Ottobre 11th, 2018 Riccardo Fucile
L’ALTRO CARABINIERE HA SCELTO IL RITO ORDINARIO, PROCESSO A MAGGIO 2019… CONFERMATA LA TESI DELL’ACCUSA, I DUE SONO STATI DESTITUITI DALL’ARMA
L’ex appuntato dei carabinieri Marco Camuffo, 48 anni, è stato condannato a 4 anni e 8 mesi in abbreviato dal giudice del tribunale di Firenze, Fabio Frangini, al termine dell’udienza preliminare che si è svolta oggi, giovedì 11 ottobre, a Firenze.
Per lui la pm Ornella Galeotti aveva chiesto 5 anni e 8 mesi.
È accusato di violenza sessuale per aver abusato di una studentessa americana di 21 anni che aveva bevuto al punto di non essere in grado di opporsi, e per aver agito con violenza e con abuso di autorità .
Il suo collega di pattuglia, Pietro Costa, 33 anni, è stato rinviato a giudizio con le identiche accuse nei confronti di un’altra giovanissima studentessa americana. Per lui il processo inizierà il 10 maggio 2019.
“Il mio assistito non ha detto niente ascoltando la sentenza”, ha riferito il suo difensore, l’avvocato Filippo Viggiano che ha parlato di una “sentenza severa” contro cui ricorrerà in appello.
“C’è un’evidenza probatoria che non poteva essere messa da parte dal giudice, è una condanna che ci soddisfa”, il commento dell’avvocata Francesca D’Alessandro che assiste una delle due studentesse.
“Quella vicenda ha sconvolto la ragazza – ha riferito sempre lo stesso avvocato -. E’ tornata in Italia anche dopo l’incidente probatorio ma non è voluta andare a Firenze e ha preferito essere ospitata da me anzichè andare in albergo. Ora la contatto per comunicarle l’esito di questa prima condanna, che lei aspettava”.
Gli avvocati Gabriele e Marco Zanobini, che assistono la ragazza che accusa Costa di aver abusato di lei, l’hanno chiamata in America e spiegano che “è felice di essere stata creduta”.
I fatti risalgono alla notte fra il 6 e il 7 settembre 2017. I due carabinieri erano stati inviati alla discoteca Flo al piazzale Michelangelo per sedare un litigio e lì avevano incontrato le due amiche straniere, appena arrivate in Italia per un corso di studi, e si erano offerti di accompagnarle a casa sull’auto di servizio.
Al portone, invece di salutarle, erano entrati con loro e ciascuno dei due si era appartato con una delle ragazze. Ma pochi minuti dopo essere entrate in casa le due studentesse chiamarono disperate la loro tutor denunciando di essere state violentate. Lo scorso 12 maggio i due carabinieri erano stati destituiti dall’Arma
Marco Camuffo, difeso dagli avvocati Cristina Menichetti e Filippo Viggiano, aveva chiesto di essere giudicato in abbreviato, rito che prevede automaticamente lo sconto di un terzo della pena.
(da agenzie)
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Ottobre 11th, 2018 Riccardo Fucile
UN REFERTO MEDICO CHE PARLA DI 15 E 30 GIORNI DI PROGNOSI MA NESSUNO HA COLPITO GLI AGENTI (ANCHE PERCHE’ GLI AUTORI SAREBBERO STATI ARRESTATI) … TESTIMONI: “LA VOLANTE E’ PARTITA A RAZZO E HA AVUTO UN INCIDENTE: GLI AGENTI SI SONO FATTI MALE IN QUEL FRANGENTE”
Abbiamo già parlato ieri dei tre video che smentiscono la presunta aggressione a due agenti
di polizia da parte di 50 immigrati che vivono sulla pista adiacente al Cara di Borgo Mezzanone:
Secondo il consolidato asse SAP (il cui segretario è diventato senatore della Lega)- Salvini venerdì scorso sulla pista adiacente al CARA di Borgo Mezzanone una cinquantina di persone avrebbe accerchiato due poliziotti impegnati ad inseguire un ragazzo, anche lui residente nella baraccopoli, ‘colpendoli ripetutamente con calci, pugni e oggetti contundenti’.
Il tutto per cavalcare la notizia atta a invocare espulsioni immediate e proseguire nella campagna di criminalizzazione degli immigrati
Questa comoda versione è diventata un autogol , in quanto non solo smentita dalle testimonianze dei presenti, ma anche dai numerosi video che diversi immigrati hanno avuto la prontezza di girare durante la concitata fase dell’arresto.
Da cui emerge che non c’e’ stata alcuna “vile aggressione”, ma semplicemente un tentativo di scongiurare l’arresto brutale di una persona trascinata per diversi metri, mentre era già ammanettata, e poi legata alla ruota posteriore della volante della Polizia.
I presenti protestano animatamente contro il trattamento inflitto all’arrestato, urlando “non è un animale!”
Nei video pubblicati non si vedono gli agenti aggrediti ma solo circondati da parecchie persone che però, al di là di urlare, non fanno altro.
Sono i due agenti a trascinare il gambiano (già ammanettato) e legarlo alla ruota dell’auto, precauzione totalmente inutile.
Secondo il Sap gli agenti sono rimasti feriti e hanno avuto dai 15 ai 30 giorni di prognosi (peraltro nessuno ha mostrato i referti).
Non solo: dai video successivi all’arresto, quando sono accorse altre due volanti, si vede chiaramente che i due agenti camminano tranquillamente senza accusare alcuna conseguenza della presunta aggressione. Uno ha la divisa intonsa, l’altro sporcata dal fango per aver costretto a terra l’arrestato e per averlo legato alla ruota posteriore della volante.
Ora emerge un’altra verità : secondo diversi testimoni la volante si sarebbe in un secondo momento allontanata a folle velocità e avrebbe causato un incidente, da qui la prognosi ai due agenti, accreditata come frutto di una aggressione che non c’e’ stata.
(da Globalist)
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Ottobre 11th, 2018 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DI LEGAMBIENTE: IL FAVORETTO AGLI ABUSIVI, SONO 28.000 LE RICHIESTE DI SANATORIA EDILIZIA … NEL DECRETO GENOVA CI SONO 10 ARTICOLI CHE RIGUARDANO PONTE MORANDI E ADDIRITTURA 20 PER ISCHIA
Nel decreto su Genova spunta una sanatoria edilizia che consentirebbe di definire pratiche per nuovi condoni nell’isola di Ischia pendenti dagli anni Ottanta (e con le regole degli anni Ottanta), collegandoli alla ricostruzione post sisma del 2017.
Questi edifici, che per le norme vigenti sono abusivi, non solo verrebbero sanati ma avrebbero il completo rimborso dallo Stato per la ricostruzione.
Una sanatoria che, nei giorni scorsi, i Verdi Angelo Bonelli e Claudia Mannino hanno definito incostituzionale “con tanto di contributi concessi dallo Stato a chi ha edificato abusivamente” e che ha spinto Legambiente a lanciare un appello al Parlamento e al ministro dell’Ambiente Sergio Costa.
“Una follia riaprire il condono per edifici abusivi costruiti in aree a rischio idrogeologico e sismico — scrive Legambiente — con la beffa che sarebbero soldi pubblici a pagare la ricostruzione”.
ISCHIA NEL DECRETO SU GENOVA
Il Decreto su Genova, provvedimento urgente approvato dal Governo e che ora il Parlamento deve convertire in legge entro 60 giorni, prevede degli interventi da attuare nell’isola campana a seguito del terremoto che il 21 agosto 2017 fece tremare la terra provocando due morti, 42 feriti e 2.405 sfollati con 640 abitazioni rimaste completamente inagibili.
Nel decreto in questione sono ben 20 gli articoli che riguardano Ischia, quasi il doppio di quelli sul capoluogo ligure.
La sanatoria riguarda gli immobili distrutti o danneggiati dal sisma per i quali è stata presentata istanza di condono alla data di entrata in vigore del decreto legge.
Come sottolineato da Sergio Rizzo su Repubblica, dovranno essere definite in sei mesi pratiche legate sia al condono del 1985 (era Craxi) sia a quelli dei governi Berlusconi, del 1994 e del 2003. L’articolo 24 dispone, infatti, che la concessione dei contributi sia sospesa “nelle more dell’esame delle istanze di condono” e che la loro erogazione sia “subordinata all’accoglimento di dette istanze”.
IL TERZO CONDONO CON LE REGOLE DEGLI ANNI OTTANTA
Grazie al decreto verrebbe applicato il terzo condono edilizio (finora non applicato sull’isola perchè area soggetta a vincolo) che verrà esteso agli immobili distrutti o danneggiati dal sisma.
A destare clamore è soprattutto il contenuto dell’articolo 25 che, in pratica, prevede che tutte le pratiche vadano definite facendo riferimento alle sole disposizioni del primo condono, ossia quelle contenute nella legge 47/1985. Ciò significa che non varrebbero le norme in materia di tutela paesaggistica e idrogeologica introdotte successivamente e che si azzerano tutte le prescrizioni limitative introdotte con i due successivi condoni.
LA DENUNCIA DI LEGAMBIENTE
È quanto denuncia Legambiente definendo tale scelta “grave e inaccettabile, perchè consentirebbe di sanare edifici in aree a rischio in un’isola che, dal terribile terremoto del 1883 ad oggi, ha visto alternarsi tragedie per crolli legati alle scosse sismiche e per quelli dovuti alle frane”.
Questi edifici, tra l’altro, beneficerebbero del contributo al 100 per cento della ricostruzione post sisma.
“Il segnale — sottolinea l’associazione — per chi ha speculato costruendo abusivamente sull’Isola e vuole continuare a farlo sarebbe un via libera anche per il futuro”. Altro problema: l’articolo 23 dà la possibilità di avviare i lavori per danni lievi escludendo solo le costruzioni interessate da ordini di demolizioni. In pratica, potranno avviare i lavori anche gli edifici con abusi parziali a cui non si fa cenno nel testo. Sul decreto legge Legambiente è intervenuta in audizione alla Camera dei Deputati.
“In audizione — spiega Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente — abbiamo descritto i pericoli di una norma che consentirebbe di sanare edifici che perfino le sanatorie approvate dai Governi Berlusconi del 1994 e 2003 vietavano, proprio perchè posti in aree pericolose da un punto di vista idrogeologico e sismico, oltre che vincolate paesaggisticamente”.
LE PROPOSTE
Sono 28mila le richieste di condono ‘ufficiali’ nell’Isola di Ischia: nei soli comuni di Casamicciola Terme e Lacco Ameno, che contano circa 13mila abitanti, le pratiche di condono sono oltre 6mila, una su due abitanti. “Nell’agosto del 2017 — aggiunge Mariateresa Imparato, presidente di Legambiente Campania — sono stati spropositati i danni rispetto all’intensità del sisma di magnitudo 4.0, anche per via dei materiali scadenti usati negli edifici”.
Un aspetto che chiama in causa il tema dei controlli e della gestione della ricostruzione. Per questo l’associazione ha presentato delle proposte di modifica, in particolare all’articolo 25. “Si dovrebbero affidare al Commissario straordinario — spiega l’associazione — strumenti e risorse per aiutare i Comuni a smaltire le pratiche di sanatoria relative ai tre condoni, da valutare secondo le norme in vigore al momento della presentazione, ma anche responsabilità e poteri per eseguire le ordinanze di demolizioni pendenti nei comuni dell’Isola”. Tra le proposte Legambiente chiede l’istituzione di un Osservatorio Civico per accompagnare la gestione commissariale e che tra i compiti del Commissario deve essere previsto la stesura di un Piano di gestione delle macerie da redigere in collaborazione con la Regione Campania.
TERREMOTO E POST TERREMOTO
Una necessità per Ischia, che non dimenticherà quella notte a cavallo tra il 21 e il 22 agosto. Il primo corpo senza vita ritrovato fu quello di Carmela Balestrieri, mamma di quattro figli ed altri due adottati. Insieme al marito Antonio era arrivata a Casamicciola a bordo dell’auto, il cornicione della chiesetta del Purgatorio le crollò addosso uccidendola all’istante.
Il centro delle operazioni di soccorso divenne la palazzina di due piani crollata in via Serrato, poco distante dalla chiesetta del Purgatorio e da Piazza Maio. Nove le persone sepolte dalle macerie, tra cui 3 fratellini, ed è sotto queste macerie che perse la vita Marilena Romanini, 65 anni, nata a Brescia, ma residente a Monte San Giusto (Macerata) e per un periodo trasferitasi a Casamicciola, per stare lontano dall’altro terremoto, quello del Centro Italia. Il 29 agosto il governo deliberò lo ‘Stato di emergenza’ che lo scorso 2 agosto ha nuovamente prorogato per ulteriori 6 mesi. Sono 25,6 i milioni di euro stanziati dal governo per la gestione della fase di emergenza (2,5 milioni dalla Regione Campania). Ma la situazione è ancora difficile, tra polemiche, sfollati e incertezze sulla ricostruzione che rischiano di creare una spaccatura tra chi ha la necessità di un tetto e chi non dimentica il passato, chiedendo che quel tetto sia anche sicuro.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Ottobre 11th, 2018 Riccardo Fucile
“SULLA RICOSTRUZIONE IL CONTESTO ‘NDRANGHETISTA E’ GIA’ IN MOVIMENTO, LE ISTITUZIONI STANNO IGNORANDO IL NOSTRO ALLARME”
Le proposte che abbiamo avanzato come Casa della Legalità , con una lettera aperta al
Presidente della Regione Liguria, commissario per l’emergenza, sono state totalmente ignorate (e rimaste senza risposta).
L’allarme sul fatto che il contesto ‘ndranghetista fosse già in movimento è caduto nel vuoto.
Il dettaglio del Manager per l’Emergenza che si è occupato della nuova strada in area Ilva, “Geronimo” per il sindaco Marco Bucci (nuovo Commissario per la ricostruzione), ovvero il Gian Poggi, già noto per le ‘arbanelle’ dei Mamone (inchiesta “Pandora”) e gli affidamenti (quale soggetto attuatore del Commissario Straordinario per il Fereggiano, Claudio Burlando) alle imprese del Furfaro Antonio, non faceva notizia.
Le deroghe alle normative senza adeguate disposizione di prevenzione sono portoni spalancati con tappeti rossi per le organizzazioni mafiose che operano direttamente (con imprese delle famigliole) e indirettamente (con imprese intestate fittiziamente a terzi o con imprese in crisi delle quali hanno acquisito il controllo), con appalti, subappalti e – soprattutto e sempre di più – attraverso i noli a caldo e noli a freddo.
Ora Raffaele Cantone, con l’Autorità Nazionale Anticorruzione, lancia l’allarme. Quelle deroghe previste nel Decreto del Governo rendono assolutamente permeabili i lavori per le organizzazioni mafiose.
Genova, e la Liguria più in generale, hanno già dato prova di penetrazioni pesanti di imprese del contesto ‘ndranghetista e di Cosa Nostra, in appalti e concessioni pubbliche.
In taluni casi anche nonostante misure interdittive, così come nell’omessa richiesta di Informative Antimafia.
Inoltre, assolutamente permeabile e sottratto a controlli preventivi, sono risultati gli affidamenti “in emergenza”, con somme urgenze o affidamenti commissariali, che finivano per vedere all’opera imprese emanazione, legate o controllate dalla criminalità organizzata di stampo mafioso.
Il passato avrebbe dovuto imporre di apportare gli accorgimenti minimi di prevenzione e così non è stato.
Le Pubbliche Amministrazioni (dal Comune alla Regione) hanno dimostrato la totale assenza di attenzione sulla questione, formulando richieste di modifica al Decreto che eludevano totalmente la necessità di adottare strumenti di prevenzione e contrasto seri e rigorosi. Il mondo delle imprese si è dimostrato totalmente distratto sul tema.
Il dato preoccupante, ancora una volta, risulta quindi l’appiattimento amministrativo e istituzionale, locale e nazionale, che continua a ripetere che la legalità è importante ma prima di tutto occorre pensare alla ricostruzione, arrivando così all’annullamento anche delle basilari norme antimafia in materia di lavori pubblici.
Un atteggiamento ed un operato ad oggi contornato, a Genova, da un pressochè assoluto silenzio, con una società civile che appare a sua volta distratta e che invece dovrebbe (e potrebbe) contestare e contrastare questa logica.
Per questo crediamo che sia più che mai necessaria una presa di posizione netta di sindacati, associazioni, comitati e cittadini, per dire che la priorità assoluta e necessaria deve essere il contrasto alle mafie anche di fronte alle emergenze.
Priorità su cui, quindi, non vi può essere alcuna deroga.
Casa della Legalità
Ufficio di Presidenza
Genova
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Ottobre 11th, 2018 Riccardo Fucile
NEL DECRETO GENOVA, COME HA FATTO NOTARE CANTONE, UNA DEREGULATION SULLE OPERE PUBBLICHE FA PROSPERARE CORRUZIONE E INFILTRAZIONI MAFIOSE
Gianluca Di Feo su Repubblica oggi se la prende con i cantieri senza regole del partito dell’onestà , ovvero della tendenza scoperta di questo governo ad attuare una deregulation sulle opere pubbliche bypassando il sistema di controlli e di certificazioni in nome della velocità di esecuzione.
Una tendenza che negli anni non ha portato troppa fortuna ai governi: basta considerare il metodo Bertolaso durante il governo Berlusconi:
Proprio il Movimento 5S, storicamente paladino della legalità , adesso invece sogna di liberare i cantieri da qualunque controllo, rivitalizzando il sistema dei general contractor che ha fatto prosperare corruzione e scandali, come nei casi Expo e Mose. La ricostruzione di Genova potrebbe diventare la prova generale del cemento in deroga, come avverte Cantone: «L’eccezione si presta a diventare regola, trasformando una piccola crepa nelle diga in una vera e propria falla».
E il decreto Toninelli arriva al punto di cancellare persino la prevenzione antimafia, aprendo i subappalti alle aziende interdette dalle commesse per collusioni con i clan. Con il rischio che l’extra ordinem si trasformi in fuori legge.
La prova generale sarà proprio quel Decreto Genova che è stato scritto con il cuore da Toninelli:
Tutta questa corsa ai cantieri senza regole sembra avere già dimenticato l’elemento chiave della tragedia del ponte Morandi: l’inefficienza del sistema dei controlli, che ha impedito di scoprire i mali del viadotto
Il governo Conte ha messo sotto accusa lo strapotere di Autostrade e la debolezza degli ispettori pubblici, denunciando l’assenza di trasparenza sugli accordi con i concessionari tenuti segreti per anni.
Cosa impedisce che lo stesso schema opaco si ripeta nella rinascita del viadotto Morandi e in tutte le grandi opere di domani?
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 11th, 2018 Riccardo Fucile
PROVOCA GLI STESSI SINTOMI DI UN EDITORIALE DI FELTRI: SPASMI, NAUSEA, LACRIMAZIONE, IRRITAZIONE… AUTOGOL SOVRANISTA: E’ PRODOTTA IN SVIZZERA, ALTRO CHE “PRIMA GLI ITALIANI”
Una grande iniziativa di Libero Quotidiano promette di fare faville nelle edicole: la pistola
al peperoncino per autodifesa personale.
Da sabato 20 ottobre, pubblicizza oggi il quotidiano, sarà possibile acquistare insieme al giornale la pistola al peperoncino MIDIFENDO GA 3 che contiene due colpi di un estratto liquido di peperoncino.
Il quotidiano spiega che pigiando il grilletto (il dito deve esercitare una pressione di tre chili, quanto basta a evitare che un colpo parta accidentalmente), si aziona un innesco a tamburo: parte un getto da otto piccoli fori in cima alla canna, che arriva fino a tre metri di distanza.
Il liquido (una miscela denominata Piexol, un estratto del peperoncino di cayenna) è una sostanza infiammatoria che agisce su naso, occhi, pelle, mucose, «aumentando la trasmissione nervosa del dolore», si legge sul libretto delle istruzioni.
I sintomi immediati sono tosse, spasmi, nausea, lacrimazione, disorientamento e irritazione (praticamente gli stessi che si hanno dopo aver letto un editoriale di Feltri) e terminano entro un’ora.
Il prezzo? Un affarone, come dicevano su Alan Ford.
Il modello in allegato con Libero — che dovrete prenotare con anticipo dall’edicolante — sarà vostro a 43,50 euro più il prezzo di quotidiano (contro i 59 euro del prezzo di listino della pistola).
La pistola al peperoncino MIDIFENDO GA3 è stata venduta in 15mila esemplari l’anno scorso, secondo Gionata Lenzi, titolare della start up di Ponsacco (Pisa) che distribuisce in tutta Italia lo strumento prodotto in Svizzera e quindi — è giusto che gli autarchici lo sappiano — è importato nel Belpaese e il costo finisce nella bilancia dei pagamenti tra le voci negative.
E questo non può che costituire un grave errore per Feltri, che ha preferito quei neutraloni di Berna al prodotto italiano come impone la nuova ideologia dell’Internazionale Sovranista.
«Abbiamo dovuto chiedere alla ditta di adattarsi alla nostra legge (Regolamento n. 103 del 12 maggio 2011, ndr). In Svizzera e anche in Germania, per esempio, la distanza massima da cui è legale sparare è di 7 metri, da noi solo di 3. I nostri prodotti non sono considerati armi e quindi sono acquistabili ovunque, il nostro sito è il primo e-commerce italiano, e si possono portare sempre con sè, senza bisogno di licenza o porto d’armi», fa sapere ancora Lenzi.
Ora di domanda ne rimane solo una: ma il sito di e-commerce chiude la domenica almeno?
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 11th, 2018 Riccardo Fucile
QUANDO DICEVA CHE ILARIA CUCCHI GLI FACEVA SCHIFO
Oggi il pubblico ministero Giovanni Musarò, che segue il processo Cucchi, ha fatto sapere che uno dei carabinieri imputati, Francesco Tedesco, in una denuncia ha ricostruito i fatti di quella notte e ha “chiamato in causa” due dei militari imputati per il pestaggio.
§“Il 20 giugno 2018 — ha detto il pm — Tedesco ha presentato una denuncia contro ignoti in cui dice che quando ha saputo della morte di Cucchi ha redatto una notazione di servizio”.
Sulla base di questo atto, il rappresentante dell’accusa ha detto che è stato iscritto un procedimento contro ignoti nell’ambito del quale lo stesso Tedesco ha reso tre dichiarazioni.
“In sintesi — ha aggiunto il pm — ha ricostruito i fatti di quella notte e chiamato in causa gli altri imputati: Mandolini, da lui informato; D’Alessandro e Di Bernardo, quali autori del pestaggio; Nicolardi quando si è recato in Corte d’Assise, già sapeva tutto”.
Ora, è interessante ricordare che Tedesco è il carabiniere di cui Ilaria Cucchi pubblicò la foto su Facebook qualche tempo fa, quando Tedesco era solo uno degli indagati per l’omicidio del fratello.
Tedesco all’epoca annunciò che avrebbe querelato la Cucchi. E qui entra in scena il ministro dell’Interno Matteo Salvini.
All’epoca il Capitano in un’intervista alla Zanzara spiegò linearmente il suo punto di vista: “Ci sarà un 1% di quelli che portano la divisa che sbagliano e devono pagare. Anzi devono pagare doppio. Ma io sto sempre con polizia e carabinieri. La sorella di Cucchi si dovrebbe vergognare per quanto mi riguarda”.
E ancora: “Mi sembra difficile pensare che in questo, come in altri casi, — dice — ci siano stati poliziotti e carabinieri che abbiano pestato Cucchi per il gusto di pestare. Se così fosse, chi l’ha fatto, dovrebbe pagare. Ma bisogna aspettare la sentenza, anche se della giustizia italiana onestamente non ho molta fiducia. Comunque, onore ai carabinieri e alla polizia”.
Ora, al netto del fatto che per Salvini chi è sospettato di un reato ed è straniero deve essere espulso a prescindere dal processo, è interessante notare che proprio oggi che poteva chiedere scusa a Ilaria e a Stefano Cucchi, Salvini ha perso la password di Facebook.
Mannaggia mannaggino!
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 11th, 2018 Riccardo Fucile
RICOSTRUITA LA DINAMICA DEL PESTAGGIO DI STEFANO… CROLLATO IL MURO DELL’OMERTA’… ORA QUEI POLITICI INFAMI CHE HANNO VOMITATO ODIO SPRONFONDINO NEL LORO LETAME
Colpo di scena a inizio udienza del processo che vede cinque carabinieri imputati per la
vicenda della morte di Stefano Cucchi, il geometra romano arrestato il 15 ottobre del 2009 e morto all’ospedale Pertini la settimana dopo.
Il carabiniere Francesco Tedesco ammette il pestaggio e accusa i colleghi Raffaele D’Alessandro e Alessio Di Bernardo della violenta aggressione.
“Fu un’azione combinata – racconta il carabiniere – Cucchi prima iniziò a perdere l’equilibrio per il calcio di D’Alessandro poi ci fu la violenta spinta di Di Bernardo che gli fede perdere l’equilibrio provocandone una violenta caduta sul bacino. Anche la successiva botta alla testa fu violenta, ricordo di avere sentito il rumore”.
“Spinsi Di Bernardo -aggiunge Tedesco- ma D’Alessandro colpì con un calcio in faccia Cucchi mentre questi era sdraiato a terra”
“Gli dissi ‘basta, che c…fate, non vi permettete”.
Queste le parole che Tedesco disse ai suoi colleghi carabinieri Di Bernardo e D’Alessandro (anche loro imputati come lui di omicidio preterintenzionale, ndr) mentre uno “colpiva Cucchi con uno schiaffo violento in volto” e l’altro “gli dava un forte calcio con la punta del piede”. Si legge nel verbale di interrogatorio di Tedesco del 9 luglio 2018
Non è chiaro, al momento, se negli interrogatori resi davanti al pm, Tedesco abbia ammesso di aver partecipato al pestaggio con i due colleghi, ma quel che è certo è che, per la prima volta, uno degli imputati dichiara che quanto ricostruito dalla procura, a cominciare dal pestaggio del giovane, è realmente caduto.
Il pm Giovanni Musarò ha reso nota un’attività integrativa di indagine dopo che uno dei carabinieri imputati, Francesco Tedesco, in una denuncia ha ricostruito i fatti di quella notte e ha “chiamato in causa” due dei militari imputati per il pestaggio.
E’ stata trovata infatti un’annotazione di servizio in cui Tedesco riferiva del fatto, nota che sarebbe sparita.
Sotto processo ci sono Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco, tutti imputati di omicidio preterintenzionale e abuso di autorità , Roberto Mandolini di calunnia e falso, e Vincenzo Nicolardi di calunnia.
“Il 20 giugno 2018 – ha detto il pm – Tedesco ha presentato una denuncia contro ignoti in cui dice che quando ha saputo della morte di Cucchi ha redatto una notazione di servizio”. Sulla base di questo atto, il rappresentante dell’accusa ha detto che è stato iscritto un procedimento contro ignoti nell’ambito del quale lo stesso Tedesco ha reso tre dichiarazioni.
“In sintesi – ha aggiunto il pm – ha ricostruito i fatti di quella notte e chiamato in causa gli altri imputati: Mandolini, da lui informato; D’Alessandro e Di Bernardo, quali autori del pestaggio; Nicolardi quando si è recato in Corte d’Assise, già sapeva tutto”. I successivi riscontri della procura hanno portato a verificare che “è stata redatta una notazione di servizio – ha detto il pm – che è stata sottratta e il comandante di stazione dell’epoca non ha saputo spiegare la mancanza”.
“Il muro è crollato” commenta Ilaria Cucchi su Facebook. “Il muro è stato abbattuto. Ora sappiamo e saranno in tanti a dover chiedere scusa a Stefano e alla famiglia Cucchi” prosegue la sorella del geometra
“Oggi c’è stato uno snodo significativo per il processo, ma anche un riscatto per il mio assistito e per l’intera Arma dei Carabinieri”. Commenta l’avvocato Eugenio Pini, difensore di Francesco Tedesco.
“Gli atti dibattimentali e le ulteriori indagini – ha aggiunto Pini – individuano nel mio assistito il carabiniere che si è lanciato contro i colleghi per allontanarli da Stefano Cucchi, che lo ha soccorso e che lo ha poi difeso. Ma soprattutto è il carabiniere che ha denunciato la condotta al suo superiore ed anche alla Procura della Repubblica, scrivendo una annotazione di servizio che però non è mai giunta in Procura, e poi costretto al silenzio contro la sua volontà . Come detto, è anche un riscatto per l’Arma dei Carabinieri perchè è stato un suo appartenente a intervenire in soccorso di Stefano Cucchi, a denunciare il fatto nell’immediatezza e a aver fatto definitivamente luce nel processo”.
Nel procedimento Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Francesco Tedesco, rispondono di omicidio preterintenzionale. Tedesco risponde anche di falso nella compilazione del verbale di arresto di Cucchi e calunnia insieme al maresciallo Roberto Mandolini, all’epoca dei fatti a capo della stazione Appia, dove venne eseguito l’arresto. Vincenzo Nicolardi, anche lui carabiniere, è accusato di calunnia con gli altri due, nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria che vennero accusati nel corso della prima inchiesta sul caso.
Esprime soddisfazione anche Riccardo Casamassima, l’appuntato dei carabinieri che con la sua testimonianza fece riaprire l’inchiesta sul decesso di Stefano.
“Immensa soddisfazione, la famiglia Cucchi ne aveva diritto. Mi è venuta la pelle d’oca nell’apprendere la notizia. Tutti i dubbi sono stati tolti. Signora Ministro io sono un vero carabiniere. L’Italia intera ora aspetta i provvedimenti che prenderà sulla base di quello che è stato detto durante l’incontro. Sempre a testa alta. Bravo Francesco, da quest’oggi ti sei ripreso la tua dignità ” scrive l’appuntato su Facebook in un post che è sparito dopo qualche minuto per far spazio a un altro in cui si rivolge direttamente al ministro Salvini.
“Oggi mi sono emozionato nell’apprendere questa notizia….tutti i dubbi su di me sono stati cancellati. Signor Ministro io sono un vero carabiniere…”. “Io ho mantenuto fede al giuramento – aggiunge Casamassima – Io sono degno di indossare la divisa. E io e la mia famiglia abbiamo e stiamo pagando la nostra scelta. Io e la mia famiglia da oggi abbiamo centinaia di italiani con noi. Massima vicinanza al carabiniere Francesco Tedesco.
Il militare aveva raccontato quanto riferito da alcuni suoi colleghi a proposito del “massacro” subito dal giovane dopo l’arresto. Per le sue dichiarazioni Casamassima subì minacce e fu trasferito. “Per aver fatto il mio dovere – aveva accusato – come uomo e come carabiniere per aver testimoniato nel processo relativo Cucchi, morto perchè pestato dai miei colleghi, mi ritrovo a subire un sacco di conseguenze”. Fino alla svolta di oggi
(da agenzie)
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Ottobre 11th, 2018 Riccardo Fucile
LA PENOSA FUGA DALLE RESPONSABILITA’ DEL GRILLINO
Che la stampa non serva a niente è un’ideona a 5 Stelle che spesso finisce smentita dai fatti. Prendiamo il caso di Enrico Esposito, avvocato da alcuni mesi nominato vice capo dell’ufficio legislativo del Ministero dello Sviluppo Economico dal ministro Luigi Di Maio con stipendio da 65mila euro per un anno e ottenuto su “base fiduciaria”.
Una mezz’oretta fa è uscito un articolo su l’Espresso a firma di Teresio Malaspina e a tempo di record lui ha già messo sotto protezione il suo account Twitter.
L’articolo si intitola “I tweet sessisti e omofobi dell’amico di Luigi Di Maio piazzato nel suo staff al ministero” e raccoglie un florilegio di suoi cinguettii di qualche tempo fa e piuttosto inequivocabili perchè dimostrano che il suo posto nello staff è un modo per sprecare il suo ineguagliabile talento di battutista su donne e gay, che ha inequivocabilmente dimostrato sul suo profilo.
Ora però non si capisce perchè l’ottimo Enrico Esposito abbia chiuso a tempo di record, subito dopo l’articolo de l’Espresso, il suo account Twitter come se non avesse il coraggio di assumersi pubblicamente la responsabilità delle sue affermazioni.
Certo, magari qualcuno potrebbe pensare perchè ha usato l’hashtag #biancofiore (un riferimento all’onorevole Micaela?) in un post in cui dice che “non c’è modo migliore di onorare le donne mettendo una mignotta in quota rosa”.
L’avvocato Esposito -ha studiato giurisprudenza come Di Maio, quindi conoscerà perfettamente i confini della diffamazione — avrà sicuramente una spiegazione credibilissima.
Non vediamo l’ora di sentirla.
(da “NextQuotidiano“)
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