Marzo 29th, 2020 Riccardo Fucile
“IN QUESTA FASE TUTTE LE PERSONE DEVONO AVERE DIRITTO ALLA SANITA’ PUBBLICA”
Il governo del Portogallo ha deciso di concedere il permesso di soggiorno a tutti gli immigrati che ne hanno già fatto richiesta, almeno fino al primo luglio, per garantirgli di affrontare al meglio l’emergenza coronavirus.
Il governo di Antonio Costa ha approvato la sanatoria per i richiedenti asilo e per tutti gli stranieri senza permesso di soggiorno che abbiano chiesto di accedere ai servizi sanitari.
Secondo quanto riporto da El Paàs in questo modo i migranti potranno cercare un impiego e accedere a tutti i servizi pubblici come la sanità , l’affitto di una casa, o il conto in banca.
Per ottenere il permesso bisognerà solo dimostrare di aver già effettuato una richiesta.
“Le persone non dovrebbero essere private del diritto alla sanità e ai servizi pubblici solo perchè la loro domanda non è stata ancora elaborata”, ha dichiarato la portavoce del ministero degli Interni, Claudia Veloso.
“In questa emergenza, i diritti dei migranti devono essere garantiti”, ha aggiunto. In questa fase, ha deciso il governo socialista, non ci si può permettere di avere sul proprio territorio persone che sfuggano al monitoraggio sanitario delle autorità .
Il Portogallo, dove oggi è morto un 14enne, la vitima più giovane dell’Unione europea, ha registrato finora 119 morti e 5962 contagi.
(da agenzie)
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Marzo 29th, 2020 Riccardo Fucile
ETA’ MEDIA 78 ANNI… CARDIOPATICI, DIABETICI E IPERTESI TRA LE VITTIME
L’Italia è al momento il primo Paese al mondo per numero di morti 
Un primato terrificante, e se da un lato il numero di ricoveri pare stabilizzato, dall’altro lato il numero dei morti ha superato la soglia dei 10 mila.
L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha pubblicato un report, evidenziando con precisione le caratteristiche di coloro che risultano fra le vittime dell’epidemia. Sono state prese in esame 6801 persone, da Nord a Sud.
Ecco i risultati di questo bilancio tragico. L’età media dei pazienti positivi al coronavirus, poi deceduti a causa del contagio, è 78 anni. E’ comunque fra 70 e 89 anni che si muore di più col virus. Le donne sono 2012 (ovvero il 29,6%): hanno un’età media più alta rispetto agli uomini, 82 anni, rispetto ai 78 dei maschi.
Patologie pre-esistenti
Il report dell’Iss ha analizzato gli esami compiuti su 710 morti con malattie croniche pre-esistenti, ossia diagnosticate prima di contrarre il virus.
Ha messo in luce che — su chi non ce l’ha fatta — il numero medio di patologie riscontrate è di 2,7.
Complessivamente, soltanto 15 persone non ne presentavano alcuna, 151 solamente una, 184 ne avevano 2 e 360 (il 50,7%) presentavano 3 o più malattie. Ipertensione, diabete mellito e cardiopatie sono le malattia pre-esistenti più frequenti.
(da agenzie)
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Marzo 29th, 2020 Riccardo Fucile
LOMBARDIA, CON LA SANITA’ PUBBLICA IN TILT CHI VUOLE OPERARSI E HA I SOLDI SI RIVOLGE AI PRIVATI
“In seguito all’emergenza coronavirus, l’attività privata in Lombardia è stata chiusa, chiedendo anzi di orientare le proprie necessità sul Covid19. Ma è stato lasciato uno spiraglio di ambiguità : così ciascun privato fa quello che vuole. E chi ha un tumore non urgente, in questo momento delicato, se va a Milano, in qualche clinica privata e in barba a tutte le norme, trova qualcuno che lo opera subito. Anche domani. Ma così si favorisce solo chi ha i soldi. Questo non può esistere e io lo denuncio pubblicamente. Tutte le strutture private in questo momento devono essere requisite”.
Parla a TPI il dottor Privato Fenaroli, direttore del reparto di senologia all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo
“In Lombardia c’è il pericolo di sciacallaggio sanitario, in questo momento. C’è il rischio di mercato nero della salute.” A lanciare l’allarme a TPI è il dottor Privato Fenaroli, direttore del reparto di senologia all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
Ci spieghi meglio, dottore.
In seguito all’emergenza Coronavirus, l’attività privata è stata chiusa su indicazione regionale in tutte le strutture pubbliche della Regione Lombardia ed è stata giustamente data indicazione anche a tutte le strutture private di orientare le proprie necessità sul Covid-19, lasciando però una porta aperta. È ovvio che se si lascia uno spiraglio, ognuno fa quello che vuole. Chi ha un tumore non urgente, in questo momento delicato, non può essere operato nè con il sistema sanitario nazionale e nemmeno a pagamento qui a Bergamo, però se va a Milano in qualche clinica e in barba a tutte le norme trova ancora qualcuno che lo opera privatamente. Ma quindi operiamo solo quelli che hanno i soldi
Lei ha notizie di strutture private che stanno operando a pagamento?
Certo, me lo dicono le mie pazienti, che mi chiamano e mi chiedono perchè non possono essere operate a Bergamo, nè pubblicamente nè privatamente, ma se vanno a Milano in certe cliniche, pagando, possono essere operate subito. Anche domani. Questo non può esistere e io lo denuncio pubblicamente. La Regione ha fatto una delibera lunedì scorso, riferita proprio alle strutture private, nella quale ribadisce il blocco dell’attività privata, però aggiunge che sia possibile orientare le capacità , il che vuol dire che se queste strutture sono in grado di operare lo possono fare. Si lascia questa discrezionalità , ma non esiste al mondo. In un periodo di guerra il negozio dell’attività privata deve essere chiuso per tutti.
Le urgenze le fate comunque, vero?
Le vere urgenze in medicina sono due: quando una persona non respira e quando sanguina. Tutto il resto si può aggiustare.
Un tumore in fase avanzata, va asportato.
Certo. Abbiamo ridotto la nostra attività del 70 per cento, quindi in quel 30 per cento residuo rientrano proprio queste urgenze a cui lei fa riferimento. Ma non possiamo permettere che ci siano vie di fuga. Tutte le strutture private in questo momento devono essere requisite, assoggettate a quella che è la regolamentazione del sistema sanitario. Nella delibera regionale viene lasciata ampia discrezionalità alle strutture private e di conseguenza a chi vigila su di loro, quindi all’assessorato alla sanità . Tutti i casi di tumori che vengono operati in questo momento devono rientrare in una precisa fascia di rischio, se non ci rientrano non si operano. Ci sono tumori che devono essere operati entro 30 giorni e se ne deve occupare il servizio sanitario nazionale. Gli altri non si operano, perchè c’è sempre il rischio che ci sia qualcuno che faccia il furbo. E questo non è accettabile, anche per rispetto di chi è in trincea. Io che cosa devo rispondere alle mie pazienti? Noi facciamo sei sedute operatorie alla settimana. Operiamo 10-15 tumori alla settimana.
Questo in tempo normale
Esatto. Noi ora ne operiamo 4-5 alla settimana, le abbiamo divise in fasce, mettendo in piedi cure alternative in attesa dell’intervento, cercando di dare precedenza ai tumori urgenti, da operare entro 30 giorni. In questo momento sul territorio regionale io credo che ci sia la potenzialità di operare tutte queste persone nelle loro città , senza trasferimenti, a condizione però che tutti rispettino le stesse identiche regole. E ci dev’essere qualcuno che le faccia rispettare. Noi siamo nel bel mezzo di Caporetto, ce la stiamo mettendo tutta e ce la faremo, però bisogna che tutti giochino pulito. La sanità lombarda è troppo sbilanciata sul privato, in Veneto ad esempio non è così e il privato fa quello che dice la Regione. Da noi in Lombardia, invece, è vero il contrario: i privati possono fare quello che vogliono e in questa fase di emergenza totale il rischio è che mentre noi medici e operatori sanitari siamo in trincea a combattere una guerra, qualcuno nelle retrovie ne approfitti per farsi gli affari propri. Sulla pelle dei malati.
Lei ha scritto alla Regione, vero?
Ho scritto diverse lettere all’assessore Gallera, senza mai ricevere una risposta. Capisce che per un cittadino e peggio ancora per un povero cittadino che però ha sempre pagato le tasse è intollerabile anche il solo dubbio di poter pensare che a Bergamo, mi conceda la metafora, si muore di fame, però se hai i soldi puoi andare a Milano dove continuano a serviti pasti luculliani, in sfregio alla situazione drammatica locale e alla faccia dell’interesse comunitario. Voglio pensare e mi auguro che questo sia un dubbio infondato, anche se le segnalazioni che mi giungono mi fanno sospettare il contrario.
(da TPI)
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Marzo 29th, 2020 Riccardo Fucile
RIENTREREBBERO NELLA MISURA I LAVORATORI PRECARI, QUELLI IN NERO E CHI HA PERSO UN LAVORO NEGLI ULTIMI MESI
La misura è ancora ben lontana dalla sua precisa definizione. Ma il nome, intanto, c’è già : si
chiamerà Reddito di emergenza.
E sarà una sorta di bonus, in parte simile al reddito di cittadinanza, da destinare a tutti quei lavoratori che rischiano di restare senza un introito fisso a causa dell’emergenza Coronavirus.
Si tratta di coloro i quali non riceveranno già l’indennità di 600 euro per autonomi e professionisti prevista dal decreto Cura Italia.
E tra chi potrebbe rientrare ci sono anche i lavoratori in nero e, come spiega Repubblica, stagionali, precari, badanti, baby sitter.
Inoltre, come anticipa il Messaggero, alla misura accederebbe chi non riesce a rientrare per i requisiti nel reddito di cittadinanza. La novità dovrebbe essere introdotta con il decreto di aprile, inserendo il Rem (Reddito di emergenza), simile al reddito di ultima istanza previsto dal decreto Cura Italia, con i 600 euro per i professionisti.
Le strade da percorre per introdurre il Reddito di emergenza potrebbero essere due.
Da una parte il Movimento 5 Stelle spinge affinchè possa essere creata una sezione ad hoc del Reddito di cittadinanza.
Il Pd, invece, vorrebbe che si agganciasse al decreto Cura Italia e ai 600 euro per i professionisti, allargando il bonus anche a chi finora è stato escluso.
L’importo è da decidere, con il M5s che vorrebbe emulare il Reddito di cittadinanza, con 500 euro più 280 per chi paga l’affitto. Al Mef, invece, pensano a un bonus da 600 euro, come vale per le altre categorie.
L’obiettivo è di metterlo a disposizione dei cittadini entro pochi giorni, motivo per cui è probabile che il governo si rivolga all’Inps. Forse per accedere alla misura basterà presentare l’autocertificazione sostenendo di non avere altri mezzi di sussistenza per velocizzare l’iter. Poi i controlli verranno effettuati in un secondo momento.
Si potrebbe pensare anche all’utilizzo della carta del Reddito di cittadinanza, che potrebbe essere utile anche per limitare gli acquisti effettuabili.
Oppure, l’altra ipotesi è quella di mettere i soldi direttamente sul conto corrente del beneficiario, per fare prima. Ma in quel caso il rischio è che qualcuno non abbia un conto su cui accreditare la cifra.
Il Reddito di emergenza andrebbe a tutte quelle persone che avevano un reddito lo scorso anno e lo hanno perso, quindi chi aveva Naspi, una pensione, la cassa integrazione o uno stipendio.
In questo caso, però, rimarrebbe fuori chi lavora in nero, motivo per cui si penserebbe a un’altra soluzione per comprenderlo in qualche modo.
Rispetto al reddito di cittadinanza, inoltre, potrebbero venire meno i requisiti patrimoniali, come le seconde case che portano all’esclusione del beneficio.
Difficile capire quale sia la platea: si parla di 3 milioni di persone, ma secondo Repubblica si potrebbe arrivare addirittura a 10. In quel caso, però, servirebbero sei miliardi di euro. La durata del beneficio potrebbe essere di due mesi, non andando quindi oltre la durata dell’emergenza Coronavirus.
(da agenzie)
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Marzo 29th, 2020 Riccardo Fucile
L’EROGAZIONE FINO AL 15 APRILE
Saranno i comuni al centro dell’erogazione dei bonus che i cittadini in difficoltà dovranno richiedere per poterli impiegare nei prossimi giorni.
Come funzionano i buoni spesa previsti dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ha presentato la misura nella giornata di ieri, in conferenza stampa?
Innanzitutto, verrà stanziata — e questo sembra essere chiaro — la cifra di 400 milioni di euro solamente per questo scopo. Il sindaco di Bari Decaro, presidente dell’Anci, ha rilasciato alcuni chiarimenti sul loro funzionamento al Corriere della Sera.
«Chi ha i banchi alimentari ancora aperti utilizzerà quelle strutture per la distribuzione del cibo — ha spiegato Decaro -, altrove saranno i servizi sociali a distribuire i buoni per la spesa e se si tratta di anziani che non hanno la possibilità di uscire saranno i volontari ad occuparsi di andare al supermercato e poi consegnare la spesa».
Stando a quanto trapelato la taglia dei buoni spesa sarà compresa tra i 25 e i 50 euro.
Per governarne l’erogazione essenziale sarà il ruolo dei servizi sociali dei singoli comuni italiani. Gli 8100 municipi, infatti, otterrano una somma che, però, non sarà equamente suddivisa, ma distribuita a seconda dei bisogni e delle aree colpite dall’emergenza. Oltre che sviluppata, di base, su un algoritmo che utilizza il criterio del numero di abitanti per rispettare la distribuzione in scala.
La data massima entro cui questi buoni saranno erogati dovrebbe essere il 15 aprile (entro quel giorno, infatti, si stima che i 400 milioni di euro possano essere finiti): ma da quel momento in poi i 600 euro previsti dal Cura Italia per le partite Iva dovrebbe avere una platea più ampia che possa in qualche modo andare a sovrapporsi a chi avrà diritto a questi buoni spesa.
(da agenzie)
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Marzo 29th, 2020 Riccardo Fucile
PER COLDIRETTI SONO 2,7 MILIONI I CITTADINI A RISCHIO
I 400 milioni stanziati dal Governo per i Comuni diventeranno “già nei prossimi giorni”, assicura il
Tesoro, “buoni spesa” da consegnare alle famiglie più indigenti per fronteggiare la crisi economica dovuta all’epidemia di coronavirus.
La somma è frutto dell’accordo fra Governo e Anci per evitare proteste e rivolte sociali. Di questi, 387 milioni saranno destinati ai Comuni nelle Regioni a statuto ordinario, alla Sicilia e alla Sardegna, 13 milioni a Friuli, Valle d’Aosta e Province autonome di Trento e Bolzano.
Come saranno divisi i buoni spesa.
I soldi saranno distribuiti agli 8.000 Comuni. L’importo per ciascun Comune sarà predeterminato attraverso un riparto che tiene conto della popolazione residente in ciascun Comune (l′80% del totale) e della distanza tra il valore del reddito pro capite di ciascun Comune e il valore medio nazionale (il 20% del totale).
Il contributo minimo per singolo Comune non potrà essere inferiore a 600 euro. Il presidente dei sindaci Antonio Decaro ha detto che “useremo anche un algoritmo per utilizzare i 400 milioni aggiuntivi dove c’è più bisogno e dunque erogando una somma maggiore a quelle amministrazioni dove c’è un numero più alto di cittadini in difficoltà ”. I Comuni possono avvalersi degli enti del Terzo Settore. Le risorse potranno essere integrate da privati, produttori o distributori di generi alimentari, attraverso donazioni defiscalizzate.
Come funzioneranno i buoni spesa.
La decisione sugli importi e la scelta sulle persone a cui erogarli spetta ai Comuni. “Chi ha i banchi alimentari ancora aperti utilizzerà quelle strutture per la distribuzione del cibo, altrove saranno i servizi sociali a distribuire i buoni per la spesa e se si tratta di anziani che non hanno la possibilità di uscire saranno i volontari ad occuparsi di andare al supermercato e poi consegnare la spesa”.
Come reclamare i buoni spesa.
Ogni Comune dovrà attivare un numero a cui rivolgersi, altrimenti i cittadini possono rivolgersi al numero del Comune e chiedere di ottenere immediata assistenza. Ogni Comune dovrà rendere nota la lista dei supermercati convenzionati
La mappa della fame secondo Coldiretti.
Sono 2.678.264 le persone indigenti a rischio fame in Italia. Il calcolo è di Coldiretti.Le maggiori difficoltà alimentari si registrano nel Mezzogiorno con oltre 530 mila persone che hanno bisogno di aiuto per mangiare che si trovano in Campania, oltre 364 mila in Sicilia e quasi 283 mila in Calabria, ma situazioni diffuse di bisogno si rilevano anche nel Lazio con oltre 263 mila persone e con 235mila persone nella lombardia devastata dal coronavirus”.
(da “Huffingtonpost”)
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Marzo 29th, 2020 Riccardo Fucile
IL BOLLETTINO DELLA PROTEZIONE CIVILE
Il numero di casi totali di pazienti contagiati dal Coronavirus in Italia sta per arrivare a 100mila.
Secondo l’ultimo bollettino presentato dal Capo della Protezione Civile Angelo Borrelli sono arrivati a 97.689: 5.217 in più rispetto al dato di ieri.
Le vittime collegate a questo virus sono arrivate a 10.779, 756 sono state registrate nelle ultime 24 ore. I pazienti guariti in totale sono 13.030, 646 solo nella giornata di ieri.
Al momento il totale dei pazienti positivi è 73.880. Di questi 3.906 sono in terapia intensiva, 27.386 sono ricoverati con sintomi e 42.588 si trovano in isolamento domicialiare. Sempre rispetto a ieri, i pazienti in terapia intensiva sono aumentati solo di 50 unità .
(da Open)
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Marzo 29th, 2020 Riccardo Fucile
DUE POST PUBBLICATI IN RAPIDA SUCCESSIONE METTONO A NUDO LA DEMAGOGIA SOVRANISTA: SPECULARE SU TUTTO
Guardate questi due post in rapida successione usciti oggi sulla pagina facebook di Giorgia Meloni: il
primo è stato scritto per elogiare il governatore di Fratelli d’Italia Nello Musumeci, che in Sicilia ha stanziato 100 milioni di euro per i meno abbienti:
Mentre il secondo è stato pubblicato dopo l’annuncio del DPCM soccorso alimentare con i buoni pasto per i meno abbienti da parte del governo Conte:
L’Italia ai tempi del coronavirus funziona così: a quelli che hanno il reddito di cittadinanza mettono i soldi in tasca, a chi fino a ieri lavorava ogni giorno per guadagnarsi da vivere e oggi si trova senza soldi spetta invece l’umiliazione dei buoni spesa.
Tutto chiaro, no? Se i soldi li stanzia Musumeci è un bellissimo gesto da parte del governatore che è vicino alla sua gente e bla bla bla.
Se invece i soldi li stanzia il governo, i buoni spesa sono un’umiliazione per i poveri. Meglio dare 1000 euro a caso, come ha proposto la stessa Meloni ieri, e poi arrabbiarsi se arrivano a chi non ne ha diritto perchè così è impossibile controllare. Giorgia Meloni è la prova ulteriore che in Italia la situazione è disperata, ma non è seria.
(da “NextQuotidiano”)
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Marzo 29th, 2020 Riccardo Fucile
IL PREMIER RAMA: “NOI NON SIAMO RICCHI MA NEANCHE PRIVI DI MEMORIA, GLI ALBANESI NON ABBANDONANO MAI UN PROPRIO AMICO IN DIFFICOLTA'”
“Non siamo privi di memoria: non possiamo non dimostrare all’Italia che l’Albania e gli albanesi non abbandonano mai un proprio amico in difficoltà . Oggi siamo tutti italiani, e l’Italia deve vincere e vincerà questa guerra anche per noi, per l’Europa e il mondo intero”. E’ quanto ha detto il premier albanese Edi Rama, salutando all’aeroporto di Tirana un team di 30 medici e infermieri albanesi in partenza per l’Italia in aiuto ai colleghi impegnati nella lotta al coronavirus in Lombardia: “Voi membri coraggiosi di questa missione per la vita, state partendo per una guerra che è anche la nostra”, ha aggiunto rivolgendosi al team sanitario.
“Trenta nostri medici e infermieri partono oggi per l’Italia, non sono molti e non risolveranno la battaglia tra il nemico invisibile e i camici bianchi che stanno lottano dall’altra parte del mare. Ma l’Italia è casa nostra da quando i nostri fratelli e sorelle ci hanno salvato nel passato, ospitandoci e adottandoci mentre qui si soffriva”, ha aggiunto Rama nel breve saluto cui era presente anche l’ambasciatore d’Italia in Albania, Fabrizio Bucci.
“Noi stiamo combattendo lo stesso nemico invisibile. Le risorse umane e logistiche non sono illimitate, ma non possiamo tenerle di riserva mentre in Italia c’è ora un enorme bisogno di aiuto”.
“E’ vero che tutti sono rinchiusi nelle loro frontiere, e paesi ricchissimi hanno voltato le spalle agli altri. Ma forse è perche noi non siamo ricchi e neanche privi di memoria, non possiamo permetterci di non dimostrare all’Italia che l’Albania e gli albanesi non l’abbandonano”, ha concluso.
“Voglio ringraziare il premier Edi Rama, il governo e il popolo albanese per la solidarietà che ci stanno dimostrando”, ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio accogliendo la delegazione a Fiumicino. “La solidarietà che l’Albania dimostra è un valore comune che ha fatto nascere l’Unione europea e che sta ricordando a tanti Paesi dell’Ue in questo momento”, ha aggiunto Di Maio spiegando che i medici andranno in Lombardia.
I medici e gli infermieri albanesi arrivati oggi a Roma pernotteranno alla Cecchignola questa notte e domani partiranno per la Lombardia, ha spiegato il ministro Di Maio ribadendo il suo grazie “all’Albania e al popolo albanese”.
A Fiumicino, ad attendere il team albanese, oltre a Di Maio c’erano anche il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri ed il vice capo Dipartimento della Protezione civile, Agostino Miozzo.
(da agenzie)
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