Destra di Popolo.net

COSA DICE IL MINISTRO PIANTEDOSI DEL GRUPPO DI SVASTICHELLE DO.RA CHE HA ESPOSTO UNO STRISCIONE NEONAZISTA CON SVASTICA, DAVANTI AL SACRARIO PARTIGIANO DI CUVEGLIO, VICINO VARESE?

Dicembre 2nd, 2024 Riccardo Fucile

SONO FORMALMENTE SOTTO INCHIESTA DA SETTE ANNI PER TENTATA RICOSTITUZIONE DEL PARTITO FASCISTA: TUTTO BENE, MINISTRO PIANTEDOSI? LA MAGISTRATURA QUANDO PENSA DI CHIUDERE IL CERCHIO?

Può un’organizzazione neonazista continuare nelle sue scorribande e provocazioni ? Le domande assumono un peso ancora maggiore se questo gruppo è formalmente sotto inchiesta da sette anni per tentata ricostituzione del partito fascista.
Tradotto: c’è una ormai vecchia inchiesta che pende sui membri del sodalizio varesotto dei Do.Ra. –Comunità Militante dei Dodici Raggi -; E’ della Procura di Busto Arsizio. Eppure – passati sette lunghi anni – mentre la magistratura e il Ministero degli Interni tacciono, i naziskin che esaltano le SS naziste, l’Olocausto e i motti hitleriani, sono più vivi che mai. Perché lo Stato non li ha ancora messi al bando? Era il 2017 quando da Roma, per chiudere la sede dei Do.Ra., salì l’Antiterrorismo. Lavorò insieme alla Digos di Varese. Chiusa una sede, i Do.Ra. ne hanno aperta un’altra, ad Azzate. L’hanno trasformata in una succursale della “Birreria del Putsch”.
Silenziato (dalla polizia) il sito, i nazi di Varese hanno iniziato su un canale Telegram. E intanto vai di svastiche e inni pubblici al nazismo. Anni fa in un’intervista Limido disse che i nemici sono la magistratura e un cronista. E che per la loro Idea sono disposti a usare le armi. Italia, 2024. Tutto bene, ministro Piantedosi? La magistratura quando pensa di chiudere il cerchio? Si chiede per la democrazia.
(da La repubblica)

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ANZIO E NETTUNO, IL CENTROSINISTRA VINCE LE ELEZIONI. IL PD: “SVOLTA STORICA”

Dicembre 2nd, 2024 Riccardo Fucile

AL BALLOTTAGGIO HA STRAPPATO I DUE COMUNI AI SOVRANISTI

Sono ormai definitivi i risultati del ballottaggio di Anzio e Nettuno, comuni del litorale a Sud di Roma dove erano in programma le elezioni amministrative a causa dello scioglimento di entrambi i consigli comunali per mafia. Il centrosinistra ha vinto sia ad Anzio che a Nettuno. Al primo turno era invece in vantaggio il centrodestra in entrambi i comuni.§A Nettuno scrutinate 35 sezioni su 35. La vittoria è andata a Nicola Burrini, candidato del centrosinistra, che ha conquistato il 57,66 per cento delle preferenze, contro il 42,34 per cento dell’avversario, Daniele Maggiore
Ad Anzio con 38 sezioni scrutinate su 38 ha vinto il candidato del centrosinistra, Aurelio Lo Fazio, che ha ottenuto il 55,25 per cento delle preferenze, contro il 44,75 per cento candidato del centrodestra, Stefano Bertollini.
Le reazioni, Pd: “Risultato storico”
“Un risultato storico che riporta il centrosinistra alla guida di due Comuni governati dalla destra per anni, rappresentando un segnale forte di rinnovamento e fiducia in un progetto politico alternativo. Il Partito Democratico c’è e il centrosinistra, unito intorno a progetti concreti e candidature rappresentative del territorio, cresce nei Comuni e tra le persone. Siamo l’alternativa alla destra, sia nel Lazio che a livello nazionale”, è il primo commento al risultato delle elezioni di Daniele Leodori, Segretario Pd Lazio.
Schlein, bella vittoria a Anzio e Nettuno, l’alternativa c’è”
“Complimenti ad Aurelio Lo Fazio e a Nicola Burrini per la loro elezione a sindaco di Anzio e Nettuno. Una bella vittoria che dimostra che l’unità paga e altri due importanti comuni vedono il centrosinistra vincente.n Voglio ringraziare il PD di Anzio e Nettuno per il grande impegno che è stato premiato. L’alternativa a questa destra c’è e dai territori arriva il messaggio che le persone danno fiducia a chi si occupa con serietà e determinazione delle loro preoccupazioni e delle loro speranze”. Lo dichiara la segretaria del PD Elly Schlein.
(da agenzie)

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OGGI SI INAUGURA ALLA GNAM DI ROMA LA CONTESTATISSIMA MOSTRA SUL FUTURISMO VOLUTA DA SANGIULIANO: L’HANNO GIÀ DEFINITA “UN MANICOMIO” E “UNA CIALTRONERIA” (NEL COMITATO SCIENTIFICO, NON SI SA A QUALE TITOLO, SIEDE FEDERICO PALMAROLI, IN ARTE OSHO)

Dicembre 2nd, 2024 Riccardo Fucile

LE POLEMICHE TRA IL CURATORE SIMONGINI E LORENZO MARINI: “NON LO DISCONOSCO MA NON FA PARTE DELLA MIA MOSTRA”… IL CASO DAMBRUOSO CURATORE CON SIMONGINI E POI BUTTATO FUORI CON MODALITÀ DISCUTIBILI

“Il Tempo del Futurismo” nel tempo dello sconcerto. Le frasi più gentili che hanno accompagnato la messa a punto dell’esposizione meglio chiacchierata della contemporaneità e che si apre domani alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, sono da echi futuristi: «Questa mostra è un manicomio». O meglio: «È una cialtroneria»: se detto da chi la mostra agli albori dell’idea l’ha curata, dovrebbe lasciare perplessi.
Eppure proprio grazie a queste contumelie, è in pieno spirito marinettiano che pagava per far scrivere male dei suoi lavori e dunque incuriosire il pubblico. Nel caso in questione, la pubblicità che da un anno accompagna la mostra, arriva persino gratuita.
Perciò nulla ha smosso la macchina messa in piedi dal fu ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano per restituire al popolo di destra il suo immaginario sperso tra i miasmi di una cultura operata solo dalla sinistra. Il ministro avvicendato alla cura del Mic, Alessandro Giuli, ha sposato l’assunto portandolo avanti.
La mostra “Il Tempo del Futurismo” promossa e sostenuta dal Ministero della Cultura e curata dallo storico Gabriele Simongini, celebra l’ottantesimo anniversario dalla scomparsa di Filippo Tommaso Marinetti, avvenuta il 2 dicembre 1944.
Dopo un profluvio di piccole esposizioni dimenticabili, il rivoluzionario movimento d’avanguardia fondato da Marinetti nel 1909 viene grandiosamente rimesso in piedi scegliendo di concentrarsi sul rapporto tra arte e scienza/tecnologia e illustra quel «completo rinnovamento della sensibilità umana avvenuto per effetto delle grandi scoperte scientifiche» posto alla base della nascita del Futurismo.
«Se si pensa che lo tsunami tecnologico dell’intelligenza artificiale sta investendo l’umanità, avverando la profezia della macchinizzazione dell’umano e dell’umanizzazione della macchina preconizzata proprio dai futuristi. La mostra punta a essere inclusiva, didattica e multidisciplinare, si rivolge al grande pubblico e in particolare alle nuove generazioni.
Grazie alla mostra torna in Italia dopo diversi anni uno dei capolavori assoluti del Futurismo, La Lampada ad arco di Giacomo Balla, la sua prima opera futurista, ora conservata al Museum of Modern Art di New York, orgoglio della mostra.
Ci saranno anche i Sobbalzi di Carrozza di Carlo Carrà, un altro capolavoro fondamentale. E ancora Bambina che corre sul balcone di Balla. Oltre a Il trittico degli stati d’animo di Bocconi che arriva dal Museo del Novecento di Milano. Anche il Metropolitan ci ha prestato un autoritratto di Boccioni giovane che inseriremo nella sezione, prima del Futurismo.
Dal Philadelphia Museum of Art arriva uno dei due studi di Marcel Duchamp del Nudo che discende le scale («il primo dei due che mi interessava di più»), l’Estorick Collection di Londra «ci presta l’Idolo moderno di Boccioni che non viene in Italia da diverso tempo e le Boulevard di Severini» e poi un «capolavoro fondamentale come La rivolta di Luigi Russolo» dal Kunstmuseum Den Haag de L’Aia, mentre dai Musei Vaticani arriverà una delle prime opere astratte di Arnaldo Ginna che si intitola Nevrastenia».
L’esposizione «sarà arricchita e vivacizzata da incontri di approfondimento a cura della Fondazione Magna Carta, da Osho e da due installazioni site-specific di Magister Art e di Lorenzo Marini». E proprio su di lui s’incentra una delle polemiche più recenti. Perché lo stesso Marini, già esegeta di comunicazione e di pubblicità, ha firmato il discusso logo della “Gnam” tramutandolo nel suo brand in “Gnamc”, incarico acquisito per affidamento diretto.
Non pago, si è inventato un percorso espositivo, una installazione immersiva che introduce alla mostra stessa.
Tutto questo a insaputa del curatore Simongini che invece adesso precisa: «Non disconosco Marini ma non fa parte della mia mostra. È un lavoro voluto dalla Gnam che apre la strada alla mostra è basta. Precede solo il percorso espositivo. Apripista ma non sarà neppure in catalogo».
Si scopre però che in realtà quello spazio, come rivelato senza tema di smentita da Alberto Dambruoso curatore con Simongini e poi buttato fuori con modalità discutibili, doveva essere occupato da una installazione di Ugo Nespolo tutta luci e colori, scelta da Simongini e da Dambruoso e poi tolta: «L’avevamo scelta – precisa Simongini – perché la mostra doveva arrivare ai giorni nostri.
Invece si ferma all’Arte Povera e dunque Nespolo non c’entrava più». Infatti l’idea primigenia di Simongini e di D’Ambruoso era di arrivare con l’esposizione fino al 2024. «Poi ci hanno vietato di esporre artisti contemporanei e tutto è stato tagliato». Sostiene Giancarlo Carpi, anche lui nel fantomatico comitato scientifico della mostra che venne fatto lavorare per mesi e poi defenestrato assieme al cancellato comitato. L’esposto di Carpi contro il Mic è agli atti.
Meno degli artisti viventi come Grazia Varisco, Guido Strazza, Alberto Biasi, Julio Le Parc e Ugo Rondinone, che invece compaiono in esposizione. Simongini insiste: «Arrivare ai giorni nostri significava mettere in esposizione oltre 700 opere, un’infinità. Questa decisione mi sembra che vada verso il pubblico».
(da la Stampa)

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VANNACCI CHE FA, RESTA O SE NE VA? IL GENERALE HA SEDOTTO UN ELETTORATO LEGHISTA DI CENTRO-SUD, ORFANO DEL PROGETTO DI LEGA NAZIONALE VOLUTO DA SALVINI. MA LA RESA DEI CONTI CON LA BASE STORICA DEL NORD È VICINA

Dicembre 2nd, 2024 Riccardo Fucile

IL TRIO DI GOVERNATORI ZAIA-FEDRIGA-FONTANA, DOPO I FLOP DEL CARROCCIO, RIVENDICANO IL RITORNO ALLE ORIGINI PADANE… L’AGITAZIONE DEL “CAPITONE” PER IL CONGRESSO IN LOMBARDIA

Ad agitare gli umori all’interno della Lega non c’è solo il Congresso in Lombardia, che vede contrapposti il fedelissimo di Salvini, Luca Toccalini al capogruppo al Senato, Massimiliamo Romeo (favorito), con la partecipazione speciale del “dissidente” Cristian Invernizzi. A scuotere il Carroccio c’è il fattore Vannacci.
Proprio ora che lo zoccolo duro del partito (Zaia, Fedriga, Fontana) ha rivendicato la necessità di tornare alle radici padane, e ad occuparsi esclusivamente del Nord, il generale, invece, da sempre inviso ai governatori, parla a quell’elettorato del centro-sud che si lasciò sedurre da Salvini nel progetto di una Lega nazionale.
Un elettorato sostanzialmente in sintonia con le battaglie anti-migranti e contro il politicamente corretto, che si sente rappresentato dal “mondo al contrario” di Vannacci, e dunque guarda con favore alla Lega, ma non condivide il nord-centrismo di certe battaglie, a partire dall’autonomia differenziata.
La domanda sorge spontanea: Vannacci cambierà pelle alla Lega spostandola su posizioni “fascio-populiste” lontane dal pragmatismo lombardo-veneto, oppure il militare finirà per prendere armi, bagagli ed elettori e fare un partito tutto suo?
(da Dagoreport)

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LA CANCELLAZIONE DELL’ABUSO D’UFFICIO FA FELICI I SINDACI MA LASCIA UN BUCO NORMATIVO: DA 205 ANNI ESISTEVA UNA NORMA DI DIFESA DEL PRIVATO CITTADINO DALLE POSSIBILI PREVARICAZIONI DELL’AUTORITÀ PUBBLICA

Dicembre 2nd, 2024 Riccardo Fucile

DA UNA PARTE C’È CHI SOSTENEVA CHE LA LEGGE LASCIAVA TROPPA DISCREZIONALITÀ AI MAGISTRATI E LA ‘PAURA DELLA FIRMA’ COSTRINGEVA GLI AMMINISTRATORI ALLA PARALISI BUROCRATICA. DALL’ALTRO LATO CHI NELL’ABUSO D’UFFICIO VEDEVA UN ‘REATO SPIA’, PER SMASCHERARNE DI PIÙ GRAVI” – ORA LA NORMA VOLUTA DA NORDIO È AL VAGLIO DELLA CONSULTA E DEL PARLAMENTO UE

Il professore che passa le domande dell’esame alla sua allieva in un concorso universitario. Il carabiniere che, siccome alcune ragazze extracomunitarie rifiutano di farsi fotografare in spiaggia, senza ragione di servizio chiede loro di esibire i documenti di soggiorno. Il pm che fa processare l’ex della sua fidanzata. L’assessore che, di fronte a due contemporanee richieste di comizi elettorali, nega l’uso della piazza alla lista avversaria e lo concede invece per il comizio del proprio partito.
Sono alcune delle situazioni che in passato avevano determinato sentenze per il reato di abuso d’ufficio, e che invece adesso restano penalmente «scoperte» dopo che il Parlamento — il 25 agosto scorso — ha abrogato l’articolo 323 del codice penale.
Due secoli di storia
Abrogazione davvero «storica» quella del governo Meloni: era infatti ininterrottamente da 205 anni (Regno delle due Sicilie) che esisteva una norma di difesa del privato cittadino dalle possibili prevaricazioni dell’autorità pubblica. Tre modifiche ne avevano già via via ristretto il campo di applicazione: nel 1990 (governo Andreotti VI), nel 1997 (governo Prodi), e 2020 (governo Conte 2), più un ritocco nel 2012 (governo Monti).
Due scuole di pensiero: da una parte chi sosteneva che la legge era così vaga da lasciare troppa discrezionalità ai magistrati, tant’è che la «paura della firma» costringeva gli amministratori pubblici a rifugiarsi in una paralizzante burocrazia. Dall’altro lato chi nell’abuso d’ufficio vedeva un «reato spia», quindi un passepartout per smascherare più gravi reati quali la corruzione e la concussione.
Le statistiche delle sentenze
La campagna pro-abrogazione ha dato molto peso al fatto che l’80% delle denunce vengono regolarmente archiviate, e che addirittura nel 2021, su 5.418 fascicoli iscritti, le condanne e sentenze di patteggiamento sono state 62. Numeri inevitabili visto che il reato è stato man mano depotenziato negli anni. Va inoltre ricordato che il nostro codice prevede l’obbligatorietà dell’azione penale, vuol dire che quei 5.418 non erano processi, bensì fascicoli aperti in seguito a denunce.
Certo, non è raro vedere il tal partito denunciare per abuso d’ufficio il sindaco del tal altro partito al solo scopo di denigrarlo sui giornali, anche se poi la Procura si accorge subito che non c’è sostanza e chiede l’archiviazione. Tuttavia il dato dell’80% non è così straordinariamente superiore alla media di archiviazioni degli altri reati, che si attesta al 62%. E comunque così tanto evanescente non doveva essere l’abuso d’ufficio, se in 23 anni ci sono state più di 3.600 condanne.
Cosa cambia
In concreto cambia tutto, ad esempio per i concorsi universitari truccati, che venivano perseguiti o con il reato di turbativa d’asta o con l’abuso d’ufficio. L’anno scorso la Cassazione, con una sentenza, ha cristallizzato un orientamento in corso da tempo: la turbativa può valere per le gare nell’acquisizione di beni o servizi, ma non per le assunzioni di personale nella pubblica amministrazione attraverso i concorsi pubblici e in particolare quelli universitari, per i quali invece va applicato il reato di abuso d’ufficio.
Che però ora è stato abolito.
In pratica se non c’è un falso in atto pubblico o corruzione in denaro, tutti i professori che vogliono agevolare il loro allievo, parente o figlio di amici la faranno franca. Mani libere per il pubblico ufficiale che non si astiene in presenza di un conflitto di interesse: non ci saranno più sentenze come quella che ha condannato il comandante della Polizia municipale per aver affidato il servizio di autovelox alla società di suo cognato; o quella del dirigente comunale che ha presieduto la commissione di concorso che poi ha dichiarato vincitrice sua nipote
Ma nemmeno quella del sindaco che ha sciolto una seduta del Consiglio comunale per impedire di votare la costituzione di parte civile del Comune in un processo a suo carico. Mano libera al direttore generale di una Asl che illegittimamente dequalifichi un servizio ospedaliero da struttura complessa a struttura semplice per demansionare il primario; e pure al magistrato che per semplice astio chieda il rinvio a giudizio dell’ex fidanzato della sua compagna. Non a caso anche il Csm a inizio ottobre ha archiviato in blocco 20 procedimenti disciplinari aperti a carico di altrettanti magistrati sotto indagine per abuso d’ufficio.
E ora il vuoto Per i fautori dell’abolizione dell’abuso d’ufficio nel futuro bastano e avanzano gli altri reati di peculato, corruzione, concussione e rivelazione di segreto. Oltre alla possibilità di ricorrere al Tar e alla responsabilità dei dipendenti pubblici per danno erariale di fronte alla Corte dei conti, a cui si aggiungono i procedimenti disciplinari in seno alle varie amministrazioni.
Peccato che i disciplinari vengono quasi sempre congelati in attesa dell’esito del giudizio penale (che non ci sarà più), e l’esperienza mostra che mai nessuno nella pubblica amministrazione promuove di propria volontà un disciplinare senza il pungolo del penale.
Per quel che riguarda la Corte dei conti è in cantiere un progetto di legge per circoscrivere la responsabilità per danno erariale alla sola ipotesi del dolo, con esclusione della colpa grave. Sono stati resi possibili affidamenti diretti di beni o servizi sino a 140 mila euro di soldi pubblici senza nemmeno confrontare due preventivi. Il conflitto d’interessi è passato in cavalleria, e l’attività di lobbying continua a non essere regolata.
Nell’attesa condanne cancellate
Già sei Tribunali in giro per l’Italia nelle scorse settimane hanno sollevato davanti alla Consulta il possibile contrasto della legge che ha abrogato l’abuso d’ufficio con l’articolo 117 della Costituzione per la possibile violazione degli obblighi derivanti dal diritto internazionale della Convenzione Onu di Merida, e con l’articolo 97 sui principi di buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione.
Bisognerà fare i conti anche con la proposta di direttiva del Parlamento Europeo del 3 maggio 2023 che all’articolo 11 prevede, tra l’altro, che gli Stati membri «prendono le misure necessarie affinché sia punibile come reato l’intenzionale esecuzione o omissione di un atto, in violazione delle leggi, da parte di un funzionario pubblico nell’esercizio delle sue funzioni al fine di ottenere un indebito vantaggio per sé o per un terzo».
Se la proposta venisse approvata, l’Italia sarebbe costretta a reintrodurre l’abuso d’ufficio. Nell’attesa della decisione della Corte costituzionale e del Parlamento Ue, gli oltre 3.600 condannati per abuso d’ufficio dal 1997 al 2020, hanno diritto di ottenere dal giudice dell’esecuzione la cancellazione dal casellario giudiziario e tornare «immacolati».
Luigi Ferrarella e Milena Gabanelli
per il “Corriere della Sera”

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SONDAGGIO EMG: AVANZA IL PD DI ELLY, CALA FDI

Dicembre 2nd, 2024 Riccardo Fucile

NEL CENTRODESTRA CRESCE SOLO FORZA ITALIA, IN CALO IL M5S

Prosegue la crescita del Partito democratico, che nelle ultime settimane ha visto i suoi consensi salire rispetto ai suoi avversari politici. Diversamente Fratelli d’Italia ha perso qualche pezzo, anche si mantiene in cima alla classifica di gradimento degli italiani.
Segno positivo per Forza Italia, mentre Lega e Movimento 5 Stelle rimangono pressoché stabili. Si registrano variazioni minime anche per Alleanza Verdi-Sinistra, Azione, Italia Viva e +Europa. Lo riporta l’ultimo sondaggio di Emg different.
Come va il centrodestra nei sondaggi
Fratelli d’Italia perde lo 0,2% e scende al 29,2%. Il partito di Giorgia Meloni si allontana dalla soglia del 30% e accorcia la distanza con il suo principale rivale politico, il Partito democratico.
A crescere nel centrodestra è invece, Forza Italia che guadagna lo 0,2% e sale al 9,2%. Gli azzurri sono l’unica forza a crescere nella maggioranza questa settimana, confermando il consolidamento dei suoi consensi avvenuto negli ultimi mesi.
FI sembra ormai aver assunto stabilmente lo status di secondo partner di coalizione, anche se prosegue la contesa con l’alleato leghista. Attualmente la Lega risulta sotto di mezzo punto, ferma all’8,7%
Sempre nel centrodestra, segno negativo per Noi moderati che si attesta all’1,4%, in calo dello 0,2%.
Chi va meglio e chi peggio nel centrosinistra
Come detto, il Partito democratico è in crescita. Dopo le regionali in Umbria e in Emilia-Romagna, dove il Pd è arrivato primo, i suoi consensi sono saliti e ora il partito è al 23,5%, con un +0,2% nell’ultima settimana.
Non si può dire lo stesso per il Movimento 5 Stelle che, in calo dello 0,1%, si ferma al 10,9%. Il partito di Giuseppe Conte aveva intrapreso una lenta ripresa nei consensi dopo il crollo di giugno, ma ora la crescita sembra essersi arrestata.
Per i 5Stelle le cose non vanno per il meglio, complice anche le continue schermaglie tra il leader e Beppe Grillo.
Per quanto riguarda le altre forze di centrosinistra, Alleanza Verdi-Sinistra perde lo 0,2% e scende al 6,4%. Cresce lievemente (+0,1%) Azione, al 2,5%, mentre Italia Viva cala dello 0,1% e si attesta al 2,3%. Nessuna variazione per +Europa, che resta all’1,5%.
(da Fanpage)

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“ADESSO MI RIPRENDO IL SIMBOLO”: BEPPE GRILLO VUOLE LA GUERRA TOTALE CON CONTE, DOPO AVER CHIESTO LA RIPETIZIONE DEL VOTO SUL NUOVO STATUTO (AL CENTRO DELLA DISFIDA C’E’ L’ABOLIZIONE DEL RUOLO DEL GARANTE M5S)

Dicembre 2nd, 2024 Riccardo Fucile

GLI ESPONENTI VICINI A BEPPE GLI CHIEDONO DI “INTERROMPERE LA STRATEGIA GANDHIANA” PERCHÉ “NON PAGA”: VORREBBERO UN INTERVENTO PER SPIEGARE ALLA BASE (E NON SOLO) COME MAI HA CHIESTO LA RIPETIZIONE DEL VOTO

Beppe Grillo ha deciso: comunque vada la seconda votazione sul ruolo del garante, lo scontro con i contiani non finirà. Troppi gli attacchi, troppe le uscite giudicate a dir poco ingenerose nei suoi confronti. […] Il fondatore del Movimento si è sfogato con i suoi fedelissimi: «Adesso mi riprendo il simbolo». Ha spiegato che nella manleva c’è scritto chiaramente che la proprietà del logo è dell’Associazione di Genova, ossia sua. Perché quella genovese è una struttura che fa chiaro riferimento al fondatore. «Le cause nei miei confronti ormai sono poche, posso rinunciare anche alla manleva», avrebbe detto il garante del Movimento.
Lo sfogo arriva non solo dopo l’escalation di dichiarazioni e prese di posizione (l’ultima di Marco Travaglio che sabato in un editoriale durissimo ha suggerito di «mandare aff..» il fondatore), ma anche dopo il pressing dell’ala movimentista. Molti degli esponenti vicini a Grillo gli chiedono di «interrompere la strategia gandhiana» perché «non paga». I suoi fedelissimi vorrebbero un intervento per spiegare alla base (e non solo) come mai ha chiesto la ripetizione del voto e allo stesso tempo la sua area predica l’astensione.
L’ala movimentista mastica amaro: «Chi lo vuole mandare a quel paese ha fatto crollare il M5S. Altro che diritto all’estinzione evocato da Grillo: a seguire certa gente il Movimento si estinguerà da solo». I contiani insistono nella loro campagna anti-garante. I fedelissimi del presidente si scatenano di fronte all’idea di una querelle legale, che rischia di bloccare il progetto del leader: «Ora basta, Grillo ha stancato. Bisogna saper perdere». Ma la partita evidentemente non è ancora conclusa
(da agenzie)

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MARINE LE PEN E’ PRONTA A SFIDUCIARE IL GOVERNO BARNIER: LA “ZARINA SOVRANISTA” VOTERA’ INSIEME A MELENCHON PER FAR CADERE L’ESECUTIVO CHE SI REGGE SULL’ASTENSIONE DEL “FRONT NATIONAL”

Dicembre 2nd, 2024 Riccardo Fucile

LA LEGGE DI BILANCIO PRESENTATA DA BARNIER, CHE PUNTA A RISOLLEVARE LE FINANZE DISASTRATE DELLA FRANCIA, CONTENEVA ALCUNE MISURE CHE LE PEN GIUDICA INACCETTABILI

Dopo l’annuncio del premier Michel Barnier, di ricorrere all’articolo 49.3 della costituzione per adottare il bilancio sul welfare, la France Insoumise (Lfi) di Jean Luc Mélenchon ha annunciato come previsto una ‘mozione di censura’ (sfiducia) contro il governo
A stretto giro di posta, il Rassemblement National (Rn) di Marine Le Pen ha confermato che voterà insieme alla sinistra per far cadere il governo.
”Voteremo la censura”, ha riferito su X il gruppo del Rassemblement National (Rn) che dispone del maggior numero di deputati all’Assemblea Nazionale di Parigi, confermando così di essere pronto a unire i suoi voti a quelli della gauche per approvare la mozione di censura (sfiducia) presentata dalla France Insoumise (Lfi) di Jean-Luc Mélenchon a nome del cartello di sinistra Nouveau Front Populaire.
Con l’apporto dell’estrema destra lepenista, la mozione della gauche potrebbe così raccogliere oltre 300 voti, consentendo la sua adozione (fissata a 288 voti) e l’inesorabile caduta del governo Barnier, ad appena due mesi dal suo insediamento.
Sono ore decisive per il governo Barnier. “Salvo miracolo, voteremo la sfiducia” aveva già detto Jordan Bardella, delfino di Le Pen e presidente del Rassemblement National, e così ha confermato oggi pomeriggio: l’estrema destra francese vuole far cadere l’esecutivo di minoranza nato appena due mesi fa nel pieno dell’approvazione della Finanziaria. Barnier ha appena annunciato che userà l’articolo costituzionale 49.3 per varare la legge di bilancio della Sécurité Sociale, il welfare francese per farla passare nonostante l’opposizione del Rn.
Il governo avrebbe potuto ancora modificare la sua bozza di legge fino all’ultimo minuto, ma non lo ha fatto. La presidente dell’Assemblée Nationale, Yael Braun-Pivet, aveva esortato Barnier a farlo, ma dal canto suo, il premier aveva già fatto molte concessioni. Anche la sinistra del Nuovo Fronte Popolare ha annunciato la sfiducia, “di fronte a questa ennesima violazione della democrazia”.
Una mozione di sfiducia potrebbe arrivare in Parlamento già mercoledì. Se Barnier cadesse sarebbe uno shock per la Francia, paese che non è abituato all’instabilità politica da quando il generale De Gaulle ha instaurato il sistema semi-presidenziale della Quinta Repubblica. Non è mai successo negli ultimi decenni che un esecutivo sia caduto nel mezzo all’approvazione della Finanziaria.
Per gli analisti, la caduta del governo Barnier aumenterebbe il premio di rischio sul debito pubblico della Francia che ha già uno spread arrivato ai livelli più alti dalla crisi finanziaria del 2012. In caso di sfiducia, il governo Barnier potrà comunque restare in carica per “affari correnti”.
L’unico modo per garantire il funzionamento dello Stato sarà far votare al Parlamento la legge di bilancio del 2024, con le stesse entrate e uscite dell’anno in corso, in attesa di trovare un nuovo governo. Ma senza garanzia di riuscirci in un Parlamento diviso in tre blocchi con l’esito del voto di luglio, dove non emerge nessuna maggioranza. Nel frattempo il presidente francese Emmanuel Macron è arrivato in Arabia Saudita per una visita di Stato di tre giorni che prevede anche un colloquio in giornata con il principe ereditario Mohammed bin Salman.
(da agenzie)

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IN GEORGIA STA PER ESPLODERE LA GUERRA CIVILE: LA POLIZIA CARICA I MANIFESTANTI E LI COLPISCE CON GAS LACRIMOGENI E CANNONI AD ACQUA, MA NONOSTANTE GLI ARRESTI LA PROTESTA CONTINUA

Dicembre 2nd, 2024 Riccardo Fucile

LA PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, L’EUROPEISTA SALOME ZOURABICHVILI, NON ACCETTA DI ESSERE DEPOSTA DAL PARTITO FILORUSSO “SOGNO GEORGIANO”, CHE HA CAMBIATO LA COSTITUZIONE

Anche stamattina, dopo la quarta notte di proteste pro Ue in Georgia, le forze speciali georgiane hanno fatto uso della forza per sgomberare i manifestanti di fronte al Parlamento a Tbilisi utilizzando idranti e gas lacrimogeni.
Tra gli arrestati ci sono Zurab Japaridze, uno dei leader del partito di opposizione ‘Coalizione per il cambiamento’, e diversi giornalisti. Lo riportano i media locali. “Anche chi stava andando a lavorare è finito sotto le mani calde della polizia”, riferisce NewsGeorgia. Secondo il ministro della Sanità Mikheil Sarjveladze, durante il giorno e la notte sono state portate in ospedale 37 persone.
In Georgia sono 37 le persone rimaste ferite nelle ultime 24 ore nell’ambito delle proteste pro Ue seguite alla decisione del governo di sospendere i negoziati di adesione all’Unione europea. Lo ha riferito il ministro della Sanità georgiano, Mikheil Sarjveladze, precisando che tra i feriti ci sono 24 attivisti e 12 agenti. Lo riportano i media locali.
Un’altra notte di cariche indiscriminate, gas lacrimogeni, cannoni ad acqua, spray urticanti, proiettili di gomma, calci in faccia, arresti arbitrari, nasi rotti. Più la repressione delle forze di polizia si fa violenta, maggiore è la partecipazione dei georgiani alla protesta pro-europeista che per il quarto giorno consecutivo si è presa le strade della capitale Tbilisi e ora si allarga a macchia d’olio in tutto il Paese caucasico.
Kutaisi, Rustavi, Batumi, Zugdidi, Poti, perfino la piccola Khashuri, nel mezzo delle bellissime montagne georgiane, si sono unite alla protesta di massa della capitale, in fiamme da quando il governo ha annunciato il “rinvio” del percorso di adesione all’Ue, dopo un’evoluzione illiberale in chiave filorussa e una vittoria alle elezioni del 26 ottobre su cui pesano prove di irregolarità e solidi indizi di brogli su vasta scala.
Ormai è chiaro che i manifestanti non hanno nessuna intenzione di farsi intimorire da chi li vorrebbe riportare tra le braccia della Russia e lontano dall’Europa, lo cantano ormai senza sosta in quello che è diventato una sorta di inno delle manifestazioni: «Fino alla fine».
La tensione è altissima fuori e dentro i palazzi del potere, con l’ennesima sfida lanciata contro la presidente filo-Ue Salomé Zourabichvili, che aveva escluso di dimettersi fino a nuove elezioni: «La presidente il 29 dicembre dovrà lasciare la sua residenza e consegnare l’edificio al presidente legittimamente eletto» ha detto invece ieri il premier Irakli Kobakhidze, escludendo un ritorno alle urne. Una sorta di avviso di sfratto da palazzo Orbeliani che suona come una minaccia.
La scelta del nuovo presidente della Repubblica – che per la prima volta non sarà eletto dal popolo ma da un collegio dominato dal partito al governo Sogno geogiano – è prevista il 14 dicembre e l’insediamento del nuovo capo dello Stato è fissato per il 29, ma fino ad allora in Georgia può succedere di tutto. Le opposizioni hanno boicottato il nuovo parlamento, la presidente si è rifiutata di inaugurarlo e ora Sogno Georgiano siede in un aula tutta per sé e ha scelto l’ex calciatore Mikheil Kavelashvili come candidato alla massima carica dello Stato.
Dopo i timidi segnali e le tiepide condanne, l’Europa sembra essere però entrata in partita: «Inaccettabile la violenza che la polizia ha esercitato contro manifestanti pacifici», ha dichiarato la nuova Alta rappresentante della politica estera dell’Unione Kaja Kallas, entrata simbolicamente in carica sul suolo ucraino, mentre era in viaggio verso Kyiv per testimoniare vicinanza e garantire sostegno: «L’Unione Europea è al fianco del popolo georgiano nella scelta del suo futuro».
«Al fianco del popolo georgiano e della sua scelta per un futuro europeo» in contrapposizione alle decisioni del governo si è schierata anche Ursula Von der Leyen: «La porta dell’Ue resta aperta». Sulla situazione in Georgia sono fissati gli occhi dei blocchi opposti.
Non poteva mancare il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo Dmitri Medvedev che ieri ha lanciato allusioni che suonano più come minacce: «Ci sono tutti i presupposti per far ripiombare la Georgia nell’abisso della guerra civile. In breve, i vicini stanno rapidamente seguendo il percorso ucraino verso l’abisso. Di solito questo finisce molto male».
(da agenzie)

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