Agosto 24th, 2019 Riccardo Fucile
DI MAIO E UN PD VICEPREMIER, GABRIELLI AGLI INTERNI…. BRUCIATA LA POSSIBLITA’ DI UN RITORNO CON LA LEGA: AL SENATO NON AVREBBE LA MAGGIORANZA PERCHE’ MOLTI GRILLINI FAREBBERO MANCARE I VOTI
L’imponderabile succede alle nove di sera, quando una fiammata riaccende una partita che pareva destinata a morire di tatticismo.
Perchè non solo riparte prepotentemente il treno del governo Pd-M5S, che solo qualche ora prima sembrava destinato a un binario morto.
Ma anche perchè, sul filo dei contatti incrociati dei rispettivi pontieri, emerge con nettezza il nome di Roberto Fico.
Il presidente della Camera passa, nel giro di pochissimo, dalle retrovie alla pole position del toto-premier. Tutto appeso ancora a tantissimi punti di domanda, ovviamente. Due su tutto.
Di fronte a una candidatura «istituzionale» come quella del presidente della Camera, può il Partito democratico permettersi di dire no in nome della discontinuità rispetto al governo precedente? No, è la risposta; non foss’altro perchè di quel governo, e soprattutto di Matteo Salvini, Fico è sempre stato un oppositore.
La seconda domanda, invece, riguarda Luigi Di Maio. Per quanto Fico guidi l’opposizione interna, può il capo politico del Movimento 5 Stelle mettersi di traverso rispetto all’eventualità storica che un iscritto (tra l’altro della prima ora) diventi il capo del governo? Difficile, molto.
La riaccensione dei motori del treno giallorosso e la pole position della candidatura Fico sono due degli effetti collaterali dello «schiaffo di Biarritz», come dal Pd – ironizzando sull’analogia con lo «schiaffo di Anagni» reso celebre da un film di Verdone – hanno ribattezzato la mossa di Giuseppe Conte dal G7, che ha ridotto al minimo la capacità del forno con la Lega.
Al minimo vuol dire quasi vicino allo zero, visto che i trattativisti del M5S avvertono gli omologhi del Nazareno che «quella strada, ormai, non avrebbe neanche i numeri per mettere su una maggioranza in Parlamento».
Di sicuro non a Palazzo Madama, dove una pattuglia di almeno dodici pentastellati ha già minacciato – di fronte al riavvicinamento con Salvini – di formare un gruppo autonomo e votare contro.
Difficile dire se, alle nove di ieri sera, Di Maio senta di essere finito in un vicolo cieco o ci sia finito per davvero.
Di certo c’è che Nicola Zingaretti, che per l’occasione ha trasformato il Nazareno in un gabinetto di crisi aperto anche nel weekend, aspetta una telefonata del capo politico del Movimento Cinque Stelle che è in programma. Ma non arriva.
Scontati il no del Pd al Conte bis, come scontato ovviamente anche il fuoco di sbarramento rispetto all’ipotesi che il governo venga guidato da Di Maio in persona, l’uscita dai blocchi di Fico sembra la mossa destinata a scandire l’ultimo miglio della partita. In un senso o nell’altro.
Difficile che il Pd possa mettere veti sulla riconferma del capo politico dei M5S al ruolo di vicepremier, magari con una delega pesante. Ai democratici, ovviamente, toccherebbe spendere il nome di uno dei suoi «pezzi da novanta» per affiancarlo, sempre come numero due dell’esecutivo.
In nome della discontinuità col governo precedente, dopo l’esperienza Salvini, è molto probabile – per esempio – che per la casella del Viminale venga scelto un profilo come quello di Franco Gabrielli.
Rimangono i punti di domanda, ovviamente. Ma una strada adesso c’è. Non è escluso che porti a un governo che si pone come scopo la legge elettorale proporzionale, che riporterebbe Pd e M5S al tavolo subito dopo le elezioni.
Così come non è escluso che il governo parta per durare. Quanto, chi può dirlo.
(da “il Corriere della Sera”)
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Agosto 24th, 2019 Riccardo Fucile
IL NO A CONTE E’ GRANITICO, D’ACCORDO ANCHE RENZI… DI MAIO SPARITO DAI RADAR… IN SINTESI: SE IL M5S PROPONE FICO SI CHIUDE IN UN MINUTO, SE PROPONE ALTRO NOME SI RAGIONA, SE INSISTE SU CONTE SI VOTA
La mossa matura dopo aver assistito alla passerella di Conte al G7, ennesimo esempio di un leader in difficoltà che pensa basti una foto tra i grandi per essere o sentirsi grande.
Ecco, Nicola Zingaretti si confronta con i suoi, dopo un lungo vertice a casa Zanda, di tutti i big del Pd, da Gentiloni a Minniti a Franceschini, dopo che il premier ha finito di parlare a Biarritz: “Stanno ancora giocando — dice Zingaretti — e traccheggiando. Per noi il no a Conte non è negoziabile. È chiaro che ci avanzassero la proposta di Fico, non potremmo dire di no”.
È più di un ragionamento a voce alta. È una posizione condivisa. Anche con Renzi, con cui Zingaretti si è sentito più volte, ricevendo assicurazioni sul no a Conte. Posizione che per ora resta “riservata”, affidata ai canali diplomatici.
Ma potrebbe anche essere resa pubblica nelle prossime ore se la trattativa non si sblocca.
Se i Cinque stelle cioè non prendono atto che, per intavolare un dialogo serio col Pd, devono accettare la discontinuità su palazzo Chigi: “Io — dice Zingaretti ai suoi — il governo lo voglio fare ma non svendo il Pd. Noi abbiamo combattuto per 15 mesi il governo, non saremo noi a occupare le poltrone lasciate vuote”.
Siamo al dunque, al punto di snodo. Anche perchè chi ha una certa consuetudine col Colle ha capito che lassù vorrebbero avere un quadro più chiaro già nella giornata di lunedì, prima di decidere il calendario delle consultazioni.
Ormai è chiaro: o governo o mercoledì si scioglie, oltre non si può andare con un calendario che già ora prefigura le urne il 10 novembre.
Dicevamo, siamo al dunque. La “mossa” Fico matura dall’osservazione degli eventi.
E dal modo di fare un po’ furbesco dell’interlocutore. Di Maio, dopo l’incontro di ieri, è praticamente sparito.
Anche le parole del premier, con tutto il corredo di pochette, pose, costruzione mediatica e spin dei suoi abili comunicatori, è apparsa carica di ambiguità .
Ha chiuso, diciamo così, al forno con la Lega, con una certa autoindulgenza, anzi con quel “non rinnego quanto fatto in questo anno” che non è proprio una dichiarazione da applausi.
È un po’ l’ossimoro di chi si propone a sinistra rivendicando i provvedimenti più di destra degli ultimi vent’anni.
Poi l’avvocato del popolo si è platealmente offerto al Pd, col consueto schema, tipico dei trasformisti, di far finta di mettersi da parte, perchè ora è importante “il progetto riformatore”.
È chiaro che è in atto nel Movimento tutto un gioco di costruzione politica attorno a Conte, al tempo stesso carta per il governo e unico leader spendibile per i Cinque stelle in caso di elezioni.
Gioco confermato dallo spin sulla sua insostituibilità dentro il Movimento, perchè l’unico capace di tenerlo assieme: “Solo lui è in grado di passare all’esame della piattaforma Rousseau, facendo digerire il governo col Pd”.
Il Movimento non è nè una testuggine, nè un monolite, hanno capito bene dentro al Pd. E, in alcuni momenti, l’interlocutore è incomprensibile: “Uno scompare, Fico si propone, di fatto, con una dichiarazione dalla spiaggia, altri ci dicono che Grillo avanzerà una sua proposta”, così sintetizzano la giornata gli sherpa del segretario. L’unica cosa certa, lì dentro, è il terrore del voto che si materializzerà nei sondaggi di domani, col Movimento attorno al dieci per cento, o poco più
In questa confusione, la giornata registra un’iniziativa del Pd, sia pur per ora sottotraccia. Per uscire da questo tormentone su Conte che paralizza il dibattito da giorni: “La parola d’ordine — è il ragionamento che fanno al Nazareno – è rispetto reciproco. Noi offriamo rispetto, loro devono darci rispetto”.
Insomma, per dirla in modo un po’ tranchant, il Pd fa sapere che è legittimo che il primo partito del Parlamento indichi il premier, purchè non sia l’attuale.
I maligni hanno suggerito a Zingaretti di avanzare lui la grande offerta al presidente della Camera, consapevoli dell’inferno che scatenerebbe dentro il Movimento.
In fondo, se Conte si sta accreditando sull’elettorato del Pd facendo quello di sinistra, ci sta pure che il Pd renda pubblico il suo via libera al presidente della Camera, uomo di sinistra, corretto nell’interpretare il suo ruolo, con un grande seguito tra i parlamentari.
Per ora Zingaretti ha fatto sapere che, per attestare la serietà della disponibilità , non è il momento delle interviste e delle dichiarazioni. Tocca a Di Maio, che continua a non parlare pur essendo un tipo solitamente ciarliero.
Quelle parole “disponibili al confronto col Pd” ancora non le pronuncia. In sintesi: se avanza Fico, il governo si fa in un minuto; se propone un altro nome si ragiona; se resta su Conte, si vota.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 24th, 2019 Riccardo Fucile
SI METTE A DISPOSIZIONE DEL NUOVO CORSO: NON NECESSARIAMENTE COME PREMIER, PER LUI SI PARLA DI COMMISSARIO UE O MINISTRO DEGLI ESTERI
Giuseppe Conte c’è, per un progetto di governo M5s-Pd, magari come premier.
Non c’è, se si tratta di riesumare l’alleanza dei pentastellati con la Lega.
Mentre a Roma fervono accuse e trattative, al suo arrivo a Biarritz il premier dimissionario non perde tempo. Partecipa giusto alla riunione con i paesi europei che fanno parte del G7 e poi è subito fuori dall’hotel du Palais — dove alloggiano tutte le delegazioni – a dichiarare sull’Italia. Primo: “La stagione con la Lega è chiusa, non si riaprirà ”.
Secondo, sul Conte bis o Conte 2 che voglia chiamarsi: “Non è questione di persone ma di programmi ma serve un progetto riformatore per l’Italia…”. Stop alle domande.
Conte torna dentro dagli altri leader lasciando lo strascico di chi è pronto a favorire il nuovo corso: come premier per un Conte bis che a lui piace chiamare ‘Conte 2’. O in subordine come Commissario europeo, come ministro degli Esteri.
Poche parole non risolutive ma che chiariscono molto il quadro. Da Biarritz si chiude decisamente il secondo forno del M5s con la Lega. “Quella con la Lega è un’esperienza politica che io non rinnego”, dice Conte, ma ”è una stagione politica per me chiusa che non si potrà riaprire più per quanto mi riguarda”.
E si assesta su binari più certi la trattativa tra M5s e Pd, nonostante la netta contrarietà di Nicola Zingaretti a un un Conte bis.
Quando glielo si chiede, il premier dimissionario risponde così: “Non credo che sia una questione di persone ma di programmi. Quello che posso augurarmi per il bene del paese è che i leader delle forze politche, che in questo momento stanno lavorando per dare una prospettiva all’Italia, lavorino intensamente su alcuni temi. Io li ho indicati nel discorso al Senato perchè avendo maturato un’esperienza diretta di governo credo di poter indicare quali siano i temi e le soluzione di cui il paese ha bisogno: economia circolare, dobbiamo costruire oggi il paese del prossimo decennio, serve un piano di investimenti più robusto, dobbiamo lavorare per rendere il paese meno permeabile alla corruzione, serve un grande progetto riformatore, il paese ne ha bisogno e i nomi in questo momento sono secondari”.
“Non si torna indietro”, dicono i tifosi dell’accordo nel Pd e anche nel M5s. Si tratta solo di riempire tutte le caselle.
Partendo appunto da Conte, l’ingombro dell’intesa, ingombrante per Nicola Zingaretti, che continua a chiedere “discontinuità ” ma, anche per Luigi Di Maio, che ne teme l’ombra. Conte però non esce di scena, ma si propone, a disposizione.
I suoi fanno notare che #contebis è diventato primo trending topic su Twitter, sui social ‘spacca’, come si dice in gergo, nella riunione con la delegazione europea del G7, cioè con Francia, Germania, Gran Bretagna, Emmanuel Macron e Angela Merkel gli dimostrano molto affetto, dicono fonti di Palazzo Chigi.
Lo cercano sul dossier Libia. La crisi italiana non finisce sul tavolo delle discussioni tra i leader che si mantengono ufficialmente a distanza dagli avvenimenti politici di Roma. Ma naturalmente il clima è da respiro di sollievo perchè il sovranista Matteo Salvini è fuori dal governo italiano e il Belpaese potrebbe — questo l’auspicio di Bruxelles, secondo fonti diplomatiche europee – recuperare una fibra più europeista che fuga il rischio di Italexit.
Al tavolo della riunione di coordinamento europea c’è anche il neo-premier Boris Johnson, a testimoniare che l’Ue ha già una grana ancora tutta da risolvere con il Regno Unito, non può permettersi anche la grana italiana, che peraltro, in caso di voto anticipato a ottobre, scoppierebbe proprio in concomitanza della scadenza sulla Brexit (31 ottobre).
“Via il backstop (il meccanismo di salvaguardia degli accordi di pace tra Belfast e Dublino, ndr.) oppure sarà no deal”, avverte il nuovo inquilino di Downing Street appena arrivato a Biarritz.
Conte in questa fase rassicura. Incredibile a dirsi: solo un anno fa l’effetto era totalmente diverso nei consessi internazionali. Adesso, il presidente uscente del Consiglio europeo Donald Tusk — l’unica a esporsi finora — dice che Conte è “uno dei migliori esempi di lealtà in Europa. E’ sempre difficile difendere gli interessi nazionali e trovare soluzioni europee ma su di lui posso dire soltanto cose positive”.
Il premier dimissionario si gioca le sue carte, non tirandosi indietro, ma mettendosi a disposizione: col Pd, se serve. O anche come Commissario europeo, ipotesi che fino a ieri sembrava remota.
Lunedì scade il termine entro il quale Roma deve fare il proprio nome a Ursula von der Leyen, ma la presidente della Commissione è disposta a concedere altri giorni, data la crisi di governo in atto. “E’ interesse dell’Italia presentare presto una personalità per un ruolo così importante”, dice il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, “non ci sono pressioni, c’è un percorso che naturalmente dovrà avviarsi nel mese di settembre. Speriamo che il governo italiano sia pronto a indicare un proprio rappresentante”.
Dipenderà dal nome del premier. La trattativa per il nuovo governo va avanti carica dei segnali che arrivano da un G7 di Biarritz che è un fallimento per quanto riguarda l’organizzazione (zone rosse, divieti, poche navette per gli spostamenti, peraltro obbligatori, dei giornalisti da un centro stampa all’altro), fallimento anche per le conclusioni finali (non ci sarà un comunicato congiunto, ma ben 7 diversi, tematici, pesa l’ostracismo di Donald Trump come al solito). Ma evidentemente il summit organizzato dalla presidenza francese del G7 può contribuire a spingere la crisi di governo italiana un passetto avanti.
Ne approfitta Romano Prodi, sostenitore dell’intesa tra Pd e M5.
Nel suo editoriale di domani sul Messaggero, l’ex premier sottolineerà l’importanza di avere un’Italia solida su basi europeiste proprio per la sua presenza nel club dei G7 insieme a Francia, Germania e Gran Bretagna.
“Seguiamo con passione quanto sta avvenendo in Italia e se la crisi sarà superata positivamente avremmo riconquistato un posto di primo piano per il nostro Paese in Europa”, dice anche lo stesso Sassoli al meeting di Comunione e liberazione a Rimini.
“Non bisogna mai avere paura del confronto — continua a proposito delle trattative tra i Dem e i pentastellati – I parlamenti servono a questo. Noi siamo molto contenti che la scelta e il consenso della presidente von der Leyen siano stati così ampi e abbiano trovato anche delle solidarietà da parte, ad esempio, del M5s. E’ stato fatto tutto con grande trasparenza. E il dialogo è necessario. Perchè nessuno è autosufficiente. Chi pensa di essere autosufficiente credo che non sia utile in questo momento nè all’Europa nè all’Italia”.
Di fronte all’oceano di una Biarritz occupata dal vertice, deserta se non fosse per poliziotti, giornalisti e delegazioni, Conte non si tira indietro. Anzi.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 24th, 2019 Riccardo Fucile
DIMMI CON CHI VAI E TI DIRO CHI SEI… LE CONDANNE PER PECULATO DI ROMEO E MOLINARI
Dimmi con chi vai e chi ti dirò chi sei. È un vecchio adagio sempre attuale che ci ripetevano i nostri nonni ma che sembra essersi sbiadito in questi anni di politica che sulle cattive frequentazioni ha mollato il colpo.
Il colpo d’occhio delle consultazioni con il Presidente della Repubblica ci riporta al leader leghista Matteo Salvini che ha deciso di salire al Quirinale accompagnato da Massimilano Romeo e Riccardo Molinari.
Chi è Massimiliano Romeo?
Romeo è il capogruppo al Senato per la Lega, membro della Commissione Istruzione del Senato e iscritto alla Lega dal 1992.
Nel suo curriculum però c’è anche la condanna in primo grado per l’inchiesta “Rimborsopoli” con cui il Tribunale di Milano ha punito 52 consiglieri regionali della Lombardia in primo grado (Romeo è stato capogruppo nel Consiglio Regionale lombardo) per peculato.
In sostanza decine di consiglieri regionali e ex assessori sono stati considerati colpevoli di avere utilizzato soldi pubblici per pagare spese private tra il 2008 e il 2011.
A Romeo la Procura contestava spese per quasi 30mila euro, di cui molti spesi per pranzi e cene e il Tribunale ha emesso una sentenza di condanna di un anno e otto mesi.
Il Tribunale ha poi deciso di sospendere la pena e ha deciso la non menzione nel casellario giudiziario.
Chi è Riccardo Molinari?
È il capogruppo alla Camera per la Lega e fa parte della Commissione sulle politiche dell’Unione europea, non chè segretario della Lega in Piemonte.
Come Romeo anche Molinari è stato coinvolto in un’inchiesta per le spese nel Consiglio Regionale (in questo caso in Piemonte) e in appello è stato condannato a 11 mesi per un peculato di 1.241 euro.
Nella sua sentenza di condanna la Corte ha escluso la “possibilità che i rimborsi siano riconducibili ad errori materiali” per ristoranti “in località di interesse turistico e nei weekend in assenza di specifici e comprovati concomitanti eventi di interesse per il gruppo”. Anche nel suo caso il Tribunale ha deciso di sospendere la pena per un anno, in attesa del terzo grado di giudizio.
In sostanza Salvini si è presentato dal Presidente della Repubblica non trovando di meglio che due compagni di partito coinvolti in odiosi reati di peculato.
Ma forse il punto è un altro: sono i capigruppo del suo partito in Parlamento. A proposito del “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”.
Badate bene: sono quelli che promettono di cambiare l’Italia e di amministrarla da papà . Appunto.
(da TPI)
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Agosto 24th, 2019 Riccardo Fucile
ACQUISITI I DOCUMENTI AL VIMINALE SUI VIAGGI DEL LEGHISTA CON LA “FERRARI DEI CIELI”
Ma ve lo ricordate l’Air Force Renzi? Sembra passata un’era geologica e invece è una storia recente di alcuni mesi fa: il video in cui Di Maio festante annunciava la dismissione “dell’aereo voluto da Renzi” (anche se la storia non era proprio così) fece il giro del web e funzionò benissimo con gli indignati speciali che fomentavano gli animi.
E chissà che ne dicono quelli stessi del nuovo fascicolo aperto dalla Corte dei conti del Lazio (dopo l’inchiesta di Repubblica) sul tour elettorale del quasi ex ministro dell’Interno Matteo Salvini che per viaggiare comodo e veloce ha utilizzato il bimotore Piaggio P-180 (denominato “Ferrari dei cieli”, tanto per dare l’idea di cosa stiamo parlando).
I magistrati vogliono chiarire se il velivolo sia stato usato per eventi istituzionali o per iniziative elettorali (e quindi per una campagna elettorale a spese dei cittadini) e la procura contabile ha chiesto gli atti al Viminale per capire se ci siano gli estremi per un rinvio a giudizio.
Del resto il ministro, nelle vesti di ministro, ha partecipato a qualcosa come 211 iniziative elettorali mentre era pagato per mantenere l’ordine e la sicurezza del Paese, spostandosi da nord a sud dell’Italia con una scioltezza che stupisce: venerdì scorso, tanto per fare un esempio, è partito per Reggio Calabria con la “Ferrari dei cieli” per rientrare a Linate in giornata (utilizzando anche un elicottero per il suo comizio elettorale a Catanzaro) quando avrebbe potuto sostituire comodamente i suoi viaggi con voli di linea che sarebbero costati molto meno alle casse pubbliche.
Lui, al solito, ha risposto senza rispondere: “Se risolvo un problema e lo faccio da Marte o dal Viminale che cosa cambia? — ha detto Salvini — Se volete posso restare 16 ore in ufficio a guardare Sky”.
Eppure è lo stesso Salvini che durante il suo governo ha frequentato il ministero poco più di una decina di giorni (nemmeno interi) e che oggi nella bufera della crisi si fa fotografare alla sua scrivania per tentare di recuperare un po’ di credibilità .
E non capisce che la questione non è il viaggiare ma il motivo per cui viaggiare. Lo stesso motivo che non è ancora stato chiarito per il suo recente viaggio in Russia. E così ora abbiamo anche il privilegio di avere l’Air Force Salvini. Evviva.
(da Tpi)
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Agosto 24th, 2019 Riccardo Fucile
“SIAMO ALLA FARSA: SALVINI PRIMA VOLEVA IMPEDIRNE LO SBARCO, ORA NON AUTORIZZA LA LORO PARTENZA PER LA SPAGNA”
Migranti in giro per l’isola a causa del centro di accoglienza ormai sovraccarico e nessun segnale dalle istituzioni per dare il via alla redistribuzione a livello europeo.
A protestare per la situazione a Lampedusa è il sindaco Salvatore Martello che, in un post su Facebook, denuncia l’impasse spiegando che la nave Audaz della Marina Militare spagnola, arrivata davanti all’isola siciliana per imbarcare i 15 migranti che rappresentano la quota (volontaria) che spetta a Madrid dopo lo sbarco dalla Open Arms, non ha ancora avuto l’ok per svolgere le operazioni: “Quello che sta accadendo a Lampedusa è paradossale. Prima hanno tenuto i migranti a bordo della Open Arms per quasi venti giorni davanti la nostra costa. E c’era chi non avrebbe mai voluto farli sbarcare. Ora quei migranti sono tutti sull’isola, con il Centro di accoglienza sovraccarico”.
“Nel frattempo — continua — è arrivata una nave della Marina Militare spagnola che è ferma davanti al nostro porto. Sono pronti a trasferire una parte dei migranti in Spagna, ma chi prima voleva impedirne lo sbarco ora non autorizza il loro trasferimento. Il Centro può ospitare 92 persone e i migranti, una volta arrivati, dovrebbero sostare 48, massimo 72 ore per poi essere trasferiti in strutture adeguate. Tutte le persone che erano a bordo della Open Arms sono ancora qui. Con loro ci sono altri migranti arrivati in questi giorni. Gli ospiti del Centro sono al momento più di 200. Resta da capire se alla base di questa situazione ci sia solo un difetto di comunicazione, o una precisa volontà di creare tensione sulla nostra isola”.
L’altra nave che fino a pochi giorni fa era in attesa di conoscere il destino dei naufraghi che aveva soccorso è la Ocean Viking che oggi, dopo due settimane in attesa in mezzo al Mediterraneo, ha fatto sbarcare a Malta i 356 migranti che trasportava, dopo che La Valletta ne ha autorizzato l’arrivo sull’isola nell’ambito di un accordo di distribuzione dei profughi in sei Paesi europei.
Secondo quanto riferito dal Times of Malta, i migranti sono stati trasferiti su navi militari maltesi in acque internazionali e sono stati portati a Hay Wharf, dove sono sbarcati. Saranno trasferiti in Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo e Romania. Nessuno di loro rimarrà sull’isola.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 24th, 2019 Riccardo Fucile
A BORDO ANCHE UNA DONNA INCINTA, IL NATANTE STAVA IMBARCANDO ACQUA
Era diretto verso il tratto di costa Saccense. Avrebbe dovuto essere, verosimilmente, un nuovo sbarco “fantasma”.
Il “barchino”, carico di migranti, ha rischiato però d’affondare. Durante la navigazione, a poche miglia dalla costa Agrigentina, ha iniziato infatti ad imbarcare acqua.
A salvare i migranti – circa una ventina, fra cui una donna incinta – sono stati i militari della Guardia costiera di Porto Empedocle. La motovedetta della Capitaneria è riuscita ad intercettare e ad avvicinare la piccola imbarcazione proprio mentre imbarcava acqua.
L’allarme è stato inevitabile. A supporto dei militari della Guardia costiera sono accorsi, con un’altra motovedetta, anche quelli delle Fiamme Gialle. E’ stata un’operazione Sar.
Gli extracomunitari, con tutte le cautele del caso, sono stati trasbordati sulla motovedetta Cp 700 della Guardia costiera. Unità di soccorso che sta facendo rotta, adesso, verso la banchina di Porto Empedocle.
Non dovrebbero esserci emergenze sanitarie.
La tempestività d’intervento dei militari della Capitaneria di porto ha scongiurato una nuova tragedia del mare e della disperazione.
(da “AgrigentoNotizie“)
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Agosto 24th, 2019 Riccardo Fucile
MENTRE SALVINI PRESIDIA I CONFINI DEL VIMINALE, SBARCANO E VANNO A FARE COLAZIONE AL BAR
Nel sud della Sardegna, continuano ad arrivare barchini con piccoli gruppi di migranti a bordo. Anche nella nottata tra venerdì e sabato, due imbarcazioni con a bordo un totale di 12 persone, tutte algerine, sono arrivate sulla spiaggia di Porto Pino, nel Comune di Sant’Anna Arresi.
Nella notte, intorno alle 2, i carabinieri delle stazioni di Calasetta e Cortoghiana hanno intercettato dieci uomini di nazionalità algerina mentre si aggiravano a piedi a Porto Pino.
Bloccati, identificati e sottoposti a visite mediche, sono stati poi trasferiti al centro di prima accoglienza di Monastir.
Ancora, all’alba di questa mattina, altri due algerini sono stati sorpresi nella stessa località balneare, mentre facevano colazione al bar.
(da agenzie)
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Agosto 24th, 2019 Riccardo Fucile
ELETTO CON LA LEGA, MA LA LEGA DICE CHE E’ PASSATO CON FDI… IL PARTITO DELLA MELONI DICE CHE E’ STATO IN FDI MA POI HA CAMBIATO IDEA… E LA ESILARANTE STORIA DELLA MAGLIETTA CHE AVEVA TROVATO MA CHE SI ERA MESSO PER BUTTARLA
E’ stato chiamato sul palco della sagra di Roverè Veronese (Verona) per l’estrazione della lotteria. E Loris Corradi, vicesindaco eletto in lista con la Lega, ha sfoggiato con nonchalance una maglietta rossa con una scritta che incita alla violenza contro le donne: “Se non puoi sedurla, puoi sedarla”.
Non solo: quando la presentatrice dello spettacolo l’ha letta, sono partite alcune risate dal pubblico. Una scena che però ha infastidito alcuni dei presenti.
Tanto che una signora, presente in platea, ha scritto una lettera a “L’Arena di Verona” rendendo nota la vicenda: “Mi chiedo”, ha scritto, “cosa pensino le donne veronesi della battuta e del messaggio lanciato da un rappresentante delle istituzioni. A me e alle amiche sedute al mio tavolo non ha fatto per niente ridere”.
Grazie alla lettera della spettatrice, è scoppiato il caso politico. Non solo Corradi è stato messo sotto accusa in rete. Ma addirittura il Carroccio è intervenuto per prendere le distanze dal politico e per ricordare che non fa parte del partito e, anzi, hanno accusato Fratelli d’Italia: “Il vicesindaco di Roverè Veronese, paese della Lessinia, Loris Corradi, non è tesserato Lega“, si legge in una nota, “ma è un esponente di Fdi di cui è anche è stato nominato coordinatore locale del partito nel 2018. Corradi non fa parte del mondo Lega e non ne conosce ideali e programmi.”.
Poco dopo è intervenuto il deputato Ciro Maschio, coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia Verona, per sconfessare quello che ha definito un ex membro del partito: “Corradi non rappresenta Fratelli d’Italia a Roverè Veronese”, ha detto all’agenzia Ansa. “Eletto in una civica, Corradi si era avvicinato al partito tra il 2017 e il 2018, ma si era poi allontanato perchè critico su alcune scelte”
Contro il suo vice, si è schierata anche la sindaca leghista di Roverè Alessandra Ravelli: “Ho parlato con lui e sta preparando una lettera di scuse”, ha commentato con i giornali locali. “Loris non sarebbe dovuto nemmeno salire sul palco: lo hanno chiamato in fretta e furia per la lotteria. Si è tolto il grembiule e sotto indossava quella maglietta. Non se n’è nemmeno reso conto. Condanno la scritta, ma è stata una leggerezza”.
Il diretto interessato ha quindi “chiesto scusa pubblicamente a tutti”.
Quindi si è giustificato: “Ho lavorato come volontario alla ‘Festa di Santa Viola’ nel Comune di Grezzana e, per motivi logistici, mi sono trasferito a casa dei genitori della mia compagna. Ho preparato una borsa piena di vecchie magliette da buttare senza doverle lavare. Ero ai fornelli intento alla frittura delle patatine quando mi sento chiamare dagli organizzatori della lotteria per testimoniare, come pubblico ufficiale, della regolarità delle estrazioni, in quanto la persona preposta a farlo, a causa di un imprevisto, aveva abbandonato la manifestazione qualche minuto prima, lasciando gli organizzatori impreparati”.
E ha chiuso: “Mi sono tolto il grembiule e sono salito sul palco senza nemmeno pensare alla maglietta che indossavo e tantomeno a quella scritta”.
(da agenzie)
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