Destra di Popolo.net

LA CASSAZIONE SCAGIONA CAROLA: “HA RISPETTATO IL DOVERE DI SOCCORSO E HA AGITO CORRETTAMENTE”

Febbraio 20th, 2020 Riccardo Fucile

“NON BASTA SALVARE I NAUFRAGHI, BISOGNA FARLI SBARCARE”… “LA MOTOVEDETTA DELLA GDF NON E’ UNA NAVE DA GUERRA”

Carola Rackete ha adempiuto al dovere di soccorrere i naufraghi in mare. La comandante della Sea Watch, si legge nelle motivazioni con cui la corte di Cassazione ha confermato il ‘no’ all’arresto della giovane tedesca, è entrata nel porto di Lampedusa perchè “l’obbligo di prestare soccorso non si esaurisce nell’atto di sottrarre i naufraghi al pericolo di perdersi in mare, ma comporta l’obbligo accessorio e conseguente di sbarcarli in un luogo sicuro” .
Negli atti della Suprema corte si legge ancora: “L’obbligo di prestare soccorso dettato dalla convenzione internazionale Sar di Amburgo non si esaurisce nell’atto di sottrarre i naufraghi al pericolo di perdersi in mare, ma comporta l’obbligo accessorio e conseguente di sbarcarli in un luogo sicuro”, e tale non può essere qualificata, “una nave in mare che, oltre ad essere in balia degli eventi meteorologici avversi, non consente il rispetto dei diritti fondamentali delle persone”.
Nè, si legge ancora nella sentenza, “può considerarsi compiuto il dovere di soccorso con il salvataggio della nave e con la loro permanenza su di essa, perchè tali persone hanno diritto a presentare domanda di protezione internazionale secondo la Convenzione di Ginevra del 1951, operazione che non può certo essere effettuata sulla nave”.
Anche il Consiglio d’Europa, ricorda la Corte, ha stabilito che “la nozione di luogo sicuro non può essere limitata alla sola protezione fisica delle persone ma comprende necessariamente il rispetto dei loro diritti fondamentali”.
Un passaggio della decisione è dedicato all’imbarcazione della Guardia di Finanza che, secondo l’accusa, era stata schiacciata dalla Sea Watch a causa delle manovre fatte dalla capitana: “Sono certamente navi militari, ma non possono essere automaticamente ritenute anche navi da guerra”.
Lo scrive la terza sezione penale della Cassazione, nelle motivazioni della sentenza con cui sancì la legittimità  della decisione del gip di Agrigento di non convalidare l’arresto della capitana della Sea Watch Carola Rackete.
“Per poter essere qualificata come ‘nave da guerra’ l’unità  della Guardia di finanza deve altresì essere comandata da un ufficiale di Marina al servizio dello Stato e iscritto nell’apposito ruolo degli ufficiali o in documento equipollente, il che nel caso in esame – osserva la Corte – non è dimostrato”.
Infatti, si legge ancora nella sentenza, “non è sufficiente che al comando vi sia un militare, nella fattispecie un maresciallo, dal momento che il maresciallo non è ufficiale. Nè peraltro il ricorso documenta se tale maresciallo avesse la qualifica di cui sopra. Dunque – concludono gli ‘alti’ giudici – non è stata dimostrata la sussistenza di tutti i requisiti necessari ai fini della qualificazione quale nave da guerra della motovedetta della Guardia di finanza nei cui confronti sarebbe stata compiuta la condotta di resistenza”.
Le motivazioni che scagionano la Rackete arrivano nel giorno in cui la Procura di Catania ha depositato all’ufficio del gip la richiesta di fissazione dell’udienza preliminare per il caso Gregoretti dopo aver ricevuto da Palazzo Madama il fascicolo processuale con il nullaosta a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno Matteo salvini accusato di sequestro di persona e abuso in atti d’ufficio. Il presidente dei gip Nunzio Sarpietro dovrà  adesso fissare la data dell’udienza.

(da “Huffingtonpost”)

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SONDAGGIO: IL 47% DEGLI ITALIANI VUOLE L’ABOLIZIONE DEL REDDITO DI CITTADINANZA, PER IL 36% VA MODIFICATO

Febbraio 20th, 2020 Riccardo Fucile

E’ LA DIMOSTRAZIONE CHE E’ UN PAESE DOVE OGNUNO PENSA SOLO AI PROPRI INTERESSI… SE E’ NORMALE CHE IL 36% CHIEDA MODIFICHE, IL DATO DEL 47% CONTRARIO A PRESCINDERE DIMOSTRA CHE PER META’ DEGLI ITALIANI I POVERI POSSONO SCHIANTARE

Secondo un sondaggio EMG Acqua presentato oggi ad Agorà , il 47% degli italiani vuole che il reddito di cittadinanza sia abolito.
C’è poi un razionale 36% che ritiene che debba essere modificato, viste le carenze che sono emerse sia in termini di prospettive reali di occupazione che di elargizioni a chi non avrebbe avuto diritto.
Favorevole solo un 12%, non risponde il 5%.
Interessante come la pensano gli elettori del M5s: solo un 6% a favore dell’abolizione, ma il 47% di chi chiede modifiche supera il 44% di chi ritiene che vada mantenuto tout court.
Dimostrazione che le perplessità  su come è stato realizzato sono persino superiori alla media nazionale.
Seconda riflessione: il 12% di favorevoli è una percentuale vicina a quella dei nuclei familiari allargati che ne hanno fruito.
Il 47% di contrari “a prescindere” corrisponde all’elettorato di centrodestra.
Peccato manchi nel sondaggio la domanda sul motivo per cui gli interpellati siano contrari in ogni caso al reddito di cittadinanza.
Probabilmente sarebbe emersa la risposta che “degli altri e dei poveri non ce ne frega nulla” che poi ben sintetizza i valori etici dei sovranisti nostrani.

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IL PONTE DI GENOVA NON E’ PRONTO MA LO VOGLIONO INAUGURARE LO STESSO TRE GIORNI PRIMA DELLE ELEZIONI REGIONALI

Febbraio 20th, 2020 Riccardo Fucile

LA GIUNTA LEGHISTA VIVE DI SPOT, MA PRIMA VIENE LA SICUREZZA… IL PONTE SARA’ PERCORRIBILE A FINE ESTATE: GENOVA NON HA BISOGNO DI CERIMONIE MA DI FATTI

Il Fatto Quotidiano oggi racconta una storia curiosa che riguarda il Ponte che sostituirà  il Morandi e la sua inaugurazione, prevista addirittura per il 28 maggio: l’idea del sindaco Bucci è usare le acrobazie delle Frecce tricolori per un’inedita evoluzione: disegnare la croce rossa in campo bianco della bandiera di San Giorgio, vessillo della città .
Ma le Frecce non eseguono disegni a richiesta. E soprattutto: non è stata ancora fissata una data di fine lavori definitiva e Bucci ha parlato di conclusione entro l’estate.
La data non è ancora stata individuata con certezza, ma il 31 maggio è il giorno più accreditato per l’organizzazione delle elezioni per la Regione: la cerimonia per la fine dei lavori del nuovo Morandi a 48 ore dalla chiusura della campagna sarebbe uno spot elettorale fenomenale.
Cui la Difesa non ha alcuna intenzione di prestarsi se non con la garanzia assoluta che di una cerimonia di fine lavori davvero si tratti. Una garanzia che oggi appare pressochè impossibile.
Non solo per quanto affermato dallo stesso Bucci, ma perchè le incognite in un’operazione del genere sono evidentemente moltissime.
I pessimisti, fra chi attivamente sta partecipando alla ricostruzione, sono senz’altro in maggioranza. Ma c’è anche chi riferisce di come “sei mesi fa sarebbe stato molto riluttante a scommettere sullo stato odierno. Il 28 maggio resta un traguardo ambiziosissimo, ma non lo definirei irrealistico. Sempre che di vera conclusione lavori si parli”.
A proposito di imprevisti proprio ieri Placido Migliorino, l’esperto inviato dal ministero delle Infrastrutture a controllare la rete autostradale ligure, ispezionando l’elicoidale che immette anche sul nuovo viadotto connettendo la città  con Savona e Milano a Ovest e Livorno a Est, ha riscontrato carenze che non ne permetterebbero l’utilizzo. Nella notte sono stati effettuati accertamenti, ma se i riscontri saranno insoddisfacenti occorreranno ulteriori verifiche.

(da “NextQuotidiano“)

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SONDAGGIO REGIONALI MARCHE: SCONTATO IL SUCCESSO DEL CENTRODESTRA

Febbraio 20th, 2020 Riccardo Fucile

IL CENTRODESTRA PARTE DAL 50% DI UN ANNO FA, AQUAROLI IN TESTA DI 5-7 PUNTI NONOSTANTE IL RECUPERO DEL CENTROSINISTRA

Un sondaggio di Tecnè pubblicato oggi dal Corriere Adriatico sulle elezioni regionali nelle Marche dice che la Lega è il primo partito con il 33,2% dei voti, seguita dal Partito Democratico con il 23,9% e dal MoVimento 5 Stelle con il 14,6%; poi c’è Fratelli d’Italia con l’11,8% e Forza Italia con il 4%, seguita da Italia Viva al 3,6%.
Rispetto alle Europee di un anno fa la Lega scenderebbe di un punto, Fdi salirebbe di 5,4%, Forza Italia perderebbe il 4,8%.
Il Pd salirebbe di 1,6%, il M5s scenderebbe del 3,8%
Più importanti però sono i risultati della corsa a governatore.
Secondo la rilevazione di Tecnè il candidato del centrodestra Acquaroli vincerebbe contro i tre papabili candidati del centrosinistra, ovvero l’uscente Ceriscioli, Longhi e Mancinelli. Il vantaggio inferiore lo avrebbe nei confronti di Mancinelli mentre sarebbe netta la vittoria in caso di candidatura di Ceriscioli.
Il centrodestra che alle Europee era intorno al 50% confermerebbe una percentuale su Acquaroli introno al 50%-53%.
Il potenziale candidato di centrosinistra aumenterebbe i consensi della coalizione ma si fermerebbe al 45%-47%.
Fuori gioco i grillini.
Valeria Mancinelli però si è tirata fuori dalla corsa: “Da Ancona vi saluto e ora chi deve decidere decida. Qui, a Pesaro o a Roma. Io sono fuori. Non sono un problema. Come marchigiana spero solo che la decisione venga presa nell’interesse delle Marche scegliendo per davvero il candidato che può essere più autorevole, più popolare, più forte e dunque più in grado di vincere le elezioni e non quello che dà  meno fastidio alle varie fazioni in campo”, ha detto la sindaca di Ancona, Valeria Mancinelli, che oggi ha scelto la diretta Facebook per comunicare le sue decisioni in merito alle prossime elezioni regionali.
Da molti infatti il primo cittadino dorico era accreditato come papabile candidato presidente del centrosinistra al posto dell’uscente Luca Ceriscioli.
“Gira da qualche settimana con insistenza il mio nome, gira da troppo e anche male- premette Mancinelli-. Corro il rischio di apparire anche io attore di un teatrino della politica che non mi appartiene e che non aiuta la credibilità  della politica. Facciamo chiarezza. Non mi sono mai candidata a niente e non ho chiesto a nessuno di essere candidata a niente. È successo che da novembre numerosissimi esponenti del Pd e non solo del Pd ma dell’intero centrosinistra mi hanno chiesto se ci fosse una mia disponibilità  ad accettare una proposta di candidatura a presidente di Regione che venisse dal Pd e dall’intera coalizione centrosinistra”.
Il numero degli astenuti e degli incerti è piuttosto ampio nella rilevazione, ma sembra che senza un accordo con il MoVimento 5 Stelle per il centrosinistra il risultato delle elezioni sia già  segnato.
“Dispiace della scelta fatta dalla sindaca ma la capisco molto. Invece di valorizzare la sua disponibilita’ si e’ aperto un dibattito con divisioni assurde per chi e’ sindaco del capoluogo di regione”, ha detto il sindaco di Pesaro Matteo Ricci su Facebook.
“Tutti i sondaggi e anche il comune sentire dicevano che Valeria Mancinelli fosse, in questo momento, il candidato piu’ competitivo per la presidenza della Regione Marche- scrive Ricci sulla sua pagina Facebook-. Ora mi aspetto e spero che prevalga in tutto il Pd marchigiano responsabilita’ e voglia di vincere. Dobbiamo tutti aiutare il segretario Gostoli a cercare la massima condivisione possibile dell’alleanza di centrosinistra dialogando con il M5s. Serve una coalizione larga, un candidato unitario e il piu’ autorevole e competitivo possibile da scegliere all’interno della rosa di nomi annunciata da Gostoli”. Ricci lancia un appello all’unita’ “basta divisioni e impuntature personali” e chiede a tutti di “dare una mano a Gostoli e Zingaretti a vincere le regionali, per quello che posso continuerò ad aiutare entrambi”.

(da “NextQuotidiano”)

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IL M5S CACCIA LA CONSIGLIERA CHE HA OSATO ENTRARE IN GIUNTA A PESARO

Febbraio 20th, 2020 Riccardo Fucile

RIDICOLI: VIETATO FARE QUELLO CHE HANNO FATTO LORO AL GOVERNO, ALLEARSI CON IL PD (E PRIMA CON LA LEGA)… NON HANNO NEANCHE APERTO LA MEMORIA DIFENSIVA DELLA FRENQUELLUCCI… AVANTI COSI, IL 10% SI AVVICINA

“Ieri mi è arrivata una mail in cui il M5s mi comunica che sono espulsa. Non riesco a capire su che basi è stata presa la decisione, anche perchè il link che ho inviato con la mia memoria difensiva non è stato nemmeno aperto. Farò ricorso al comitato di garanzia, vorrei fare valere le mie ragioni”: l’assessore all’Innovazione del Comune di Pesaro Francesca Frenquellucci, ex candidata pentastellata a sindaco, ha annunciato così di essere stata espulsa dal M5s per avere accettato di fare parte delle Giunta guidata dal sindaco del Partito Democratico Matteo Ricci.
“In questi mesi — aggiunge Frenquellucci — abbiamo lavorato agli argomenti e portato a casa risultati per la città  di Pesaro. Ho sempre pensato al bene comune, insieme agli altri consiglieri e agli attivisti che ci hanno seguito. Aggiungo che l’atto politico è stato fatto nel momento in cui ho accettato la delega e ho iniziato questa collaborazione con la maggioranza. Non capisco quindi perchè vengo espulsa, ho portato avanti valori ed ideali del M5S”.
Il 2 febbraio scorso il “reggente” Vito Crimi aveva fatto sapere dell’apertura di un procedimento disciplinare nei confronti di Frenquellucci.
Secondo i giornali dell’epoca il patto pesarese, con Ricci che ha annunciato ieri l’ingresso in giunta di Frenquellucci con delega all’Innovazione, andava in rotta di collisione con la decisione già  presa da Vito Crimi, Danilo Toninelli e dalla “facilitatrice” 5 Stelle Mirella Emiliozzi di non allearsi «mai» nelle Marche «con chi ha causato il declino della Regione».
E così Frenquellucci è stata messa alla porta in nome del centralismo democratico del partito meno ideologico di sempre.

(da agenzie)

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L’APPELLO DI CAROLA ALL’EUROPA DEI VILI: “NON RIPORTATELI INDIETRO SOTTO LE BOMBE”

Febbraio 20th, 2020 Riccardo Fucile

“OCCORRE UN PIANO URGENTE DI RICOLLOCAZIONE”… 600 MIGRANTI CHE FUGGONO DALLA GUERRA SONO STATI RIPORTATI SOTTO LE BOMBE: CHE BELLA EUROPA CIVILE

Duecento migranti intercettati in mare e sbarcati nel porto di Tripoli appena bombardato, 600 persone riportate nei centri di detenzione libici sotto il controllo del ministero dell’Interno di cui si sono perse le tracce.
Dopo l’appello dell’Oim alla comunità  Internazionale, oggi è Carola Rackete che torna a fare sentire la sua voce. La Comandante della Sea Watch 3 si rivolge direttamente all’Europa.
“Cara commissione europea – dice – anche l’Oim chiede di non sbarcare nessuno salvato in mare in Libia dal momento che il porto è stato recentemente bombardato. E’ tempo di provvedere a un piano di ricollocazione urgente e risolvere questo pasticcio in cui sei complice finanziando la cosiddetta guardia costiera”.
Dall’inizio dell’anno quasi 2000 migranti sono stati riportati in Libia e nonostante le richieste di modifiche avanzate dall’Italia alla Libia per il Memorandum che ha confermato il sostegno italiano alla guardia costiera libica le agenzie dell’Onu tornano a chiedere alla comunita’ Internazionale di impedire il ritorno dei migranti in Libia dove Unhcr e Iom non sono in grado di garantire il rispetto dei diritti umani.
Carola Rackete, da poco tornata dalla sua missione ambientalista in Antartide, è ancora nell’elenco dei comandanti a disposizione della Sea Watch per il soccorso in mare nel Mediterraneo e non esclude di poter tornare a comandare una nave umanitaria appena si sarà  conclusa l’indagine a suo carico per la quale la Procura di Agrigento ha chiesto una proroga di sei mesi dopo che la Corte di Cassazione ha confermato che l’ordine di arresto nei suoi confronti era illegittimo.
La Sea Watch intanto prosegue le operazioni nel Mediterraneo. Ieri ha salvato 121 persone, altre 274 sono a bordo della Ocean Viking di Sos Mediterranee e Msf.

(da agenzie)

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I RESPONSABILI DI FORZA ITALIA PRONTI A SOSTENERE IL GOVERNO CONTE

Febbraio 20th, 2020 Riccardo Fucile

LA POLVERINI GARANTISCE 20 DEPUTATI E 12 SENATORI PRONTI A SOSTENERE IL GOVERNO IN CHIAVE ANTI RENZI… SI MUOVE ANCHE VERDINI MENTRE LA CARFAGNA NON HA ANCOR DECISO COSA FARA’ DA GRANDE

C’è un mucchio di Responsabili pronto a sostenere il governo Conte pur di prolungare la legislatura. E, spiega oggi Carmelo Lopapa su Repubblica, tra loro c’è anche chi in teoria dovrebbe lottare per andare alle urne visto che è alleato di Matteo Salvini:
Sta di fatto che ci sono alcuni numeri che incombono come spettri in queste ore sui capannelli dei forzisti sperduti in Transatlantico: il 5,1% che i sondaggi accreditano a Fi e il 30: venti deputati e dieci senatori che di conseguenza spetterebbero col proporzionale al partito. Oggi sono 150.
Allora si capisce perchè in quei capannelli vedano tutti nero. «Denis Verdini oltre ad avere i suoi ex parlamentari alle dipendenze dei gruppi di Fi alla Camera e al Senato ha ripreso a parlare con tutti — racconta un ex ministro — e ora non si capisce bene se ci porterà  alla corte di Renzi o a quella di Salvini».
Già , quel Verdini, genero del leader della Lega ma amico mai rinnegato del fondatore di Italia Viva che, si dice, martedì pomeriggio sarebbe entrato a Palazzo Giustiniani, nelle ore in cui il senatore Renzi si è chiuso nel suo studio al rientro dalla missione in Pakistan. Doveva farsi riparare il telefonino dai tecnici del Senato, ha fatto sapere l’ex coordinatore forzista con guai giudiziari ancora sul groppone. Lì o altrove, i due fiorentini si parlano e non è un mistero. Verdini parla con lui e ha ripreso a parlare tanto con Berlusconi. E vedrebbe bene la rinascita di un centro con dentro i suoi amici. Fosse l’unico che si muove.
Polverini, deputata forzista vicina a Mara Carfagna, da un paio di settimane non frequenta più le iniziative di Voce Libera, l’associazione-corrente creata dalla ex ministra.
Parla ormai sempre più di frequente con Nicola Zingaretti, retaggio della vecchia amministrazione nel Lazio e consolidata dalla comune antipatia per Renzi. All’amico la ex governatrice ha assicurato che porta in dote venti deputati e dodici senatori, non appena l’uomo di Rignano staccherà  la spina.
Sarà  vero? Tutto pur di tenere in piedi Conte e superare la dipendenza da Italia Viva. Come lei alla Camera si sta muovendo al Senato Massimo Mallegni. «Qualunque cosa facciano quei due, non sarà  in mio nome»: diseredati, ha fatto sapere ai suoi proprio Carfagna, intenzionata per ora a restare dov’è, nonostante sia notorio che Iv nei mesi scorsi le abbia proposto perfino la presidenza del partito, a patto che lasciasse Fi.

(da “Huffingtonpost”)

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RENZI, TANTO RUMORE PER NULLA

Febbraio 20th, 2020 Riccardo Fucile

L’ATTESA SI RISOLVE IN VECCHI PROCLAMI E IN UN GOFFO TENTATIVO DI AGGANCIARE LA DESTRA SUL TERRENO DELLE RIFORME… E RIVELA LA PAURA DI VOTARE CON LO SBARRAMENTO DEL 5%

Alla fine, l’atteso “discorso alla nazione” dalla terza Camera, annunciato come una “bomba” sul governo, si rivela un semplice fuoco d’artificio. Il solito Renzi.
Perchè, al netto di minacce, penultimatum, politicismo esasperato all’interno di una narrazione dove è assente l’Italia reale, con i suoi drammi e le sue urgenze, manca l’atto o, se preferite, la “pistola di Sarajevo” che determini l’incidente.
E l’intera vicenda — l’attesa caricata ad arte, le cene notturne, la tensione permanente — si rivela per quella che è: una sorta di operazione di marketing di un leader ossessionato dalla perdita di consenso, impegnato a cercarlo sul terreno del logoramento al governo.
La sfiducia a Bonafede (un già  detto) è annunciata entro Pasqua, se non cambia la legge sulla prescrizione, il che può significare entro Natale o, perchè no, entro Capodanno visto che nessuno avrà  fretta di calendarizzarla.
Sulle intercettazioni Italia Viva voterà  la fiducia domani, “sia pur per carità  di patria”, ma comunque voterà .
Il gioco del “se vuole ci cacci” è l’opposto di un adamantino “me ne vado”, chiaro e motivato, se davvero “così non si va avanti”.
In definitiva anche il tentativo di aggancio della destra sul terreno delle riforme con la proposta del “sindaco d’Italia” è una mossa non riuscita. Perchè in questo gioco di bluff sia Salvini sia la Meloni, i veri destinatari dell’appello, dicono di no, sia nella formula di un nuovo Nazareno sia nella formula di un governo per le riforme sul modello del “governo Maccanico” che, peraltro, non vide mai la luce.
E non la vide perchè, allora proprio come oggi, la destra puntava al voto, non ad allungare la legislatura.
L’idea tuttavia racconta di una paura e di uno schema. La paura è di non superare lo sbarramento al cinque per cento, previsto dall’attuale legge elettorale proporzionale, che proprio Renzi volle quando era convinto che uno sbarramento altro avrebbe favorito l’aggregazione di un polo dei moderati, con pezzi di centrodestra e altre forze riformiste.
Adesso, preso atto che il disegno è fallito, riscopre il maggioritario proprio nel momento in cui fa saltare le alleanze maggioritarie nelle regioni, dalla Puglia alla Campania, al Veneto.
Solo in Toscana Italia Viva è in coalizione, dove si gioca quella partita della vita che, secondo chi lo conosce bene, giustifica questo protagonismo esasperato, perchè se non fa un risultato a due cifre siamo al game over pubblico
Lo schema, detto in chiaro per la prima volta, è quello di una interlocuzione con la destra, sia pur sul terreno delle riforme. Di un governo istituzionale.
Diciamolo senza tanti giri di parole, il ragionamento per arrivare a togliere l’attuale inquilino di palazzo Chigi è questo: la situazione è drammatica, c’è la crisi, la quasi recessione, il governo è fermo, l’ipotesi migliore sarebbe un governo per le riforme, guidato da Draghi, con l’idea di farne il nuovo Ciampi, l’uomo che salva l’Italia da palazzo Chigi per poi andare al Quirinale.
A quel punto Renzi sarebbe il grande artefice dell’operazione politica e avrebbe il merito storico di aver “costituzionalizzato” la destra.
Peccato che per un disegno così perfetto manchi il principio di realtà : la destra vuole il voto, e Salvini mai andrebbe a sostenere un governo con Renzi, col rischio di precipitare nei sondaggi o peggio di regalare voti alla Meloni.
Il Pd considera lunare l’ipotesi di un governo con Salvini, non essendo pervenuto tutto questo suo spirito costituente. E soprattutto, per un governo di emergenza, manca l’emergenza.
C’è poco da fare: per fare un nuovo governo prima deve saltare l’attuale, ma poichè l’alternativa a questo è un governo che porti il paese al voto, magari anche con Conte, Renzi minaccia ma non affonda. E avanti così, con l’imposizione di una verifica permanente per non farne una vera, rivendicando le mani libere, fino ad agitarle a vuoto.
Nella reazione del Pd, priva del pathos che si riserva di fronte ai fondamenti di una crisi, c’è la consapevolezza che siamo ancora sul piano delle “chiacchiere”.
Così come nella riflessione di Conte, oggi poco propenso a drammatizzare con un passaggio d’Aula per chiedere la fiducia. Se ci sarà  un fatto concreto il premier andrà  in Aula in una sorta di remake del 20 agosto, parlamentarizzando la crisi di fronte all’esuberanza di questo Matteo. Che, come l’altro, interpreta il governo che ha voluto senza un minimo di vincolo e disciplina di coalizione.
Come si possa andare così questo è un altro discorso. È opinione comune al Nazareno che “così non si va avanti” e in tal senso va letta la volontà  di approvare la legge elettorale proporzionale con “maggioranza ampia”, ovvero con chi ci sta, anche con Forza Italia.
In fondo è una legge che mette in sicurezza il paese dai “pieni poteri”. Almeno è un punto fermo che consente di avere, nel novero delle opportunità , anche il ritorno al voto. Quantomeno come deterrente di fronte alle minacce quotidiane. Almeno.

(da “Huffingtonpost”)

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OMICIDIO CERCIELLO, SCOPPIA IL CASO DELLE FRASI DELLE INTERCETTAZIONI SBAGLIATE E MANCANTI

Febbraio 20th, 2020 Riccardo Fucile

ELDER NON SAPEVA CHE I DUE FOSSERO CARABINIERI, MA NELLA TRADUZIONE LA SUA AFFERMAZIONE E’ SPARITA

Alcune frasi dell’informativa finale dell’indagine sull’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega in cui Lee Finnegan Elder è a colloquio in carcere con il padre e un avvocato americano sarebbero state tradotte in modo errato mentre altre, contenute nei video allegati, non sarebbero state proprio riportate nell’atto.
Dopo aver riascoltato i nastri e affidato una consulenza a esperti traduttori, gli avvocati dello stesso 19enne, Renato Borzone e Roberto Capra, hanno scoperto che alcuni passaggi riportati, sui momenti precedenti all’uccisione di Cerciello Rega avvenuta lo scorso 26 luglio, erano diversi da come scritto dagli inquirenti.
Da quanto tradotto dal consulente degli avvocati, quindi, Elder non sapeva che Cerciello e Andrea Varriale, il secondo agente di pattuglia, fossero carabinieri. “Pensavamo fossero mafiosi o qualcosa del genere”, è una delle frasi mancanti.
E poi, “non hanno mostrato nulla. Non hanno detto nulla”. In sostanza, quindi, Elder non ha fatto alcuna ammissione: “Non sapevo che fosse un poliziotto. Pensavo fosse un tizio qualunque, un malvivente (…) un tipo mafioso”.
Quanto al passaggio nell’informativa in cui si fa riferimento al tesserino che i carabinieri avrebbero mostrato, ovvero la frase “they flashed their cards or whatever”, pronunciata da Elder, si farebbe riferimento a un passaggio precedente, ovvero a quanto avvenuto a piazza Mastai alcune ore prima, quando Elder e Gabriel Natale Hjorth stavano provando ad acquistare della droga da Sergio Brugiatelli, prima che Natale fosse intercettato dai militari.
“Loro gli hanno tipo, velocemente mostrato i tesserini (…) hanno detto di essere carabinieri e lui non li ha creduti, pensava che lo avessero fottuto perchè era un turista americano”, è la frase tradotta dall’interprete nominato dagli avvocati di Elder. Un passaggio in cui lo stesso 19enne riporta quanto gli aveva riferito Natale Hjorth.
Quanto ai consulenti incaricati dagli inquirenti alla traduzione, si tratta di due interpreti, uno di nazionalità  italiana e uno svedese.
“Siamo rimasti stupefatti ma nulla di quello che risulta sulla traduzione sui punti essenziale è corretto. Dimostreremo nel processo che le nostre traduzioni mostreranno tutta la verità . Un po’ preoccupante quello che è accaduto” ha commentato l’avvocato Renato Borzone. Mercoledì 26 febbraio in Corte d’Assise inizia il processo.

(da “NextQuotidiano”)

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