Dicembre 13th, 2024 Riccardo Fucile
BUDANOV NON PERDONA, LE OPERAZIONI MIRATE CONTINUANO
Un cadavere tra la neve del parco Kuzminsky, Kotelniki, Mosca. È il corpo senza vita di Mikhail Shatsky, uno dei progettisti del centro che sviluppa i missili che stanno piovendo in queste ore sull’Ucraina.
La Difesa gialloblu, dice la stampa di Kiev, ha rivendicato le pallottole che hanno messo fine alla vita dell’esperto: “La morte è probabilmente stata orchestrata dal Gur, intelligence militare ucraina. Chiunque è coinvolto nello sviluppo del complesso militare industriale russo e sostiene l’aggressione russa in Ucraina è, in un modo o nell’altro, obiettivo legittimo delle Forze di Difesa”.
Il primo a dare la notizia della morte è stato giornalista anti-Cremlino Aleksandr Nevzorov sul canale Telegram: “È stato eliminato un criminale particolarmente pericoloso”.
Shatsky era il vice capo del dipartimento incaricato di modernizzare i missili da crociera Kh59 e Kh69 del colosso Rosatom e si occupava dell’integrazione di tecnologia avanzata e intelligenza artificiale in droni, aerei e veicoli spaziali.
Un anno fa, il 6 dicembre 2023, è stato assassinato l’ex deputato ucraino filorusso Ilia Kyva durante un’operazione speciale dei servizi di sicurezza ucraini Sbu. “Un simile destino toccherà agli altri traditori dell’Ucraina” ha detto Andrii Yusov, portavoce dell’intelligence.
Kyva, eletto nel 2019 tra le fila del partito filorusso Piattaforma d’opposizione, legato all’oligarca Viktor Medvechuk e accusato di tradimento da Kiev, era scappato dalla Capitale ucraina a febbraio 2022, qualche giorno prima che i carri armati russi varcassero il confine. Nello stesso giorno fu ucciso con una bomba piazzata nella sua auto regione orientale Oleg Popov, deputato nel parlamento di Lugansk. Non sono i primi, probabilmente non saranno gli ultimi omicidi mirati dell’intelligence ucraina. Prima di loro sono stati uccisi la figlia dell’ideologo anti-occidentale Darya Dughina e Vlad Tatarsky, blogger militare filo-russo: la prima è morta per una bomba piazzata nella sua auto, il secondo per un ordigno piazzato in un bar di Pietroburgo.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Dicembre 13th, 2024 Riccardo Fucile
LE VISITE SONO AVVENUTE IN QUATTRO CENTRI: MALTRATTAMENTI FISICI E USO ECCESSIVO DELLA FORZA
La visita – riferisce il Comitato in una nota – è avvenuta nel 2024 e si è concentrata sul
trattamento e sulle condizioni di detenzione dei cittadini stranieri trattenuti in quattro centri di permanenza per il rimpatrio a Milano, Gradisca, Potenza e Roma.
Il cpt ha riscontrato diversi casi di presunti maltrattamenti fisici e uso eccessivo della forza da parte di agenti di polizia nei confronti di cittadini stranieri.
Psicofarmaci agli immigrati
Il Comitato è inoltre critico nei confronti della diffusa pratica di somministrazione di psicofarmaci non prescritti diluiti in acqua a cittadini stranieri, come documentato presso il cpr di Potenza. Sotto accusa anche la pratica di trasportare i migranti ammanettati in un veicolo della polizia senza che venga offerto loro cibo e acqua durante i viaggi.
Più in generale, il Comitato è molto critico nei confronti sulla progettazione dei cpr e in particolare dell’ambiente carcerario, in cui sono utilizzati tripli schermi metallici alle finestre e strutture esterne simili a gabbie. Altre carenze identificate riguardano la scarsa qualità del cibo fornito alle persone detenute e la carenza di prodotti per l’igiene personale.
La bocciatura senz’appello dell’istituzione di Strasburgo: «Centri inadatti, così il modello Albania non può funzionare»
Nel complesso, i centri di permanenza per i rimpatri in Italia vengono definiti «non idonei» alla luce delle condizioni di vita per le persone che vi sono trattenute. Si denunciano, in particolare, «pessime condizioni materiali, assenza di un regime di attività, approccio sproporzionato alla sicurezza, qualità variabile dell’assistenza sanitaria e mancanza di trasparenza da parte degli appaltatori privati».
Un’esperienza pregressa, nota l’organo del Consiglio d’Europa allargando la prospettiva, che «mette in discussione» l’idea di replicare tale modello in Albania. Gli ispettori del Consiglio d’Europa – organo con sede a Strasburgo che non ha nulla a che vedere con l’Unione europea – avevano visitato lo scorso aprile quattro Cpr: quelli di via Corelli a Milano, Gradisca d’Isonzo, Palazzo San Gervasio a Potenza, e Ponte Galeria a Roma.
(da agenzie)
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Dicembre 13th, 2024 Riccardo Fucile
IN VOLO PER VISITARE I CENTRI PER I MIGRANTI
Elly Schlein è in viaggio verso l’Albania dove visiterà i centri per migranti allestiti dal governo italiano a Shengjin e Gjader.
La missione della segretaria del Pd arriva dopo le polemiche delle ultime settimane che hanno accompagnato l’avvio complicato del progetto-Albania.
I centri che dovevano accogliere centinaia di migranti recuperati nel Mediterraneo dalle navi della Marina italiana non si sono mai riempiti e, anzi, i pochi ospiti che sono stati portati in Albania sono stati fatti rientrare in Italia dopo le decisioni dei giudici che hanno annullato i fermi.
(da agenzie)
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Dicembre 13th, 2024 Riccardo Fucile
IL MOTIVO: “VOLEVO FARLE UN DISPETTO”… IL CASO IN UNA RESIDENZA PROTETTA PER ANZIANI
Ha visto l’occasione e l’ha colta. Così una suora ha derubato una consorella del suo
portafoglio, lasciato incustodito sul letto, ha preso la carta di credito e ha prelevato in due minuti 1000 euro.
La vittima del furto quando si è accorta dell’ammanco ha deciso di denunciarla. «Volevo solo farle un dispetto», si è difesa la donna nell’interrogatorio. Ma ora, come riporta Repubblica, rischia il processo per furto e uso indebito di carte di credito.
L’episodio
Tutto si è svolto il 26 agosto in una residenza protetta per anziani nel quartiere di Albaro (Genova). La suora avrebbe visto il portafoglio della consorella sul letto della sua stanza. Una volta preso, è uscita dalla struttura ed è andata al bancomat più vicino. Quindi, in due minuti, ha prelevato prima 500 euro e poi altri 500 euro.
Le indagini sono state condotte dalla pm Sabrina Monteverde. La suora è difesa dall’avvocato Matteo Carpi.
(da agenzie)
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Dicembre 13th, 2024 Riccardo Fucile
MACRON NON HA ANCORA CAPITO CHE IL MANDATO A PREMIER SI ASSEGNA A CHI HA VINTO LE ELEZIONI, NON A CHI LE HA PERSE
Il presidente Emmanuel Macron, si legge nella nota diffusa dall’Eliseo, “ha nominato Francois Bayrou primo ministro e l’ha incaricato di formare un governo”.
Bayrou, 73 anni, presidente del MoDem, principale partito di centro, è stato fin dalla prima campagna elettorale di Emmanuel Macron, un sostenitore e una guida per il presidente, ma spesso non ha nascosto i disaccordi: il lungo colloquio di questa mattina tra i due – secondo fonti della presidenza – sarebbe stato molto teso.
Rientrato ieri da una missione in Polonia, Macron si era impegnato a nominare un nuovo premier dopo la caduta di Michel Barnier entro stamattina.
“In teoria non ci sarà una sfiducia a priori” del Rassemblement National contro Bayrou: lo ha detto il presidente del Rassemblement National, Jordan Bardella, commentando la nomina di Francois Bayrou a Matignon. Dopo l’annuncio della nomina, Bardella ha dichiarato che “le linee rosse” del partito di Marine Le Pen “restano le stesse”.
“La palla – ha detto Bardella – è ormai nel campo di Bayrou. Il nuovo premier deve prendere in considerazione il nuovo dato politico, che rende necessario un dialogo” con tutte le forze politiche.
Mathilde Panot, dirigente de La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, ha già proclamato che il suo partito presenterà subito “una mozione di sfiducia” contro il governo Bayrou.
“La nomina di François Bayrou come primo ministro è una brutta notizia”, ha commentato Fabien Roussel, segretario nazionale del Partito comunista francese. “Si ostinerà a voler imporre una politica che ha fallito e che è stata sanzionata?”, si chiede su X Roussel, aggiungendo: “Noi chiediamo un cambiamento di direzione politica, il rispetto del Parlamento e un governo che non metta la fiducia” per far passare le leggi.
Ora al leader di Modem, 73 anni, spetta il compito di trovare una maggioranza che lo sostenga, possibilmente più a lungo di quanto la precedente non abbia tenuto in vita l’esecutivo guidato da Michel Barnier, sfiduciato dieci giorni fa dall’Assemblea nazionale.
Da una settimana si susseguivano all’Eliseo le consultazioni in diversi formati – con singole forze, poi in un tavolo allargato – di Macron con tutti i partiti tranne le “ali” di estrema destra e sinistra (Rassemblement national e Le France Insoumise) per trovare un accordo «minimo» su una nuova maggioranza in grado di far nascere un nuovo governo, in una situazione di seria instabilità politica e finanziaria.
La prima è esemplificata dal numero di primi ministri che la Francia avrà in questo 2024: quattro, un inedito assoluto per un Paese con il “mito” della stabilità della Quinta Repubblica (Elizabeth Borne, Gabriel Attal, Michel Barnier, ora François Bayrou).
La seconda dal debito pubblico e dal deficit finiti fuori controllo, sotto la lente preoccupata dell’Ue e dei mercati, emergenza cui il Paese, in mancanza di una legge di bilancio 2025, è costretto a rispondere prorogando con una legge speciale la manovra 2024.
A tutt’oggi non è chiaro tuttavia se quella maggioranza di più o meno larghe intese auspicata da Macron e dai suoi sia stata trovata e se sì attorno a quale progetto. Probabile che da questo pomeriggio stesso Bayrou dovrà rimboccarsi le maniche della camicia e cercarsela da solo, guardando, come da sempre abituato a fare, tanto verso destra quanto verso sinistra.
(da agenzie)
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Dicembre 13th, 2024 Riccardo Fucile
IN PIAZZA A ROMA 5.000 LAVORATORI, SLOGAN CONTRO SALVINI E LANCIO DI PETARDI CONTRO IL MINISTERO DEI TRASPORTI
Gli operai, lavoratori pubblici, i migranti dei centri di accoglienza. E gli studenti. Sono
oltre tremila le persone scese in piazza per la manifestazione indetta dall’Usb nel giorno dello sciopero generale.”Via il governo Meloni, alzate i salari, abbassate le armi” si legge sopra uno degli striscioni presenti a piazzale Tiburtino, punto di partenza della manifestazione che si chiude in via Goito. Nel corso del corteo sono stati esplosi petardi a ridosso della sede dell’Aeronautica e davanti al ministero dei trasporti.
Non è un caso. La protesta, infatti, arriva dopo il braccio di ferro tra l’Usb e il ministro dei trasporti Matteo Salvini, che ieri aveva tentato di precettare lo sciopero. Il Tar del Lazio, pero, ha dato ragione al sindacato.
A Salvini sono dedicati molti dei cori dei manifestanti: “Questo ministro non si occupa di trasporti, ma solo di sagre e tortellini”. Mentre dal megafono vengono messe sotto accusa le politiche del governo. “Hanno fatto diventare il lavoro solo sfruttamento. Si lavora solo in cambio di salari da fame. Il governo ci sta negando il futuro e ci stra trascinando in un’economia di guerra. Intanto le fabbriche chiudono”.
In piazza ci sono lavoratori da tutta Italia. “Noi siamo qui per chiedere più diritti” spiega Babu, operaio del Bangladesh impiegato in una lavanderia industriale. “Lavoro li da 13 anni e lo stipendio è sempre lo stesso. Così non si può vivere. Abbiamo avuto per la prima volta i buoni pasto sei mesi fa, questo perché ci siamo rivolti al sindacato. Non sapevamo nemmeno che ci spettassero”.
Presenti anche molti giovani dei centri d’accoglienza. Tra loro c’è Adrako, 37enne del Togo. “Io sono sbarcato un anni fa a Lampedusa, poi mi hanno mandato nel centro di accoglienza di Trevi, dove stiamo senza fare niente. Possiamo solo dormire. Siamo qui in piazza perché chiediamo diritti e lavoro. Senza documenti non è possibile avere integrazione, un lavoro, una casa, una famiglia, pagare le tasse. Con le leggi di questo governo l’unica soluzione è finire in strada e diventare un delinquente. Ma non è questo quello che vogliono le persone che sono qui”.
(da agenzie)
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Dicembre 13th, 2024 Riccardo Fucile
PER EVITARE UNA SONORA SCONFITTA SALVINI COSTRETTO AL VIA LIBERA A ROMEO CANDIDATO UNICO
“Per la Lega faccio un passo di lato nella corsa alla segreteria della Lombarda”: il deputato della Lega Luca Toccalini, responsabile dei giovani leghisti, annuncia il ritiro dalla corsa alla segreteria della Lega Lombarda.
Per il congresso regionale della Lega Lombarda, in programma domenica 15 dicembre all’Hotel Sheraton Milan San Siro, in via Caldera 3 a Milano, con prima convocazione alle 9,15 resta, quindi, in campo ora soltanto il nome del capogruppo leghista al Senato, Massimiliano Romeo.
E spiega: “È stata una scelta difficile e ponderata dopo che negli ultimi giorni ho ascoltato i militanti e ho incontrato sia il segretario federale Matteo Salvini che il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo con i quali è stato concordato questo percorso. In vista del congresso di domenica è emersa la volontà di presentarsi ai militanti con una candidatura unitaria, e per questo ritengo saggio un mio passo di lato per contribuire a garantire unità all’interno della Lega Lombarda. Ringrazio tutti i militanti che mi hanno sostenuto: e per tutti loro sarò garante per un congresso che porti rinnovamento e slancio nella Lega Lombarda”.
Arriva il commento del vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini: “Grazie a Luca Toccalini per la scelta di impegno e responsabilità in vista del congresso della Lega Lombarda di domenica che confermerà un partito unito, in crescita e pronto a nuove sfide, con più di 200 sindaci e migliaia di amministratori locali e militanti, che chiedevano scelte unitarie e squadra compatta. Con Luca Toccalini stiamo lavorando per essere sempre più presenti, nelle scuole, nelle università e sui luoghi di lavoro, col nostro movimento della Lega Giovani: a lui affiderò nuove responsabilità di guida in vista del prossimo congresso federale a inizio 2025. Sia lui che Massimiliano Romeo, con cui condivido passione, militanza e impegno da trent’anni, saranno preziosi per i futuri successi della Lega, per il bene della Lombardia e dell’Italia”.
“Deve chiederlo a lui, non ne ho la più pallida idea: io credo che lui stia cercando una soluzione condivisa per evitare che ci siano le votazioni, un minimo di contrapposizione. La scelta di un candidato unico è sicuramente più auspicabile”. Così il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, a margine di un evento a Milano a una domanda se Salvini abbia voluto evitare la conta con Romeo candidato unico alla segreteria della Lega Lombarda.
(da agenzie)
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Dicembre 13th, 2024 Riccardo Fucile
IL TRIBUNALE HA ACCOLTO IL RICORSO PRESENTATO DALL’ASSOCIAZIONE NCC ITALIA: FINO ALLA DECISIONE DEL TAR DEL 13 GENNAIO, GLI NCC POTRANNO CONTINUARE A PRENDERE I CLIENTI CHE HANNO PRENOTATO SENZA DOVER ASPETTARE 20 MINUTI TRA UNA CORSA E L’ALTRA
Il Tar del Lazio ha sospeso parzialmente il decreto interministeriale Salvini-Piantedosi
sugli Ncc (il numero 226 del 16 ottobre), nella parte in cui stabiliva che gli autisti devono attendere 20 minuti fra una corsa e l’altra. “Vittoria della giustizia e dei consumatori che avrebbero pagato quella siesta obbligatoria, atteso che gli Ncc avrebbero avuto minori ricavi a parità di ore lavorate e, quindi, avrebbero finito inevitabilmente per traslare questa tassa Salvini sui clienti”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori
“Ora – aggiunge – speriamo di non assistere al solito attacco contro i giudici cattivi, atteso che il ministro pretendeva con un atto amministrativo di modificare la ratio di una legge e aggirare la sentenza della Consulta. Auspichiamo, anzi, che i giudici sollevino la questione di illegittimità costituzionale di quel decreto, atteso che con un decreto si volevano limitare alcune libertà espressamente garantite dalla Costituzione, come la libertà di iniziativa economica”, conclude Dona.
Secondo Francesco Artusa, presidente dell’associazione di categoria Sistema trasporti, “fino alla decisione nel merito del Tar il 13 gennaio, gli Ncc potranno continuare a prendere i clienti che hanno prenotato, senza dover aspettare 20 minuti tra la fine di una corsa e l’inizio di un’altra”.
(da agenzie)
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Dicembre 13th, 2024 Riccardo Fucile
DUE EX PRESIDENTI DI REGIONE E L’ATTUALE SINDACO DI PALERMO “PER ALLARGARE IL CENTRODESTRA”
C’è pure il grillino Giancarlo Cancelleri nel nuovo soggetto politico presentato mercoledì 11 dicembre alla stampa a Palermo. L’ex candidato alla presidenza della Regione e sottosegretario al ministero per le Infrastrutture nel governo Draghi aderisce adesso alla nuova creatura di centrodestra messa assieme da Gianfranco Micciché, Raffaele Lombardo e Roberto Lagalla.
“Mi sono reso conto che probabilmente in passato ho fatto delle valutazioni errate, ho cambiato idea”, aveva detto Cancelleri quando il 22 aprile del 2023 aveva annunciato l’addio al M5s per aderire al partito di Silvio Berlusconi.
Un anno e mezzo dopo ha cambiato ancora idea e siede nella platea accorsa all’Hotel Politeama per “il taglio del nastro” della nuova “iniziativa politica” partorita dalla nuovissima triade.
Due ex presidenti – Micciché dell’Ars, Lombardo della Regione – più l’attuale sindaco del capoluogo siciliano, Lagalla: tutti assieme appassionatamente in una nuova formazione già annunciata ma adesso presentata ufficialmente. Un modo “per allargare il centrodestra”, così hanno spiegato nel pomeriggio alla stampa.
Il perimetro è quello, e anche se ancora non c’è il nome nemmeno il simbolo, c’è già la mira: “Certamente abbiamo una aspirazione elettorale per le prossime amministrative e per le regionali, ma non per un interesse personale. Guardiamo a liste elettorali per chi ha talento da spendere”, ha spiegato Micciché, l’ex console di Berlusconi in Sicilia. E di sicuro c’è un collante: Renato Schifani.
A mettere assieme i tre esponenti della politica siciliana nella nuova (si fa per dire) creatura è, infatti, l’attuale presidente della Sicilia, suo malgrado. Dopo gli scontri con Micciché, che hanno portato quest’ultimo perfino ad abbandonare Forza Italia, ovvero il partito che aveva contribuito a fondare; dopo il braccio di ferro con il sindaco di Palermo sul razionamento dell’acqua, deciso dal primo cittadino ma al quale era contrario il presidente; dopo le ultime manovre politiche che hanno mostrato la solida vicinanza tra Schifani e l’ex presidente Totò Cuffaro, eterna nemesi di un altro ex presidente, Raffaele Lombardo, ecco nascere un nuovo contenitore elettorale: “Abbiamo un candidato alla Regione siciliana? Eccome se lo abbiamo. State certo che siamo tutti d’accordo: è l’attuale presidente della Regione, si chiama Renato Schifani”, si affretta a chiarire ai giornalisti Lombardo. E a sgombrare il campo dallo scontro col convitato di pietra di questa conferenza stampa c’è anche Lagalla: “Non ci sono interessi personali. Escludo di pensare di essere candidato alla presidenza della Regione: sto lavorando per la mia città e se le cose dovessero andare bene mi piacerebbe riproporre la mia candidatura per un secondo quinquennio”.
Il primo cittadino di Palermo non ha mire sulla presidenza della Regione, dunque, almeno per il momento, mentre anche l’ex console berlusconiano tende la mano: “Quest’appuntamento non è un attacco a Schifani: io per primo ho chiesto la benevolenza da parte del presidente della Regione. Il patto federativo tra Lombardo e Tajani esiste da tempo, ma credo ci sia sempre stata la partecipazione di Schifani”.
E la conferenza stampa è occasione anche per toni revanscisti: “Chi si era convinto che le vicende dell’ultimo periodo mi avessero paralizzato, si sbagliava”, ha detto l’ex forzista, che dopo una braccio di ferro sul gruppo di Fi all’Assemblea regionale – nei primi mesi della legislatura esistevano infatti due gruppi forzisti – è approdato infine al gruppo misto, rinfoltendo di fatto le file dell’opposizione (fece il giro del web una foto di Micciché a cena con i deputati regionali di M5s e Pd). Lo scorso ottobre, invece, la procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex console azzurro per peculato e truffa per una “gestione arbitraria e personalistica” dell’autoblu che aveva in dote come presidente dell’Ars.ù
Ma perché un nuovo partito? “Una risposta comprensibile a uno spazio che si apre al centro nel momento in cui il Pd ha fatto scelte molto più radicali e il terzo polo ha mostrato le limitazioni di rappresentatività: non è un caso che all’interno di Lavoriamo per Palermo ci siano esponenti provenienti da quel mondo”, ha spiegato l’ex presidente della Regione. Un partito di centrodestra, alternativo a quelli già esistenti, per raccogliere i moderati, questa è l’orizzonte del neonato partito.
E c’è già modo di assestare i primi colpi al governo: “Mi auguro che si approdi a una Finanziaria che preveda l’orientamento e la destinazione di risorse verso obiettivi di qualità”, spiega ancora Lombardo a margine della conferenza stampa. “Siamo stati noi per primi a sollevare il tema del superamento della dispersione di risorse in centinaia di piccole iniziative che non lasciano traccia: le cosiddette mancette”, conclude Lombardo riferendosi alle recenti polemiche sui contributi a pioggia dati dal governo e che ha travolto soprattutto esponenti di Fratelli d’Italia.
(da agenzie)
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