Settembre 4th, 2024 Riccardo Fucile
IL 59% DEGLI ELETTORI DI CENTROSINISTRA NON VUOLE L’ALLEANZA LARGA CON ITALIA VIVA
Difficile avere dubbi: all’elettorato di centrosinistra Renzi non va giù. Tanto da mettere in dubbio la propria fedeltà elettorale e dichiarare che la sua presenza nell’alleanza “influirebbe negativamente” sul voto all’eventuale “campo largo”. Ben l’82% dell’elettorato 5Stelle dice che le probabilità di votare l’alleanza comprensiva dell’ex premier si ridurrebbero a seguito della sua presenza; la percentuale è al 63% nel caso dell’Alleanza Verdi e Sinistra e pur ridotta raggiunge un significativo 37% anche nel Pd partito dotato di un elettorato molto ligio e abituato a ingoiare cose inenarrabili (si pensi a Lamberto Dini nei governi Prodi).
Un campione convinto. È quanto emerge da un sondaggio commissionato dal Fatto a Cluster17, quotata società francese di rilevazioni e che ha già dato prova sul nostro giornale dell’efficacia delle sue analisi nell’individuazione dei profili politici dell’elettorato italiano. Il sondaggio è stato effettuato tra il 30 agosto e il 2 settembre su un campione di 1014 persone rappresentative dell’elettorato per età, genere, categoria socio-professionale, regioni e dimensione.
Il primo dato inequivocabile è la repellenza per l’ex primo ministro. Il 59% dell’elettorato complessivo si dice “contrario” al fatto che Avs, Pd e M5S “concludano un’alleanza elettorale con Matteo Renzi e il suo partito Italia Viva”. La percentuale sale al 65% tra l’elettorato del centrosinistra all’interno del quale è suddivisa tra il 78% dei 5 Stelle, il 65% di Avs e il 53% del Pd dove il 43% si dice invece favorevole. L’unico partito che si esprime maggioritariamente a favore dell’alleanza è Azione di Carlo Calenda con il 56% di sì, percentuale che invece non viene raggiunta nemmeno dall’elettorato che alle scorse europee si è riconosciuto nella lista Stati Uniti d’Europa di Bonino e Renzi: solo il 33% di quegli elettori ed elettrici si dice d’accordo a questa operazione politica contro il 60% di contrari (percentuale superiore a quella del Pd: lo sfidante di Renzi in Italia Viva, Luigi Marattin può darsi coraggio).
In nessuna categoria, generazionale o professionale, si individua una preferenza maggioritaria per questa alleanza che raggiunge il picco dei sostenitori in quel 26% di sì tra i “Dirigenti e le professioni intellettuali superiori”: sembra di capire, insomma, che qualche sprazzo di credibilità Renzi lo conservi in quella che si potrebbe definire l’élite della società italiana.
Il gradimento ai leader. Stiamo parlando di un campione che interpellato sul gradimento alle varie leadership non riserva sorprese rispetto agli andamenti più recenti e conferisce così un 38% di valutazioni positive a Giorgia Meloni contro il 55% di coloro che non l’apprezzano; il 32% a Giuseppe Conte contro un 58% di contrari; il 30% a Elly Schlein (52% non l’apprezzano), il 28% ad Antonio Tajani (46% di ostili) e poi il 22% a Nicola Fratoianni (contrari il 47%), il 20% a Carlo Calenda (58% di no) e infine i due leader meno amati: Matteo Salvini ottiene il 19% di gradimento positivo ma un rotondo 72% di giudizi negativi, sempre meglio di Matteo Renzi che raccoglie giudizi positivi solo nel 14% dell’elettorato ma deve contrastare il 79% di giudizi contrari.
Rischio flop. Nessuno, tranne stavolta gli elettori di Stati Uniti d’Europa, crede che l’ingresso di Renzi “potrebbe rafforzare le probabilità di vittoria del centrosinistra”. Non lo credono quelli del M5S, 85% di No, quelli di Avs, 71%, del Pd, 61% e nemmeno gli elettori ed elettrici di Azione, 60% di No. Ancora una volta c’è una parvenza di fiducia tra “dirigenti e professioni elevate” che danno, con il 45% dei consensi, un giudizio positivo alle possibilità di vittoria con l’imbarco del leader di Rignano, ma la percentuale scende inesorabilmente al 13% tra gli “impiegati” e le “professioni intermedie” e sprofonda all’8% tra gli “operai”.
Il punto più delicato resta però l’impatto che una simile alleanza avrebbe sull’approccio al voto dell’elettorato. La domanda posta al campione dice: “La presenza di Matteo Renzi in una coalizione elettorale aumenterebbe, diminuirebbe o non influirebbe sulle probabilità che lei voti per questa coalizione?”.
Fuga dalle urne. La previsione migliore è data da Azione dove il 44% dell’elettorato risponde che la presenza di Renzi aumenterebbe le probabilità di un voto alla coalizione, seguita dal 37% di Sue. Ma in tutte le altre fasce di elettorato prevale la risposta opposta: la probabilità di voto alla coalizione si ridurrebbe, di molto. Che poi questo accadrà davvero il giorno delle elezioni è cosa più complessa (e probabilmente proprio su questo punta l’operazione, su una certa abitudine a turarsi il naso). Ma al momento questo rischio di fuga dalle urne è sostenuto dall’82% dell’elettorato 5 Stelle, dal 63% di Avs, dal 42% di Sue, dal 37% del Pd. In questo caso solo il 14% si esprime favorevolmente mentre per il 49% la cosa non muterebbe le proprie scelte elettorali. La percentuale più alta (per quanto sempre molto bassa, 13%) è raggiunta tra i giovani tra i 18 e i 24, quella più negativa, 55% che dice che la probabilità di mettere la croce su una coalizione renziana si ridurrebbe, è nella fascia 25-34 anni. A essere più contrariati dall’ipotesi di alleanza sono le “professioni intermedie” con il 56% che ridurrebbe le probabilità di voto mentre sull’altro fronte spiccano ancora i “Dirigenti e le professioni intellettuali superiori” con il 21% che dice che le probabilità di votare per una simile coalizione aumenterebbero.
Ti fidi di lui? Ma complessivamente Renzi rimane un politico inaffidabile. Alla domanda se, una volta imbarcato nella coalizione, il leader fiorentino resterà o lascerà l’alleanza ben il 50% dell’elettorato complessivo si dice convinto che la lascerà contro il 6% di fiduciosi e il 44% di indecisi. Percentuale che sale al 57% nel Pd e 56% in Avs, 68% nel M5S e 44% nell’elettorato di Sue (che, evidentemente, non è così “suo”). Così come non ci sono dubbi sul colore politico di questa operazione: il 47% dell’elettorato del centrosinistra (56% Avs, 32% Pd e 54% M5S) pensa che Renzi “porterebbe l’alleanza più a destra” contro l’1% soltanto che la vede più a sinistra. Visto il curriculum di Renzi ci mancherebbe che non fosse così.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Settembre 4th, 2024 Riccardo Fucile
I DATI IMPIETOSI SU SANITA’, OCCUPAZIONE, REDDITO DELLE FAMIGLIE CHE SMENTISCONO LA NARRAZIONE DA LIBRO DEI SOGNI DELLA MELONI
A neppure 24 ore dalla doccia gelata dell’Istat, che ha certificato una crescita da zero virgola del nostro Paese per l’anno in corso, altri due macigni hanno travolto ieri, insieme alle piogge di fine estate, la narrazione da libro dei sogni del governo Meloni.
Prima i dati della Fondazione Gimbe che descrivono il Servizio sanitario nazionale come un paziente da terapia intensiva: nel 2023, l’Italia ha investito nel pubblico il 6,2% del Pil contro una media Ocse del 6,9% (quella Ue è del 6,8%).
Ancora più impietoso il confronto con i Paesi del G7, tra i quali occupiamo stabilmente dal 2008 l’ultima posizione per spesa sanitaria pro-capite. Con l’aggravante che il gap con le altre economie più sviluppate si è andato progressivamente allargando fino agli scandalosi numeri odierni: 3.574 dollari pro-capite in Italia, contro 7.253 in Germania (più del doppio).
Eppure, solo lo scorso giugno ospite del Tg di La7, la premier Meloni elogiava il suo governo come quello “che ha messo sul fondo sanitario più soldi in assoluto rispetto agli altri governi”, puntando sul dato assoluto (“134 miliardi di euro nel fondo sanitario del 2024”) anziché sul rapporto con il Pil. Ma non è tutto.
Sempre ieri un’altra doccia fredda è arrivata dall’Eurostat, ha certificato che il reddito disponibile reale lordo delle famiglie nel 2023, primo anno intero del governo Meloni, è diminuito, soprattutto a causa della crescita elevata dei prezzi, attestandosi oltre sei punti al di sotto di quello del 2008. E mentre la media dei redditi Ue è salita da 110,12 a 110,82 in Italia è diminuita da 94,15 a 93,74.
Sebbene il tasso di occupazione tra i 20 e i 64 anni sia cresciuto dal 64,8% del 2022 al 66,3 dl 2023, il nostro Paese è ancora lontano dalla media europea che si attesta al 75,3%. Anzi, nonostante questo aumento, l’Italia resta ultima in classifica. Per quanto riguarda il reddito, rispetto al 2008, l’Italia ha fatto meglio solo della Grecia (nel 2022 il reddito lordo disponibile era al 72,1% rispetto a quello del 2008).
Dati disarmanti che sconfessano la narrazione di quasi due anni di governo. E di fronte ai quali, parlare del caso Boccia-Sangiuliano, per Giorgia & Co, è forse l’imbarazzo minore.
(da lanotiziagiornale.it)
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Settembre 4th, 2024 Riccardo Fucile
L’EMITTENTE TEDESCA “RND” VA GIU’ DURO: “SANGIULIANO È NOTO PER IL SUO INFALLIBILE ISTINTO PER I PASSI FALSI. BOCCIA ERA LA SUA AMANTE E, DOPO ESSERE STATA SCARICATA, ORA SI STA VENDICANDO CONTRO IL 62ENNE, MINISTRO DELLA CULTURA”
Il caso Sangiuliano è arrivato sulle testate di tutto il mondo. L’agenzia russa Ria Novosti ha raccontato la vicenda, mettendo in luce la “minaccia” della premier Giorgia Meloni di costringere il ministro della Cultura alle dimissioni. Anche lo spagnolo El Mundo fa il focus su Meloni “costretta a dare spiegazioni dopo la polemica tra il ministro della Cultura e la sua consigliera ‘influencer'”.
La testata olandese Telegraaf parla di “una misteriosa bionda che ha messo nei guai il ministro della Cultura”, mentre i media greci, tra cui NewsIt, titolano sulla “polemica per l’assunzione di una influencer al ministero della cultura”.
“Il ministro italiano della Cultura Gennaro Sangiuliano è noto per il suo infallibile istinto per i passi falsi. Adesso mette di nuovo in imbarazzo il suo capo Giorgia Meloni: questa volta si vocifera della presunta assunzione di una consulente per eventi – che in precedenza era stata vista solo nei selfie di Instagram al fianco del ministro”. Lo scrive l’emittente tedesca Rnd (RedaktionsNetzwerk Deutschland) in un articolo sul suo sito dal titolo “Scompiglio a Roma per una ‘consulente’ di Pompei” nel quale analizza il ‘caso’ legato alla presunta consulente del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, Maria Rosaria Boccia.
“Le foto di Maria Rosaria Boccia, 41 anni, da qualche giorno occupano le prime pagine dei giornali italiani, compresi quelli più seri. L’avvenente signora ha postato lei stessa le foto sul suo account Instagram, che la ritraggono al fianco di Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, in occasione di eventi ufficiali in tutto il Paese, e a volte in selfie guancia a guancia. Per molto tempo nessuno si è interessato particolarmente alla cosa, fino a quando, a metà agosto, Boccia ha annunciato sui social media di essere stata assunta dal ministero della Cultura come ‘consulente per grandi eventi’, tra cui il vertice culturale del G7, che si terrà a Pompei, sua città natale, a settembre”, scrive Rnd, aggiungendo che “il ministero dei Beni Culturali ha immediatamente smentito il presunto rapporto di lavoro – ma Boccia, che gestisce un negozio di abiti da sposa a Pompei, ha controbattuto pubblicando diverse e-mail che sostiene di aver ricevuto dal comitato organizzativo del G7 a Pompei.
A questo punto, la questione è diventata politica: l’opposizione ha chiesto chiarimenti e si è preoccupata della sicurezza dei partecipanti al vertice stranieri di alto livello. È inaccettabile che un estraneo non qualificato come Boccia abbia ricevuto informazioni organizzative riservate su questo importante evento istituzionale”.
Rnd non va per il sottile, sottolineando come “Sangiuliano è rimasto in silenzio sulla richiesta di chiarimenti. Invece, qualche giorno fa è apparso mano nella mano con la moglie alla Mostra del Cinema di Venezia nel tentativo – probabilmente inutile – di smentire quello che tutti nel Bel Paese pensano: Boccia era la sua amante e, dopo essere stata scaricata, ora si sta vendicando contro il 62enne ministro della Cultura”.
L’emittente tedesca evidenzia poi come “anche il capo di Sangiuliano, la premier Giorgia Meloni, si è innervosita: c’è il sospetto che i soldi dei contribuenti siano stati utilizzati anche per i numerosi viaggi di Boccia con Sangiuliano. Non sarebbe una sorpresa per nessuno a Roma se Sangiuliano – in quanto primo ministro del governo di destra – dovesse dimettersi nei prossimi giorni”.
“Il mandato di Sangiuliano non è nato fin dall’inizio sotto una buona stella. L’ex giornalista, che si ispira al desiderio di rompere ‘l’egemonia culturale della sinistra’, mette il piede in ogni pozzanghera che gli si para davanti con onirica sicurezza. Appena insediato, alla cerimonia di consegna del Premio Strega, il più importante premio letterario italiano, ha espresso la speranza di trovare un giorno il tempo di leggere uno o due dei libri premiati. Il ministro ha dimenticato che è membro della giuria in virtù della sua carica e che quindi dovrebbe aver già letto tutti i libri”, conclude l’articolo di Rnd.
(da agenzie)
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Settembre 4th, 2024 Riccardo Fucile
“LA NON CONSIGLIERA SFIDA SUI SOCIAL LA PREMIER, LA TAGGA, LASCIA INTENDERE CHE PUBBLICHERÀ AUDIO, VIDEO. ORMAI FA TUTTO LEI. PERCHÉ SANGIULIANO NON PUÒ FERMARLA? SE DICE ALLORA IL FALSO PERCHÉ NON LA DENUNCIA?” … “MELONI, A CHE TITOLO, UN MINISTRO CHE BARA, RESTA MINISTRO?”
Il ministro Sangiuliano bara. Dice in una nota: “Ribadite a Giorgia Meloni le mie affermazioni. Mai un euro del ministero è stato impiegato per viaggi e soggiorni della signora Boccia”. Sangiuliano gioca con le parole. Boccia ripete: “Non ho mai pagato nulla”.
Pagavano per lei i festival, ma da chi sono finanziati i festival? Dai ministeri, dalle regioni. Meloni, a che titolo, un ministro che bara, resta ministro del governo Meloni? Cosa significa “non è stato speso un soldo degli italiani”? Non è forse usare denaro di tutti farsi ospitare, senza titolo, da un festival che riceve finanziamenti di stato? Non è denaro di tutti essere alloggiati, come Boccia a Polignano a Mare (lo ha confermato il presidente al Foglio e aggiunge, “pagati anche i biglietti aerei”) sempre acquistati su segnalazione del ministero, dicendo ciò che non è vero? Non è denaro di tutti? Meloni, a che titolo?
Presidente Meloni, non è forse denaro di tutti cenare insieme al ministro, come ha fatto Boccia a Taormina, sempre a spese di associazioni finanziate da istituzioni? Non è denaro di tutti, ancora, al Taobuk, lo fa sapere la presidente Antonella Ferrara, avere il posto riservato “Boccia”? Chi segnala Boccia al Taobuk? La segnala il ministero.
La comunicazione che Boccia avrebbe fatto parte della delegazione del ministro, a Taormina, così come a Polignano a Mare, Riva Ligure, in tutte le altre città (dove si stanno scatenando cronisti, sensali, trafficanti di documenti) parte dal capo di segreteria del ministro, Narda Frisoni.
Se Boccia non era consigliera significa aver mentito ad associazioni che prendono fondi dallo stato, è stato che aggira stato, e significa aver fatto lavorare Boccia senza tutele.
Boccia continua a smascherare pubblicamente Sangiuliano con post da giornalista. Si dirà forse adesso che è un’altra infiltrata di Fanpage? Purtroppo si dice in FdI: “L’hanno mandata”. La non consigliera sfida sui social la premier, la tagga, lamenta di essere stata umiliata da Sangiuliano, lascia intendere che pubblicherà audio, video. Ormai fa tutto lei. E Sangiuliano bara.
Ora la sua linea è “pagavo con la mia carta per Boccia”. Perché Sangiuliano non può fermarla? Se Boccia dice allora il falso perché non la denuncia? Sangiuliano bara. Il ministro ha dichiarato di averla conosciuta a metà maggio 2024, e Boccia ha postato la foto del loro incontro risalente al 2023. La premier sa inoltre come ha operato in queste settimane il suo ministro per fermare la notizia? Ha chiamato i quotidiani (se ne vantava al ministero, “ci parlo io con i direttori”) implorando di non pubblicare articoli, promettendo future attenzioni a chi si sarebbe dimostrato “amico”.
Inizia da lì il gioco “abbiamo visionato mail del 5 giugno”, che Sangiuliano alimenta. Sangiuliano non è un perseguitato, non è Berlusconi, e per carità, non si continui a dire, come ha detto Meloni, “è gossip”, da un governo che ha voluto raccontarci la famiglia Mocambo: separazioni, dissidi. Sangiuliano nella lettera a La Stampa scrive “mai pagato un caffè”, ma Boccia parla di “viaggi” e ha sequestrato un governo.
Sangiuliano bara. E’ lui che ha gestito pasticciando, con la spacconeria, questa vicenda che all’inizio faceva ridere, ma ora non più. E’ Sangiuliano che ha coinvolto nelle sue scorrerie culturali, la capa di segreteria, Frisoni, una funzionaria vicina alla Lega, che rischia realmente, in quanto capo dell’ufficio.
Sangiuliano assicura: “Mai speso un euro del ministero”. Forse è peggio: perché li hanno spesi per Boccia i festival della piccola Italia. Nessuno ce l’ha con lui, ha fatto tutto lui. A che titolo? Il titolo del vanitoso, con la complicità di chi gli faceva credere di essere un genio. Se resta ministro, a che titolo si presenterà? Potrà dare lezioni di cultura, a che titolo, può parlare di bellezza, e gentilezza? Meloni, a che titolo?
(da il Foglio)
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Settembre 4th, 2024 Riccardo Fucile
RAY-BAN DA RIPRESA DENTRO IL PARLAMENTO: DAL COMPLEANNO DI GENNY ALLE TRASFERTE CON IL MINISTRO
Mentre il ministro Gennaro Sangiuliano cerca disperatamente di prendere le distanze da Maria Rosaria Boccia e quella, in tutta risposta, posta “pizzini” virtuali, ho studiato un po’ la sua pagina Instagram.
Oltre alle già note foto postate dalla organizzatrice di eventi/stilista/influencer/titolare di stand di latticini/mancata consigliera, sulla sua home ho notato che esiste la gallery “storie in evidenza”, con una cartella ribattezzata, addirittura, “Sangiuliano”, una “Montecitorio”, due che hanno il semplice logo della bandiera dell’Italia e molte altre.
Se la cartella “Sangiuliano” mostra solo le immagini del ministro a Pompei in occasione della consegna delle chiavi della città (e c’è una foto della mano di Boccia con le unghie laccate di rosso che accarezza le chiavi con le iniziali GS), le altre sono invece ben più interessanti.
Nella prima cartella con il logo della bandiera italiana, ci sono gli scatti a Riva Ligure in cui Boccia è seduta in prima fila accanto al sindaco, quelli a Polignano in occasione del “Festival del Libro possibile”, con Boccia che riprende Sangiuliano durante le interviste alla stampa. Poi Santa Tecla, il Casinò di Sanremo e lei sempre in prima fila mentre il ministro è sul palco. Ma è la seconda cartella, sempre con la bandiera tricolore come logo, la più interessante.
Dopo le solite immagini di Sangiuliano a Pompei, il selfie insieme a lui a Napoli con scritto “il Super ministro Sangiuliano”, si passa a un video del 29 maggio la cui localizzazione è “Palazzo Montecitorio”. E in effetti Maria Rosaria Boccia sembra all’interno di un ufficio nel palazzo mentre guarda in tv indovinate chi? Genny che parla in diretta alla Camera. Il giorno dopo ci sono altre immagini degli esterni del ministero della Cultura e poi immagini scattate dentro. In una foto Boccia mostra un cartello con le indicazioni sui vari uffici all’interno del ministero e chiede ai suoi follower di indovinare in che direzione stia andando, dando tre opzioni: sala crociera, sottosegreteria di Stato o stanza del ministro?. “Stanza del ministro” è l’opzione che diventa verde, come nelle risposte esatte dei quiz. E infatti nella storia successiva Boccia – uscita dalla stanza del ministro – si fa un selfie in ascensore con in mano i libri capolavoro di Genny, “Reagan” e “Il nuovo Mao”. Libri che poi fotografa in primo piano, al ristorante, con in sottofondo le strofe di una canzone di Ligabue (“Dedicato a noi, tutto il tempo a cercarci ovunque per trovarci in un posto qualunque, una piazza un paio d’occhi o con chi vuoi”).
Il 3 e 4 giugno seguono altre foto dei due insieme a Pompei, poi il 7 giugno ci sono dei video della festa di compleanno di Sangiuliano nel locale Ammot Café, a Giugliano in Campania. Una specie di Twiga, tra piscine e tendoni bianchi. Sangiuliano è davanti alla torta preparata sul palco, guarda chi lo sta riprendendo (Boccia?) e dice: “Oggi è il compleanno più bello della mia vita!”. Poi Maria Rosaria Boccia, come sottofondo alla sua storia, fa partire la canzone “Happy Birthday BABY” di Kygo. “Baby” dunque è Sangiuliano. Stupore e raccapriccio. A seguire, di nuovo Sangiuliano che spegne le candeline su un’altra torta, ma è taggato presso l’hotel Gold Tower Lifestyle, a Napoli. A furia di torte di compleanno ha rischiato il coma diabetico, insomma. La canzone inserita da Boccia in sottofondo, questa volta, è quella di Neffa che fa “sai che quando sorridi è un attimo, e così i pensieri più tristi svaniscono…”. In questo caso il coma diabetico l’ho rischiato io. Seguono altre foto di Sangiuliano a Pompei. Poi la canzone Sapore di sale e la foto del libro Trump di Sangiuliano. Le due storie in sequenza fanno anche un certo effetto, visto che pare di vedere Trump, svestito, uscire bagnato dall’acqua. O, peggio, Genny. Si passa alla foto di un aereo Ita che parte da Roma e arriva a Catania. Subito dopo Boccia è al Four Seasons San Domenico di Taormina col ministro, ci sono le foto. Sono lì per il Taormina Book Festival. Poi a cena all’Excelsior Palace. Quindi è al Ghetto di Roma con lui, il 24 giugno, al Festival della cultura ebraica, subito dopo presso il ministero della Difesa all’evento “Sguardi verso il futuro – il mondo aeronautico visto da giovani stilisti”, un’agghiacciante sfilata di moda in cui i modelli sembrano la versione metrosexual di Vannacci. Poi a Vico Equense, al Social film world festival. Arriviamo quindi alla festa di compleanno di lei accanto a Sangiuliano.
Tappeto musicale: “Buon compleanno bambina… Oggi tu sei la regina”. E veniamo alla parte più inquietante. C’è, appunto, una cartella che si chiama “Montecitorio”. Il 10 maggio Boccia posta delle immagini degli esterni di Montecitorio con la scritta “Ritornare”. Poi entra. E lì ho notato una cosa bizzarra. La Barbie vesuviana inizia a fare una specie di video tour del palazzo, sembra sera. Accompagna le riprese con la canzone di Arisa La notte, poi con The rythm of the night. Non c’è nessuno, gli enormi spazi sono semivuoti, percorre un lungo corridoio e si affaccia nei vari uffici. Il video dura minuti. In pratica fornisce la planimetria del palazzo. Ci torna, apparentemente anche il giorno dopo, l’11 maggio, ma sembra giorno. Ricomincia il tour ed è curioso, perché in questo caso invece incrocia persone, c’è gente, entra anche in stanze occupate. Scrive “un tour del palazzo, seguitemi!”.
Strano, perché nessuno la guarda storto, visto che non si potrebbe andare in giro con un cellulare a riprendere uffici e attività dentro Montecitorio, a eccezione della sala stampa, della sala interviste e poco altro. Poi mi accorgo che mentre riprende si scorgono le sue mani – libere – che gesticolano e tengono perfino una cartelletta. Ma quindi come fa a impugnare il cellulare per riprendere? Ed ecco che mi accorgo della scritta in alto: “Creato con Ray-Ban Meta”. Sarebbero, dunque, riprese effettuate con gli occhiali Ray-Ban che hanno telecamera e microfono inseriti. Dunque la nostra Boccia se ne va in giro per Montecitorio con gli occhialoni da sole (o da vista), a riprendere (e registrare) chi vuole e quello che vuole senza che gli altri se ne accorgano. Chissà che non sia entrata anche nell’ufficio di Genny, con l’occhiale bionico. E chissà se Genny sapeva cosa nascondevano quegli occhiali. Oltre allo sguardo irresistibile di Barbie Vesuviana, ovviamente.
(da ilfattoquotidiano.it)
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Settembre 4th, 2024 Riccardo Fucile
INVISO ANCHE AI SUOI DIRIGENTI E ALA MONDO DELLA CULTURA
Il cielo si fa nero proprio mentre Gennaro Sangiuliano è a palazzo Chigi, a rapporto da Giorgia Meloni. Lampi improvvisi, tuoni terrificanti, poi la bomba d’acqua esplode su Piazza Colonna. Sono segni. Poco prima dagli uffici della premier è uscito il direttore de La Verità, Maurizio Belpietro, il cui giornale ha pubblicato un duro editoriale sull’affaire Boccia. La coincidenza suscita tra i cronisti una ridda di congetture.
Come deve sentirsi in quel momento il più napoleonico dei nostri ministri costretto a giustificarsi davanti al capo del governo, notoriamente fumantino?
Diluvia sull’egemonia culturale della destra. Partito per mandare a casa i radical chic Gennaro Sangiuliano si ritrova dentro un film dei Vanzina. Un uomo guardato di sottecchi al ministero, appena tollerato nella propria maggioranza, respinto dall’élite a cui disperatamente ambiva. Persino i capi di gabinetto a cui sperava di far digerire la nomina a consigliera di Maria Rosaria Boccia lo hanno bloccato. Al Collegio Romano, la sede del ministero, gli rimproverano le nomine decise nel chiuso delle stanze. La sua riforma interna ha modificato gli assetti, con la creazione di quattro dipartimenti, il che gli ha permesso di fare tabula rasa dei dirigenti e di largheggiare con le promesse, poi non mantenute, in un «clima sempre più esplosivo», assicura una fonte. Ne sa qualcosa il social media manager scaricato per colpe non sue, si mormora.
La foto del 15 agosto, con Sangiuliano riunito al ministero con i direttori generali, dove sarebbe stata presente anche Maria Rosaria Boccia è un indizio di questo malessere. Il ministero ha smentito che ci fosse anche lei quel giorno, ma non è questo il punto. Il punto è che quella foto, pubblicata da alcuni siti, non poteva che essere uscita dall’interno.
Genny cinque partiti, lo chiamano quelli che lo conoscono da sempre, essendo stato missino, liberale, di Forza Italia, leghista e meloniano, ma le sue casacche non sono nulla in confronto alle gaffe. Unite a una certa consapevolezza di sé, la vanteria dei 15mila libri posseduti,
«Gennaro con aria saccente ti spiega le cose che non sa, come l’aneddoto, raccontato fino allo sfinimento, che la prima mostra sugli impressionisti organizzata da Soffici, Papini e Prezzolini nel 1911 suscitò il disprezzo dei giornaloni mainstream. Cosa non vera», dice un amico con perfidia.
Racconta un esperto del settore che Sangiuliano si è fatto anche un sacco di nemici perché non si limita a tagliare i nasti delle mostre, no lui le decide, Tolkien, i futuristi, le riviste fiorentine, scavalcando i direttori, scegliendo i curatori, l’allestimento, l’azienda, tutto. «Cose da Minculpop».
E poi c’è Maria Rosaria. Ormai siamo tutti follower del suo MariaRosariaBocciaofficial, su Instagram, il cui profilo lievita di mille seguaci all’ora, lui ha cancellato i like di cui la gratificava (anche questo è stato notato al ministero). Una donna di un certo talento comunicativo, che ha sfidato persino Meloni, ribatte colpo su colpo, e noi aspettiamo che si accenda il cerchietto rosso delle sue stories: quello è il momento per cambiare i titoli nelle homepage. Maria Rosaria ha un’alleata, insieme a Sangiuliano hanno festeggiato il suo compleanno, la foto la trovate su MariaRosariaBocciaofficial. Ebbene, questa amica le dà manforte, l’altro giorno ha pubblicato nelle stories questo passaggio della canzone di Ana e Niky Savage, Tt Le Girlz, «Io ne so davvero più del diavolo. E se parlo faccio cadere il domino!».
«Sii buono, sono debolezze umane», chiede un suo ex collega. E forse a 62 anni un uomo si vuole sentire ancora vivo, specchiandosi nell’ammirazione di una donna di vent’anni più giovane. E si sarebbe tentati dall’esserlo, per la compassione nei confronti di quelli che inciampano, per il rispetto che si deve a chi è in difficoltà, ma anche l’arroganza dovrebbe avere una misura, volgersi in redenzione.
Purtroppo però questa storia dice tante cose di Gennaro Sangiuliano, e dell’eterno potere italiano.
(da repubblica.it)
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Settembre 4th, 2024 Riccardo Fucile
SANGIULIANO VOLEVA COMBATTERE IL PENSIERO UNICO E LE ELITE, MA DA MORGAN A SGARBI FINO AL CASO BOCCIA HA COLLEZIONATO SOLO FIGURE DI PATTA
Gennaro Sangiuliano ha salvato il posto per un soffio, gli scontrini sono a posto, le mail finite a Lady Pompei non erano segrete e la sua mancata nomina – dice il ministro – è un atto di rigore istituzionale del quale dovrebbe essere ringraziato. Dando tutto per buono, resta un tema politico che c’entra poco con i dettagli vanziniani della storia e molto col mandato originario affidato al Collegio Romano: una missione che pare sepolta per sempre, comunque si risolva l’affaire Maria Rosaria Boccia
Quel dicastero fu presentato a suo tempo come il generatore di una nuova egemonia culturale, l’irradiatore “di un nuovo immaginario positivo italiano nel mondo”, oltre “la grande truffa del pensiero unico globale”. Il progetto è stato declinato in decine di interviste nei primi due anni della legislatura e a destra ci hanno creduto tutti. L’occupazione degli spazi e delle nomine non era ordinario spoil system – un classico di ogni esecutivo – ma cantiere a misura dei futuri intellettuali organici al popolo-nazione. Presto, si immaginava, sarebbero arrivati i nuovi Piacentini, i nuovi Gentile, i nuovi Marinetti e Prezzolini, o anche le nuove Ada Negri, i nobel e le opere teatrali, l’arte, l’urbanistica, l’architettura, il cinema.
Arrivarono invece Morgan e Sgarbi con i dialoghi sulla prostata e un’infinita serie di incidenti, gaffe, atti di piaggeria – i fischi di Taormina tagliati dai resoconti Rai – forse non sollecitati ma di sicuro apprezzati. Infine, invece di Margherita Sarfatti ecco avanzare la dama bionda di Pompei: una ragazza sveglia che solo per una questione di cuore ha perso il posto che le era stato promesso. Non un festival di paese, non un premio letterario di provincia, ma la gestione dei Grandi Eventi e soprattutto del più grande di tutti, il G7 della Cultura tra Napoli e Pompei, o forse tra Napoli e Positano (non è ben chiaro dove si farà), l’evento che secondo gli amici del ministro “dopo decenni di amichettismo” doveva restituire all’Italia “il posto che le compete e che tutti ci invidiano sul palcoscenico internazionale”. Boom.
IL CASO DEL G7
Ora che tutto è precipitato in farsa, la prova degli scontrini è risultata sufficiente a evitare immediate dimissioni ma non cancellerà la distanza tra le ambizioni dichiarate dalla destra e il precipitare in questa goffa vicenda di selfie in piscina, chiavi d’oro, credenziali in chat concesse e revocate. Il problema non sono certo le interrogazioni di Giuseppe Conte o di Ivan Scalfarotto: si imbastirà qualcosa, già sono venute fuori le fatture a sostegno della tesi “non un euro dallo Stato”. Ma il pasticcio del Collegio Romano incrina fatalmente sia il racconto sia la promessa che il governo aveva fatto ai suoi. Il racconto: siamo da sempre polo escluso dai grandi circuiti culturali non per scarso interesse ai medesimi o per difetto di capacità ma per l’ostilità del mondo infame, degli amici di Soros, i fluidi, i woke, quelli che scrivono i monologhi di Sanremo o le storie gay di Peppa Pig.
La promessa: una nuova egemonia del merito, il recupero del brand Italia nel mondo, la rivincita del pensiero italiano “per troppo tempo accantonato in nome di un provincialismo esterofilo”, una nuova “élite fuori dai salotti”, la definitiva “rottura degli schemi”, e ogni altra frase di battaglia ascoltata nei convegni insieme alle citazioni di Soffici, Papini, Finkelkraut, e ovviamente Gramsci.
Vallo a raccontare adesso. Non ai nemici, che non ci hanno mai creduto, ma agli amici, a quelli di destra che ci credevano davvero e che non si fanno problemi di scontrini ma di persone, biografie, antico orgoglio di casata, e oggi si chiedono: ma davvero questa? Da dove piove, cosa sa fare, ma l’egemonia la facciamo così?
(da La Stampa)
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Settembre 4th, 2024 Riccardo Fucile
LA STAMPA INTERNAZIONALE SI CHIEDE COME LA MELONI POSSA NON AVER ANCORA CACCIATO UN SOGGETTO DEL GENERE
La partita tra Gennaro Sangiuliano e Maria Rosaria Boccia si gioca ormai in due tempi. Da una parte le lettere ai giornali e i retroscena con protagonista il ministro. Dall’altra lei che su Instagram replica colpo su colpo. Stanotte l’influencer non-consigliera ha pubblicato un audio in cui parla con lo staff del ministro della sua nomina. E, insieme, due email. Nella prima si conferma la nomina a consigliera. Nella seconda si parla dei biglietti aerei in uno scambio con Narda Frisoni, intestata così: «Voli Sangiuliano/Boccia».
La mail proverebbe che soldi ministeriali per lei sono stati spesi. Si tratta dei soldi per il biglietto aereo. In questo modo cadrebbe la difesa del ministro. Che con i suoi collaboratori ha già ammesso che la relazione con Boccia è diventata «un fatto privato».
(da agenzie)
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Settembre 4th, 2024 Riccardo Fucile
LA MAIL RICEVUTA DAL MINISTERO PER LA NOMINA A CONSIGLIERA DEL MINISTRO E LA REGISTRAZIONE DI UNA TELEFONATA CON UN FUNZIONARIO CHE LA CONFERMA
Maria Rosaria Boccia interviene (di nuovo) su Instagram nella notte tra martedì e mercoledì a proposito della polemica sulla nomina a consigliere del ministro alla Cultura Gennaro Sangiuliano per i Grandi eventi.
Nomina da lei annunciata sui social il 26 agosto, smentita dallo staff del ministro e da cui è nato un caso politico. Boccia replica alle parole di Sangiuliano, che dopo un incontro con la premier Giorgia Meloni martedì ha diffuso una nota per prendere le distanze dalla 41enne. «Mai un euro del ministero, neanche per un caffè, è stato impiegato per viaggi e soggiorni della dottoressa Maria Rosaria Boccia che, rispetto all’organizzazione del G7 Cultura, non ha mai avuto accesso a documenti di natura riservata». Dichiarazioni che a loro volta seguono quelle donna, che nei giorni scorsi ha invece detto di aver accompagnato il ministro in missioni, in eventi istituzionali e anche nel sopralluogo per il G7.
Nella «storia» pubblicata su Instagram, l’ennesima puntata. Boccia ha diffuso il testo di una mail arrivata dal Gabinetto della Cultura il 10 luglio. «Gentilissima dottoressa – si legge -, dando seguito a quanto anticipato per le vie brevi poco fa, le allego i contatti miei e del mio collega per qualsiasi esigenza legata alla sua nomina quale Consigliere del ministro “per i grandi eventi”». Oltre alla mail, Boccia ha pubblicato anche l’audio di una telefonata con lo stesso funzionario citato nella mail.
Lo stillicidio notturno dei post ha il suo apice con i biglietti dei viaggi fatti con Sangiuliano e organizzati dagli uffici del suo dicastero. Il frammento di audio dimostra che la donna potrebbe – come ha già fatto intendere nei giorni scorsi – avere altri audio e video oltre a quelli già pubblicati sul suo profilo Instagram. Alcuni addirittura registrati con una telecamera nascosta negli occhiali.
Con questi sembrerebbe che il ministro non abbia più appigli per difendersi, nonostante le rassicurazioni contenute nel comunicato pubblico destinato a tutta la stampa scritto dopo il colloquio con Meloni.
Nella storia di Instagram si vedono chiaramente le due carte d’imbarco, spedite il 15 luglio. Una ulteriore mail è stata invece mandata il 4 luglio per la trasferta del 23 luglio a Pompei con tanto di timing per la cerimonia di consegna delle chiavi della città.
Alla dama bionda di Pompei piace la suspense della notte. Ha trasformato il suo Instagram in un’arma letale. Le sue cartucce le tira fuori una per volta e le ultime volte preferisce farlo con le tenebre.
(da agenzie)
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