Giugno 21st, 2020 Riccardo Fucile
IL GENERALE FU A CAPO DELLE TRUPPE ITALIANE NEL 1888 INVIATE DAL GOVERNO CRISPI A COLONIZZARE L’ERITREA
A casa ha ancora una sciabola del trisavolo in cantina: «Il razzismo? Stiamo andando in una direzione preoccupante: proprio per questo parlarne, e parlare anche della nostra storia coloniale, è importante»
Quando ha visto il busto del suo trisavolo, il generale Antonio Baldissera ricoperta di vernice rossa per l’azione di alcuni attivisti anti-razzisti a Roma, ha alzato le spalle.
E sorriso. «In un momento come questo, le azioni simboliche e non violente sono da capire», dice Luca Baldissera, trisnipote del generale che fu a capo delle truppe italiane nel 1888 e la cui effige — uno dei 229 busti di italiani illustri della passeggiata del Pincio a Roma — è stato ricoperto di vernice rossa dagli attivisti della Rete Restiamo Umani sulla scia del movimento Black Lives Matter.
«Se questi gesti fanno riflettere lo scopo è raggiunto, e vale più di un busto che — tra l’altro — con 10 minuti di idropulitrice ritorna come nuovo», sorride. Antonio Baldissera «era il fratello del mio trisnonno».
50 anni, Luca si occupa della comunicazione per un’azienda di abbigliamento sportivo. Scrive anche per testate specializzate nel tennis, sport di cui è anche allenatore. È di Udine, lì dove la famiglia ha le sue origini, e oggi vive a Trieste. «Il generale ha avuto due figlie che a loro volta non hanno avuto figli. Suo fratello invece sì e ora quella linea Baldissera finisce con me, non ci sono altri discendenti», racconta. «Ai figli — che non ho — racconterei quello che si sa. Contestualizzando ma non edulcorando, ecco».
Cosa ha provato quando ha visto ha visto il busto del trisavolo ricoperto di vernice rossa?
«Ho pensato che la storia di quel periodo andrebbe studiata di più: Antonio Baldissera non era il negriero peggiore. Anzi, per il suo approccio più volto alla diplomazia con le tribù, rispetto al cieco massacro a occhi chiusi che andava tanto di moda, era stato pesantemente criticato in Italia. Però, come ho scritto su Facebook: alla fine chi se ne importa. Pure se illuminato per l’epoca, il trisavolo sempre un negriero restava. Se passa il messaggio, per me va bene così. E pace per le statue: è un gesto, quello degli attivisti, che capisco perfettamente».
In famiglia avete parlato di quell’epoca storica, dell’Eritrea, del passato colonialista italiano?
«Poco. Più che altro al liceo ho avuto professori di storia molto interessati a questo mio avo illustre. Ho letto qualche documento originale dell’epoca che avevamo a casa, per capire personalmente come si erano svolte le vicende. Ma alla fine non era un grande argomento».
Cosa ha scoperto da quei documenti?
«Avevo a casa una prima pagina della Domenica del Corriere con una vignetta satirica che raffigurava il generale come un re nero, con le collane di oro e tutto, e le schiave con i ventagli di pavone, per criticarne l’atteggiamento non abbastanza intransigente. Anche la famosa filastrocca citata da Silone in Fontamara (“Non ti fidar della gente nera, o Baldissera”) era figlia delle posizioni politiche di Francesco Crispi e compagnia bella. E poi a casa ho ancora qualche cimelio del Generale, conservato da mio padre. La sciabola da parata, per esempio, che credo sia in cantina», spiega».
E perchè secondo lei se ne parlava poco?
«Per me era interessante. Per altri in famiglia — per esempio per i nonni che avevano fatto due guerre — forse meno. Non so perchè, alla fine. In generale il colonialismo italiano è sempre passato sotto traccia, anche a livello di divulgazione. I militari però sanno tutto. Ricordo quello che mi è successo alla visita di leva: ‘Beh, Baldissera, vista la storia della tua famiglia, farai sicuramente la carriera militare, vero?’, mi ha chiesto un colonnello. Ho dovuto trattenermi dal ridergli in faccia».
Cosa pensa di tutta la polemica che si è sviluppata intorno al movimento Black Lives Matter e delle statue abbattute?
«Per lavoro mi capita di andare per alcuni mesi all’anno negli Stati Uniti: seguo il tennis professionistico, vado a New York, California, Florida. Il razzismo è evidente e impressionante. Non vedi mai, mai, una persona che non sia nera o messicana a girare hamburger, fare le stanze e le pulizie negli alberghi, stare alla cassa dei 7-Eleven nei turni di notte. C’è anche molta ghettizzazione: i quartieri bianchi e belli stanno da una parte, i “black neighbourhoods” dall’altra, così ben separati che è capitato che ci fossero incidenti anche gravissimi (hanno sparato) solo perchè un nero “passava dove non doveva”. Parlo di Miami, Los Angeles… Nel Midwest non sono mai stato, ma mi dicono sia anche peggio. Sono al 100% un sostenitore di BLM, e francamente ci mancherebbe altro».
E cosa pensa del dibattito in Italia sulla statua di Indro Montanelli, pure imbrattata da un collettivo di studenti?
«Trovo Montanelli e quello che racconta di avere fatto stomachevole, così come chi lo difende. Le statue… Mah, dipende dal contesto. In ogni caso una statua è nulla rispetto alla vita reale della gente. In Italia il razzismo mi sembra più un discorso di propaganda per la destra che un problema reale: proprio perchè i numeri sono ben diversi. Certo, stiamo andando su una strada preoccupante anche noi: proprio per questo parlarne, e parlare anche della nostra storia coloniale, è importante».
(da “Open”)
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Giugno 21st, 2020 Riccardo Fucile
L’ACCORDO CON AZIONE E + EUROPA FINIRA’ PER DANNEGGIARE EMILIANO
La corsa per le Regionali in Puglia riporta nuovi tumulti tutti interni alla maggioranza di governo tra Pd e Italia viva.
Che le distanze tra Matteo Renzi, e Michele Emiliano, attuale presidente in carica, fossero siderali era cosa ben nota dai tempi delle faide interne al Pd.
La discesa in campo di Ivan Scalfarotto lo conferma. Italia Viva, in Puglia, sarà alternativa al Partito democratico e correrà contro il governatore uscente. Per guastare il piano di rielezione di Emiliano, Renzi punta sull’attuale Sottosegretario agli Affari Esteri.
Classe 1965, deputato del Pd dal 2013, vicepresidente del partito tra il 2009 e il 2013, Scalfarotto ha ricoperto i ruoli di Sottosegretario di Stato per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento e, successivamente, quello di Sottosegretario allo Sviluppo economico.
Nel 2017 è stato il primo esponente di Governo in carica a usufruire della Legge Cirinnà , che regola le unioni civili, sposando a Milano il compagno Federico Lazzarovich.
Ed è la lunga esperienza come attivista in difesa dei diritti LGBT, la sua vicinanza ai temi sociali, che lo rendono un avversario temibile per Emiliano perchè, all’interno di Italia Viva, Scalfarotto è probabilmente il candidato più di sinistra per rappresentare un’alternativa all’attuale presidente della Regione.
Non per nulla lo stesso Scalfarotto, in una intervista rilasciata a la Repubblica, ha rivendicato per sè il ruolo di «vero progressista”
Alla notizia della discesa in campo di Scalfarotto il leader di Azione, Carlo Calenda, ha subito teso la mano al candidato renziano: «La Puglia merita la possibilità di scegliere un riformista. Populisti e sovranisti non possono essere gli unici in campo», ha twittato questa mattina Calenda.
Sull’altro fronte invece, quello del centro-sinistra, non sembra al momento replicabile il laboratorio Liguria, con il M5s che non mostra alcuna intenzione di voler sostenere Emiliano e trovare un’intesa con il Partito democratico.
(da agenzie)
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Giugno 21st, 2020 Riccardo Fucile
SONO GIA’ MIGLIAIA I BIGLIETTI CANCELLATI PERCHE’ LA COMAGNIA AEREA NON HA AVVERTITO LA CLIENTELA CHE LE DESTINAZIONI NON SONO RAGGIUNGIBILI
Il Messaggero racconta un’altra “impresa” di Alitalia che è stata sussidiata con tre miliardi di euro dei cittadini italiani nell’ennesimo tentativo di rilancio dopo quelli falliti negli ultimi venti anni: il team guidato dal direttore generale Giancarlo Zeni ha venduto biglietti per voli che sono stati cancellati pochi giorni dopo la prenotazione.
Un danno grave per una compagnia che punta al rilancio in grande stile e che vede in queste ore il call center preso d’assalto dai viaggiatori imbufaliti.
I biglietti cancellati, a causa dell’ emergenza Covid, sarebbero già migliaia perchè la gestione Zeni ha inspiegabilmente evitato di avvertire la clientela che la maggior parte delle destinazioni servite non sono al momento raggiungibili.
E questo per le ben note restrizioni legate alle quarantene e al dilagare del virus nelmondo.
Così nei mesi di aprile, maggio e giugno il vettore ha continuato ad accettare le richieste, scommettendo su riaperture che poi non sono giunte. In altre parole, nonostante l’allarme lanciato dai sindacati interni, la pianificazione messa a punto a settembre scorso è rimasta inalterata.
Con conseguenze gravi sia sul fronte dei costi che su quello dell’immagine. Alitalia tenterà infatti di rimborsare con voucher (dopo aver percepito denaro sonante) i passeggeri di tutti i voli cancellati in extremis e caricare di super lavoro gli uffici interni, chiamati a gestire il dissenso, tanto per usare un eufemismo, di migliaia di utenti.
Quello che colpisce di più i sindacati è che questa strategia del “lasciar andare” viene portata avanti anche ora, alla vigilia cioè della nomina di un nuovo ad e del varo della Newco. Una iniziativa singolare che rischia, tra l’altro, di aggravare i conti, vista la mole di rimborsi che si sta accumulando.
Di fatto sarebbe stato più logico, in attesa del cambio al vertice, adottare una politica prudente, riducendo al minimo l’azzardo: un errore intollerabile per un manager che si dice esperto come Zeni. Il quale, tra l’altro, in questi giorni ha inspiegabilmente incontrato i vertici delle piccole compagnie italiane per discutere di slot, accordi commerciali, code sharing: iniziative che non rientrano nel perimetro dell’amministrazione straordinaria e che potrebbero indebolire ulteriormente la posizione del vettore e pregiudicare il nuovo piano industriale.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 21st, 2020 Riccardo Fucile
IL DOTTOR SCOLLETTA SULLE CONDIZIONI DEL CAMPIONE: “SIAMO FIDUCIOSI, CONFIDIAMO NELLA SUA CAPACITA’ DI RECUPERO”… LA PROCURA SMENTISCE QUALSIASI DISTRAZIONE ALLA GUIDA
“Rispetto a quando Alex Zanardi è arrivato al pronto soccorso le condizioni sono veramente cambiate. Il dato positivo è che più passa il tempo e le condizioni restano stabili, questo ci fa ben sperare”.
Lo ha detto Sabino Scolletta, direttore del Dipartimento emergenza urgenza dell’ospedale Santa Maria delle Scotte di Siena.
“Vuol dire – ha detto Scolletta – che non c’è un passo indietro e questo ci dà grande fiducia. Siamo fiduciosi come ieri. Siamo a due giorni dal trauma, confidiamo che le condizioni cliniche rimangano stabili e questo ci può dare in settimana la possibilità di pensare di valutarlo neurologicamente”.
Alex Zanardi tornerà il campione di prima? “Lo auspichiamo e lo speriamo. Siamo qui per questo motivo”, ha risposto Scolletta. “Confidiamo nella sua possibilità di recupero, siamo tutti fiduciosi – ha aggiunto – È un grande atleta e lo ha dimostrato e auspichiamo che questo valga anche in questa situazione così impegnativa”.
In Procura non risulta alcuna distrazione che possa aver causato instabilità . “A noi non risulta che Zanardi avesse in mano il cellulare al momento dell’incidente”, ha dichiarato il pm di Siena Salvatore Vitello. Da alcuni filmati acquisiti e già visionati, risulta infatti che poco prima dello scontro Alex stringeva le mani sui suoi manubri mentre percorreva in discesa la strada vicino a Pienza dove è stato poi travolto.
La conferma arriva da Alessandro Maestrini, il videomaker di Perugia che ha visto con i suoi occhi e ha ripreso l’incidente: “Alex Zanardi non teneva il cellulare in mano al momento dello schianto. Dopo aver affrontato una salita pedalando con le mani, al momento della discesa, ha preso il telefonino e fatto alcune riprese a bassa velocità , poi lo ha riposto, lo ha messo via, e ha continuato la discesa fino al punto dell’incidente. Diverso tempo dopo l’impatto il cellulare squillava dal vano dell’handbike ed è stato preso dai carabinieri”.
(da agenzie)
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Giugno 21st, 2020 Riccardo Fucile
RAFAL TRZASKOWSKI A UN PASSO DAL PREMIER DUDA: SOLO IL 5%LI DIVIDE E IN CASO DI BALLOTTAGGIO LI DANNO ALLA PARI
Il Sole 24 Ore racconta che si è complicata improvvisamente la campagna elettorale di Andrzej Duda, il presidente polacco che punta alla riconferma nelle elezioni del 28 giugno.
Il Covid-19 ha costretto la destra nazionalista a rinviare il voto, quando tutto sembrava già deciso e quando Duda era sicuro di ottenere un nuovo mandato di cinque anni. La crisi economica, conseguenza diretta di pandemia e lockdown, sta mettendo i polacchi di fronte alla recessione, per la prima volta dal 2004, quando Varsavia entrò nell’Unione Europea.
Duda, considerato un fedelissimo di Jaroslaw Kaczynski — il grande capo degli ultraconservatori polacchi, che con Legge e Giustizia dal 2015 controlla saldamente il Parlamento e il Paese — vede avvicinarsi il candidato centrista, il sindaco di Varsavia, Rafal Trzaskowski, astro nascente di Piattaforma Civica: il margine dell’attuale presidente sembra essersi ridotto sotto il 5%, non molto in un Paese nel quale lo zoccolo duro della destra e quello dei progressisti di centro non danno certezze e sono ancora molti gli indecisi tra i 30 milioni di elettori totali.
Trzaskowski (per il quale è tornato a fare campagna in patria anche Donald Tusk, già premier e presidente del Consiglio europeo) si propone come un leader liberale, deciso a «salvare la democrazia in Polonia dalla deriva autoritaria della destra e a rilanciare il progetto di Unione Europea».
Per la destra di Kaczynski la vittoria elettorale è dunque fondamentale: un presidente dell’opposizione (che già controlla la Camera alta del Parlamento) potrebbe infatti bloccare con il veto le riforme di Legge e Giustizia (molte delle quali, dai giudici ai media, studiate per mantenere il potere nel Paese).
A una settimana dal primo turno i sondaggi (Kantar e Ipsos) mettono Duda, con il 40% dei consensi, ancora davanti a Trzaskowski di circa cinque punti (molto più indietro con il 10%, l’indipendente Szymon Holownia, giornalista, attivista e noto personaggio della tv), ma le rilevazioni prevedono anche che nessuno dei due candidati supererà il 50% dei voti: sarà dunque necessario il ballottaggio, il 12 luglio, per eleggere il nuovo presidente polacco.
E nel secondo turno la destra di Legge e Giustizia e il centro di Piattaforma Civica partono alla pari:
Il Covid-19 che sembrava ormai sotto controllo — nel Paese si contano in tutto circa 31mila casi e 1.300 morti — ha costretto le autorità a chiudere 12 miniere di carbone gestite dallo Stato per fermare sul nascere i nuovi focolai del contagio. La campagna elettorale si è sviluppata dunque su temi del tutto imprevisti solo tre mesi fa, quando il voto era stato fissato per l’inizio di maggio. Dopo la pandemia e in piena crisi economica, la candidatura lampo di Trzaskowski per Piattaforma Civica (al posto della sicura perdente Malgorzata Kidawa Blonska), ha tolto le ultime certezze ai vertici di Legge e Giustizia. E così anche Duda — solitamente tra i moderati del partito — ha cercato di riguadagnare popolarità attaccando i gay, con una battaglia dai toni esasperati di sicura presa tra gli elettori più reazionari: «L’ideologia Lgbt è più distruttiva del Comunismo», ha detto, suscitando proteste in tutto il Paese.
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 21st, 2020 Riccardo Fucile
HANNO PRENOTATO DIVERSE MIGLIAIA DI BIGLIETTI DEL SUO COMIZIO E POI NON CI SONO ANDATI… LO STAFF DEL PRESIDENTE RIDICOLIZZATO, NON SI ERANO ACCORTI DI NULLA… MA ANCHE FUORI I FANS ERANO QUATTRO GATTI
Tulsa, Oklahoma. Doveva essere il comizio di lancio per la campagna elettorale di Donald Trump per il suo secondo mandato come presidente degli Stati Uniti. Un evento in grande stile, con Brad Parscale — numero uno tra i responsabili della campagna elettorale del presidente americano — che aveva comunicato un milione di presenze nella città , tra gli eventi al di fuori del palazzetto dello sport e quelli all’interno del centro BOK, che ha una capacità di circa 20mila posti.
In realtà , nel luogo del comizio, molti posti erano vuoti. Presenze molto al di sotto delle aspettative (il che è anche un bene, perchè così il rischio di contagio da coronavirus si è abbassato rispetto alle previsioni).
Ma cosa è successo? C’entrano i ragazzi che usano Tik Tok e i fan della K-Pop coreana.
Questi ultimi, nei giorni scorsi, hanno prenotato migliaia di biglietti, condividendo la loro iniziativa proprio sui social network. Successivamente, dopo aver prenotato il tagliando gratuito per partecipare al comizio, hanno condiviso altri video in cui si mostravano influenzati per finta e in cui dicevano frasi del tipo: «Oh no, che peccato: non posso andare al comizio di Trump a Tulsa».
Ma la cosa non si è fermata qui: nelle 24-48 ore successive, diversi account hanno eliminato la prova del video realizzato, per evitare di mostrare troppe tracce e che qualcuno dell’organizzazione del presidente Trump se ne accorgesse.
Una circostanza che non ha mancato di sottolineare la deputata Alexandria Ocasio-Cortez, che ha risposto così al capo della campagna di Trump: «Siete stati gabbati dai ragazzi di Tik Tok che hanno boicottato la campagna di Trump attraverso prenotazioni fake, che vi hanno fatto credere che un milione di persone avrebbe voluto assistere al discorso da suprematista bianco in un’arena durante il Covid».
La deputata del Congresso ha successivamente incluso anche i ringraziamenti ai ragazzi della K-Pop che hanno fatto un’alleanza con i tiktokers per portare avanti l’iniziativa: «I fan su Twitter della K-pop e gli utenti di TikTok hanno una buona alleanza, grazie alla quale diffondono rapidamente le informazioni tra loro. Conoscono tutti gli algoritmi e come possono potenziare i video per arrivare dove vogliono» — ha dichiarato lo YouTuber Elijah Daniel, 26 anni, che ha partecipato attivamente alla campagna e ha rilasciato alcuni commenti al New York Times.
La campagna di Donald Trump non è iniziata benissimo. Il presidente, che ha fatto dei social network che conosce (Twitter su tutti) il suo punto di forza, è stato gabbato dagli stessi social network (quelli che conosce meno e che, evidentemente, ha sottovalutato).
(da agenzie)
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Giugno 21st, 2020 Riccardo Fucile
FLOP DI PRESENZE AL COMIZIO, SI ASPETTAVANO 100.000 PERSONE, CE N’ERANO MENO DI 15.000
Flop di presenze al comizio di Tulsa, dove Donald Trump sperava di tornare ai consueti bagni di folla straripante sfidando dopo oltre tre mesi una pandemia di coronavirus ancora allarmante.
E’ questo l’aspetto politico più evidente della serata, conclusa con momenti di tensione e la polizia costretta a disperdere con gas irritante i pacifici dimostranti anti Trump e il gruppo di fan armati del tycoon che li avevano seguiti attaccandoli con spray al peperoncino
Nei giorni scorsi il presidente aveva sbandierato che le richieste di partecipazione al comizio erano un milione. La sua campagna se ne aspettava almeno 100 mila a Tulsa ma non è riuscita neppure a riempire l’arena indoor da 19 mila posti: la parte superiore delle tribune era vuota, come non era mai successo prima al tycoon
Poca la gente fuori, tanto che è stato cancellato il discorso di Trump previsto prima del comizio su un maxi palco allestito all’esterno, davanti al quale si contava di radunare almeno 40 mila persone.
Lo staff del presidente ha scaricato la colpa sui media, rei di aver spaventato i suoi supporter con i rischi di contagio (che erano reali), e sui dimostranti, accusati (infondatamente) di aver impedito l’accesso ai fan
E questi sono stati i primi due bersagli anche di Trump. “Ci sono persone molto cattive là fuori”, ha arringato, definendo i suoi fan dei “guerrieri” per aver sfidato tutti questi pericoli
Poi ha attaccato i media ‘fake news’ per aver insinuato che potrebbe essere malato perchè all’Accademia di West Point ha sceso le scale in modo incerto (“avevo le scarpe con la suola di cuoio”, si è giustificato) e ha bevuto un bicchiere con due mani. “Se avessi un problema di salute, ve lo direi”, ha assicurato.
Quindi ha affrontato il capitolo coronavirus, usando una nuova definizione razzista, ‘Kung Flu’, dopo averlo già chiamato il ‘virus cinese’. “Ho salvato centinaia di vite umane”, si è vantato, nonostante gli Usa abbiano il primato mondiale di morti (120 mila) e di casi (oltre due milioni). “Ora ho ordinato di rallentare i test perchè un loro aumento comporta un incremento dei casi”, ha spiegato
Ma il cuore politico del discorso è stato l’attacco frontale a Joe Biden, il rivale in fuga nei sondaggi per la Casa Bianca e che a maggio lo ha superato per la prima volta anche nella raccolta fondi (80 mln). “Il nostro Paese sarà distrutto se verrà eletto”
Ma non una parola su George Floyd.
(da agenzie)
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