Agosto 23rd, 2019 Riccardo Fucile
APERITIVO A CASA SPADAFORA… DI MAIO VUOLE CONTE PREMIER, ZINGARETTI DICE NO, POI INFORMA RENZI CHE CONCORDA… TUTTI I SOSPETTI SUL DOPPIO FORNO DEL M5S
Si arriva subito al dunque, dopo il primo sorso dell’aperitivo. In clima schietto, ma cordiale.
Ecco Luigi Di Maio, polo Lacoste, che illustra la sua posizione a Zingaretti: “Nicola, sai quale è il nostro apprezzamento e la nostra stima per Conte. Per me è lui il perno attorno a cui costruire un Governo con voi”.
Ecco Zingaretti, camicia bianca botton down, giacca blu dell’abito lasciata in macchina: “Guarda, nessun problema personale con Conte. Però il punto è politico”. Ed è sul punto politico che si inceppa la trattativa: “Per me, per il Partito democratico, occorre un Governo di svolta rispetto a questi quattordici mesi. Sono disponibile al confronto, l’ho detto pubblicamente, ma sulla base di una discontinuità . Di agenda e del nome per palazzo Chigi”.
Casa di Vincenzo Spadafora, Castel Sant’Angelo. Il padrone di casa se ne va, dopo i convenevoli, per favorire il faccia a faccia.
Alla fine, il primo incontro tra i due leader rivela quale sia il problema. Prima ancora del taglio dei parlamentari, su cui alla fine un arzigogolo si trova. P
erchè, a quattr’occhi, Di Maio usa toni assai meno ultimativi rispetto agli spin di giornata, affidati alle agenzie: o così, o salta tutto. Alla fine, nel ragionamento a due, si conviene che è possibile giocare con il calendario, intavolando una discussione sui regolamenti parlamentari e sulla legge elettorale in modo da rendere potabile per il Pd la riforma su cui ha già votato contro.
Parliamoci chiaro, questa roba è il grimaldello per giustificare — dal punto di vista dei Cinque stelle – l’alleanza col Pd (facendola digerire al popolo pentastellato) o per giustificare la rottura e cambiare schema (per la serie: non l’hanno voluta votare così, ma ci hanno messo tutta una serie di paletti).
Ma il punto non è questo. È il nome.
E, alla fine dell’incontro, Zingaretti per correttezza ha chiamato Renzi: “Ti volevo informare che, secondo il mandato della Direzione, ho comunicato a Di Maio che il Pd considera il no a Conte irrinunciabile per intavolare il confronto sul nuovo Governo”.
Il senatore di Rignano che ieri ha fatto trapelare ai giornali l’opposto, ha risposto: “Hai fatto bene, condivido questa posizione”. Questo è il succo.
Poi è chiaro che, come accade in queste conversazioni, i due si sono annusati, studiati. Uno ha capito che i gruppi dei Cinque Stelle spingono per l’accordo col Pd, l’altro che Renzi controlla ancora i gruppi al Senato. Ed è un problema per Di Maio, non di poco conto. Per la serie, “tu sai cosa penso di quello là ”.
Questo è il succo, dicevamo. Alla fine, la sintesi sono le parole che Zingaretti ha comunicato ai più stretti che lo hanno chiamato: “Guardate, ora dipende solo da loro. Noi ci siamo e teniamo aperto il Nazareno anche nel week end per lavorare sul programma”.
Più che da “loro”, inteso come Movimento, dipende da “lui”, inteso come Luigi Di Maio. Il quale, quel che ha detto in privato, continua a non dirlo in pubblico.
Quella frase che tutti, in primo luogo Mattarella, si aspettavano, “disponibili a un confronto col Pd”, il leader pentastellato continua a non pronunciarla.
Perchè anche un patto col nemico parte da un reciproco “riconoscimento”.
Torniamo all’incontro. Era chiaro che, proponendo Conte, Di Maio avrebbe incassato un no. Era scritto nel mandato della Direzione affidato al segretario del Pd. E allora, attenzione: la politica è un’arte che anche i professionisti dell’antipolitica hanno imparato. I più maliziosi nel Movimento — a pensar male si fa peccato, ma certe volte ci si indovina — spiegano che, in fondo in fondo, “Luigi è andato a bruciare Conte”. Ovvero l’uomo su cui (leggete l’ultimo post di Grillo) sta puntando il Movimento.
Per la serie: io l’ho proposto, ho fatto il mio dovere fino in fondo, ma sono loro a dire di no, e dunque?
Il leitmotiv di questa crisi è che essa si configura come una crisi “nei” partiti, prima ancora che “tra” i partiti, condizionata dalle profonde convulsioni e lacerazioni interne.
Al Nazareno la vedono così: “Di Battista evoca il voto, Grillo scende in campo per dire che il punto fermo nella trattativa è Conte, Di Maio lo propone ma senza fare le barricare, i loro gruppi parlamentari spingono all’accordo col Pd, mentre la base ci considera il demonio. È il quadro di una esplosione”.
Proseguono al Nazareno: “È evidente che Di Maio sta tenendo aperto il forno con la Lega. E comunque sia in un caso sia nell’altro deve togliersi di mezzo Conte”.
Analisi supportata da contatti informali che qualcuno ha avuto con i maggiorenti della Lega, ricevendo conferme che la grande offerta è stata recapitata: quella di un nuovo Governo gialloverde guidato proprio da Luigi Di Maio, con Salvini che resta ministro dell’Interno, ma rinuncia alla casella di vicepremier. E Conte nominato commissario europeo.
C’è anche un timing ben preciso, così risulta al Nazareno, dopo il quale sarà presa la decisione, ovvero dopo la mattina di lunedì quando sarebbe previsto un ultimo contatto con gli ambasciatori di Salvini.
Così come è la crisi dentro il Pd ad accendere le micce dello scetticismo nel Movimento. C’è poco da fare: il “fattore Renzi”, che nel famoso audio annuncia la scissione. In fondo, per la base dei Cinque stelle, e non solo, è meglio il voto. Insomma, il primo giorno dopo le consultazioni andate a vuoto è ancora un giorno andato a vuoto.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 23rd, 2019 Riccardo Fucile
MA CHE BELLA CLASSE DIRIGENTE… INSORGONO LE DONNE SULWEB MA ANCHE MOLTI UOMINI INVOCANO L’ARRESTO DEL LEGHISTA
“Istigazione allo stupro”. Non usano mezzi termini le donne che su Facebook stanno protestando per la maglietta indossata dal vicesindaco di un paese in provincia di Verona, Roverè, alla festa del paese.
È il momento delle estrazioni per la lotteria, Loris Corradi si presenta sul palco con un maglietta rossa che ha sul davanti la scritta: “se non puoi sedurla…”. È la presentatrice della serata a svelare che sulla schiena la frase continua con “… puoi sedarla”.
Seguono risatine dal pubblico, nessuno che chieda al geometra Corradi, 35 anni, eletto con la Lega, perchè trova spiritoso ipotizzare di narcotizzare una donna che rifiuta la sua corte.
Vengono i brividi di paura al solo pensiero e infatti ci sono donne che reagiscono. Arriva una lettera indignata al quotidiano L’Arena di Verona: “Mi chiedo cosa pensino le donne veronesi della battuta e del messaggio lanciato da un rappresentante delle istituzioni. A me e alle amiche e amici seduti al mio tavolo non ha fatto per niente ridere”, scrive una donna che era presente alla festa di Santa Viola.
A rispondere all’indignazione della signora c’è anche un’amministratrice locale, Monia Cimichella, assessora in un comune vicino, Sona.
La politica, da sempre impegnata nella lotta alle discriminazioni di genere, interviene in una discussione su Facebook e scrive: “Non credo che le donne ridano, nemmeno le donne della Lega dai. Non credo”. I post delle donne disgustati sono commentati anche da alcuni uomini: “Ma stiamo scherzando?! – scrive Michele – Questo pazzo deve essere arrestato per istigazione alla violenza! Mi viene il voltastomaco…”
La maglietta del vicesindaco è stata commentata anche dalla sezione di Potere al Popolo di Verona: “È un orrore, una maglia ignobile, che manifesta la cultura dello stupro che i politici leghisti sono abituati ad usare come elemento per discriminare e costruire un nemico esterno. Ma questo nemico è interno, relle relazioni di vita quotidiana di milioni di donne, che subiscono violenze quotidiane, abusi, insulti sessisti, a casa, sul lavoro, nella vita pubblica” scrive il partito in un post su Facebook.
Il comune di Roverè è guidato da una sindaca, Alessandra Caterina Ravelli, che al momento non è stato possibile interpellare, così come il vicesindaco Corradi.
(da agenzie)
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Agosto 23rd, 2019 Riccardo Fucile
DAI MICROFONI DELLA RADIO ISTIGAVA ALL’ODIO RAZZIALE DEFINENDO GLI IMMIGRATI “CANNIBALI, MOSTRI, STUPRATORI, SQUARTATORI”… PER I SOVRANISTI E’ CENSURA, NON CONOSCONO IL CODICE PENALE MA COSI’ AMENO SVELANO IL LORO VOLTO
Gli immigrati erano “cannibali”, “mostri”, “spacciatori” e “stupratori” e Cecile Kyenge un “mostriciattolo” che prendeva “15mila euro” per “sputare merda addosso agli italiani”. Fino a lunedì gli ascoltatori di Radio Studio 54, l’emittente nata a Scandicci ma diffusa sia a Firenze che in tutta la Toscana, potevano ascoltare frasi di questo tipo ripetute a più riprese da Guido Gheri, patron della radio e di professione dj.
Poi lunedì il tribunale del Riesame ha accolto la richiesta della pm di Firenze, Christine Von Borries, e ha chiuso la radio “oscurandola” definitivamente.
L’accusa? Diffamazione e istigazione all’odio razziale. Lunedì mattina i carabinieri di Scandicci guidati dal maggiore Gianfranco Canarile hanno messo i sigilli al trasmettitore che consente di agganciare la frequenza assegnata.
Il giorno dopo, di fronte all’approvazione del Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, (“La radio non può essere veicolo di odio”), Radio Studio 54 è stata difesa dalla Lega e da Fratelli d’Italia che hanno gridato alla “censura” e alla “limitazione della libertà ” di espressione.
La retorica anti-immigrati
Nell’ordinanza del Riesame, il giudice di Firenze motiva l’oscuramento della radio citando testualmente delle frasi dette da Gheri durante la sua trasmissione “Voce al Popolo” in cui da una parte attaccava con parole pesanti un ex ospite della trasmissione e il suo avvocato e dall’altra diffondeva “idee basate sull’odio razziale”.
Uno dei passaggi che i giudici ritengono più grave è: “Vengono qui in Italia a fare il loro porcaccio comodo, a squartare e a mangiare, questi cannibali, mostri, spacciatori e stupratori.
Nell’ordinanza di sequestro i giudici del Riesame parlano esplicitamente di “linguaggio scurrile e squallido, unicamente fondato sul risentimento personale” e, riguardo alla campagna anti stranieri, scrivono che in tutte le trasmissioni Gheri “fa riferimento agli stranieri non come soggetti ben individuati, ma come appartenenti a una etnia, con ciò inducendo negli ascoltatori il pregiudizio che tutti gli stranieri siano stupratori e ladri”.
Non è la prima volta che Radio Studio 54 viene oscurata: un provvedimento fotocopia era stato firmato nel 2012, ma dopo un mese la pm di Firenze Von Borries aveva permesso la riapertura della radio a patto di trasmettere solo musica e di non riprendere le trasmissioni di “Voce al Popolo”.
Gheri poi era già stato condannato per diffamazione nel 2014 e gli erano state pignorate tre proprietà , tra cui la sede della radio, ma quest’ultimo provvedimento, scrivono i giudici, sarebbe stato ostacolato dal dj non facendosi trovare in casa o organizzando “un nutrito gruppetto di sostenitori che minacciavano l’ufficiale giudiziario”.
Per questo, e per fermare la “reiterazione” di questi comportamenti, i giudici hanno sequestrato la radio.
(da agenzie)
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Agosto 23rd, 2019 Riccardo Fucile
AMATRICE, ARQUATA DEL TRONTO, ACCUMOLI: 299 MORTI, 800MILA TONNELLATE DI MACERIE DA RIMUOVERE, SU 80.000 CASE DISTRUTTE O DANNEGGIATE SOLO PER 3.000 INIZIATI I LAVORI… “SALVINI E DI MAIO VENUTI PER FARE PASSERELLA POI SONO SPARITI”
Passeggiare per Pretare, frazione di Arquata del Tronto distrutta dal terremoto del 24 agosto 2016, significa fare un viaggio a ritroso nel tempo di tre anni: cumuli di macerie per buona parte ancora a terra e ordinati ai lati delle strade; case sventrate ma ancora tenacemente in piedi e colme di letti, armadi, poltrone, camere di bambini resistite alle intemperie, alle centinaia di scosse di assestamento e al tempo che nel Centro Italia terremotato sembra essersi fermato.
Come l’orologio all’esterno della stazione di Bologna bombardata il 2 agosto del 1980 segna da 39 anni le 10 e 25, ad Arquata del Tronto le lancette sono ferme alle 3 e 36 del mattino del 24 agosto 2016, la notte che ha cancellato 299 vite ad Amatrice, Accumoli ed Arquata e decine di altri borghi. La notte che ha disegnato un enorme buco nero nel cuore dell’Italia, un buco che si sarebbe allargato poi il 26 e 30 ottobre 2016 e 17 gennaio 2017 annientando centinaia di paesi, molti dei quali letteralmente distrutti.
A tre anni dal sisma nel cratere — cioè il territorio di 138 comuni tra Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo distrutto o seriamente danneggiato — il senso comune è quello di essere stati abbandonati. Basta entrare in un bar o in un’area SAE per percepire rabbia e sfiducia.
“Neppure i politici si ricordano più di noi. Nei loro discorsi in Senato Conte, Salvini e Renzi non hanno mai menzionato il terremoto. Siamo spariti. Non esistiamo più”, dice Francesco Amici, terremotato di Acquasanta Terme. Eppure proprio il cratere è stato a lungo il più grande palcoscenico d’Italia: prima delle elezioni politiche del 4 marzo 2018 Matteo Salvini e Luigi Di Maio avevano scelto i comuni più devastati dai terremoti del 2016 come luogo ideale in cui imbastire la campagna elettorale seguendo un frame narrativo tanto semplice quanto efficace: “I migranti negli hotel con 35 euro al giorno, i terremotati nei container sotto la neve”.
Un anno e cinque mesi dopo, e con un “governo del cambiamento” già archiviato e consegnato alla storia, è chiaro ormai a tutti che quelle promesse erano solo spot elettorali. Il tema della ricostruzione è scomparso dall’agenda politica già il 5 marzo del 2018.
I numeri della ricostruzione forniti dalla Protezione Civile e dalla struttura commissariale facente capo al geologo Pietro Farabollini (e prima di lui a Vasco Errani e Paola De Micheli) sono emblematici.
A tre anni di distanza dal 24 agosto 2016, su un totale di 2.509.043 tonnellate di macerie ne rimangono da rimuovere ancora 800mila, cioè quasi un terzo.
Nonostante siano trascorsi 36 mesi non sono state ancora consegnate tutte le SAE (soluzione abitative d’emergenza): delle 3.901 ordinate ne sono state consegnate 3.853. 8.108 persone vivono ancora nelle SAE, altre 1.364 in hotel, 792 nei Mapre ( Moduli abitativi prefabbricati rurali emergenziali), 484 in moduli container e 477 in strutture comunali.
Altre 38.060 persone percepiscono il contributo di autonoma sistemazione e vivono in affitto lontani dalle loro abitazioni. In totale gli sfollati sono 49.285, 30mila dei quali solo nelle Marche.
Quanto alla ricostruzione, quella pubblica non è mai iniziata e per quella privata i cantieri aperti sono pochissimi, su oltre 70mila immobili colpiti e altri 10mila ancora da periziare.
I tempi per esaminare le pratiche sono biblici: se ne attendono 79.454, ma le richieste di fondi pubblici presentate sono state appena 7.942, il 10 per cento; quelle accolte sono 2.788. Di questo passo occorreranno decenni per ultimare la ricostruzione, ma allora il rischio è che più nessuno vorrà tornare a vivere nelle aree interne di Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo.
Sulla base della stima del danno effettuata dal Dipartimento Protezione Civile sono stati previsti per la ricostruzione 22 miliardi di euro: appena 41 milioni sono però stati erogati ai beneficiari che hanno avviato la progettazione della ristrutturazione delle proprie abitazioni.
Secondo il commissario Farabollini “c’è un solo modo di ricostruire ed è dove la sicurezza dei cittadini è garantita il più possibile e con un rapporto virtuoso costi- benefici, quelli immateriali compresi che non sono secondari per i singoli e le comunità . Abbiamo investito in approfondimenti di indagini ed emanato un’ordinanza per i dissesti ed una per lo studio delle faglie attive e capaci. Se è necessario sacrificare qualcosa a favore della sicurezza in chiave di salvaguardia della vita umana da eventi catastrofici come il terremoto, bisogna avere il coraggio di assumersi la responsabilità anche di scelte impopolari”.
A tre anni di distanza dalla prima terribile scossa di terremoto e dopo tre governi e tre commissari straordinari è necessario tracciare un bilancio.
Cosa non ha funzionato? Si poteva fare meglio?
Secondo i comitati dei terremotati — molti dei quali confluiti in nel coordinamento Terremoto Centro Italia — il principale problema è stato la scarso ascolto della popolazione.
Pochissime delle proposte avanzate dal basso sono state accolte, nonostante fossero state sviluppate con il sostegno di consulenze scientifiche (il gruppo di ricerca Emidio Di Treviri) e legali (i giuristi di Alterego Fabbrica dei Diritti). “Nei mesi scorsi abbiamo consegnato le nostre proposte ai rappresentanti del governo chiedendone l’applicazione. Si tratta di idee di buon senso, sviluppate dopo decine di assemblee. In primis crediamo che occorra sburocratizzare ed aumentare il personale degli uffici per l’esame delle pratiche. Fondamentale sarebbe differenziare il cratere per aree di danno. E’ poi necessario sostenere reddito e lavoro, oppure si rischia di ricostruire case che resteranno vuote. Per questo vogliamo l’istituzione di una vera zona franca di medio-lungo periodo per chi lavora nel cratere, in particolare a sostegno delle imprese agricole, degli artigiani e in generale di tutta la filiera agroalimentare. Proponiamo poi l’istituzione di un ‘reddito di cratere’ che rappresenti un’evoluzione del reddito di cittadinanza che così com’è nel cratere finisce per incrementare lo spopolamento”.
Anche per le Brigate di Solidarietà Attiva, associazione che — attraverso le pratiche mutualistiche — promuove e sostiene concretamente l’autoorganizzazione delle comunità locali, il problema principale è stata la mancanza di ascolto delle comunità locali.
Secondo le BSA, che hanno dapprima consegnato aiuti materiali (cibo, container, roulotte…) a centinaia di terremotati, poi avviato un lavoro sociale e politico volto a costruire esempi virtuosi di resistenza sul territorio (anche attraverso il rilancio delle comunanze agrarie), il tema del tutto ignorato è stato quello sociale: “Oltre alla ricostruzione materiale vanno trattati i temi di lavoro e reddito, che invece sono stati del tutto ignorati. Il rischio è quello di ricostruire case sicure ma vuote”.
Un altro grande interrogativo viene posto dai giuristi di Alterego — Fabbrica dei Diritti che hanno costantemente affiancato i terremotati traducendo e spiegando le decine di ordinanze prodotte da governi e regioni: è possibile — per un paese ad alta vulnerabilità sismica come l’Italia — dotarsi di leggi adeguate che rendano la ricostruzione più veloce?
“I terremoti non sono un’emergenza in Italia, paese attraversato da un complesso sistema di faglie che la espone quasi per intero al rischio sismico. Il problema è che ogni sisma è stato sempre gestito con una normazione d’emergenza. Il governo di turno reinventa dall’alto ogni volta la ricetta per mettere a posto le cose, ma ad oggi non esiste una legge quadro che disciplini l’intero ciclo del rischio”, spiega l’avvocato Riccardo Bucci. Occorrerebbe quindi una norma che stabilista in tempo di “pace” responsabilità e procedure per salvare vite umane, garantire immediata assistenza alla popolazione e organizzare una ricostruzione democratica, cioè mediata dal confronto con i cittadini.
Insomma, dopo 36 mesi esatti dalle prime drammatiche scosse di terremoto che hanno cambiato forse per sempre il volto di quattro regioni italiane niente va come dovrebbe e la sensazione, ogni giorno più forte, è che nessuno voglia davvero risolvere i problemi e le inefficienze, che sono molte e si sommano alla rabbia sempre maggiore di chi aveva dato credito alle promesse dei leader politici.
Quello del centro Italia sarà però il cantiere più grande d’Europa, una storia troppo grande e importante per essere abbandonata. “Scusate se non siamo tutti morti”, gridano oggi i terremotati, con una provocazione che è anche un grido di dolore e una richiesta di ascolto.
Chi avrà il coraggio di affrontare la sfida che lanciano? E chi si assumerà veramente la responsabilità di ricostruire il cuore dell’Italia?
(da Fanpage)
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Agosto 23rd, 2019 Riccardo Fucile
IL RACCONTO DI ABDUL, ANAS, BOB E MUAZ
Dopo 14 in mare aperto, con le provviste di cibo che cominciavano a diminuire e in precarie condizioni di salute psico-fisica, è finalmente terminato il calvario dei 356 migranti, tra cui un centinaio di minori, soccorsi dalla Ocean Viking, l’imbarcazione gestita da Medici senza Frontiere in collaborazione con Sos Mediterranee.
I naufraghi saranno accolti a Malta e ridistribuiti tra 6 paesi Ue. I profughi potranno ora tirare un sospiro di sollievo, potendo toccare tra qualche ora terra a La Valletta.
Tante le storie di uomini e donne di tutte le età , partiti a bordo di ben quattro diversi barconi per raggiungere l’Europa e sperare in un futuro, fuggendo da un presente di fame e guerra, e salvati a partire dallo scorso 9 agosto da Ocean Viking nelle acque internazionali di fronte alla Libia
Abdul, 24 anni: “In Libia ci consideravano animali”
Tra queste, c’è quella di Abdulmoniem, 24enne del Sudan, partito su un barcone pur non sapendo nuotare. Pensava che li avrebbero forniti di giubbotti di salvataggio, ma non l’hanno fatto. Allo staff di Medici senza Frontiere a bordo della Ocean Viking ha raccontato di essere partito di notte, dopo mezzanotte, ma non ricorda molto bene la traversata. “Avevamo il mal di mare. Ci girava la testa. Sapevamo di avere solo due alternative: arrivare o morire. Alcune persone hanno iniziato a piangere. Ma anche parlare è vietato sul barcone. Anche un piccolo movimento può farci ribaltare in mare. Abbiamo cercato di stare tranquilli. Conoscevamo i rischi, ma è meglio morire che vivere in Libia. Chi ci chiede perchè abbiamo tentato la traversata, probabilmente non conosce bene la Libia”.
Il suo viaggio è cominciato circa un anno e mezzo fa. Per 16 giorni ha attraversato il deserto passando dal Chad ed è arrivato in Libia, dove è stato “accolto” da una specie di polizia di frontiera. “Non era come le stazioni di polizia che conosciamo — ha ricordato -. Senza alcun motivo, hanno iniziato a picchiarci. Ci hanno detto: conoscete la Libia, c’è una guerra, c’è sofferenza, ma venite comunque. Poi hanno preso i passaporti e ci hanno trattenuti finchè non sono riusciti a contattare degli amici a casa perchè inviassero soldi per continuare il viaggio. Ci considerano animali. Un uomo nero in Libia è come un animale”.
Abdul ha tentato la traversata del Mediterraneo centrale tre volte. Per questo aveva pensato di restare in Libia, ma poi la situazione è diventata sempre più esplosiva. Sarebbe poi stato arrestato e trasferito in galera senza motivo, finendo nell’incubo della detenzione arbitraria in Libia.
“Aiutate le persone come noi”
Arriva dal Sudan Anas Mohammed, 20 anni, che ha vissuto gli ultimi 12 mesi a Tripoli. È stato salvato durante la seconda operazione di salvataggio condotta dalla Ocean Viking lo scorso 10 agosto. Non è stata la prima volta che ha provato ad attraversare il Mediterraneo. Già in passato era stato respinto dalla Guardia costiera libica che ha provato a portarlo al centro di detenzione di Tajoura.
“Sapevo che a lì c’era la guerra, così sono scappato dalla macchina che mi stava portando lì. Aiutatemi — ha detto agli operatori di Medici senza Frontiere -. Aiutate tutte le persone che sono qui con me. Quello che sta accadendo in Libia è una tragedia”.
Anche Bob, 19 anni, è originario del Sudan. Di lui si sa che, oltre ad assomigliare a Bob Marley, adora KFC e il suo colore preferito è il rosso, ha cinque fratelli e due sorelle che non sanno dove si trovi in questo momento. È stato in mare per quattro giorni prima di essere salvato dalla Ocean Viking.
Infine, Muaz, 21 anni, anche lui in arrivo dal Sudan. Ha vissuto gli ultimi due anni in Libia. Come molti sopravvissuti a bordo di Ocean Viking, ha tentato più volte di attraversare il Mediterraneo.
(da agenzie)
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Agosto 23rd, 2019 Riccardo Fucile
ALLA FECCIA RAZZISTA NON PIACE LA PRESENZA DEL GIOVANE CARABINIERE ORIGINARIO DEL BRASILE: SONO TANTO PER LA LEGALITA’ CHE INSULTANO ANCHE UN’ ECCELLENZA DELL’ARMA
Lo abbiamo visto anche nel corso della giornata di ieri, nella seconda tornata di consultazioni che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha svolto al Quirinale.
Il corazziere nero, ragazzo originario del Brasile che è entrato a far parte del corpo di guardia del capo dello Stato a inizio 2017, ha sorvegliato per qualche ora la porta d’ingresso della sala delle vetrate, dove Mattarella ha ascoltato le varie forze politiche in vista della probabile formazione di un nuovo governo o, al contrario, di un ritorno alle urne.
Nel 2019, il ragazzo originario del Brasile è diventato corazziere: i requisiti per entrare nel corpo speciale dell’Arma dei Carabinieri riguardano sia l’aspetto fisico (in modo particolare l’altezza), sia il percorso di formazione che è stato affrontato fino a questo momento. Si tratta di eccellenze nell’ambito dell’Arma e come tali dovrebbero essere trattate, senza pregiudizi di sorta.
Invece, nel corso della giornata di ieri sul web si è assistito ai soliti commenti razzisti nei confronti del corazziere nero.
Diversi utenti sui social network hanno parlato con disprezzo della sua presenza in favore di camera, nel corso delle diverse dirette televisive dal Quirinale proposte sui social network.
C’è chi ha parlato di «un corazziere che non mi sembra di buon auspicio», chi ha ironizzato definendolo un «Ferrero Rocher in omaggio ai capigruppo convocati».
Tra i vari commenti si registrano anche quelli di chi, nella migliore retorica sovranista del «ci rubano il lavoro», ricorda che «io sono a casa mentre questo qui sta in quella posizione».
La valanga di commenti non si è arrestata nemmeno in un momento istituzionalmente drammatico come questo. Segno, forse, che non ci meritiamo nulla di diverso rispetto a quello che abbiamo avuto fino a questo momento.
(da agenzie)
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Agosto 23rd, 2019 Riccardo Fucile
“HAI L’ARIA STANCA E POCO LUCIDA, CHIUDI FB E VAI A FARTI UNA PASSEGGIATA”
Laura Boldrini su Twitter sfotte Matteo Salvini, che oggi l’ha chiamata in causa sostenendo che abbia intenzione di diventare ministra del governo PD-M5S, consigliandogli di andare in vacanza e staccare da Facebook.
Nella sua diretta di oggi Salvini dice: “Piuttosto che veder tornare in queste stanze i Renzi, le Boschi, leggo Casini, leggo Boldrini e nomi di ministri che si stanno spartendo poltrone e poltroncine…”.
In verità nessuno di questi nomi è comparso nel toto-ministri dell’eventuale governo futuro, ma Salvini è abituato a raccontare balle.
La Boldrini ricorda a Salvini di non essere mai stata al governo — è stata presidente della Camera per tutta la scorsa legislatura — e poi ricorda che è lui il poltronista per eccellenza visto che da 25 anni campa con la politica.
L’ormai ex ministro dell’Interno, nel caso, dovrà abbadonare il Viminale. E forse per questo la sta prendendo malissimo.
(da agenzie)
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Agosto 23rd, 2019 Riccardo Fucile
IN 14 MESI SOLO 17 PRESENZE IN UFFICIO, ORA STA INCOLLATO ALLA POLTRONA
Chissà se gli mancherà quell’ufficio. Chissà cosa proverà quando — con un eventuale governo Pd-M5S — Matteo Salvini non varcherà più la soglia del Viminale.
Matteo Salvini nelle settimane di agosto della crisi di governo si è fatto fotografare alla sua scrivania più di quanto non abbia fatto nei precedenti 15 mesi di esecutivo.
L’ultimo tweet è di questa mattina, con il leader della Lega e ministro dell’Interno di un governo dimissionario che sta al telefono e si dice al lavoro per fronteggiare l’emergenza della Ocean Viking quando in realtà la vicenda era stata già risolta da Malta d’intesa con la Ue.
Il governo, anche se dimissionario, resta in carico per il disbrigo degli affari correnti.
Solitamente questa fase resta privata e i ministri non ci tengono a far sapere al grande pubblico quello che stanno facendo nei loro ultimi giorni in carica. Matteo Salvini, invece, insiste e lancia addirittura un tweet:
Fino al 14 maggio 2019, Matteo Salvini era stato soltanto per 17 volte al Viminale. Il resto era stato dedicato ai suoi tour italiani. Nell’ultimo mese, tuttavia, il leader della Lega è stato molto più presente alla scrivania che si trova nell’ufficio al secondo piano del palazzo.
Anche il 13 agosto scorso, in piena crisi di governo, Salvini era lì. E su un noto settimanale è apparso anche un servizio fotografico con tutti gli oggetti che il ministro ha accumulato all’interno del suo ufficio, dalla Champions del Milan a una serie di rosari.
In effetti basta un attimo che ti assenti e qualcuno cambia la serratura.
(da agenzie)
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Agosto 23rd, 2019 Riccardo Fucile
CONTE-BIS E LA SOLITA MENATA DEL TAGLIO DEI PARLAMENTARI… DIAMO UN CONSIGLIO GRATUITO A ZINGARETTI: DICA SI’ A CONDIZIONE CHE DI MAIO ACCETTI GINO STRADA AGLI INTERNI (LO AVEVA PROPOSTO IL M5S PER IL QUIRINALE) E CHE DI MAIO RINUNCI A FARE IL MINISTRO, VISTO CHE “NON GLI INTERESSA LA POLTRONA”
Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti a cena insieme a Roma, in una casa privata.
Tra i temi sul piatto l’ipotesi di un Conte-bis (richiesto anche da Beppe Grillo oggi sul suo blog) e i tempi della legge sul taglio dei parlamentari.
La notizia trapela dai rispettivi staff, dopo che nel pomeriggio fonti M5s avevano negato che tra i leader dei due partiti fosse previsto un incontro nel week end.
Incontro che per l’appunto è avvenuto questa sera.
In particolare sembra arduo da sciogliere il nodo del premier, dal momento che Zingaretti, subito dopo le consultazioni al Colle, ha chiesto “discontinuità ” rispetto alla precedente esperienza di governo.
Il capo politico M5s porta al tavolo del segretario del Pd i due punti chiave per il Movimento 5 stelle affinchè la trattativa decolli: il taglio dei parlamentari entro settembre e l’irrinunciabilità a Giuseppe Conte nel ruolo di presidente del Consiglio. Freddezza da parte del Pd: così non si chiude.
(da agenzie)
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