo la Tunisia accetta i charter. Gli altri Paesi ci impongono i voli di linea. E con 3 rimpatri a settimana, ci vorranno anni….».
Lo aveva detto più o meno negli stessi termini qualche giorno prima a Innsbruck, a margine di una riunione dei ministri dell’Interno: «Negli ultimi anni sono arrivati dalla Nigeria 60mila migranti, nella stragrande maggioranza dei casi non-profughi e siamo riusciti ad espellerne 700. Quindi voi capite che l’Italia ha un pregresso di 500mila clandestini e se non riusciamo ad espellerne più di 10mila l’anno ci mettiamo cinquanta anni a recuperare il passato».
Buongiorno, principessa!
(da “NextQuotidiano”)
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Agosto 2nd, 2018 Riccardo Fucile
100.000 UTENTI PER VEICOLARE LA FALSA TESI DELL’INVASIONE
I dati che hanno evidenziato i troll russi abbiamo rilanciato a ripetizioni post in favore di Lega e M5s ma, in misura maggiore, in favore della destra reazionaria e xenofoba non devono meravigliare.
Poi si scopre che uno dei cavalli di battaglia del ministro di Polizia, ossia chiudiamo i porti, viene da lontano…
Già nei mesi scorsi, a seguito di un’inchiesta del Pais che ha avuto conferme, era emerso che i profili di una serie di attivisti particolarmermente attivi sui social per puntare l’indice contro l’immigrazione e le Ong e che avevano un contatto diretto con il sito Sputnik, un sito di proprietà del governo russo che opera in diverse lingue tra cui l’italiano.
Il meccanismo di interferenza russa ha concentrato i suoi sforzi in una campagna di disinformazione soprattutto sui temi dell’immigrazione con lo scopo di far crescere l’ultradestra in Italia.
La cosa più interessante è che le notizie allarmistiche lanciate nei mesi prima delle elezioni sono piùà o meno le stesse usate dalla destra reazionaria e che sentiamo ripetere anche adesso nel bel mezzo del governo del Cambiamento: l’invasione, che bisogna essere ‘senza cuore’, la guerra sociale che è causata dai migranti,. E così via.
In sostanza si trattava di diffondere una falsa immagine che vede l’Italia invasa dai rifugiati i quali sarebbero tra i responsabili della disoccupazione e dell’inflazione nell’ambito di una crisi aggravata dall’incapacità dell’Unione europea.
Questi dati si basano su 1.055.774 messaggi diffusi attraverso 98.191 utenti.
Alcuni esempi delle informazioni circolate lungo questi canali, secondo El Pais, sarebbero molto chiari. Tra questi due articoli che hanno come titoli rispettivamente: “Nel 2065 la quota di immigrati in Italia potrebbe superare il 40% della popolazione totale” o ancora: “Il caos degli immigrati è l’inizio di una guerra sociale”.
Secondo uno studio di Alto Data Analytics, una società che si occupa di big data e intelligenza artificiale per l’analisi dell’opinione pubblica sui media e sui social network, che ha esaminato post di blog e video, Sputnik ha avuto una grande influenza nell’esasperare il dibattito sulla questione migratoria.
Secondo sempre l’inchiesta di El Pais, i beneficiari di questa azione furono soggetti politici come la Lega di Salvini o Casapound.
Ad ogni modo – sempre secondo El Pais – Sputnik ha svolto un ruolo centrale ma non è stato l’unico in questa campagna anti immigrati. È stato accompagnato – come in Italia si sa – da una serie di piccoli siti web italiani che diffondevano fake news contro l’immigrazione con molti post diventati virali nonostante fossero totalmente inventati.
(da Globalist)
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Agosto 2nd, 2018 Riccardo Fucile
LA MANO DI PUTIN NELLA DIFFUSIONE DI BALLE SUI SOCIAL ITALIANI
A dire il vero si era già capito: non ci voleva un genio. 
Ma ulteriori elementi oggettivi stano emergendo: una fabbrica di troll russa, al servizio dell’intelligence di Mosca, il cui scopo era quello di inquinare l’opinione pubblica occidentale.
E’ la Internet Research Agency, con sede a San Pietroburgo, il cui lavoro è stato scoperto dal sito di statistica americano FiveThirtyEight. Dall’analisi di circa un milione di tweet sono emerse le interazioni di molti profili fake, tra i quali ci sono anche sostenitori dei partiti populisti oggi al governo in Italia.
Secondo la ricostruzione del “Corriere della Sera”, i troll che diffondevano notizie via social network hanno attivamente rilanciato contenuti che sostenevano le battaglie dei movimenti oggi al governo, pur senza essere ufficialmente legate ai partiti in questione.
Il sito Usa che ha scoperto la enorme mole di dati ha pubblicato i nove ricchissimi file Excel con oltre un milione di interventi via Twitter effettuati dai profili sospettati di essere di origine russa. E tra questi interventi ce ne sono parecchi anche in italiano.
Non si tratta di contenuti originali introdotti nella discussione politica italiana, in realtà : i troll russi rilanciano altri profili conosciuti per la loro centralità social e simpatizzanti per i populisti.
Dai documenti emersi non c’è nessun segno di eventuali richieste di aiuto a Mosca in tal senso, mentre ci sono evidenti segnali della volontà dei troll di sostenere il populismo in Italia.
Un esempio lampante di questa tentata interferenza è un troll di nome Brianwarning che, il 21 gennaio 2016, rilancia un post italiano che si interroga sull’eventuale uscita dall’Ue della Gran Bretagna dopo il referendum.
A un contenuto relativamente neutro si nota che i profili collegati sono spiccatamente politici e vicini all’area M5s. Tra gli altri: Gianluigi Paragone, oggi senatore M5s; @soqquadroM, che ha sostenuto Foa alla Rai; e infine un nome in codice Elena07617349, ora cancellato, ma fino a primavera 2017 associato a contenuti Twitter contro Obama, contro il Giglio magico di Matteo Renzi, contro gli sbarchi. Elena inizialmente si esprimeva in inglese, per poi passare all’italiano.
Di questo profilo si trovano molti dialoghi in italiano con 123stoka #iostoconsalvini. Dal materiale emerso si vede che un troll russo di nome Carriethornton rilancia un post legato a “Elena” e a un “Junioborghese1”, legato all’estrema destra, accusando “Minniti, un ex comunista, loro sono abili a mascherare”.
Sarebbe proprio Elena al centro dell’Italian Connection dei documenti di Mueller. Proprio nel giorno del referendum costituzionale del dicembre 2016 il troll anonimo russo “Chessplaychess” rilancia un post che dice: “Si è diffusa l’idea che votare non è previsto dalla Costituzione, strana ‘sta cosa”.
E spunta, collegato a quel post, un altro profilo populista italiano anonimo, chiamato @NoemijBra, che si volatilizza nel marzo 2017 quando viene smascherata una fake news, proprio firmata da “Noemi”, ai danni dell’allora ministro Pd Giuliano Poletti.
(da Globalist)
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Agosto 2nd, 2018 Riccardo Fucile
SCOPERTA DAL SITO FIVE THIRTHY EIGHT UNA RETE CON PIU’ DI UN MILIONE DI INTERVENTI SUI SOCIAL APPARTENENTI A OPERATORI RUSSI
1500 tweet a favore della Lega e del M5s a firma russa.
È quanto scoperto dal sito di statistica americano Five Thirthy Eight creando un database che ha studiato quasi tre milioni di cinguettii provenienti dagli account associati all’agenzia russa Internet Research Agency.
In sostanza, una “fabbrica di troll” targata Mosca per influenzare l’opinione pubblica occidentale, nel caso specifico quella italiana, a favore del Carroccio e del Movimento di Beppe Grillo.
La notizia è riportata questa mattina dai quotidiani La Repubblica e Corriere della Sera che riprendono la ricerca americana che racconta di un intervento sistematico sui social per interferire e manipolare l’opinione degli italiani.
Un esempio? Il tweet sul figlio di Poletti, l’ex ministro del lavoro, finito al centro di un’aspra polemica perchè il suo giornale incassava i finanziamenti pubblici. Ebbene all’origine della viralità dello scandalo a 140 caratteri ci sarebbe Noemi, un account fake con più di 50mila seguaci che rilanciò la bufala rendendola appunto, virale.
Un profilo che poi sparì, raccontano i quotidiani. La sua fake news fu scoperta poi da David Puente.
Dietro si nasconde la mano dell’Internet Research Agency, un’agenzia con sede a San Pietroburgo con ben 400 dipendenti.
A scoprire il giro di tweet — è retweet soprattutto — è stato il sito americano guidato da Nate Silver, con la collaborazione di alcuni docenti universitari.
Il sistema venuto alla luce è stato studiato così: 2.973.371 cinguettii provenienti da circa 3mila account caricati nel database aperto con tanto di autore, testo, data e tipologia di tweet, ovvero se originale o un retweet.
Nove vastistissimi Excel che raccolgono tutto. I file interessati dalla ricerca vanno dal febbraio 2012 a maggio 2018. Ma il picco di messaggi va dal 2015 al 2017.
Non solo messaggi in inglese a favore di Donald Trump, dunque. Ma anche cinguettii in italiano a favore dei partiti populisti nostrani e delle loro posizioni. Secondo i dati raccolti l’ordine non è quello di formulare contenuti originali e lanciarli nella discussione politica italiana: i troll russi per lo più rilanciano altri profili social con forte seguito tra i populisti e vicini ai loro temi.
“Putin è l’unico grande statista e uomo di pace, Usa sono guerrafondai”, è l’esempio riportato a firma “belkastrelka”. Ma ce ne sono molti altri, tutti provenienti da San Pietroburgo, che interagivano con i profili dei sostenitori Lega e M5s. “Brianwarning” il 21 gennaio 2016 rilancia un post italiano che si interroga sull’eventuale uscita dall’Ue della Gran Bretagna dopo il referendum.
A un contenuto relativamente neutro si nota che i profili collegati sono spiccatamente politici e vicini all’area M5s. C’è poi “SoqqadroM”, attivo fino a ieri 1 agosto, che twittava a favore del sovranista Marcello Foa come presidente Rai. Un altro account è quello di Elena07617349, ora cancellato, ma fino a primavera 2017 associato a contenuti contro Obama, contro Matteo Renzi e contro gli sbarchi. Un profilo attenzionato anche da Robert Mueller, procuratore speciale per le indagini del Russiagate.
Elena inizialmente si esprimeva in inglese, per poi passare all’italiano. Una strana connessione. Sempre di Elena07617349 si trovano molti dialoghi in italiano con 123stoka #iostoconsalvini.
Non solo gli Stati Uniti dunque, ma anche l’Italia.
I profili di social che sono stati impegnati nelle interferenze della campagna elettorale americana del 2016, hanno attivamente rilanciato i contenuti di profili di twitter in italiano che sostenevano le posizioni dei partiti populisti oggi al governo. Una rete di propaganda che è ancora in corso di analisi: “Riassemblare e organizzare questi tweet è una sorta di esercizio di sicurezza nazionale”, sono le parole dei responsabili del sito americano riportate da Repubblica. Fatto sta che il flusso di tweet finora studiato aumenta la sua portata proprio in corrispondenza degli appuntamenti elettorali più rilevanti, come la campagna americana del 2016 che ha portato alla vittoria di Donald Trump. Tutti profili che poi sono stati cancellati.
Le reazioni politiche —
“L’esistenza di una fabbrica di troll e fake news in Russia, che ha lavorato per diffondere notizie false contro i governi del Pd per favorire Lega e M5s, è gravissima”, è stato il commento dei deputati Pd che parlano di “ennesima conferma dei sospetti che erano già stati avanzati nei mesi scorsi, anche alla luce delle dichiarazioni dell’ex vicepresidente americano Biden”.
Secondo Michele Anzaldi e Carmelo Miceli è “urgente che il Parlamento italiano dia il via libera alla costituzione di una Commissione di inchiesta sulle fake news, per la quale abbiamo presentato l’articolato di legge il primo giorno della legislatura”. “Gli italiani hanno diritto di sapere — proseguono Anzaldi e Miceli — se le loro opinioni sono state manipolate”.
La ricostruzione della rete di propaganda a firma russa arriva a due giorni di distanza dalla scoperta da parte di Facebook di un tentativo di influenzare le elezioni di medio termine Usa del prossimo novembre, attraverso account falsi che rilanciavano temi caldi per influenzare l’opinione pubblica americana.
Sono stati chiusi ben otto pagine, 17 profili e sette account Instagram non autentici, che agivano in maniera coordinata. La società di Menlo Park ha fatto sapere che è troppo presto per sapere se gli account siano legati alla Russia.
Già nei mesi scorsi il social di Mark Zuckerberg è stato investito dallo scandalo di Cambridge Analytica, al centro di un furto di informazioni di 50 milioni di suoi utenti, poi utilizzate dalla società di dati per influenzare i risultati delle elezioni presidenziali americane 2016.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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