Destra di Popolo.net

LA DIMOSTRAZIONE CHE LA MELONI NON E’ DI DESTRA: “A MONDRAGONE TAMPONI E CENSIMENTO PER GLI IMMIGRATI”

Giugno 26th, 2020 Riccardo Fucile

UNA   DI DESTRA AVREBBE DETTO: “TAMPONI E CENSIMENTO PER I BRACCIANTI BULGARI SFRUTTATI.   RASTRELLAMENTO CASA PER CASA E GALERA PER GLI IMPRENDITORI AGRICOLI ITALIANI CHE LI FANNO LAVORARE IN NERO”

Dopo Matteo Salvini è arrivata anche Giorgia Meloni a gettare benzina sul fuoco: “A Mondragone la gestione non è stata felice, prima regola è che legge è uguale per tutti. Mentre De Luca minacciava il lanciafamme, c’erano gruppi di immigrati clandestini che già  bivaccavano”
Per la leader di Fdi “si devono fare i tamponi, si devono censire gli immigrati presenti in zona”.
Ovviamente, la questione è molto più complessa di quello che dice la leader di Fratelli d’Italia: queste persone che oggi si stanno ribellando sono dei braccianti che lavorano da anni in Italia, sfruttati dal caporalato. È una situazione nota, peraltro ben descritta da un’inchiesa della Dire nel 2018.
Non sono qui per ‘bivaccare’, ma per fare quel lavoro che gli italiani non vogliono fare, ossia il bracciante, peraltro a 4 euro l’ora (gli uomini) e 0,75 cent l’ora (le donne).
Sono adulti e bambini, senza contratto e quindi esclusi dalla sanatoria della Ministra Bellanova.
Quello che sta avvenendo a Mondragone è una rivolta degli invisibili che sottolinea una stortura schiavista dello Stato italiano, ma per Meloni e Salvini sono solo degli ‘immigrati che bivaccano’.
Senza contare che solo adesso Meloni insiste sull’emergenza sanitaria, ma il 2 giugno scorso sembrava ben felice di fare bagni di folla.
La Meloni dimostra con queste parole di NON ESSERE DI DESTRA, perchè una persona di destra avrebbe detto: “Tamponi e censimento per i braccianti agricoli per monitorare la situazione e rastrellamento delle campagne, casa per casa, per identificare e mettere in galera quegli imprenditori agricoli che sfruttano i lavoratori (immigrati e non) pagandoli in nero un terzo del dovuto.
Troppo facile fare la bulletta con i poveri e non perseguire i delinquenti potenti.
A noi il voto dei camorristi non interessa, tanto per capirci.

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MONDRAGONE: SCHIAVI, NON UNTORI

Giugno 26th, 2020 Riccardo Fucile

QUALSIASI LAVORATORE, ITALIANO O STRANIERO, COSTRETTO A VIVERE IN QUELLE CONDIZIONI SAREBBE STATO ESPOSTO AL VIRUS

Il sud Italia è una polveriera. Terra con il più alto tasso di dispersione scolastica, terra di disoccupazione endemica e di lavoro nero. Quello che sta accadendo a Mondragone è in sintesi la situazione di un pezzo di Paese, che vede nell’emigrazione la sola possibilità  di realizzazione e nell’utilizzare gli immigrati l’unica strada per continuare a produrre.
Le pandemie radicalizzano le contraddizioni esistenti, non le generano. I lavoratori bulgari contagiati a Mondragone vivono in palazzine occupate abusivamente e sono parte di quella infinita manodopera che lavora nelle campagne meridionali senza diritti, spesso senza contratti, senza nessuna sicurezza. E quando viene tolta la sicurezza del diritto e della salute a una parte della comunità , nessuno è al sicuro.
Aver sempre considerato gli immigrati alla stregua di usurpatori e non lavoratori ha lasciato proliferare sacche di illegalità  connesse al lavoro nero e allo sfruttamento; facile in questo caso dire che gli untori sono gli stranieri, gli invasori, gli immigrati, le famiglie dei lavoratori bulgari accusate di uscire per continuare a lavorare.
Come credete possano continuare a campare? Quali potrebbero essere gli ammortizzatori sociali per quelle famiglie se il lavoro si ferma?
Da qui nasce la paura. Delle palazzine ex Cirio – nate con il progetto, di molti e molti decenni fa, di trasformare Mondragone nella capitale mondiale della mozzarella, un luogo di rinascita agricola – cosa rimane?
Sfruttamento, emarginazione, mancanza di tutele.
Ma davvero qualcuno pensa di potersi arrogare il diritto di pensare, e magari di dire, che quei lavoratori stranieri non dovrebbero essere lì? Ma davvero riusciamo a distrarci dalla vera domanda? Chiediamoci piuttosto se sia tollerabile lavorare come schiavi. E diamoci una risposta.
Il populismo più becero dirà  che la diffusione del virus è determinata dall’occupazione abusiva da parte di immigrati, ma sarebbe accaduto lo stesso se si fosse trattato di lavoratori italiani a vivere in quelle condizioni di lavoro, con quelle paghe.
Anzi, sappiamo bene che ci sono territori in Italia in cui ancora i numeri della pandemia destano preoccupazioni e non ci sono palazzine occupate abusivamente, ma un comparto produttivo che non si è mai fermato del tutto, che non si è mai fermato davvero.
ue erano le possibilità  sul tavolo quando i numeri del Covid iniziarono ad aumentare significativamente: una gestione etica della pandemia e una gestione economica.
La gestione etica si sarebbe posta come obiettivo quello di salvare vite, tutte le vite possibili.
La gestione economica avrebbe, suppongo, dovuto prevedere una chiusura a zone, valutando le peculiarità  di ciascun territorio. In Italia c’è stata una chiusura spuria, ma non dichiarata in questi termini.
Abbiamo creduto si fosse scelto l’approccio etico, ma poi abbiamo scoperto che laddove c’erano maggiori contagi, le aziende per sopravvivere non avevano mai smesso di produrre.
Ora sta emergendo una nuova verità , una verità  che molti avevano previsto: dove non ci sono diritti il virus si propaga e travolge tutto.
I lavoratori stranieri contagiati nel mattatoio Tà¶nnies in Germania che vivono ai limiti dell’umana sopportazione, i braccianti stranieri che lavorano in Italia nelle terre del Nord, del Centro e del Sud trattati come schiavi, sono la testimonianza che abbiamo venduto l’anima al profitto.
E l’abbiamo venduta sul serio perchè prima ancora di pensare che ci sia una correlazione tra pandemia e immigrazione, dovremmo ammettere che ciò che accade non è legale, che non è giusto e che non deve accadere più
Non ci possiamo arenare sulla provenienza di chi è vittima, dobbiamo lavorare per sottrarre le vittime ai loro carnefici.
Salvo poi scoprire che i carnefici siamo noi. Sì, perchè l’Occidente avanzato e produttivo schiavizza gli immigrati, confinandoli nell’illegalità  e dunque nella assenza dei diritti essenziali.
Quello che accade a Mondragone è il Covid ad averlo determinato? Chi in questi mesi – sarebbe meglio dire anni, decenni – ha fatto campagna elettorale sui lavoratori immigrati comunitari ed extracomunitari, chi non ha gestito seguendo la bussola del diritto l’economia che si nutre di lavoro straniero sottopagato e spesso privo di tutele, ha di fatto creato le condizioni perchè tutto virasse al dramma. Integrare, nel caso di lavoratori stranieri comunitari, e regolarizzare e integrare, nel caso di lavoratori stranieri extracomunitari, significa dare documenti e quindi censire, significa fare in modo che possano esserci contratti di lavoro e di affitto, significa permettere di controllare la salute del lavoratore, significa attivare una rete di garanzie e ammortizzatori sociali, significa sottrarre alla costrizione del lavoro anche quando positivi al virus, significa sottrarre alla schiavitù e ai caporali.
E gli abitanti di Mondragone? A loro chi ci pensa? Già  la sento la domanda… ma è una domanda scorretta perchè ha l’unico obiettivo di armare persone le une contro le altre. Eppure capisco che sia difficile sottrarsi a questa propaganda perchè è sottile, è continua e soprattutto è ovunque.
E sembra far dimenticare l’evidenza, e cioè che quei lavoratori sono essenziali alle campagne, che senza di loro le bufale affogherebbero nella merda e nell’incuria.
Protestare si può e si deve, ma per le condizioni di quei lavoratori, insieme a quei lavoratori e non ora, ma molto tempo fa.

(da “La Repubblica”)

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SE LE INVENTANO TUTTE: DA OGGI I SEDICENTI “DEBOLMENTE POSITIVI” SARANNO CONTEGGIATI A PARTE, UN SISTEMA PER FAR DIMINUIRE I CONTAGIATI “UFFICIALI”

Giugno 26th, 2020 Riccardo Fucile

LA DECISIONE FARA’ DISCUTERE: NESSUNA PROVA SCIENTIFICA CHE QUELLI POSITIVI AL TEST SIEROLOGICI NON TRASMETTANO PIU’ IL CONTAGIO… CHISSA’ COME MAI INVECE NON HANNO MAI DISTINTO I TAMPONI VERI (QUELLI DIAGNOSTICI) DA QUELLI DI CONFERMA DELLA NEGATIVITA’, DIMEZZANDO COSI’ LA PERCENTUALE

Il Corriere della Sera oggi spiega una decisione del ministero della Salute che farà  discutere: i “debolmente positivi” al Coronavirus SARS-COV-2 saranno da oggi conteggiati a parte mentre la comunità  scientifica ancora si interroga sulla loro contagiosità .
«Bisogna distinguere tra contagi nuovi e identificazione di contagi vecchi» spiega Vittorio Demicheli, epidemiologo della task force lombarda che fa parte anche della cabina di regia del ministero della Salute sull’emergenza Covid.
I primi emergono da attività  clinica, direttamente con la prova del tampone. I secondi dai test sierologici, a cui segue un tampone in caso di presenza di anticorpi al coronavirus nel sangue del paziente.
Su richiesta degli esperti, il ministero della Salute nel report settimanale ora li riporterà  anche in voci distinte. «Nell’ultima settimana in Lombardia sono emersi poco meno di novecento casi – continua Demicheli –, di questi oltre 500 dopo test sul sangue. Il totale è alto, ma solo un terzo si sta verificando ora».
§È su questo dato che bisogna focalizzarsi, dice, per valutare correttamente l’andamento dell’epidemia. I casi recenti vengono alla luce «grazie alla ricerca attiva, al tracciamento dei contatti, alle abbondanti segnalazioni dei medici di famiglia e del lavoro, che spesso non vengono confermate».
In buona parte (ma non sempre), spiega Sara Bettoni, il risultato pienamente positivo coincide con un’infezione recente. E su questi pazienti gli esperti lombardi concentrano l’attenzione:
I nuovi pazienti si contagiano soprattutto in ambito familiare o nella strettissima cerchia di conoscenti. Al momento non ci sono focolai numerosi in Lombardia: in media composti da due casi. «A causa della drammatica esperienza vissuta – dice l’epidemiologo – probabilmente i cittadini evitano gli assembramenti più di quanto succede in altre regioni. E anche le autorità  hanno un livello di attenzione alto».

(da agenzie)

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GUERRA (OMS): “NON E’ FINITO NIENTE: QUESTA PANDEMIA E’ IDENTICA ALLA SPAGNOLA CHE IN AUTUNNO TORNO’ PIU’ FEROCE”

Giugno 26th, 2020 Riccardo Fucile

“IL CALO DEI DATI NON DEVE INGANNARE, FACENDOCI ABBASSARE LA GUARDIA”

I diversi focolai che si stanno riaffacciando in Italia, da Mondragone a Bologna, non devono preoccupare, secondo il direttore aggiunto dell’Oms, Ranieri Guerra, ma è sui prossimi mesi che l’attenzione non deve assolutamente calare, facendo tesoro di quanto accaduto con l’epidemia della Spagnola tra il 1918 e il 1920.
Il comportamento tra l’andamento della pandemia di Coronavirus e quello della Spagnola secondo Guerra è sostanzialmente identico finora: «Andò giù in estate e ripete ferocemente a settembre e ottobre, facendo 50 milioni di morti durante la seconda ondata».
L’emergenza quindi non è per niente finita, anche se come dicono altri esperti come Alberto Zangrillo, il virus è «clinicamente sparito». Secondo Guerra: «Sembra tutto finito, ma non è così». Dai nuovi focolai, fino alle terapie sempre più vuote, sono tutti eventi previsti nel corso di questa pandemia, secondo il dirigente dell’Oms: «Ma non vogliamo che le terapie intensive si riempiano di nuovo in autunno. Tutte le precauzioni che stiamo pendendo hanno l’obiettivo di circoscrivere la circolazione del virus quando questa riprenderà ».

(da agenzie)

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“NON C’E’ NIENTE DA FESTEGGIARE”: I PARENTI DELLE VITTIME DEL PONTE MORANDI NON PARTECIPERANNO ALL’INAUGURAZIONE

Giugno 26th, 2020 Riccardo Fucile

LASCIANO LE PASSERELLE A CHI SU UNA TRAGEDIA VUOLE COSTRUIRE LA RICONFERMA IN REGIONE

Ogni giorno c’è una nuova inaugurazione relativa al Ponte Morandi. Ogni giorno c’è qualcosa da festeggiare. Il fatto che il 14 agosto 2018 ci siano state 43 vittime che hanno perso la vita ingiustamente e senza una causa diversa rispetto a quella imposta dalla loro routine quotidiana (che imponeva loro di attraversare il viadotto sul Polcevera) diventa semplice sottotesto.
Per questo motivo, le famiglie delle vittime del Ponte Morandi hanno deciso di non partecipare all’inaugurazione della nuova opera
La scelta è stata comunicata dalla coordinatrice del comitato, Egle Possetti, che ha anche dato il via libera rispetto al fatto che, nel corso dell’inaugurazione, si potrà  leggere l’elenco delle vittime del disastro del 14 agosto 2018, per rendere loro omaggio. Ma finirà  tutto lì.
Non ci sarà  alcun momento condiviso con le autorità  che, in questi giorni, non hanno fatto altro che sfilare sul Ponte Morandi, prima per la conclusione della messa a terra dei piloni, poi per il completamento della carreggiata, infine per il transito della prima automobile.
Scelte che avevano già  alimentato il disappunto dei familiari delle vittime, che hanno visto salire sul ponte Matteo Salvini per fare una diretta Facebook, che hanno visto simbolicamente tagliare nastri a Marco Bucci, sindaco di Genova, e a Giovanni Toti, presidente della Regione
«Per noi purtroppo la ricostruzione del ponte, che dovrebbe unire nuovamente la città , non riuscirà  mai a ricostruire quello che abbiamo perso — ha detto Egle Possetti -. Il lavoro che è stato fatto è molto, le persone che hanno operato nella ricostruzione meritano il nostro rispetto, ma questo ponte per noi ha un significato ben preciso che ci strazia il cuore». Non c’è bisogno di altre parole.
Rispetto infine all’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che – ricordano i parenti delle vittime del Morandi – è stato importante affinchè la cerimonia di inaugurazione assumesse “connotazioni di sobrietà ”, “ringrazieremo personalmente il Presidente nell’incontro privato che avremo, sia per il suo intervento in questa vicenda, sia per averci permesso di parlare con lui e comunicare il nostro sentire”, spiegano infine dal Comitato.

(da agenzie)

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LA STORIA DI PATRICE: DAL BARCONE APPRODATO IN SICILIA ALLA MATURITA’ DA PERITO MECCANICO A TREVISO

Giugno 26th, 2020 Riccardo Fucile

“SPERO DI AVERCELA FATTA”

All’istituto professionale Giorgi-Fermi di Treviso c’è uno studente speciale. Ha 37 anni e per venire in Italia ha attraversato prima il deserto e poi anche il mare.
Patrice Kouame di prove ne ha già  superate tante, gli mancava la maturità . Vive da tre anni nel centro profughi di Casier (Treviso) e da due settimane è costretto lì dentro in quarantena, dopo che un operatore è risultato positivo al Covid.
Ma nulla può fermare questo omone della Costa d’Avorio. Ieri di buon mattino è stato ospitato nell’ufficio dei mediatori culturali e si è collegato via Zoom per sostenere la prova orale: un’ora di colloquio con i suoi professori.
Patrice, com’è andata?
“Devo aspettare una settimana per avere l’esito ma spero di averla superata”.
Cosa le hanno chiesto?
“Abbiamo toccato un po’ tutte le materie, dalla storia alla Costituzione italiana, dall’inglese alle funzioni di economia aziendale. Mi hanno chiesto perfino cos’è il coronavirus”.
Un bel traguardo il diploma, non c’è dubbio. Quando è arrivato in Italia?
“Il 9 maggio 2017, a Palermo, dopo 3 giorni in mare. Ero partito dalla Libia. Sono arrivato a Treviso l’11 maggio e mi hanno messo dentro questo centro. Subito a settembre ho iniziato la scuola. Prima ho fatto un corso base di italiano in caserma e poi mi sono iscritto alle medie per adulti stranieri la mattina e all’istituto professionale la sera, indirizzo metalmeccanico”.
E come ha fatto a fare tutto in tre anni?
“Avevo studiato nel mio paese. Mi hanno riconosciuto qualche titolo e così mi sono potuto iscrivere in terza superiore”.
Deve essere stato molto impegnativo.
“Sì, trascorrevo le giornate a studiare ma questo mi è servito per tenermi lontano dai problemi”.
Proprio in questi giorni nel centro profughi di Casier ci sono state sommosse dopo la scoperta di un caso positivo all’interno.
“Esatto ma io mi sono chiuso in camera a studiare. Sentivo solo i rumori che provenivano dall’esterno”.
Dunque l’esame in via telematica l’ha fatto per via della quarantena?
“Sì, non posso ancora uscire da qua. Non mi avrebbero consentito di andare a scuola”.
Quando è scappato da casa sua?
“Sono fuggito dalla guerra in Costa d’Avorio nel 2012, ho trascorso qualche mese in Mali, poi in Algeria dove ho lavorato come muratore. Infine sono arrivato in Libia, dove ho fatto lo schiavo fino al 2017. Mi sono imbarcato, ho rischiato di morire durante un naufragio nel Mediterraneo, ma sono arrivato in Italia”.
E adesso?
“Conto di trovare un lavoro. Qualche mese fa ho lavorato per sei mesi in un’azienda che produce serramenti meccanici, quindi credo di avere già  una discreta esperienza anche sul campo della pratica. Poi vorrei   iscrivermi all’università , a ingegneria meccanica”.
Ha mai avuto problemi di razzismo in Italia?
“I razzisti ci sono ovunque, anche in Africa. Qua in Italia comunque mi sono sempre trovato bene, per questo ho deciso di restare. Ora spero di ottenere il permesso di soggiorno”.

(da agenzie)

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LA RIDICOLA STORIA DELLA RETROATTIVITA’ DEI VITALIZI “PRIVILEGIO DELLA CASTA”: TUTTI SAPEVANO CHE LA NORMA ERA ILLEGITTIMA E SAREBBE STATA BOCCIATA

Giugno 26th, 2020 Riccardo Fucile

NESSUN PARTITO HA IL CORAGGIO DI DIRE CHE E’ ILLEGALE TAGLIARE I DIRITTI ACQUISITI IN MODO RETROATTIVO… COME REAGIREBBERO MILIONI DI PENSIONATI POPULISTI ITALIANI SE SI VEDESSERO DIMEZZATA LA PENSIONE PERCHE’ GLI VENGONO RICONOSCIUTI SOLO I VERSAMENTI CONTRIBUTIVI?

Ieri la Commissione contenziosa del Senato ha dato il via libera all’annullamento della delibera del Consiglio di presidenza che il 16 ottobre 2018 ha deciso il taglio dei vitalizi. La disputa riguardava la retroattività  dei tagli (fino all’80 per cento). Si tratta di un primo grado di giudizio amministrativo interno che può essere appellato.
Ricordiamo che i vitalizi veri e propri sono stati aboliti nel 2012 (l’anno prima che i grillini entrassero in Parlamento), la disputa riguardava la retroattività  dei tagli (fino all’80 per cento) ai vitalizi degli ex parlamentari — tra i quali più di 200 ottuagenari — che ne avevano diritto quando lasciarono la carica.
La commissione, si legge nel documento approvato, “accoglie parzialmente i ricorsi esaminati e per l’effetto annulla le disposizioni della deliberazione del Consiglio di presidenza del Senato della Repubblica numero 6 del 16 ottobre 2018 nella parte in cui prevedono una totale rimozione dei provvedimenti di liquidazione a suo tempo legittimamente adottati e impongono una nuova liquidazione che introduce criteri totalmente diversi”.
Annullata la delibera anche nella parte in cui si “prevedono il ricalcolo del’ammontare degli importi mediante la moltiplicazione del montante contributivo individuale per il coefficiente relativo all’età  anagrafica del senatore alla data della decorrenza dell’assegno vitalizio o del trattamento previdenziale pro rata, anzichè alla data dell’entrata in vigore” del taglio dei vitalizi.
Inoltre, viene annullata la parte della delibera in cui “si prevedono dei coefficienti di trasformazione che determinano sensibili riduzioni, con incidenza sulla qualità  della vita, degli importi di minore entità , senza alcun effetto su quelli di importo massimo”, e la parte in cui “si prevedono criteri di correzione di temperamento dei risultati del citato ricalcolo e, comunque, non idonei a eliminare le conseguenze più gravi derivanti dall’applicazione del metodo adottato, come ha già  ritenuto con sentenza del 22 aprile del 2020 il Consiglio giurisdizionale della Camera che ha annullato il comma 7 della deliberazione del Consiglio di presidenza della Camera”.
E nella parte in cui “applicando gli stessi criteri anche ai trattamenti di reversibilità , non tengono conto del fatto che tali trattamenti sono già  stati decurtati rispetto agli assegni diretti del 40% e che l’ulteriore riduzione prevista incide gravemente sulla qualità  della vita”.
Il documento rinvia al “dispositivo definitivo e completo che verrà  pubblicato in sede di deposito della decisione”. E si limita a citare le ordinanze delle sezioni unite della corte di Cassazione dell’8 luglio del 2019 che “hanno riconosciuto sostanzialmente la natura giuridica di pensione all’assegno vitalizio percepito dagli ex parlamentari” e richiama la sentenza della Corte costituzionale del 5 giugno 2013 (n.116) che ha “dettato diversi requisiti di legittimità  per gli interventi riduttivi sulle pensioni”.
Ora bisogna dire che si tratta di una decisione in un certo senso scontata: si sapeva che sarebbe andata a finire così dalla fine di gennaio.
All’epoca il Fatto Quotidiano scrisse che il 20 febbraio sarebbe dovuta uscire la delibera. Nell’ottobre 2018 il consiglio di presidenza aveva messo in votazione il documento con un testo identico a quello di Montecitorio per la cancellazione dei vitalizi: 10 i voti a favore e un astenuto. Il 5 gennaio
Il Tempo aveva scritto che l’orientamento dei parlamentari-giudici era chiaro: la delibera dell’ufficio di presidenza, guidato dalla numero uno del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ha imposto il ricalcolo con il metodo contributivo degli assegni degli ex parlamentari, andava annullata e quindi veniva cancellata la riduzione dei compensi mensili che è arrivata, in alcuni casi, anche all’80%, benchè in media la nuova normativa abbia previsto una decurtazione dei vitalizi del 45%.
Il quotidiano di Travaglio annunciava il 30 gennaio che la delibera era stata addirittura già  scritta:
La delibera del 2018 è un intervento “non in linea con gli insegnamenti della Corte Costituzionale” perchè, per la commissione Caliendo, il vitalizio sarebbe equiparabile alla pensione.
Anzi un po’ meno, ma fa lo stesso.”Il vitalizio ha una connotazione previdenziale, quanto meno prevalente che lo rende soggetto alle regole e ai principi affermati dalla Corte Costituzionale… che ammette che tali trattamenti possano essere modificati solo a certe condizioni e ponendo limiti a mutamenti peggiorativi”.
In soldoni vuol dire che il Senato, se proprio lo vorrà , potrà  al massimo pretendere dai suoi ex inquilini un contributo più “ragionevole” del taglio oggi in vigore e che sia soprattutto limitato nel tempo.
La delibera del 2018 che ha invece imposto per sempre il ricalcolo su base contributiva facendo dimagrire sensibilmente gli assegni va dunque cestinata.
A dicembre era stata la Camera dei Deputati ad accogliere il ricorso di una quarantina di parlamentari (su oltre 1.400 ricorsi presentati) ai quali il Presidente Roberto Fico era stato costretto obtorto collo a ripristinare il tanto odiato privilegio.
Ma che la farsa dell’abolizione dei vitalizi fosse a rischio lo si sapeva già  da tempo.

(da agenzie)

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COME SALVINI STA FREGANDO GLI ITALIANI SUI VITALIZI

Giugno 26th, 2020 Riccardo Fucile

SE VUOLE RICORRERE DAVVERO CONTRO I VITALIZI DEVE RIVOLGERSI ALLA PRESIDENTE DEL SENATO, LA RACCOLTE DI FIRME PUO’ USARLA COME VOLEVA FARE CON IL TRICOLORE PRIMA DI SCOPRIRSI SOVRANISTA

Quando è arrivato l’annuncio del passaggio di Alessandra Riccardi alla Lega si cominciò anche a parlare della questione del voto sui vitalizi e della possibilità  che l’ex grillina potesse “salvare” gli emolumenti.
Si trattava evidentemente di un’illazione visto che la Commissione Contenziosa era di cinque membri e che comunque alla fine lei come Simone Pillon, l’altro “politico” componente, hanno votato contro.
Ma evidentemente l’argomento non deve essere sfuggito allo Stato Maggiore della Lega visto che ieri, non appena si è diffusa la notizia della decisione, Matteo Salvini a Diritto & Rovescio si è affrettato a far sapere che “come Lega cercheremo di cambiare la decisione” e che il Carroccio “si opporrà  sempre al ritorno dei privilegi”.
Non solo: anche nel suo intervento ad Agorà  questa mattina è tornato sull’argomento con parole molto nette: «In un momento come questo, è un segnale disgustoso e vergognoso ma non e’ di tutta la politica. Spero si trovi il modo di tornare indietro». Non solo. Poco fa proprio a nome di Salvini è uscita questa nota che è, in sè, assai curiosa
“Non solo pace fiscale e cancellazione della sanatoria dei clandestini: il 4 luglio la Lega raccoglierà  le firme anche per abolire una volta per tutte i vecchi vitalizi ancora in vigore. Siamo orgogliosi di aver votato contro i privilegi anche in Commissione”
La nota è curiosa perchè di solito quando un politico vuole prendere in giro gli elettori organizza una raccolta di firme inutile.
E infatti Salvini ha annunciato proprio una raccolta di firme quando è stato proprio il presidente della Commissione Contenziosa Giacomo Caliendo a spiegare come può essere riformata la decisione:   «Aspettiamo di leggere le motivazioni e vediamo se ci saranno eventuali impugnazioni».
La decisione quindi può essere impugnata. Tutto è in mano alla Casellati. Che è stata eletta presidente del Senato con i voti del centrodestra e del MoVimento 5 Stelle. E allora si noti che Salvini parla di clandestini, di Zanda che voleva aumentare gli stipendi, di pace fiscale e di raccolte firme senza chiamare in causa — e guardandosi bene persino dal nominarla — la presidente del Senato.
Non è curioso? Ancora: il capogruppo M5S alla Camera Davide Crippa oggi è andato all’attacco del Capitano: “è ridicolo Salvini quando fa finta di stracciarsi le vesti contro i vitalizi, mentre sono proprio i suoi alleati di Forza Italia, con cui governa in alcune regioni, che hanno portato avanti questa operazione con il favore delle tenebre. Lo dica a loro e non faccia il pesce in barile, come è abituato a fare”.
In effetti Caliendo è stato eletto con il PdL prima e con Forza Italia poi mentre ieri a difendere la decisione della Commissione Contenziosa c’erano soltanto nomi di Forza Italia. Lo stesso partito della Casellati.
E allora pare evidente anche a un cieco che se Salvini vuole davvero fare qualcosa sulla questione dei vitalizi deve rivolgersi al suo alleato di governo e alla presidente del Senato eletta con i voti suoi e del MoVimento 5 Stelle.
Eppure finora ha proposto una raccolta di firme e non ha mai nominato i suoi alleati. Come mai? Non ha capito come funziona? O l’ha capito benissimo e vi (ci) sta soltanto prendendo in giro?

(da “NextQuotidiano”)

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L’IMPROVVISA VOGLIA DI LAVORARE A LUGLIO E AGOSTO DI SALVINI (MA AL PAPEETE CI VA)

Giugno 26th, 2020 Riccardo Fucile

PER ADESSO E’ SOLO UNA PROMESSA, QUINDI NON ILLUDETEVI

Matteo Salvini quest’estate “lavora”. O meglio: andrà  al Papeete, come ha detto oggi alla conduttrice di Agorà  Serena Bortone, ma soltanto perchè l’ha promesso al figlio: “Se posso, visto che è un regalo che faccio a mio figlio assolutamente sì, ma solo per pochi giorni perchè abbiamo chiesto come Lega che il Parlamento lavori luglio, agosto e settembre”
Ora, evidentemente qualcosa è cambiato rispetto all’estate scorsa, quando il Capitano era ministro dell’Interno: all’epoca convocava conferenze stampa al Papeete e faceva anche suonare l’inno d’Italia mentre ballavano le cubiste; oggi dice che quello è soltanto un luogo di relax.
In più, quando prima gli chiedevano conto del fatto che fosse sempre in giro a far comizi e non al ministero o al Senato, rispondeva che oggi si lavora con i telefonini. Non è più vero? Evidentemente a Salvini è presa soltanto questa estate la voglia di lavorare a Palazzo Madama. O gli va soltanto di prometterla.
I dati delle presenze, anche a Ferragosto, ci sapranno dire se fa sul serio o, come spesso gli capita, scherza.

(da “NextQuotidiano”)

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