Destra di Popolo.net

SALVINI CONTESTATO E SUBISSATO DI FISCHI A SOVERATO DA CENTINAIA DI PERSONE (E STAVOLTA NON SONO I CENTRI SOCIALI)

Agosto 10th, 2019 Riccardo Fucile

POLIZIA IN TENUTA ANTISOMMOSSA CARICA SENZA RAGIONE LA FOLLA, SALTA ANCHE L’IMPIANTO AUDIO

Fasi di tensione in occasione del comizio di Matteo Salvini a Soverato, in provincia di Catanzaro.
Poco prima dell’inizio dell’intervento del leader leghista, un folto gruppo di contestatori   è stato caricato senza ragione dalle forze dell’ordine.
La polizia ha creato poi un cordone di sicurezza per tenere a distanza i contestatori.
Il comizio è stato interrotto momentaneamente da un danno all’impianto.
Le persone in protesta, organizzate in un presidio non lontano dal palco, oltre a mostrare cartelli contro Salvini, hanno urlato “buffone” e “vattene”.
Tra i cartelli esibiti: “Salvini vattene” e “welcome to Calafrica”. Tra i contestatori anche bandiere del Movimento 5 Stelle.
Stavolta non sono i centri sociali, ma centinaia di cittadini che sono scesi in piazza a contestare il sequestratore di persone ancora a piede libero.

(da agenzie)

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ZINGARETTI RESISTE (PER ORA) ALL’ACCROCCO

Agosto 10th, 2019 Riccardo Fucile

GRANDI PRESSIONI SUL LEADER PD PER LA SOLUZIONE CHE ALLONTANA IL VOTO

Deve aver pensato, il segretario del Pd, che ci vuole davvero una faccia di bronzo a brigare affinchè nasca un qualche accrocco con i Cinque Stelle, dopo che per mesi gli stessi che oggi, nel Pd, si adoperano ad evitare il voto ululavano “mai con quelli”.
In modo più o meno colorito, minacciando di strappare la tessera nell’eventualità , perchè, in fondo, non c’è differenza con la Lega, e “sono due facce dello stesso populismo”.
E deve aver pensato che ci vuole altrettanto scarso senso del pudore a proporre, come ha fatto Grillo, un governo — chiamatelo come volete: di scopo, del presidente, insomma la classica soluzione della Casta italiana — per “fermare i barbari”. Ovvero Salvini.
Ovvero quello che, fino all’altro ieri era il padrone di un governo che, con la complicità  del Movimento di Grillo, la barbarie l’ha prodotta, giorno dopo giorno, provvedimento dopo provvedimento, l’ultimo meno di una settimana fa, quel decreto sicurezza che consente di violare i più basilari principi umanitari e di accoglienza.
Ecco, Zingaretti deve aver pensato tutto questo. E infatti l’ha pensato.
C’è tutto un tramestio nel suo partito: il capogruppo al Senato Marcucci che propone un governo di transizione, quello alla Camera che dice “prima di tutto salviamo il paese”. Chi parla, chi cova, chi trama.
È, semplicemente, surreale la gigantesca rimozione di ciò che, in questi anni, si è sedimentato a livello profondo nel paese e la disinvoltura tattica giustificata dalla paura di andare al voto.
È tutto fin troppo chiaro: Renzi che, al netto delle smentite di circostanza, non dice più “mai con i Cinque Stelle”, perchè vuole che la legislatura duri, per avere il tempo di fare un suo partito. E, in ogni caso, alza il prezzo interno: il via libera alle elezioni da ricompensare quando si faranno le liste.
Grillo, il Prometeo che ha fatto divampare il fuoco dell’Antipolitica quando l’establishment si arroccò col governo Monti per sterilizzare il barbaro precedente (Berlusconi) che oggi propone un arrocco provvisorio che diventa definitivo: un governo che parte per fare la manovra su due o tre punti — un classico all’italiana — e poi dura tre anni, fino all’elezione del nuovo capo dello Stato, sperando che Salvini si sgonfi (magari con l’aiuto della magistratura) e varando una bella legge proporzionale che lo sterilizzi
Al netto della faccia di bronzo e dello scarso senso del pudore, siamo di fronte a una manovra politica. Su cui, nei prossimi giorni, è inevitabile che salirà  il pressing e la classica retorica dell’emergenza: l’Europa, lo spread, la manovra.
Perchè solo in Italia ogni volta è un dramma ciò che in tutto in mondo è fisiologico quando cadono i governi: il voto.
A costo di tenere attaccato all’ossigeno un Parlamento che non è più specchio del paese e alimentare un populismo sempre peggiore.
Il Palazzo che stoppa Salvini non è un palazzo responsabile, ma la grande chiamata delle ruspe su piazza Montecitorio. Sono questi i ragionamenti che in parecchi, in queste ore, stanno facendo al segretario del Pd, trovando condivisione sulla necessità  di seguire la via maestra del voto: “La deriva antidemocratica di Salvini — ha ripetuto il segretario del Pd in queste ore — non la risolve facendo la manovra di bilancio e poi consegnando a Salvini il paese a febbraio. A quel punto non lo fermi più”.
Ecco la posta in gioco: Salvini con le mani libere per mesi, che aizza il paese contro il governo degli abusivi e dei pavidi timorosi “della volontà  degli italiani”, e il Pd che si carica sulle spalle il peso dei disastri di un governo che ha fallito.
E lo fa assieme ad un partito che in Parlamento, vale il doppio, rinunciando a intercettarne la sua fuga degli elettori disillusi. È tecnicamente un suicidio. Per il Pd. E per il neosegretario, la cui stagione rischia di essere azzoppata sul nascere in un gioco di cui non è il kingmaker ma che subisce.
Questa discussione, riflettono al Nazareno, è dannosa perchè sposta il problema.
La verità  è che c’è un governo che ha fallito e, in tutto il mondo, quando i governi falliscono le opposizioni vogliono votare per sostituirli.
Invece, per come si sta mettendo, si parla poco di quel che è successo quest’anno e sembra che la scelta delle elezioni sia in capo al nuovo segretario, come se fosse un marziano, in un partito dove la parola “responsabilità  verso il paese” cela in verità  l’anelito alla conservazione di una nomenklatura.
Ed è dannosa perchè rischia di far apparire il Pd come una squadra di calcio che, per paura di perdere una partita, si mette a parlare della praticabilità  del campo, del curriculum dell’arbitro e della temperatura esterna, quando invece c’è solo un modo per “fermare Salvini”: batterlo.
In un’intervista al Messaggero, l’infallibile Ghisleri ha ricordato che “il consenso è mutevole” e le rilevazioni attestano che c’è preoccupazione per i tanti dossier rimasti inevasi. Sotto gli ombrelloni, gli italiani stanno metabolizzando la notizia che il governo del “cambiamento” è saltato, ed è saltato per l’inconcludenza e i litigi dei due soci che, per mesi, si sono avvitati in un duello che non avere nulla a che fare con “gli interessi della gente”: “Gli italiani — spiega la Ghisleri – dicono: avevano promesso di realizzare un contratto, non lo hanno fatto e ora sono irritati e rivogliono la parola”.
È la democrazia, bellezza. La manovra è in atto, portata avanti oggi dagli sconfitti dentro il Pd e dentro i Cinque stelle, e da domani da un establishment che da almeno un decennio non ne azzecca una e ha creato il populismo.
Se dovesse nascere, sarebbe un governo all’opposizione del paese. Al momento, dicono al Nazareno, Zingaretti ne è consapevole: “Altre maggioranze — ha ripetuto ai suoi — non ce ne sono”. Sa che è una questione di sopravvivenza. Del Pd e anche sua.

(da “Huffingtonpost”)

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LA PAGINA FACEBOOK DI SALVINI CONTINUA A PERDERE FAN: 5.000 IN 48 ORE

Agosto 10th, 2019 Riccardo Fucile

CRESCE IL PRESIDENTE CONTE: GUADAGNATI 10.000 FAN

La crisi di governo è arrivata anche ai social. A poco più di 48 ore dalla nota con cui Matteo Salvini ha detto basta all’esperienza gialloverde, il leader leghista ha perso su Facebook oltre 5mila follower.
Diecimila, invece, i fan guadagnati dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha debuttato sulla piattaforma fondata da Mark Zuckerberg poco più di un anno fa. Stessa tendenza positiva anche per il leader del Movimento 5 stelle, Luigi Di Maio, che ha visto la sua fanbase crescere di quasi 4mila persone.
Per il ministro dell’Interno si tratta della prima inversione di tendenza da un anno a oggi. Il titolare del Viminale, infatti, finora non aveva perso un colpo, continuando di mese in mese a guadagnare consensi e fan: 58mila solo quelli dello scorso luglio.
Diverso il discorso per il premier. Contano sicuramente quei 10mila fan in più per una pagina che partiva da una base, a inizio settimana, di 916mila follower. E sicuramente non passa inosservato anche il tasso di gradimento dei post. Rimane primo il leader leghista con un 1,6 milioni di reazioni, ma cala rispetto al suo solito del 21%.
In crescita invece il leader del Movimento 5 stelle, più “apprezzato” del 26%, con oltre 600mila likes.
Il motivo di questo calo di Salvini non è ancora certo. Secondo alcuni si tratta di sostenitori del Movimento, ormai “autorizzati” a togliere il like alla pagina. Secondo altri, invece, i fan persi sono i “bannati” dai moderatori della pagina, cioè chi in questi ultimi giorni ha contestato il leader leghista con un commento e per questo è stato cancellato.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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“POLIZIOTTI HANNO INTIMORITO UN MARINAIO PERCHE’ NON MI PORTASSE SULLA OPEN ARMS”: LA DENUNCIA DI RICHARD GERE E I SILENZI DEL CAPO DELLA POLIZIA GABRIELLI

Agosto 10th, 2019 Riccardo Fucile

INAUDITO CHE AGENTI DI POLIZIA MINACCINO UN MARINAIO E LA SUA FAMIGLIA: QUESTI SISTEMI LI USANO I MAFIOSI… LO STIPENDIO SE LO FACCIANO PAGARE IN RUBLI

L’accusa di Richard Gere è gravissima: l’attore e attivista per i diritti umani, in conferenza stampa all’aeroporto di Lampedusa per il caso Open Arms, ha denunciato che, nei faticosi tentativi di trovare una barca che lo portasse a bordo della nave Ong a largo dell’isola, un marinaio che si era offerto volontario si è tirato indietro perchè “si sono presentati dei poliziotti in borghese che gli hanno fatto capire che ci sarebbero state ripercussioni su di lui, la sua famiglia e i suoi affari se avesse portato l’attore a bordo della nave”.
“Gli italiani sono cambiati” ha detto Gere, “io amo l’Italia: amo lo spirito degli italiani, la loro generosità , l’amore che trasuda da ogni cosa che fanno. Ma negli ultimi due anni le cose sono cambiate, le persone sono diventate paranoiche, hanno paura di pare la cosa giusta”.
“Non sono italiano e sono un po’ restio a parlare della situazione italiana, specialmente di quella politica odierna. Ma anche io vengo da un posto, gli Stati Uniti dove la situazione politica è a dir poco bizzarra. Sembra che ci sia una generazione di politici che punta tutta la propria energia nel dividere le persone, come se nel dividere ci fosse del guadagno, invece è una cosa assolutamente idiota, impossibile perchè tutti noi siamo interdipendenti”.
“Noi abbiamo un presidente che, invece di aiutare, demonizza le persone che hanno bisogno di aiuto – ha aggiunto -. E’ una situazione veramente molto simile a questa e questa cosa deve finire subito, al più presto e può finire solo se la facciamo finire noi”.

(da agenzie)

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VIGILI DEL FUOCO TRADITI DA SALVINI: L’ASSICURAZIONE INAIL PROMESSA NON E’ MAI ARRIVATA

Agosto 10th, 2019 Riccardo Fucile

SCOMPARSI DAL DECRETO SICUREZZA GLI INTERVENTI ECONOMICI E DI TUTELA PROMESSI

La crisi di governo per loro non cambia un gran che.
La disillusione l’avevano già  provata quando dal testo finale del Decreto sicurezza, votato in Parlamento nelle settimane scorse, era scomparsa buona parte delle promesse fatte dall’esecutivo.
Le più rilevanti. Loro sono gli oltre 34 mila vigili del fuoco italiani, gli “eroi” celebrati dalla politica sul palcoscenico di ogni emergenza nazionale, ma regolarmente dimenticati nell’ordinarietà  di un lavoro mal retribuito e poco tutelato.
Disattese tutte le richieste avanzate da anni: l’incremento dei fondi per migliorare salari e previdenza del personale, con risorse aggiuntive per assunzioni, passaggi di qualifica, cura sanitaria del personale a titolo di anticipo, straordinari per soccorso, incremento delle dotazioni organiche.
E poi il paradosso assoluto della mancanza della copertura assicurativa Inail. I vigili devono pagarsi le cure e i presidi sanitari indispensabili per gli infortuni professionali. Esiste un’assicurazione privata stipulata dall’amministrazione, ma rimborsa solo le spese successive e se riconosciute.
Così i vigili del fuoco, che attraverso Cgil, Cisl e Uil sono in stato di agitazione e non escludono eventuali scioperi, hanno deciso di fare da soli lanciando una petizione su change.org, che chiede l’assicurazione Inail per gli uomini e le donne del Corpo nazionale vigili del fuoco
“Salvano vite ogni giorno, al servizio della collettività , vivono quotidianamente situazioni di pericolo e sono soggetti a frequenti infortuni — si legge nella petizione -. Eppure i vigili del fuoco non hanno una assicurazione per gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali che devono affrontare a proprie spese”.
Emblematico il caso dell’incidente del dicembre scorso in un distributore di carburanti della via Salaria, a Borgo Quinzio nella provincia di Rieti: esplose un’autobotte di Gpl, ci furono decine di feriti e perse la vita Stefano Colasanti, vigile del fuoco che pur non essendo in servizio aiutò i soccorsi. Morì anche un altro uomo. Tra i feriti il pompiere Giuseppe del comando di Rieti, rimasto ustionato a mani e gambe: “Dopo un trapianto di pelle — raccontano alla Cgil — il 15 maggio è tornato al lavoro. Non ha ricevuto alcun indennizzo e ora indossa guanti speciali per proteggere dal sole la pelle trapiantata: costano circa 900 euro e li ha comprati di tasca propria”.
La petizione della Cgil si aggiunge ad una iniziativa analoga portata avanti, sempre su change.org, da Luca Cipriani, caposquadra nella sede operativa di Verona: lanciata qualche tempo fa, ha già  superato le sessantamila sottoscrizioni.
“Non abbiamo l’Inail — spiega Cipriani –   perchè il vigile del fuoco è stato storicamente abbinato ad un modello risarcitorio in uso nei Corpi militari, definito ‘causa di servizio’, con la differenza che il nostro Corpo non ha mai avuto e non potrà  mai avere, viste le ridotte dimensioni, una propria struttura medica. Questo nel tempo sta creando un evidente problema e a fronte di malattie professionali e infortuni siamo costretti a combattere da soli contro strutture militari o burocratiche”. Il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, intanto, ha istituito una commisione che effettuerà  una comparazione con le prestazioni erogate dall’Inail in materia di assicurazione obbligatoria per gli infortuni sul posto di lavoro e per le malattie professionali.

(da agenzie)

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“I NERI NON ENTRANO”: IL RACCONTO DEL GIOVANE BLOCCATO ALL’INGRESSO DELLA SPIAGGIA DI CHIOGGIA CHIUSA PER RAZZISMO

Agosto 10th, 2019 Riccardo Fucile

“DOVETE SEMPRE DENUNCIARE LE DISCRIMINAZIONI RAZZIALI COME HO FATTO IO”

Il gestore del Cayo Blanco ai microfoni della Rai ha parlato di «fraintendimenti». Fabio Damian, titolare della spiaggia Cayo Blanco a Sottomarina si difende dalle accuse: «Nessun razzismo». Lo stabilimento Cayo Blanco è stato chiuso per due settimane dal Questore di Venezia dopo una serie di episodi di razzismo.
Uno di questi è capitato lo scorso 20 luglio a Pietro Braga. «Io e un paio di amici siamo andati a Chioggia per passare la serata. Abbiamo mostrato la carta d’identità  all’ingresso, ma il buttafuori mi ha detto che non ce n’era alcun bisogno: «Gli africani non possono entrare».
Così racconta a Open Braga, il 18enne che si è visto rifiutare l’ingresso allo stabilimento balneare per il colore della sua pelle.
«Ero con altri due amici. Pensavamo stesse scherzando, poi il buttafuori ci ha indicato altri due ragazzi, in apparenza stranieri, che erano stati esclusi dal locale».
Braga si avvicina ai due ragazzi: «Il paradosso è che uno di loro ha il papà  portoghese e la mamma italiana, è stato escluso solo perchè era leggermente olivastro».ù
Braga a quel punto ha chiamato la madre che non poteva credere a quello che il figlio le stava raccontando. «Ho chiamato il mio avvocato e ho provato a farlo parlare con il buttafuori. Il loro responsabile mi ha dato una risposta lapidaria: “questa sera i neri non possono entrare”».
Il 18enne, ex calciatore della Spal, spiega di essere italiano e di essere stato adottato da una famiglia veneta
«Successivamente il mio amico ha suggerito di chiamare i carabinieri tanto che il buttafuori è andato in panico e ha iniziato ad offenderlo: «Sei già  drogato a 18 anni ?”». Dopo aver sentito la parola carabinieri il buttafuori si è avvicinato agli altri due ragazzi chiedendogli i documenti e a quel punto Braga ribadisce di essere rimasto ore ad aspettare con il documento in mano senza alcuna risposta: «”Stai zitto che se entri è solo merito mio”. Mi ha detto il bodyguard».
Dopo la seconda chiamata di Braga la mamma arriva al locale e prova a parlare con i buttafuori all’ingresso, ma anche con la presenza della signora la situazione non migliora: «Si deve spostare dall’entrata, si calmi signora le dicevano», continua Braga.
«A un certo punto si avvicina un altro uomo che risponde a mia madre che il locale si riserva il diritto di selezionare la clientela».
«I carabinieri quella sera non avevano a disposizione volanti così la mattina dopo siamo andati al comando di Sottomarina e lì abbiamo formalizzato una querela con una esortazione ai carabinieri di trasmettere gli atti anche al prefetto. Così è stato fatto e poco dopo è stata comunicata la sanzione di sospensione di 15 giorni di attività », chiarisce a Open Barnaba Busatto, l’avvocato del ragazzo che smentisce chi parla di un allarme sociale
«Sono episodi dovuti a comportamenti individuali. Sicuramento Pietro e la sua famiglia ci hanno tenuto a sporgere denuncia in modo che non si ripeta più, quello è il monito», continua Busatto.
«Pietro vorrebbe far sapere agli altri ragazzi vittime di episodi di razzismo che si può e si deve denunciare. Devono denunciare. I ragazzi non devono accettare soprusi simili soprattutto in tema di discriminazione, non deve passare il messaggio che sia una cosa normale da sopportare».

(da agenzie)

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GRILLO TORNA IN CAMPO E SI SCHIERA CONTRO LE ELEZIONI: “SALVIAMO L’ITALIA DAI NUOVI BARBARI”

Agosto 10th, 2019 Riccardo Fucile

“NO AL VOTO E SI’ A NUOVE ALLEANZE”… DOPO DUE ANNI SI E’ ACCORTO DI AVER CONSEGNATO L’ITALIA AI RAZZISTI, BENVENUTO NEL MONDO REALE DOVE LE ONG NON SONO I TAXI DEL MARE COME DICEVA CHI HAI NOMINATO PORTAVOCE

“Dobbiamo fare dei cambiamenti? Facciamoli subito, altro che elezioni, salviamo il paese dal restyling in grigioverde dell’establishment, che lo sta avvolgendo! Come un serpente che cambia la pelle”.
È un messaggio chiaro quello lanciato da Beppe Grillo tramite il suo Blog.
Il comico irrompe nella crisi di governo mandando due messaggi: niente voto subito e apertura a un cambiamento di alleanze da parte del Movimento.
Con chi interloquire Grillo non lo dice chiaramente, tuttavia basta scorrere il suo post per trovare indizi concordanti: archiviati Berlusconi e Salvini, sullo scenario politico non resta che il Pd e la sinistra.
Scrive infatti il comico: “Mi eleverò per salvare l’Italia dai nuovi barbari, non si può lasciare il paese in mano a della gente del genere solo perchè crede che senza di loro non sopravviveremmo. Un complesso di Edipo in avvitamento che è soltanto un’illusione. Lasciamoci quindi alle spalle Psiconani, Ballerine e Ministri Propaganda a galleggiare come orridi conglomerati di plastica nei mari: per loro quella è vita, una gran vita, per noi soltanto sporcizia non biodegradabile”.
Poi continua: “Il mondo politico europeo ha un ‘punto Fisso rispetto alle stelle’: il Movimento 5 stelle è biodegradabile, e ci contano così tanto che non resta da fare altro: deluderli. Perchè non sanno neppure cosa significhi biodegradabile. La vita scorre per cicli: prima eri uno che tentava di tenere duro con Salvini e adesso, solo perchè lui è nel pieno del suo ciclo di vuoto intamarrimento tu devi morire?”.
“Questa mattina- prosegue Grillo- me ne stavo lì, in mezzo a un cespuglio, a quasi cento metri dall’acqua fresca, assordato dalle cicale, come fossero il sentore di un nuovo pubblico. Cosa fate tutto il giorno? con quel suono ritmico, ipnotico. Una vocina ripetitiva ha preso subito forma dal cicaleccio: ‘sopravviviamo, sopravviviamo… Sopravviviamo’. Io non vorrei che la gente abbia confuso la biodegradabilità  con l’essere dei kamikaze. Noi ci muoviamo sinuosi nel mondo e i nostri nemici pregano che la coerenza, solo la nostra, sia una sorta di colonna vertebrale di cristallo: ‘non vi preoccupate, sono talmente coerenti che si spezzano piuttosto che sopravvivere’. Questo pensano, pure molti sprovveduti al nostro interno. Le lavatrici buttate nei fiumi cosa sono nella loro essenza? Coerentemente in attesa di arruginirsi? Ed è così che pregano e sperano che sia il M5s. C’è Matteo Salvini che immagina il Movimento come qualcosa che vive solo grazie a lui. Ma siamo diventati scemi? lo so, non dovrei mettere troppi punti interrogativi perchè qualcuno potrebbe anche rispondere, tipo: siamo diventati scemi? ‘siiiiiiiiiiiiiiii’”

(da agenzie)

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ECCO IL COSTO DELLA CRISI DI GOVERNO: OGNI FAMIGLIA PAGHERA’ 541 EURO IN PIU’ ALL’ANNO PER L’AUMENTO DELL’IVA

Agosto 10th, 2019 Riccardo Fucile

LA STIMA DEL SOLE 24 ORE: 45 EURO IN PIU’ AL MESE… PAGHERANNO DI PIU’ LE FAMIGLIE DEL NORD

Il governo aveva promesso che sarebbe intervenuto per evitare l’aumento dell’Iva previsto nell’ultima legge di Bilancio. La crisi dell’esecutivo, però, lascia aperto un problema: ci sarà  tempo per scongiurare l’aumento dell’aliquota ordinaria dal 22% al 25,2% e di quella ridotta dal 10% al 13%?
Il timing suggerisce che sarà  molto difficile trovarlo. Se l’Iva dovesse aumentare, spiega Il Sole 24 Ore, il suo peso ricadrebbe sulle famiglie:
Con un effetto sul budget familiare che Il Sole è in grado di stimare in 541 euro in media all’anno, che corrispondono a 45 euro in più al mese su una spesa di 1.982 euro (al netto della voce affitti figurativi).
Per il solo 2020 l’aumento programmato dell’Iva comporterà  – o comporterebbe – per lo stato introiti pari a 23,1 miliardi, che andrebbero ad aumentare nel 2021. Ma quali nuclei familiari subiranno maggiormente le conseguenze dell’aumento dell’imposta sul valore aggiunto?
A livello territoriale, i rincari maggiori graveranno sulle spalle delle famiglie delle regioni più ricche, con 681 euro all’anno in più in provincia di Bolzano, 660 in Valle d’Aosta e 648 in Lombardia. Il conto è più leggero, invece, in Calabria (405 euro), in Puglia (431) e in Sicilia.

(da agenzie)

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CRISI DI GOVERNO, LA BATTAGLIA DEI REGOLAMENTI

Agosto 10th, 2019 Riccardo Fucile

I PARTITI SI GIOCANO LA GESTIONE E LA DURATA DELLA CRISI A COLPI DI MOZIONI E COMUNICAZIONI

Il primo tempo della partita si giocherà  lunedì, nella riunione dei capigruppo del Senato. Si decideranno lì i tempi e i modi dell’apertura formale della crisi.
Ed è una battaglia tutti a colpi di regolamento e di mosse a sorpresa, quella che si combatte in queste ore.
Matteo Salvini, contando di aver bruciato sul tempo la richiesta di Conte di riferire alle Camere, chiede che si voti prima la sua mozione di sfiducia: nel caso di comunicazioni il premier prenderebbe la parola per primo (e poi potrebbe scegliere di andare a dimettersi), nell’altro caso sarebbe Salvini ad aprire le danze.
E mentre gli uffici studiano, nei contatti informali tra i gruppi spunta l’idea di convocare le Camere tra il 19 e il 20 agosto, date che lasciano aperta la possibilità  che si voti a fine ottobre (la Lega vorrebbe il 13, più probabile il 27)
In ogni caso, secondo fonti M5s, Conte starebbe valutando di comunicare al capo dello Stato di non avere intenzione di continuare a gestire il governo, sia pure per l’ordinaria amministrazione: questa mossa aprirebbe la strada a un governo di garanzia per traghettare il Paese al voto e sbarrerebbe a Salvini la possibilità  di gestire le elezioni dal Viminale.
Il premier preferirebbe, ragionano fonti parlamentari, presentarsi alle Camere solo dopo impegni istituzionali come il G7 che si aprirà  a Biarritz il 24 agosto e dopo aver comunicato all’Ue il nome del commissario italiano, che a questo punto sarebbe di sua diretta indicazione.
Ma la Lega preme per far presto e anche se non otterrà  di votare già  questa settimana (difficile convocare i parlamentari ad horas, anche considerato che il 14 agosto ci sono a Genova le celebrazioni per l’anniversario del ponte Morandi), la convinzione è che non si andrà  molto oltre il 20.
La Lega vuole sfiduciare Conte. Salvini – ma non si trova conferma – avrebbe anticipato le sue intenzioni mercoledì in un colloquio al Quirinale al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il capo dello Stato ora osserva gli sviluppi, si è preso qualche giorno di relax alla Maddalena e attende l’apertura formale della crisi, per poi avviare al Quirinale quelle che già  si annunciano come consultazioni lampo.
Il premier, dicono i suoi, per ora è deciso a sfidare in Aula Salvini.
Il Pd, che con Nicola Zingaretti insiste per il voto (la Lega avrebbe ricevuto rassicurazioni su questo), vuole evitare che sia il leader della Lega a gestire dal Viminale il voto.
Il M5s vuol provare a incassare il voto finale sul taglio dei parlamentari (si prolungherebbe così anche la vita della legislatura). E’ su queste basi che si gioca la partita.
“In una situazione non ordinaria – dice una fonte – ragioniamo in modo non ordinario, passo dopo passo”. Anche perchè, dicono dalla maggioranza come dall’opposizione, non si può ignorare un fattore che da un momento all’altro potrebbe sconvolgere tutti i piani: l’impennata dello spread
Lunedì M5s e Lega armeranno le truppe, in due assemblee di gruppo, i pentastellati la mattina e i leghisti la sera.
Nelle opposizioni la notizia viene guardata con sospetto: non è – ci si chiede – che alla fine i gialloverdi torneranno insieme, magari con un totale riequilibrio di forze nel governo? Salvini non torna indietro: sarà  lineare, assicurano i leghisti. Mentre più agitate sono le acque in casa Cinque stelle.
Si racconta di diversi tentativi di contatto, negli ultimi giorni, dei parlamentari pentastellati con i colleghi Dem. Su un asse in particolare, secondo i rumors, viaggerebbe una traccia di dialogo: quello che va da Roberto Fico a Dario Franceschini, passando per Matteo Renzi.
Le voci si rincorrono: si parla di un colloquio in giornata tra il presidente della Camera e Franceschini, anche se i diretti interessati smentiscono.
I Cinque stelle dei contatti con i Dem dovrebbero parlare lunedì in assemblea. Sullo sfondo c’è l’idea, per ora tutta teorica e ardua da realizzare, di un tentativo in Parlamento per sostenere un esecutivo di transizione che faccia la riforma per il taglio dei parlamentari e metta al sicuro i conti pubblici
Chi potrebbe starci? Oltre ai peones senza gruppo condannati alla non rielezione, secondo le elucubrazioni, anche i renziani che temono di essere tagliati fuori dalle liste di Zingaretti, qualche forzista e il grosso della truppa pentastellata. Ma i renziani frenano le voci: tutto prematuro. E da Fi assicurano che, finchè Salvini terrà  accesa la fiammella di una possibile alleanza, gli azzurri terranno la linea pro-voto di Berlusconi.
In un accavallarsi di piani, è già  di elezioni che si ragiona nei partiti. Con i movimenti al centro, i renziani nel Pd tentati dalla corsa solitaria e Fi e Fdi in pressing su Salvini per l’alleanza. Ma questa è già  un’altra storia.

(da agenzie)

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