PD SPACCATO. ZINGARETTI: “NO AD ACCORDICCHI”. RENZI REPLICA: “PRIMA METTERE I CONTI IN SALVO, POI OGNUNO PER LA SUA STRADA”
RENZI RILANCIA L’IDEA DEL GOVERNO DI SCOPO CON I GRILLINI, FRANCESCHINI APRE, CALNDA CONTRO L’INTESA… FORZA ITALIA DICE NO E CONTINUA A FARE IL MAGGIORDOMO DI SALVINI
Le onde lunghe della crisi di governo scuotono il Pd.
Il partito, infatti, si divide su tempi e modi della soluzione, fra chi vuole andare al voto subito e chi invece cerca accordi con i grillini per un governo Conte bis che allungi i tempi ed eviti il ritorno rapido alle urne.
A partire da un accordo sul taglio dei parlamentari e con la motivazione che non si può fare aumentare l’Iva.
Ma il segretario dem Nicola Zingaretti è contro e lo scrive sul suo blog su HuffPost. Senza se e senza ma: “Con franchezza dico no. Un accordicchio Pd-M5s regalerebbe a Salvini uno spazio immenso. Nessuna paura del voto”, – dice il leader dei democratici. – “Il sostegno a ipotesi pasticciate e deboli, non illudiamoci, ci riproporrebbe ingigantito lo stesso problema tra poche settimane”
Dunque stop alla tesi caldeggiata da Matteo Renzi, che controlla ancora i gruppi parlamentari dem e rilanciata oggi con un’intervista.
Idee ribadite durante un’intervista al Tg. “Dopo aver messo i conti a posto, si vada a votare e le assicuro che noi e i Cinque Stelle staremo da due parti diverse”, – dice l’ex premier. – “Non vado a mangiare la pizza con Grillo nemmeno se mi pagano. Ma Salvini ha rovinato l’estate agli italiani aprendo una crisi di governo dalle spiagge con le cubiste. Il governo è un fallimento, ma la scelta dei tempi porta la Borsa a bruciare miliardi, lo spread a volare e all’aumento dell’Iva al 25%. E’ folle”.
Dario Franceschini, però, vedi i rischi di una spaccatura, di un Pd del segretario e di un Pd renziano. E di buon mattino cerca di sedare la rissa interna al partito. “Dopo l’intervista di Matteo Renzi invito tutti nel Pd a discutere senza rancori e senza rinfacciarci i cambi di linea. Io lo farò. Anche perchè in un passaggio così difficile e rischioso, qualsiasi scelta potrà essere fatta solo da un Pd unito e con la guida del segretario”.
Dunque da un lato l’invito a non delegittimare Zingaretti, dall’altro un’apertura a ragionare intorno alle nuove aperture renziane al M5S.
Franceschini, che appartiene all’area che sostiene Zingaretti, il 22 luglio aveva proposto di aprire ai grillini, ma era stato sonoramente bocciato dallo stesso Renzi che aveva annunciato la sua uscita dal partito in caso di dialogo.
Anche Carlo Calenda si era schierato contro. E sembra non avere cambiato idea. “Governo tecnico per qualche mese, votato dal Pd, M5S e Forza Italia, per fare cosa? La manovra più dura degli ultimi anni. Prendere qualche mese per fare un partito? Bisogna fermare Salvini ora e farlo insieme, mobilitando il paese. È il momento del coraggio non dei tatticismi”, dice.
E intervistato da Radio Capital spiega: “E’ folle quello che tratteggia Renzi, è un tentativo di prendere qualche mese in più, nel frattempo levare le castagne dal fuoco con un governo tecnico che dovrebbe fare una manovra lacrime e sangue, votandola assieme al Movimento 5 Stelle e a Forza Italia per avere infine Salvini al 60%”.
Secondo l’ex ministro, “c’è una grande battaglia da combattere, va costruito un fronte largo e andare al voto senza paura, perchè altrimenti oltre al rischio di perdere le elezioni c’è la certezza di perdere l’onore. Sarebbe oltretutto un favore a Matteo Salvini, il quale non aspetta altro che fare sei mesi di campagna elettorale dando addosso a un governo tecnico sostenuto da Pd e M5S. Noi a quel punto non avremmo la possibilità di essere credibili con gli elettori. Non possiamo fare accordicchi o scorciatoie”.
Contro le aperture dell’ex premier ed ex segretario si schira anche Francesco Boccia. “Il Pd non è un autobus su cui salire quando capita. È il partito dei progressisti e dei riformisti italiani. Caro Renzi, Nicola Zingaretti il segretario eletto dalle primarie di cinque mesi fa con oltre un milione e seicentomila elettori, indica una linea politica chiara, vieni nella prossima direzione, portaci il tuo contributo e voteremo insieme le scelte definitive che farà il Pd dopo la caduta governo Lega-M5S”, dice il responsabilie Economia del Pd.
Renzi invece sembra proprio avere cambiato idea. Perchè, dicono i retroscena, vuole evitare ad ogni costo che Zingaretti vada al voto e cancelli la sua presenza nei gruppi parlamentari. O perchè vuole prendere tempo per organizzare la scissione e andare alle urne con il suo partito.
Lo stato del dibattito nel partito è comunque sintetizzato molto ben da un botta e risposta fra Luigi Marattin e Pierluigi Castagnetti.
“A troppi non è chiaro – o fanno finta che non sia chiaro – cosa significhi aumentare di 23 miliardi le imposte sui consumi in un anno di (se va bene) stagnazione dei redditi e in un paese debilitato da 14 mesi di cialtronate. No aumento Iva e poi immediatamente al voto”. twitta il renziano Marattin.
“No caro Luigi, la manovra – sostiene Castagnetti, uno dei padri nobili del Pd – la debbono fare loro e non altri mentre loro stanno a godersela in campagna elettorale. Se non vogliono farla prima del voto gli italiani sapranno chi ringraziare”.
Il Pd, dunque naviga in acque agitate. Ma anche il centrodestra ha i suoi problemi. Forza Italia, per esempio, teme di restare fuori dalle alleanze di Salvini. E non accetta l’idea di appoggiare un governo Pd-M5S.
“Forza Italia guarda con distacco a ipotesi di un ‘governo della ribollita’ in salsa renziana, un’indigesta ricetta che umilia la volontà degli elettori e sazia gli appetiti di un gruppo di disperati guidati da Grillo pronti a tutto pur di non mollare le poltrone che dicono di voler eliminare, dice il portavoce dei gruppi di Camera e Senato di Fi, Giorgio Mulè.
(da agenzie)
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