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IL GOVERNO DI SCOPO E LE ELEZIONI: FACCIAMO CHIAREZZA

Agosto 11th, 2019 Riccardo Fucile

QUANDO IL PRIMO PARTITO SI E’ ALLEATO CON IL TERZO NESSUNO HA GRIDATO ALLO SCANDALO, SE IL PRIMO SI ALLEA CON IL SECONDO SAREBBE INCIUCIO?… DIPENDE DA QUALE E’ LO SCOPO DEL GOVERNO CHE SI DEFINIREBBE TALE (E LE PREMESSE NON SONO DELLE MIGLIORI)

Qualche sintetica osservazione sulla fase politica contingente, fermo restando una premessa: tutti allarmati su come bloccare la “deriva sovranista-putiniana” in Italia, dimenticandosi tre cose.
1) Se il M5S fosse stato coerente ai suoi “valori presunti” sarebbe bastato votare a favore del processo per “sequestro di persona” a Salvini e non esisterebbe il problema se non per detenuti di San Vittore.
2) Se il Pd quando governava avesse applicato le leggi dello Stato (legge Mancino), centinaia di razzisti sarebbero in galera e non a diffondere odio sui social
3) Se Pd e M5S avessero posto argine a muso duro alle fake news diffuse dai 500 addetti che lavorano nella centrale di San Pietroburgo per destabilizzare l’Italia e l’Europa, oggi non saremmo nella situazione pre-agonica in cui siamo.
Detto questo veniamo alla crisi di governo e al dilemma elezioni o governo di scopo
1) I sovranisti sostengono che sarebbe “uno scandalo” un governo di scopo che impedisse le elezioni anticipate. Allora ricordiamo che è stata la Lega, dopo una campagna elettorale tutta “antigrillina”, il giorno dopo l’esito delle urne a tradire il voto ricevuto alleandosi (loro terzi) con il M5S (primo).
Tradito il voto ricevuto perchè in base all’alleanza con Fi e Fdi molti parlamentari leghisti sono stati eletti nei collegi uninominali grazie al voto dei creduloni che pensavano di votare per il centrodestra, non per un deputato che il giorno dopo tradisse il mandato.
Se ora il primo partito (M5S) si alleasse con il secondo, sarebbe la stessa cosa, ripagando della stessa moneta gli elettori.
2) L’Italia è in emergenza, non solo morale, ma anche economica, basta leggere i dati ufficiali di crescita zero. E’ evidente che occorre intervenire come farebbe un buon padre di famiglia (quelli veri, non quelli che seminano figli con compagne diverse). Ovvero ridurre le spese ed evitare di sputtanare soldi comprando una Lamborghini che non ci puo’ permettere: l’Italia sopravvive grazie a chi investe nei nostri titoli, ma nessuno di voi presterebbe soldi a chi vi dice che non ve li restituirà .
Se gli italiani vogliono votare chi promette di ridurre le tasse, fare condoni e regalare quattrini agli evasori liberi di farlo: sarà  nostra cura sputargli dall’alto del ponte dove saranno costretti a finire i giorni della loro miserabile vita.
Se si vuole evitare tutto questo quale la soluzione migliore per sconfiggere la dittatura che si prospetta?
2) E qui subentra la domanda: governo per quale scopo? Se si tratta di tappullare solo le stronzate commesse dal governo precedente per fare una finanziaria “lacrime e sangue” (a causa di Lega e M5S) per poi sentirsi accusare di aver affamato gli italiani, meglio andare a votare cosi’ ognuno risponde per i disastri che ha fatto.
In particolare il M5S dovrebbe cambiare classe dirigente: o forse dovremmo vedere ancora Di Maio dare le carte dopo aver subito le sue frasi criminali sulle Ong “taxi del mare” o sopportare Toninelli prono a firmare le direttive illegali di Salvini fino a ieri?
Eh no, troppo facile.
3) Quindi il governo di scopo dovrebbe avere alcuni tratti fondamentali: rispristino della Costituzione, delle legalità , delle norme internazionali, della legge Mancino.
Chiarezza su giustizia, appalti, lotta all’evasione, aiuti alle imprese e agli italiani in difficoltà  (quelli veri, non chi ha un secondo lavoro). Ritiro di tutti i decreti razzisti, gestione statale dei Centri di accoglienza, integrazione controllata, apertura dei porti nel rispetto della legge. Riaprirsi all’Europa, certo, ma basta con i furbetti di Visegrad: chi non rispetta le regole europee fuori dai coglioni.
4) Ultimo capitolo dedicato a quello che un tempo era la destra sociale e liberale in Italia. Ogni Paese moderno ha bisogno di una destra e di una sinistra “credibile” che si possano alternare o anche coalizzarsi nelle emergenze “nel superiore interesse del Paese”.
Oggi in Italia questa destra non esiste, esistono solo razzisti frustrati, sedicenti fascisti da avanspettacolo, esponenti della destra affaristico-finanziaria, speculatori invece che imprenditori, soggetti che si definiscono sociali e poi fanno affogare gli ultimi della Terra o risolvono il loro problema della casa occupando gli spazi che a parole dicono di riservare alle famiglie indigenti.
La destra sociale non ha bisogno di lisciare bulli e puttanieri, evasori e mafiosi, la destra vera li combatte.
La destra vera non lascia spazi vuoti a sinistra e al centro, li occupa proponendo soluzioni.
La destra vera ieri doveva essere in piazza a Catania e Siracusa a guidare la protesta del popolo e a spernacchiare il sedicente sovranista che ha venduto l’Italia intera a una potenza straniera anti europea

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BOLLE IL TELEFONO: SALVINI CERCA AIUTO DA BERLUSCONI, LA CARFAGNA NON CI STA E GUIDA GLI ANTI-SALVINI NEL PARTITO

Agosto 11th, 2019 Riccardo Fucile

RENZI E BOSCHI CHIAMANO I FORZISTI PER AVERE L’APPOGGIO AL GOVERNO DI SCOPO

Passa anche per Silvio Berlusconi la grande manovra per tornare o meno al voto. Per questo Matteo Salvini lo cerca, e i due in questi giorni si sono sentiti più volte. Con l’idea di siglare un patto: tu aiutami ad accelerare sulla crisi, in cambio facciamo un’alleanza con liste “per me accettabili”.
Dall’altra   c’è   un Matteo Renzi a caccia di voti per la formazione di un esecutivo istituzionale con tutti dentro, tranne Salvini. à 
L’ex sindaco di Firenze trascorre la domenica al telefono cercando di convincere gli inquieti senatori azzurri a portare in dote il loro sostegno. Una sorta di Nazareno della disperazione e della sopravvivenza   allargato ai Cinquestelle con le truppe di Berlusconi a fungere da “responsabili”, per salvare il Paese dall’aumento dell’Iva e da una manovra in deficit del sovranista Salvini.
Ecco cosa si sta consumando nelle ore che precedono la conferenza dei capigruppo, convocata per le 16 di domani a palazzo Madama.
I telefoni ribollono, e il centralino di villa San Martino è intasato come ai vecchi tempi. L’inquilino di Arcore, comunque tornato al centro del gioco, è tirato per la giacca tra la prospettiva di un nuovo accordo e il rischio di liquefazione dei suoi gruppi.
Il suo (ex) alleato, Salvini, dal   tour balneare cannoneggia contro gli inciuci di palazzo, dopo l’intervista di   Renzi al Corriere della Sera, in cui l’ex segretario del Pd ha proposto un governo istituzionale, di scopo, insomma la manovra per scongiurare la precipitazione elettorale.
Ora Salvini ha un unico obiettivo: calendarizzare prima di ferragosto la mozione di sfiducia nei confronti del premier Conte. “I miei parlamentari saranno tutti a Roma, alzino il culo dalle vacanza anche gli altri”.
Ma per poter forzare alla conferenza dei capigruppo di domani, il Capitano necessita della sponda di Forza Italia in Senato.
Come?“Mi assicuri – avrebbe detto al Cavaliere in un colloquio telefonico – che i tuoi   siano dalla mia parte? E soprattutto mi garantisci che una volta   sfiduciato Conte non si prestino ad operazioni di palazzo con il Pd e i cinquestelle?”
ll leader del Carroccio è consapevole della difficoltà  che sta attraversando Forza Italia e l’intero gruppo parlamentare. D’altronde, se si tornasse alle urne gli azzurri dimezzerebbero, almeno, le loro truppe. Deputati e senatori, come tanti tacchini che vedono il Natale, sono spaesati, terrorizzati, e disposti a votare qualsiasi cosa pur di restare appesi a una legislatura che rischia di finire.
Non a caso, in queste ore c’è un pressing forsennato da parte di Renzi e della Boschi nei confronti dei forzisti. “Ciao, sono Matteo Renzi, ma tu lo voteresti un esecutivo istituzionale? Berlusconi è finito, salvatevi con me”.
Ad aiutarlo, anche Mara Carfagna. Fonti degne di queste nome, rivelano che la vicepresidente della Camera ha avuto in questi giorni una serie di contatti con l’ex premier ed è alacremente impegnata a stoppare la corsa di Salvini, tanto che in parecchi scommettono sul suo naturale sbocco in un partito centrista con Renzi. Più indizi in tal senso sono stati raccolti anche ad Arcore.
Dall’altra parte del campo l’inquilino di villa San Martino avrebbe messo sul tavolo   del ministro dell’Interno una serie di richieste.
Innanzitutto, l’ex premier avrebbe cercato di far riflettere Salvini sulla corsa solitaria: “Matteo, che cosa ti avevo detto? Di quelli non ci si può fidare. Se vai da solo rischi di non farcela. Ricorda che al Sud senza i moderati non vai da nessuna parte. Se invece presentiamo il centrodestra classico avresti la certezza della vittoria. E avresti i numeri per mettere in atto una vera riforma della Costituzione”.
E per portare a casa l’accordo il patron del Biscione ha messo sul tavolo la madre di tutte le disponibilità : “Io resto a Strasburgo, non mi candido alle politiche”. Una mossa che consentirebbe   a Salvini di stare più al riparo dal bombardamento dei cinquestelle sul ritorno con il Caimano delle tante nefandezze.
Tuttavia il leader di via Bellerio sta prendendo tempo, non ha ancora risposto. Ma l’unica cosa vera è che tra i due sia ripreso un dialogo che non si vedeva da tempo. A sera, a Siracusa, lo conferma lo stesso Salvini: “Penso che già  la settimana prossima ci ritroveremo con gli alleati per le regionali, ovviamente si parlerà  anche di altro”.

(da “Huffingtonpost”)

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PD SPACCATO. ZINGARETTI: “NO AD ACCORDICCHI”. RENZI REPLICA: “PRIMA METTERE I CONTI IN SALVO, POI OGNUNO PER LA SUA STRADA”

Agosto 11th, 2019 Riccardo Fucile

RENZI RILANCIA L’IDEA DEL GOVERNO DI SCOPO CON I GRILLINI, FRANCESCHINI APRE, CALNDA CONTRO L’INTESA… FORZA ITALIA DICE NO E CONTINUA A FARE IL MAGGIORDOMO DI SALVINI

Le onde lunghe della crisi di governo scuotono il Pd.
Il partito, infatti, si divide su tempi e modi della soluzione, fra chi vuole andare al voto subito e chi invece cerca accordi con i grillini per un governo Conte bis che allungi i tempi ed eviti il ritorno rapido alle urne.
A partire da un accordo sul taglio dei parlamentari e con la motivazione che non si può fare aumentare l’Iva.
Ma il segretario dem Nicola Zingaretti è contro e lo scrive sul suo blog su HuffPost. Senza se e senza ma: “Con franchezza dico no. Un accordicchio Pd-M5s regalerebbe a Salvini uno spazio immenso. Nessuna paura del voto”, – dice il leader dei democratici. – “Il sostegno a ipotesi pasticciate e deboli, non illudiamoci, ci riproporrebbe ingigantito lo stesso problema tra poche settimane”
Dunque stop alla tesi caldeggiata da Matteo Renzi, che controlla ancora i gruppi parlamentari dem e rilanciata oggi con un’intervista.
Idee ribadite durante un’intervista   al Tg. “Dopo aver messo i conti a posto, si vada a votare e le assicuro che noi e i Cinque Stelle staremo da due parti diverse”, – dice l’ex premier. – “Non vado a mangiare la pizza con Grillo nemmeno se mi pagano. Ma Salvini ha rovinato l’estate agli italiani aprendo una crisi di governo dalle spiagge con le cubiste. Il governo è un fallimento, ma la scelta dei tempi porta la Borsa a bruciare miliardi, lo spread a volare e all’aumento dell’Iva al 25%. E’ folle”.
Dario Franceschini, però, vedi i rischi di una spaccatura, di un Pd del segretario e di un Pd renziano. E di buon mattino cerca di sedare la rissa interna al partito. “Dopo l’intervista di Matteo Renzi invito tutti nel Pd a discutere senza rancori e senza rinfacciarci i cambi di linea. Io lo farò. Anche perchè in un passaggio così difficile e rischioso, qualsiasi scelta potrà  essere fatta solo da un Pd unito e con la guida del segretario”.
Dunque da un lato l’invito a non delegittimare Zingaretti, dall’altro un’apertura a ragionare intorno alle nuove aperture renziane al M5S.
Franceschini, che appartiene all’area che sostiene Zingaretti, il 22 luglio aveva proposto di aprire ai grillini, ma era stato sonoramente bocciato dallo stesso Renzi che aveva annunciato la sua uscita dal partito in caso di dialogo.
Anche Carlo Calenda si era schierato contro. E sembra non avere cambiato idea. “Governo tecnico per qualche mese, votato dal Pd, M5S e Forza Italia, per fare cosa? La manovra più dura degli ultimi anni. Prendere qualche mese per fare un partito? Bisogna fermare Salvini ora e farlo insieme, mobilitando il paese. È il momento del coraggio non dei tatticismi”, dice.
E intervistato da Radio Capital spiega: “E’ folle quello che tratteggia Renzi, è un tentativo di prendere qualche mese in più, nel frattempo levare le castagne dal fuoco con un governo tecnico che dovrebbe fare una manovra lacrime e sangue, votandola assieme al Movimento 5 Stelle e a Forza Italia per avere infine Salvini al 60%”.
Secondo l’ex ministro, “c’è una grande battaglia da combattere, va costruito un fronte largo e andare al voto senza paura, perchè altrimenti oltre al rischio di perdere le elezioni c’è la certezza di perdere l’onore. Sarebbe oltretutto un favore a Matteo Salvini, il quale non aspetta altro che fare sei mesi di campagna elettorale dando addosso a un governo tecnico sostenuto da Pd e M5S. Noi a quel punto non avremmo la possibilità  di essere credibili con gli elettori. Non possiamo fare accordicchi o scorciatoie”.
Contro le aperture dell’ex premier ed ex segretario si schira anche Francesco Boccia. “Il Pd non è un autobus su cui salire quando capita. È il partito dei progressisti e dei riformisti italiani. Caro Renzi, Nicola Zingaretti il segretario eletto dalle primarie di cinque mesi fa con oltre un milione e seicentomila elettori, indica una linea politica chiara, vieni nella prossima direzione, portaci il tuo contributo e voteremo insieme le scelte definitive che farà  il Pd dopo la caduta governo Lega-M5S”, dice il responsabilie Economia del Pd.
Renzi invece sembra proprio avere cambiato idea. Perchè, dicono i retroscena, vuole evitare ad ogni costo che Zingaretti vada al voto e cancelli la sua presenza nei gruppi parlamentari. O perchè vuole prendere tempo per organizzare la scissione e andare alle urne con il suo partito.
Lo stato del dibattito nel partito è comunque sintetizzato molto ben da un botta e risposta fra Luigi Marattin e Pierluigi Castagnetti.
“A troppi non è chiaro – o fanno finta che non sia chiaro – cosa significhi aumentare di 23 miliardi le imposte sui consumi in un anno di (se va bene) stagnazione dei redditi e in un paese debilitato da 14 mesi di cialtronate. No aumento Iva e poi immediatamente al voto”. twitta il renziano Marattin.
“No caro Luigi, la manovra – sostiene Castagnetti, uno dei padri nobili del Pd –   la debbono fare loro e non altri mentre loro stanno a godersela in campagna elettorale. Se non vogliono farla prima del voto gli italiani sapranno chi ringraziare”.
Il Pd, dunque naviga in acque agitate. Ma anche il centrodestra ha i suoi problemi. Forza Italia, per esempio, teme di restare fuori dalle alleanze di Salvini. E non accetta l’idea di appoggiare un governo Pd-M5S.
“Forza Italia guarda con distacco a ipotesi di un ‘governo della ribollita’ in salsa renziana, un’indigesta ricetta che umilia la volontà  degli elettori e sazia gli appetiti di un gruppo di disperati guidati da Grillo pronti a tutto pur di non mollare le poltrone che dicono di voler eliminare, dice il portavoce dei gruppi di Camera e Senato di Fi, Giorgio Mulè.

(da agenzie)

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IL SINDACO DI PALERMO CHIEDE ALLA UE DI PROCEDERE CONTRO IL GOVERNO ITALIANO PER GENOCIDIO

Agosto 11th, 2019 Riccardo Fucile

ATTIVARE LE PROCEDURE D’INFRAZIONE: “A RISCHIO I VALORI FONDANTI DELL’EUROPA”

“Dietro allo spauracchio dell’invasione dei migranti, oggi in Italia, come nei mesi e negli anni scorsi in altri paesi dell’Unione, si è costruita una narrazione che ha portato a realizzare politiche pubbliche, ed ora anche scelte istituzionali, che sempre più mettono a rischio il rispetto dei valori fondanti dell’Unione”.
Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, usa queste parole per rivolgersi all’Unione europea per chiedere l’avvio di una procedura di infrazione contro l’Italia per i decreti sicurezza voluti da Salvini.
Per il primo cittadino del capoluogo siciliano, questi due provvedimenti costituiscono un pericolo per il Paese e, quindi, anche per gli altri Stati membri dell’Unione europea.
Nella lettera indirizzata ai vertici delle istituzioni Ue si legge ancora: “Già  da anni abbiamo assistito ad una crescente azione politica e mediatica di stampo xenofobo, che seppur non condivisibile, rientrava sempre e comunque nella libertà  di espressione personale e politica. Lì dove negli ultimi mesi è avvenuto un salto di qualità , che oggi ci spinge ad evocare il ricorso all’articolo 7 del TUE, è nell’adozione di provvedimenti normativi ed amministrativi che a nostro avviso stridono in modo gravissimo con il Trattato e mettono a rischio la tenuta democratica ed istituzionale del Paese, con conseguenze difficilmente immaginabili anche per la stessa Unione nel suo complesso”.
Orlando racconta l’esperienza di Palermo, una città  che – spiega – ha accolto i migranti ed è pronta a fare, ancora una volta, la sua parte. Ma la nuova normativa renderà  l’accoglienza più complicata:
“Oggi però la volontà  di accogliere e di aprirsi è offuscata, è letteralmente bloccata dalle scelte politiche italiane, che, insieme a quelle di taluni altri paesi, stanno determinando un vero e proprio genocidio. Se nel 2014 e nel 2015 Palermo, come tutta la Sicilia, ha accolto decine di migliaia di migranti, salvati nel Mediterraneo da operazioni coordinate e compiute dagli Stati, oggi Palermo e la Sicilia non accolgono più migranti. Non perchè non vorrebbero, non perchè i migranti abbiano smesso di cercare un futuro in Europa: semplicemente perchè i migranti ora muoiono in Libia o nel Mediterraneo senza nemmeno la possibilità  di toccare l’agognata Europa”.
Il sindaco di Palermo continua: “Se vi è una emergenza legata alla migrazione, è proprio quella legata a questo genocidio”.

(da agenzie)

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LOMBARDI (M5S): “PRONTI A UN GOVERNO DEL PRESIDENTE ANCHE CON IL PD”

Agosto 11th, 2019 Riccardo Fucile

“SALVINI DEVE CAPIRE CHE IL PARLAMENTO NON E’ AI SUOI ORDINI” … “PRIMA SI DEVE VOTARE LA RIDUZIONE DEI PARLAMENTARI, POI LA SFIDUCIA A SALVINI”

«Sposo totalmente la linea di Grillo – dice Roberta Lombardi – siamo stati coerenti, ma non siamo fessi. Se Salvini vuole subito il voto, deve capire che il Parlamento non è ai suoi ordini». La capogruppo in regione Lazio, dirigente storica del Movimento, apre a un governo istituzionale con chi ci sta.
E attacca: «La figura del capo politico ha fallito, serve una ledership corale».
Matteo Salvini non ha il diritto di chiedere il voto?
«Per l’affermazione elettorale di una forza politica che in Parlamento conta il 17%, ma vuole contare di più, avremo l’iva al 25%. Deve essere chiaro che se si va al voto a ottobre, il primo effetto dell’ingordigia di Salvini sarà  questo».
Quali sono le alternative?
«Ci devono essere una serie di passaggi. Il primo è il varo definitivo del taglio dei parlamentari. Un segnale nei confronti dei cittadini stufi della politica, di chi si è rifugiato nell’astensionismo. Poi c’è la mozione di sfiducia presentata dal Pd contro il ministro dell’Interno».
Il Pd chiede che sia calendarizzata prima di quella contro Conte.
«Era già  incardinata ed è giusto sia discussa subito. Solo una volontà  politica maggioritaria nella capigruppo potrebbe invertire l’ordine, ma dovrebbero volerlo i 5 stelle. Sarebbe folle. Nonostante ci sia qualcuno che vorrebbe piegare legge, Parlamento e organi istituzionali alla sua smania di poltrone».
Per la prima volta sposa la linea di Matteo Renzi. Non è un rischio?
«Io dopo aver governato con la Lega penso di poter andare d’accordo anche con Belzebù».
Il Movimento dovrebbe votare con il Pd contro Salvini?
«Dovremmo sfiduciarlo insieme a tutte le opposizioni».
E sulla mozione di sfiducia a Conte?
«Sono d’accordo con Piero Grasso, che da ex presidente del Senato di regolamenti se ne intende: a quel voto dovrebbe partecipare solo la Lega. Con il suo 17% la mozione non passerebbe».
A quel punto Salvini dovrebbe ritirare i suoi ministri
«Vuole la moglie ubriaca e la botte piena: mandare l’Iva al 25%, rimanere ministro dell’Interno, cioè colui che dovrebbe garantire il regolare svolgimento delle elezioni. Per poi vincerle. Anche meno».
Può nascere un governo istituzionale a partire dal taglio dei parlamentari?
«Sì. Per fare, dopo quella riforma, la legge elettorale. Quando c’è la volontà  politica ci vuole pochissimo tempo. Poi una manovra che sterilizzi le clausole di salvaguardia e metta il Paese al riparo dai mercati».
Allungare la legislatura al governo con Pd, Leu, con l’appoggio esterno di Forza Italia: è una situazione che il Movimento può sostenere?
«Io penso che ci voglia un’assunzione di responsabilità  da parte di tutti. A maggior ragione dopo essere stati al governo con la Lega. E lo dice una che nel 2013 ha rifiutato l’offerta di Bersani: eravamo molto più schizzinosi».
Aveva detto, durante l’incontro in streaming: mi sembra di stare a “Ballarò”. Pentita?
«Fece una serie di promesse elettorali che avevamo sentito per anni. Ma era un altro genere di Movimento. Adesso sarà  fondamentale il ruolo di Mattarella».
Perchè?
«Non avendo più un governo politico è l’unico soggetto istituzionale garante del Paese agli occhi dell’Europa e del mondo. Con il voto alla presidente della commissione Ursula von der Leyen abbiamo dimostrato di volere un’Europa diversa, ma di voler restarci dentro. C’è invece qualcuno che, se diventasse premier, la manderebbe a gambe all’aria».
Davide Casaleggio accetterebbe un quadro del genere?
«Chi ha a cuore l’interesse di questo Paese non può permettere che per il capricci e la vanità  elettorale di una persona si vada in esercizio provvisorio».
Di Maio non potrebbe preferire il voto subito e che questo diventi un “mandato zero” per salvare la sua leadership?
«La leadership dell’uomo solo al comando ha definitivamente fallito. Bisogna tornare a un modello corale perchè finchè siamo stati intelligenza collettiva siamo cresciuti. Quando ci siamo affidati al salvatore della patria abbiamo sbagliato tutto».
Conte sarà  il prossimo candidato premier M5S?
«Potrebbe, ma bisognerà  arrivarci con un processo partecipato. Non dev’essere una decisione letta su un’agenzia, riproposta ai parlamentari e ratificata su Rousseau. Personalmente non ho apprezzato che si sia sbilanciato sulla Tav, ma fino a quel momento è stato un buon premier».
E Di Battista?
«Un fenomenale comunicatore. In assenza di Grillo può essere il frontman. il megafono di istanze che sono però quelle del Movimento. Nei 5 stelle ognuno ha il suo talento: l’importante è non suonare da solisti. Si rischia di steccare».

(da “La Repubblica”)

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MASSIMO FRANCO (CORRIERE) E TRAVAGLIO (IL FATTO) CONCORDI: PROVOCARE LA CRISI PER SALVINI SARA’ FATALE

Agosto 11th, 2019 Riccardo Fucile

PRIVILEGIARE IL PARTITO E LE POLTRONE A DISCAPITO DELL’INTERESSE DELL’ITALIA GLI SI RITORCERA’ CONTRO

Matteo Salvini ha commesso un errore a far cadere il governo Conte?
Massimo Franco sul Corriere della Sera oggi ipotizza che la scelta del Capitano potrebbe ritorcerglisi contro:
Il suo blitz teso a portare l’Italia alle elezioni anticipate sta riuscendo, ma solo in parte. Sancire unilateralmente la fine della maggioranza con il Movimento 5 Stelle potrebbe condurre quasi per forza di inerzia alle urne. Eppure l’esito è incerto. La Lega, nella sua corsa affannosa verso il voto, addita e pretende il traguardo vicinissimo; il Parlamento, nel quale per ora ha solo il 17% dei voti, invece, lo osserva col cannocchiale rovesciato: più lontano, forse non a portata di ottobre. D’altronde, lo strappo leghista costituisce una forzatura che ha fatto scivolare in secondo piano l’interesse nazionale, privilegiando solo i calcoli elettorali di un partito sicuro di avere il vento in poppa e di doverlo sfruttare subito.
Il Carroccio sembra avere sottovalutato l’allarme che il suo diktat sta provocando, e non solo in Italia, per la forte componente estremistica e antieuropea che sprigiona. Esistono impegni finanziari e scadenze di governo da rispettare, e vincoli che non possono essere scansati solo per permettere la «presa del potere» salviniana dai contorni di una guerra — lampo sulla pelle dell’Italia. Restituire lo scettro della crisi al Parlamento e al Quirinale è una via obbligata costituzionalmente.
Più o meno gli stessi argomenti di Marco Travaglio sul Fatto:
Vuoi vedere che il Cazzaro Verde, da tutti dipinto come un genio della politica, l’ha pestata grossa? Tre giorni dopo la genialata di buttar giù il governo in pieno agosto senza dimettersi da vicepremier e da ministro nè far dimettere i suoi, appare già  un tantino incartato. Da buon orecchiante improvvisatore, ha scoperto dalle ultime ripetizioni estive di Conte che l’Italia è una Repubblica parlamentare, le cui regole e procedure non consentono le elezioni prima di fine ottobre(se va bene). Dunque il suo eventuale governo monocolore (“corro da solo”, anzi “vediamo”) con “pieni poteri” non potrebbe nascere prima di fine novembre-inizio dicembre. Non avrebbe il tempo di varare e far approvare la legge di Bilancio. E partirebbe con una figuraccia mai vista, da Guinness dei primati: l’esercizio provvisorio col contorno di spread, speculazioni, infrazioni Ue ecc.
In più il barometro dei social, che a noi fa un baffo ma per lui è legge, segnala fulmini e tempeste: insulti, critiche, pentimenti e sberleffi per il suo tradimento incoerente e incomprensibile. Più tempo passa, più la sua fuga per la vittoria potrebbe incontrare intoppi. I trionfi, nella politica italiana, arrivano inattesi: quando sono troppo annunciati, si rivelano spesso cocenti delusioni. Ne sanno qualcosa Renzi e i 5 Stelle, dati l’uno per sconfitto e gli altri come stravincitori alle Europee del 2014, salvo poi aprire le urne e trovarsi a parti invertite.

(da “NextQuotidiano”)

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UN GOVERNO DI SCOPO NON E’ CERTO UNO SCANDALO

Agosto 11th, 2019 Riccardo Fucile

ALL’ITALIA SERVE UNA DIALETTICA TRA UNA SINISTRA FORTE E UNA NUOVA DESTRA CREDIBILE, SOCIALE, LIBERALE ED EUROPEISTA

“Salviamoci dai Barbari”. È con questo slogan con cui BeppeGrillo è intervenuto sull’attuale ”crisi di governo” per cercare di scongiurare le elezioni anticipate.
I “suoi” non hanno avuto problemi ad osannarlo e fino al punto da sostenere che, avendo governato con la Lega, ora sarebbero capaci di farlo anche con Belzebù…
Certi tatticismi è normale che ci siano: fanno parte della “naturale” dialettica di un sistema in cui è centrale il ruolo del Parlamento.
Forse, però, attesa l’assoluta esigenza di varare, prima, ed approvare, poi, la nuova “legge finanziaria” (anche per scongiurare l’ennesimo aumento IVA già  programmato con le clausole di salvaguardia) e quella di avere una legge elettorale capace di dare “stabilità  governativa” (la questione del numero dei parlamentari mi sembra più mera esigenza propagandistica che questione di effettiva sostanza, almeno in questa fase), un “governo di scopo” o “del Presidente” non sarebbero da scartare così sommariamente e così frettolosamente come stanno facendo in tanti, almeno “nell’immediatezza del fatto”…
Il PD, sul punto, è in fermento, vivendo le solite diatribe e contrapposizioni interne che – comunque – fanno di quel partito l’unica realtà  con una effettiva dialettica tra le sue varie anime (perchè – diciamocelo – nell’ultimo centrodestra non c’è mai stata, e nel M5S è sempre stata soltanto una finzione: ha sempre deciso e governato il relativo triumvirato).
Comunque sia, che qualche “barbaro” da combattere, in giro, ci sia, è palese, e non soltanto in chi vorrebbe le elezioni anticipate ma anche nel “lato” di chi governa un partito con un “triumvirato decidente”, ma non è evitando le elezioni che si darà  la stura ad un diverso progetto politico, sia in termini di visione che di programmi.
Anzi, il più delle volte, i germogli di nuovi progetti “sono stati piantati” proprio in occasione delle competizioni elettorali.
Alla dialettica del Paese e dello stesso popolo servono una sinistra forte ed una destra parimenti credibile, seria, moderata, europeista, liberale e solidale; servono fervore e “grandi progetti”, grandi dimensioni valoriali e culturali: soltanto così sarà  possibile far rinsavire chi è così accecato dal “giustizialismo di massa” (economico, processuale e di casta) da pensarsi come l’unica salvezza di un Paese che, a ben vedere, con misure scellerate, ed al di là  della solita retorica, ha contribuito a mettere seriamente in ginocchio

Salvatore Totò Castello
Right Blu – La Destra liberale

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OPEN ARMS, TRE MIGRANTI MALATI GRAVEMENTE SBARCANO A LAMPEDUSA, LA GUARDIA COSTIERA NON VUOLE FINIRE IN GALERA, LA PROCURA DI AGRIGENTO APRE UN FASCICOLO

Agosto 11th, 2019 Riccardo Fucile

SBARCANO ANCHE SEI LORO FAMILIARI…   E LA OCEAN VIKING SALVA ALTRI 81 PROFUGHI ALLA DERIVA, ORA A BORDO SONO 251

All’undicesimo giorno in mare a bordo della Open Arms, le condizioni dei migranti si aggravano. Per tre di loro, probabili casi di tubercolosi e polmonite, è stata disposta l’evacuazione medica urgente a Lampedusa su una motovedetta della Guardia costiera. Tra i tre casi, si registra quello di una donna di 32 anni con un tumore al cervello. Lasciano la nave anche sei componenti dei rispettivi nuclei familiari.
Dopo l’evacuazione medica, la Procura di Agrigento ha deciso di aprire un’inchiesta con la consueta ipotesi di reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I migranti scesi a Lampedusa saranno sentiti dalla squadra mobile di Agrigento.
Intanto la Ocean Viking di Sos Mèditerranèe e Msf, in   mare da Marsiglia da una settimana, ha realizzato questa mattina il suo terzo soccorso: ha preso a bordo altri 81 migranti che viaggiavano su un gommone non adatto alla navigazione. L’operazione è avvenuta in acque internazionali al largo della Libia.
“Ora sono 251 le persone a bordo della Ocean Viking”, scrive in un tweet Medici Senza Frontiere. Nella stessa area la nave Ong aveva già  salvato altre 85 persone per le quali, come annunciato da Matteo Salvini, è stato firmato il decreto di divieto di ingresso in acque italiane

(da agenzie)

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PRIMO ATTO DELLA GIUNTA LEGHISTA DI FERRARA: SI AUMENTA LO STIPENDIO DEL 10%

Agosto 11th, 2019 Riccardo Fucile

I RIVOLUZIONARI PADAGNI CANCELLANO IL TAGLIO ATTUATO DALLA PRECEDENTE AMMINISTRAZIONE…. COSTERA’ AI CITTADINI 225.000 EURO IN PIU’… 6400 EURO AL SINDACO, 4800 EURO IL VICE, 3800 EURO GLI ASSESSORI

Promettere di essere diversi, ma diversi da chi?
E così la favola del rinnovamento di Ferrara attraverso la neo eletta giunta leghista parte da un portafoglio molto più pieno rispetto alla precedente amministrazione.
Il salvadanaio più colmo, però, non è quello delle casse comunali, ma quello nelle case dei componenti della nuova Giunta alla guida della città .
Il sindaco Alan Fabbri — eletto dopo il ballottaggio dello scorso 9 giugno — infatti, ha approvato le indennità  che saranno pagate agli assessori e ai consiglieri comunali per tutto il loro mandato. Con una sorpresa.
Andando contro la linea della spending review — tra le mozioni della campagna elettorale del Carroccio c’era anche lo sperpero di denaro pubblico da parte della precedente guida delle città  da parte del Partito Democratico -, la giunta ha approvato il ritorno agli emolumenti del passato.
Un 10% in più rispetto a quanto percepito — dopo un taglio deciso dalla passata amministrazione dem — dal «governo precedente».
Il che, tirando le somme, equivale a una spesa di 225mila euro in più solo per il pagamento degli stipendi di sindaco, assessori e componenti vari della Giunta.
Con questa mossa, dunque, il sindaco di Ferrara — il leghista Alan Fabbri — percepirà  uno stipendio di 6400 euro al mese, il vicesindaco Nicola Lodi ne avrà  oltre 4800 e gli altri assessori supereranno di gran lunga i 3800 euro mensili.
Il tutto dopo l’incremento dello stipendio del Presidente del Consiglio Comunale della cittadina estense, Lorenzo Poltronieri, il cui costo mensile era già  stato ritoccato del 15%.
Spese, spese, spese. Niente revisione dei conti, ma un ritorno al passato superando il taglio degli stipendi attuato dal Partito Democratico nel corso dell’amministrazione 2014-2019, durante la quale gli emolumenti a sindaco, vicesindaco e assessori era stato ritoccato al ribasso del 10%. Ora quella sforbiciata è stata ricucita, facendo aumentare i costi della classe politica di Ferrara di 225mila euro. Il cambiamento dei diversi, ma diversi da chi?

(da agenzie)

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