Agosto 16th, 2019 Riccardo Fucile
IL PD NON VUOLE ESSERE USATO DAI GRILLINI PER FAR ALZARE IL PREZZO DELLA TRATTATIVA CON LA LEGA… SALVINI PREFERISCE PERDERE LA FACCIA CHE RIMANERE ANNI ALL’OPPOSIZIONE, I SUOI GRANDI ELETTORI VOGLIONO POLTRONE E NON GLIELA PERDONEREBBERO
Anche le persone “miti”, a volte, si incazzano. E, perdonate la gergalità , ma questo è davvero l’unico modo per descrivere lo stato d’animo di Nicola Zingaretti: “Questo spettacolo è surreale, da matti”, ha ripetuto in queste ore a chi ha parlato con lui.
Ed è evidente con chi ce l’ha. Perchè mai si era visto che, a crisi non ancora conclamata, venisse aperto il dibattito su un altro governo, la grande “accozzaglia” per fermare Salvini, che ha prodotto un vero “capolavoro” a rovescio.
Già , perchè l’effetto della mossa di Renzi, il loro Arcinemico, è stato quello di risuscitare i Cinque Stelle, ridando a Di Maio, che era nell’angolo, un grande spazio di manovra. Anzi, proprio il pallino del gioco.
E menomale, per le sue coronarie, che il segretario del Pd non ha ascoltato il commento di Stefano Buffagni, uno dei più lucidi del suo partito. Quando sul telefonino ha letto dell’idea di Salvini, o di qualcuno per lui, di un governo con Di Maio a Palazzo Chigi e ministri di peso della Lega, ha riacquistato il sorriso, che negli ultimi tempi aveva perso: “Questo significa che siamo noi al centro del gioco, bene, molto bene”.
E la sua amata creatura, al mare con lui, ha imparato un’espressione nuova, che andava di moda quando papà aveva la sua età . E la diceva Giulio Andreotti: il “doppio forno”, che gli abili democristiani sapevano tenere sempre aperto, perchè il pane, in un modo o nell’altro, va sempre cucinato.
Ecco, diversi lustri dopo, Di Maio si trova nelle condizioni di chi il governo, nel forno democratico o in quello leghista, comunque è nelle condizioni di cucinarlo. E non è poco, per il leader di un partito che, dopo le Europee, aveva finito la farina.
Ricordate le puntate di qualche tempo fa: la crisi di consenso, la marginalità politica, il terrore del voto, la sua leadership messa in discussione all’interno. Era questo il film, fino al ruggito di Salvini al Papeete. Prima cioè che arrivasse il soccorso dell’ex rottamatore che, allora, diceva che “l’accordo con i Cinque Stelle serve solo a trovare una cura a qualche politico dem in crisi di astinenza”. Aggiungendo: “Io non ci sarò”.
E invece “l’accozzaglia”, in nome della paura del voto, ha prodotto una frenata sulla crisi. In questi giorni questo sta accadendo.
C’è un motivo se Salvini ha cambiato tono, proposta, schema, al punto da apparire confuso e incerto, come la sua mano tremante che reggeva in Aula i foglietti durante il suo intervento. Qualche amico, che ne ha raccolto pensieri e confidenze, racconta: “Preferisce perdere la faccia piuttosto che stare all’opposizione del governo Pd-Cinque stelle”. Anzi, il testuale è: “Il governo di comunisti e grillini”.
È vero, sarebbe un’ammucchiata perfetta per i comizi: Renzi e Di Maio, la Boschi e Paragone, garantismo e cappi, diavolo e acqua santa, quelli del “partito di Bibbiano” e quelli del “non in mio nome”.
Però questo Frankestein di Potere ha incrinato le certezze della rivoluzione sovranista: “Matteo — prosegue il suo amico — sa che una roba del genere dura finchè non si sgonfia il suo consenso, un anno o tre, ormai i cicli politici si consumano rapidamente e i primi a crocefiggerlo saranno i suoi. Un conto è lasciare i ministeri per averne di più dopo il voto, un conto è fare opposizione non si sa per quanto tempo”
Nasce da qui l’idea di una ricucitura su basi nuove con i Cinque Stelle, proponendo un nuovo contratto, magari con Di Maio a palazzo Chigi: “L’ipotesi — ha sussurrato Centinaio a qualche senatore — è sul tavolo”.
L’ipotesi è una diavoleria cucinata al PaStation, il ristorante del figlio di Verdini, diventato una specie ufficio di consulenza politica per neofiti del potere. Martedì sera, come ha rivelato l’ HuffPost, attovagliato ad ascoltare consigli del “suocero” c’era tutto lo stato maggiore della Lega. Il piatto forte però l’ex plenipotenziario del Cavaliere lo ha servito quando è arrivato Salvini: “Quelli i numeri ce li hanno, fregatene delle parole, sapessi quante volte Bossi ci ha tradito. L’è normale. Torna indietro e proponi Di Maio a palazzo Chigi, prendendoti i ministeri chiave”.
È un fatto che la pensata, qualche giorno dopo, è diventata la base di una nuova offerta che fonti ufficiali smentiscono ma che invece c’è e rappresenta una possibile base negoziale.
Ecco, il forno leghista comunque si è riaperto. E Luigi Di Maio, in questo nuovo contesto, non ha più l’assillo della fretta. E, infatti, fa trapelare che la proposta è rispedita al mittente: “Vediamo come si comportano martedì in Aula e decidiamo” ha detto ai suoi con calma olimpica.
Se cioè i leghisti presentano una risoluzione per spingere Conte alle dimissioni, o meno. È questo lo snodo fondamentale, la possibile via d’uscita per Conte, perchè, anche volendo, non è semplice nemmeno ipotizzare per lui la via d’uscita di commissario europeo, nome che dovrà essere indicato entro il 26 agosto: se resta in carica non può indicare se stesso, se cade è difficile avere entro quella data un governo che lo indichi.
Sia come sia, è altrettanto evidente che, sia in un forno sia nell’altro, possa rimanere a palazzo Chigi perchè un eventuale accordo col Pd passa da una “profonda discontinuità ” con l’assetto esistente.
Voi capite che tutto racconta di una crisi che non ha una trama prevalente, ma un intreccio di trame, per il motivo che ancora non è stata formalizzata fino in fondo.
Ed è ancora in carica un governo, sia pur avvolto da una densa nube di tensione. Il perchè della mossa di Renzi è chiaro: “Vuole far nascere un governo che farà cadere quando vuole lui, con l’obiettivo di ammazzare il Pd e Zingaretti” ragionano al Nazareno.
Però la partita dentro il Pd è tutt’altro che chiusa, anche se la prospettiva di un ritorno nelle stanze dei bottoni per un partito ammalato di governismo sta accendendo le fantasie più spinte, addirittura il capogruppo alla Camera parla di “contratto alla tedesca con i Cinque Stelle”.
E se è vero che Di Maio è tornato centrale, è anche vero che deve essere bravo assai in questo gioco, tra Lega e Pd. È ovvio che con la Lega resterebbe al governo, ma questo è assai meno scontato col Pd.
Va bene tutto, ma è ipotizzabile che il segretario del Pd, la cui best option è il ritorno al voto, non metta delle condizioni per andare al confronto con il Movimento che non siano una resa?
Può rinunciare a chiedere una agenda di “profonda discontinuità ”, nei contenuti e negli uomini, che significhi, ad esempio, cancellare il decreto sicurezza e porre un veto sulla presenza nel governo di chi c’è stato finora, a partire da Di Maio? La risposta è no. Perchè anche le persone miti, a volte si incazzano, quando si arriva al dunque.
Ed è in ballo il futuro di un partito che, in questo tornante della storia, si gioca la sua sopravvivenza.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 16th, 2019 Riccardo Fucile
CON GIORGETTI ALL’ECONOMIA E LUI AGLI INTERNI, SALVINI CONTINUEREBBE A FARE IL BELLO E CATTIVO TEMPO
“Il nostro problema è Conte. E’ lui, da quando si è messo a fare il leone”. Sono le parole di un leghista di primissima linea, pronunciate il giorno dopo lo sconquasso di Ferragosto, il giro di posizionamento con cui il leader Matteo Salvini ha risposto al fuoco di fila della lettera del premier Conte, riaprendo alla possibilità — “il mio telefono è sempre aperto” — di ricucire la rottura del governo giallo-verde.
Un’ipotesi che ha terremotato ancora di più, se era possibile, il terreno della crisi, rompendo la tela che si era fin qui cominciata a immaginare fra Pd e M5stelle, ma anche all’interno delle stesse file 5stelle e Lega.
La giravolta di Matteo Salvini ha riaperto ogni gioco. Nella giornata post-ferragosto dilaga infatti come un fuoco estivo l’ipotesi di una offerta leghista a Luigi Di Maio come premier del prossimo ricostituito governo gialloverde.
E’ una ipotesi realistica? Ed è anche praticabile? E attraverso quale strada politico istituzionale?
Stando al colloquio di cui diamo conto, a queste tre domande si potrebbe rispondere linearmente con un Sì, e due Non so.
Che i leghisti immaginino che una soluzione possa essere Luigi Di Maio premier, ci sta. Che sappiano come arrivarci non è per nulla chiaro. A dispetto della volontà di recuperare con i M5.
Val la pena, dunque, forse, rifare il percorso all’incontrario di questa crisi dentro la crisi, e vedere a che punto siamo.
Intanto, quella di riaprire al M5s è stata una reazione o una decisione di Salvini, una ipotesi improvvisata al momento o pensata da un po’? “E’ stata l’aula, quel cartellone con tutte quelle luci rosse…”, dice il nostro interlocutore, “davanti a cui ha capito davvero che qui si rischiava, che un governo diverso era possibile”.
Una mossa che ha sorpreso infatti anche i ranghi leghisti. “Sa, il rischio c’è. Se Salvini pensa di tornare al Nord senza autonomia, senza riduzione delle tasse, senza cantieri, e ricominciare l’opposizione da lì , il percorso non è certo semplice”.
Un episodio che sembra confermare quello che molti osservatori ripetono del Capitano — un leader bravo perchè istintivo, ma a cui a volte l’istinto prende la mano.
Nell’uomo con cui sto parlando si avverte il disagio per questa imprevedibilità “anche i nostri non sanno che aspettarsi”, e una punta (solo una punta) tutta nordica di antico sprezzo per Roma, legata alle attualità private “ poi lì, ormai c’è un suocero…” accenna. E chi vuol capire capisce.
Ma il discorso sul Capitano è per certi versi secondario a questo punto. Consumata la svolta, il corpo leghista è contento, si sente più sicuro di prima? Insomma, all’idea di ricucire con i 5 Stelle ha tirato un sospiro di sollievo?
“Certo, almeno è una direzione, questa crisi è stata gestita in maniera per molti versi incomprensibile, da tutti… Ma non è mica chiaro come ci si può arrivare”.
Intanto la soluzione Di Maio, di cui molti scrivono e parlano in queste ore, è una opzione, una idea? L’uomo ride. “Certo, è una opzione… “, e che opzione! “Non sarebbe difficile, e nemmeno tanto lungo, fare andare tutto a posto…”.
In effetti l’organigramma è perfetto — Di Maio premier salva il governo, ma anche l’onore dei Pentastellati, in cambio all’economica la Lega incasserebbe Giorgetti, prendendo nelle proprie mani tutte le partite che premono all’elettorato leghista, nonchè i rapporti con l’Europa.
Mentre Salvini “come un generale romano” resterebbe al suo posto al ministero “pronto a fare tutte le sue battaglie a mani libere”, scherza il nostro leghista.
Insomma il pensiero su Di Maio c’è. E il solo pensiero, per un partito orgoglioso della sua autosufficienza, scocciato in questi ultimi mesi, dalla convivenza con i 5S, vuol dire che nella Lega c’è davvero un ripensamento in corso sul rapporto con gli alleati.
Ma se si prova a immaginare come ci si arriva, la soluzione rimane impigliata in una vera e propria gabbia istituzionale fatta di passaggi, procedure, e, non ultime, intenzioni dei singoli protagonisti di questa vicenda.
Soprattutto il protagonista centrale l’Avvocato Conte, che è stato ed è ancora il perno di questo governo. Una offerta a Di Maio implica infatti un passaggio di testimone a Palazzo Chigi. Per dirla brutalmente, implica che il Premier attuale lasci Palazzo Chigi. Questa rimozione è il vero senso che c’è dietro l’offerta di premierato a Di Maio. Se non ci fosse questo cambio al vertice di Chigi, la riappacificazione dentro il governo prenderebbe infatti la forma di un Conte bis, un nuovo esecutivo magari con vari ministri cambiati, in aggiunta a una qualche modifica del vecchio contratto.
Ma, come si diceva all’inizio, la frizione reale della crisi per Salvini è nata proprio da Conte, per il quale il nostro interlocutore non risparmia aggettivi sprezzanti, che riguardano ruoli di cui il premier si è appropriato, la pretesa di levarsi al di sopra dell’esecutivo di cui doveva essere la bilancia, i rapporti con l’Europa portati via all’esecutivo, “è andato lui a trattare il ruolo del commissario Italiano!”, insomma una somma di vanità e arroganza, cui si è aggiunto il peso della lettera aperta di Ferragosto. La permanenza dell’inquilino di Palazzo Chigi a quell’indirizzo è, per quel che riguarda Salvini, scaduta. Ma, come per tutti i contratti degli affittuari, lo sgombero non è facile, specie se deve essere forzoso.
La deadline per tutto questo psicodramma è il 20 agosto, il prossimo martedì quando il Premier si presenterà al Senato con delle sue risoluzioni sulla crisi.
Finora si aspettava che la Lega potesse in quella sede sfiduciarlo, proponendo, cosa che ancora non ha fatto non a caso, una mozione in tal senso. Ma certo la Lega non può dare lo sfratto all’Avvocato, perchè questo approfondirebbe lo strappo con i 5S — e dopo una sfiducia non avrebbe senso offrire una ricucitura ai 5S, nemmeno se si trattasse del posto di premier a Di Maio.
La soluzione migliore sarebbe che Conte si dimettesse di sua volontà . E se invece non si dimette, come filtra dal Palazzo? Cosa farà la Lega? Ingoierà il rospo del Conte bis, in nome della pacificazione, o tornerà allo scontro?
A meno che nel frattempo qualcuno non convinca Conte a dimettersi in nome di una “responsabilità ” nei confronti del paese, per garantire la continuità di quella che Salvini ha chiamato “la rivoluzione”.
Una opera di convinzione che è, alla fin fine, il vero scambio che viene proposto ai Cinque stelle con l’offerta a Luigi Di Maio . Offerta che c’è ma, pare, non presentata ancora — perchè al momento non si sa nemmeno se ci si arriva. In compenso, se si guarda alla giornata odierna, è già servita come deterrenza per sgonfiare i percorsi altrui — quelli dei Pentastellati, del Pd, e , non ultimo, forse, delle istituzioni.
(da “Huffingtonpost”)
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Agosto 16th, 2019 Riccardo Fucile
CONFERMATI TUTTI I MINISTRI GRILLINI SALVO TONINELLI… PER IL PD MARCUCCI, FRANCESCHINI, ORLANDO, PAITA
È stato un Ferragosto rovesciato quello della politica italiana: se in passato, per tradizione, al lavoro restava solo il ministro dell’Interno, quest’anno hanno lavorato in tanti, e tutti… contro il ministro dell’Interno.
Con Matteo Salvini che si è messo da solo in fuorigioco, provocando la crisi senza la certezza delle urne, è infatti cominciata la partita delle trattative per una nuova maggioranza M5s-Pd.
Un lavorio febbrile, che ha coinvolto i big delle due parti, ma anche alcuni tessitori, da Bettini a Spadafora, e non solo.
Da parte dei 5 stelle si è confermato lo schema che vuole la presenza del capo politico nell’esecutivo con il ruolo di vicepremier, sotto una figura di garanzia.
È la condizione indispensabile per Luigi Di Maio, ma comporta anche il sacrificio di Conte.
A Palazzo Chigi andrebbe Raffaele Cantone, il magistrato napoletano fino a poche settimane fa a capo dell’autorità nazionale anticorruzione. E Giuseppe Conte? Il paracadute per lui sarebbe quel posto di commissario europeo fino a pochi giorni fa promesso alla Lega, e che lo stesso premier uscente aveva ottenuto nelle trattative di Bruxelles.
Confermati quasi tutti i ministri M5s uscenti, ma non Danilo Toninelli. Per il Pd rientrerebbero al governo Orlando e Franceschini. Escluso un ingombrante ritorno di Matteo Renzi, che però ha un ruolo in questa trattativa e che indicherebbe per un ministero Lorenzo Guerini e forse Raffaella Paita.
Ma la poltrona che scotta di più è ovviamente quella che ha proiettato l’altro Matteo in vetta ai consensi nazionali.
Chi potrebbe andare al ministero degli Interni? L’identikit che viene disegnato somiglia molto al volto del capo della Polizia, Gabrielli: allo stesso tempo il massimo di continuità operativa e di discontinuità di immagine.
Tutto questo, ovviamente, Mattarella permettendo. E al netto di ulteriori colpi di scena.
(da Open)
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Agosto 16th, 2019 Riccardo Fucile
PRESTO VENDERETE LE MAGLIETTE DEI CARCERATI
L’intento lo definiscono “goliardico”: ma alla Festa della Lega di Pontida quello su cui si scherza sono le imbarcazioni che salvano i migranti in mare, la Sea Watch e la Aquarius: nomi utilizzati per delle pizze negli stand della festa tradizionale della Lega, nella ‘capitale’ storica della Bergamasca.
Nel menù le pizze sono assieme ad altre ‘speciali’: dalla pizza Flat Tax alla pizza del Capitano (ma c’è anche quella del segretario), la Va’ pensiero (scritta però “Và Pensiero”), l’Umberto, la Rosa Camuna, la Ladrona, la Ruspa.
Gli organizzatori della Festa di Pontida – che ha aperto l’8 e chiude il 18 – si erano già fatti notare per un’altra “goliardata”: avevano stampato delle magliette verdi con Alberto da Giussano e con la scritta in cirillico “Festa di Pontida”.
Volevano scherzare sull’inchiesta Moscopoli e sui fondi russi, peccato che usando il traduttore online la scritta era diventata “Partito di Pontida”.
Adesso tocca alle pizze, ribattezzate con i nomi delle due navi di ong che stanno cercando di salvare vite nel Mediterraneo: tonno, olive, gamberetti e rucola per la Aquarius, frutti di mare e carciofi per la Sea Watch.
La pizza (e il cattivo gusto) è servita.
(da agenzie)
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Agosto 16th, 2019 Riccardo Fucile
CONTE HA RICEVUTO 285.029 LIKE, SALVINI SOLO 105.968 , NONOSTANTE ABBIA TRE VOLTE I FAN DEL PREMIER… LA COMUNICAZIONE DEL LEGHISTA STA FACENDO FLOP
C’è una battaglia — quella dei like — che è stata vinta da Giuseppe Conte contro Matteo Salvini. Conte batte Salvini, dunque: nonostante il presidente del Consiglio non abbia la potenza di fuoco del ministro dell’Interno.
Il suo account ufficiale, aperto un anno fa in occasione del suo giuramento al Quirinale, conta ‘solo’ 993mila followers, mentre Matteo Salvini può contare sul oltre 3 milioni di sostenitori. Insomma, più del triplo rispetto al premier.
Eppure, nella giornata di Ferragosto, si è consumato un botta e risposta tra i due proprio su Facebook. Giuseppe Conte ha sfidato il ministro dell’Interno Matteo Salvini sul suo terreno, affrontandolo a viso aperto sulla piattaforma che il leader della Lega ama di più.
Il risultato è stato sorprendente: la lettera del presidente del Consiglio ha ricevuto 285.029 like e 129.878 condivisioni.
Quella di Matteo Salvini, realizzata in risposta, 105.968 like e 19.868 condivisioni, secondo quanto rilevato dall’esperto Pietro Raffa su Twitter alle 12.45 circa del 16 agosto.
Sorpresa, dunque. La comunicazione sui social network di Matteo Salvini, sempre molto aggressiva e improntata a fare il pieno di like con i suoi post acchiappa click, questa volta è naufragata di fronte alle frasi istituzionali di Giuseppe Conte.
Evidentemente, le parole del presidente del Consiglio sono state più efficaci, più emotivamente coinvolgenti. Matteo Salvini, invece, si è fermato a elencare soltanto i numeri dei suoi provvedimenti sull’immigrazione e sulla sicurezza in generale.
Non c’è stata quella novità percepita, invece, nella comunicazione istituzionale del presidente del Consiglio.
Anche sui social network, oltre che nei sondaggi, in un confronto diretto, Giuseppe Conte continua a essere un personaggio apprezzato.
Cosa sta succedendo alla comunicazione social del ministro dell’Interno che già altre volte — si pensi alla piattaforma Twitter — è stata sconfitta da altri politici come, ad esempio, Laura Boldrini?
Se è vero che il termometro che ha orientato, fino a questo momento, l’attività politica di Salvini è stato l’algoritmo di Facebook (con la scusa che quest’ultimo stesse misurando il Paese reale), allora qualcosa è da rivedere.
Dietrofront in vista?
(da agenzie)
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Agosto 16th, 2019 Riccardo Fucile
DISPERATI APPELLI DI SALVINI E MORISI PER VOTARE IN MASSA IL SONDAGGIO TRA LUI E LA TRENTA SU SKY… RISERVATE LE ENERGIE PER QUANDO CI SARANNO LE PREVISIONI SU QUANTI ANNI DI GALERA SI FARA’ IL CAPITONE
“Pazzesco! Il disastro grillino, distrutta la Trenta”, annuncia trionfale il profilo Twitter della Lega, con annesse le crocette a inizio e fine come si usa per le agenzie di stampa con delle notizie sensazionali.
Peccato che di pazzesco non ci sia nulla, visto che il successo nella votazione del sondaggio di Sky Tg24 (“Open Arms, Trenta: non firmo il divieto in nome dell’umanità . Salvini: umanità non è aiutare i trafficanti. Chi ha ragione?”) è stato figlio non tanto del comune sentire degli italiani ma piuttosto del lavoro coordinato della “Bestia”, la macchina di propaganda social del leader della Lega. La quale ha più volte invitato la base su Facebook a votare e far votare per il “Capitano”.
Infatti sul gruppo Facebook “Matteo Salvini leader”, dove tutta la nutrita squadra social di Salvini – la maggior parte di loro a libro paga del ministero dell’Interno – inserisce i contenuti da veicolare per campagne virali ad hoc, per ben quattro volte si è chiesto di diffondere il sondaggio e far votare a favore del vicepremier.
“Amici, avete votato? Tutti per il Capitano!”.
Oppure, Luca Morisi, il dominus della Bestia, “cliccate sul link e votate cliccando l’immagine di Salvini (NON si vota scrivendo nei commenti qui)”, che dà indicazioni precisissime. Tutte condivisioni e chiamate alle armi che trasformano un semplice sondaggio di una testata giornalistica nel campo di battaglia mediatico per far trionfare il leader.
E infatti alla fine stravince Salvini, 71 per cento contro il 29. Gioco facile, siamo pur sempre in agosto e bastano 20-30 mila click ( Salvini ha 3,7 milioni di fan su Facebook) per stravolgere la competizione.
Trenta è diventata il bersaglio fisso, in questi giorni caldissimi, di tutta la propaganda salviniana. Viste le difficoltà del ministro, coi suoi dietrofront, le contestazioni di piazza, la paura di perdere il posto al Viminale dopo dei propri calcoli sbagliati, la decisione è quella di spostare l’attenzione sul tema di sempre: i migranti in mezzo al mare, da rispedire – ovviamente – a casa loro.
(da agenzie)
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Agosto 16th, 2019 Riccardo Fucile
“I SOCCORSI VANNO GESTITI DALL’EUROPA E LA RIDISTRIBUZIONE DEVE ESSERE CHIARA”
Il premier Giuseppe Conte lo ha ricordato nel giorno di Ferragosto al ministro dell’Interno, Matteo Salvini: “Francia, Germania, Romania, Portogallo, Spagna e Lussemburgo mi hanno appena comunicato di essere disponibili a redistribuire i migranti. Ancora una volta, i miei omologhi europei ci tendono la mano“, ha scritto nella lettera indirizzata al suo vice, aggiungendo: “Non limitiamoci a posizioni di assoluta intransigenza”.
L’Europa si è mossa, quindi, anche se con colpevole ritardo. Ci è voluta una settimana prima che arrivasse una risposta, come già successo negli altri casi in cui la disponibilità degli Stati Ue aveva poi portato allo sblocco della situazione.
Che qualcosa in questo meccanismo debba cambiare è evidente anche alla cancelliera tedesca Angela Merkel: “Sono convinta che ci sia bisogno di un nuovo meccanismo di ridistribuzione che metta in chiaro la responsabilità di tutti” sul tema dei migranti, ha detto solo l’altro ieri.
Un messaggio rivolto soprattutto a chi dovrà prendere il posto di Juncker: la nuova presidente della Commissione Ursula von der Leyen. La fedelissima che di certo non potrà ignorare la linea dettata da chi le ha permesso di sedere a capo dell’esecutivo di Bruxelles.
“Un nuovo inizio credo sia buono per tutti”, ha sottolineato Merkel riferendosi proprio al nuovo corso che comincerò la sua ex ministra della Difesa.
Quindi i punti su cui, secondo la cancelliera, serve intervenire: “Prima di tutto dobbiamo combattere i trafficanti di uomini in modo da ridurre il più possibile la migrazione illegale”. “Per farlo dobbiamo portare avanti le trattative con i Paesi africani, avere un processo di pace in Libia, fare in modo che in Siria si proceda per via politica e che l’accordo Turchia-Europa sia messo in atto”, ha continuato Merkel.
Che ha un altro chiodo fisso, ribadito nuovamente anche il 15 agosto: il ripristino del salvataggio in mare coordinato dagli Stati europei. “Sicuramente sarebbe bello, oggi avremmo di nuovo una missione Sophia e navi statali che salvano persone”, ha sottolineato.
A far morire la missione Sophia era stato proprio il governo gialloverde, chiedendo una revisione degli accordi.
Senza le navi militari europee, il tratto di mare tra Sicilia e Libia resta pattugliato solamente dalla sedicente guardia costiera libica e dalle ong. Anche di questo si è discusso nell’ultimo vertice europeo sul tema, tenutosi a metà luglio a Helsinki.
“Non possiamo agire da soli. Dobbiamo continuare a insistere in Europa, come peraltro hai fatto tu, di recente a Helsinki. E’ questa la direzione giusta. E poi non oscuriamo quello che abbiamo fatto di buono”, ha scritto il premier Conte sempre nella lettera rivolta a Salvini.
I giornali tedeschi raccontano però di un’offerta di cui il Viminale non ha dato conto: un nuovo meccanismo di redistribuzione proposto proprio dal ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer, in accordo con il suo omologo francese Christophe Castaner.
Nel concreto della proposta targata Seehofer non si sa molto: dovrebbe sicuramente coinvolgere circa 15 Paesi europei, tramite un meccanismo ad hoc che scatterebbe di volta in volta, ma senza delle quote fisse per Paese.
Una proposta tiepida quindi e ancora tutta embrionale, ma su cui Salvini, secondo i racconti dei quotidiani tedeschi, non avrebbe neanche voluto ragionare, imputandosi sulla questione del porto di sbarco.
Nel successivo incontro voluto da Emmanuel Macron a Parigi, il leader della Lega non si è presentato. In quell’occasione 14 Paesi avrebbero, secondo il racconto del presidente francese, trovato un accordo di massima su un nuovo meccanismo di redistribuzione dei migranti che Macron ha definito “veloce” e “automatico“.
I promotori dell’iniziativa, oltre a Francia e Germania, sono Finlandia, Lussemburgo, Portogallo, Lituania, Croazia e Irlanda. Da Parigi, il ministro degli Esteri tedesco Heiko Mass aveva fissato nel prossimo vertice di Malta a inizio settembre il momento utile in cui trovare un accordo definitivo.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 16th, 2019 Riccardo Fucile
LA PROCURA DI AGRIGENTO NEL POMERIGGIO HA MANDATO GLI AGENTI DI POLIZIA GIUDIZIARIA A ROMA A SEQUESTRARE LA DOCUMENTAZIONE SULLO SBARCO NEGATO
La situazione a bordo della Open Arms è di assoluta emergenza e, per la prima volta nell’Italia dei porti chiusi, la Guardia costiera si smarca dal ministero dell’Interno.
Dopo aver ricevuto un nuovo atto stragiudiziale dalla Open Arms con cui si chiede lo sbarco urgente, il centro di ricerca e soccorso di Roma, in una comunicazione inviata al Viminale, scrive che ” non vi sono impedimenti di sorta per l’attracco senza indugio a Lampedusa” e chiede una risposta urgente.
Nel pomeriggio la sede della Guardia costiera di Roma ha ricevuto la visita degli uomini della polizia giudiziaria di Agrigento che ha acquisito la documentazione sullo sbarco negato
Il comandante ha deciso di mettere a mare i barchini di appoggio per potere intervenire immediatamente se qualcuno dei 134 migranti rimasti a bordo dovesse gettarsi in acqua come molti minacciano di fare. Anche la guardia costiera ha inviato suoi mezzi a monitorare la nave alla fonda a poche centinaia di metri dalla costa.
(da agenzie)
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Agosto 16th, 2019 Riccardo Fucile
SMENTITO DAI MEDICI DEL CORPO ITALIANO DI SOCCORSO CHE AVEVANO DENUNCIATO LE PESSIME CONDIZIONI… A SUO TEMPO CASCIO COINVOLTO IN DUE INCHIESTE GIUDIZIARIE… E ORA L’AIUTINO A SALVINI
Ha visitato i migranti fatti sbarcare dalla Open Arms per motivi sanitari. E ha stabilito che, contrariamente a quanto constatato dai medici saliti a bordo, sono “tutti in buona salute, solo uno aveva una otite, gli altri non avevano alcuna patologia come abbiamo accertato in banchina. Infatti, sono stati tutti condotti nell’hotspot”.
Parole che hanno fatto da assist a Matteo Salvini: “L’emergenza medica a bordo di Open Arms? Balle”, dice il ministro dell’Interno.
Cisom: “Situazione pessima”
Eppure solo ieri i medici dello staff del Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta hanno compilato una relazione, resa pubblica oggi dall’Ansa, in cui si legge che “la situazione generale vede condizioni igienico-sanitarie pessime: spazi non idonei a ospitare un così ingente numero di persone. I naufraghi vivono ammassati gli uni sugli altri, non c’è possibilità di deambulare, sono presenti solo due bagni chimici e spesso i naufraghi sono costretti a espletare i loro bisogni fisiologici nello stesso spazio in cui dormono e mangiano”.
Chi è Cascio, il medico di Lampedusa con un passato da presidente dell’Ars
Esponente di Forza Italia sin dalla nascita, è tornato di recente all’ovile di Silvio Berlusconi dopo un periodo nel Nuovo Centrodestra e in Alternativa Popolare di Angelino Alfano.
Consigliere comunale a Palermo con la Dc già a 21 anni, è stato poi eletto alla Camera con i forzisti nel 1994 prima di passare all’Assemblea regionale siciliana, il parlamento dell’Isola che ha anche presieduto dal maggio 2008 al dicembre 2012. Assessore al Turismo e vice presidente della Regione quando il governatore era Totò Cuffaro, Cascio è decaduto dall’Ars a causa di una inchiesta per corruzione, prima di essere assolto definitivamente dall’accusa in Cassazione.
Poi il 21 marzo scorso è finito ai domiciliari con l’accusa di favoreggiamento personale nell’ambito di un’inchiesta su una superloggia massonica a Castelvetrano. Tornato libero il 5 aprile ha visto la sua misura annullata dal tribunale del riesame che ha archiviato tutto.
E Cascio ha deciso di tornare al camice bianco visto che è medico igienista. Ricominciando una nuova vita come “referente” del poliambulatorio di Lampedusa
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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