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NEL FANTASTICO MONDO DI GIORGIA MELONI L’ECONOMIA VA A GONFIE VELE, MA LA REALTÀ È UN BEN DIVERSA: ENNESIMA FLESSIONE DEI CONSUMI ITALIANI A NOVEMBRE

Gennaio 10th, 2025 Riccardo Fucile

SECONDO L’ISTAT LE VENDITE AL DETTAGLIO SONO SCESE SIA IN VALORE (-0,4%) CHE IN QUANTITÀ (-0,6%)… IN CALO SIA GLI ACQUISTI DI ALIMENTARI SIA QUELLI DI ALTRI TIPI DI PRODOTTO… LA FLESSIONE PIÙ MARCATA RIGUARDA TELEFONIA E INFORMATICA (- 2,8%), SEGUITA DALLE CALZATURE (- 2,7%), LIBRI E GIORNALI (- 1,6%). SI SALVA SOLO LA GRANDE DISTRIBUZIONE

Ennesima flessione dei consumi italiane, lo scorso novembre. L’Istat segnala come le vendite al dettaglio siano scese in un mese, sia in valore (-0,4%), sia in quantità (- 0,6%). Rispetto allo stesso mese del 2023 si è comprato lo 0,2% in
In novembre sono diminuiti sia gli acquisti di alimentari sia quelli di altri tipi di prodotto. Rispetto all’anno prima il calo, in valore, più marcato riguarda telefonia e informatica (- 2,8%), seguito da quelli di calzature (- 2,7%), libri e giornali (- 1,6%), farmaceutica (- 0,9%), mobili, articoli tessili e abbigliamento (- 0,6%). Gli incrementi più forti sono invece quelle di profumi e prodotti per la cura della persona (+ 4,1%), abbigliamento (+ 1,9%) ed elettrodomestici (+ 0,5%).
Si è comprato di più negli ipermercati (+ 4,5% in valore, quindi con dato maggiorato dall’inflazione, su base annua), nei supermercati (+ 3,9%) e discount (+ 4,4%). Viceversa sono in discesa gli incassi dei piccoli negozi (- 0,9%).
“I numeri dell’Istat confermano i tagli alla spesa operati dalle famiglie nel corso del 2024″, afferma Assoutenti, che chiede al governo di intervenire in fretta per affrontare il nodo prezzi.
“Sollecitiamo ancora una volta il governo ad intervenire adottando misure tese ad accelerare la discesa dei prezzi al dettaglio, combattere le speculazioni e tutelare il potere d’acquisto delle famiglie, in modo da far ripartire i consumi e sostenere commercio ed economia”.
(da agenzie)

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«AVEVO RIPRESO TUTTO, COSTRETTO DAI CARABINIERI A CANCELLARLO ANCHE DAL CESTINO»

Gennaio 10th, 2025 Riccardo Fucile

LA TESTIMONIANZA DEL SUPERTESTIMONE DELLA MORTE DI RAMY: “L’AUTO DEI CARABINIERI HA URTATO LA MOTO”

«Stavo tornando a casa, volevo mangiare un panino da un ambulante all’incrocio tra via Quaranta e via Ripamonti. Ho iniziato a sentire le sirene già all’altezza dell’incrocio di via Toscana. Ho avuto l’istinto di prendere il telefono in mano e ho iniziato la registrazione. Mi sarei aspettato di registrare l’inseguimento e non l’incidente». Inizia così la deposizione di Omar E., il 28enne supertestimone della morte di Ramy davanti al pm Marco Cirigliano.
È il giovane a cui due militari, oggi indagati per depistaggio e favoreggiamento, avrebbero fatto cancellare il video dell’incidente. «Vedevo questi mezzi percorrere via Ripamonti ad una velocità inaudita. Arrivati all’incrocio la moto ha inchiodato, l’auto era vicinissima, ho sentito le gomme dell’auto fischiare sui binari e ho sentito la collisione».
Il giovane, autista Ncc, racconta: «La macchina non ha avuto la prontezza di frenare subito, ho visto poi in quel momento l’urto tra la macchina e lo scooter. Ricordo che i ragazzi erano in procinto di svoltare, quindi l’auto con l’anteriore destro ha tamponato il posteriore sinistro dello scooter». Poi aggiunge: «Credo che i carabinieri non si aspettassero che a quella velocità i ragazzi inchiodassero e provassero a svoltare, sono stati sorpresi. Anche io mi aspettavo andassero dritti. Secondo me quello è stato il momento in cui, se ci fosse stata distanza, non ci sarebbe stato l’impatto».
Nei video si vede il ragazzo indietreggiare: «Ero molto agitato, ho visto la macchina che non è riuscita a frenare, lo scooter aveva perso il controllo dopo l’urto e ha iniziato a sbacchettare a causa della velocità senza riuscire a mantenere l’equilibrio. Il conducente dello scooter è stato sbalzato in avanti mentre lo scooter e l’auto hanno colpito il palo».
Poi due militari si rivolgono a lui. «Stavo ancora registrando quando una pattuglia si è avvicinata chiedendomi il documento e dicendomi di cancellare il video». Di preciso cosa hanno detto?, chiede il pm. «Frasi del tipo “cancella immediatamente il video”, “fammi vedere che lo hai cancellato”, a quel punto mi hanno fatto la foto al documento e hanno aggiunto “adesso sali in macchina perché ti prendi una denuncia”».
Cosa aveva ripreso? «Tutto. Non ho rivisto il video avendolo cancellato subito (non lo vedranno neanche i carabinieri, ndr ) ma sono sicuro di aver ripreso tutta la sequenza». Si è sentito intimidito? «Sì non mi aspettavo una reazione del genere e avevo paura di essere caricato in auto. Si sono messi ai miei lati chiedendomi di mostrare loro il cestino e di svuotare lo stesso, cosa che ho fatto».
Il 28enne racconta di essere stato contattato dalle Iene e di aver consegnato a loro il telefono. Spiega di aver autorizzato a far operare tecnici privati sullo smartphone. Poi però il giornalista «mi disse che non potevano far niente perché si trattava di una prova». E «lo avevano passato agli avvocati di Fares». Ora è in corso una consulenza informatica della procura per capire se davvero il video esista e sia recuperabile.
(da Il Corriere della Sera)

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“MINISTRA SANTANCHÉ SABOTEREMO IL VOSTRO TURISMO FINO A CHE NON CI SARANNO RISPOSTE CONCRETE AL DISAGIO CHE QUESTO SETTORE CAUSA”: LA “BANDA ROBIN HOOD”, IL GRUPPO CHE SI BATTE CONTRO L’OVERTOURISM E L’INVASIONE DI B&B E SMART-LOCKER, COLPISCE ANCORA

Gennaio 10th, 2025 Riccardo Fucile

IN TUTTA ITALIA I DISPOSITIVI PER I CHECK IN AUTOMATICI SONO STATI SABOTATI E IMBRATTATI: “LA CASA È UN DIRITTO, NON UNA GALLINA DALLE UOVA D’ORO…”

Colla e sticker sugli smart locker. E il cappello di Robin Hood con le istruzioni per il sabotaggio fai da te. Nuova azione contro i B&B della ‘banda Robin Hood’ che questa notte ha colpito in tutta Italia. “Non è una questione di sicurezza. Non è una questione di decoro. La casa è un diritto, non una gallina dalle uova d’oro”, si legge sui manifesti affissi nei vari quartieri.
Da Nord a Sud. A Torino, Bologna, Reggio Emilia, Roma, Napoli, Catania e Palermo, molti hanno “risposto” alla chiamata degli attivisti, sabotando un modello turistico “che alimenta le disuguaglianze, nega diritti e favorisce la speculazione”, affermano i Robin Hood. “L’emergenza casa è nazionale, e necessita soluzioni messe in campo dal governo. Gli effetti negativi del turismo non sono che una diramazione di un sistema che non garantisce il diritto alla casa ai suoi cittadini. Ministra Santanché saboteremo il vostro turismo fino a che non ci saranno risposte concrete al disagio che questo settore causa”, si legge nel comunicato.
E nella Capitale, dov’è anche apparso uno striscione al Centro di Roma, con la scritta “stop affitti brevi-Santanchè vogliamo risposte”, gli attivisti hanno denunciato la situazione in città con l’Anno Santo. “A Roma il Giubileo è iniziato, e una celebrazione che dovrebbe alleviare le disuguaglianze, redistribuire le ricchezze e condonare i debiti, non è altro che un catalizzatore dell’avidità dei proprietari immobiliari che sfruttano i flussi turistici per appesantirsi le tasche. Robin Hood non è interessato a prendere da quelle tasche, ma è intenzionato a interferire con questo meccanismo di ingiustizia. Serve una vera moratoria agli sfratti”, precisano gli attivisti.
(da agenzie)

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BLOMBERG: “CON L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE ADDIO A 200.000 POSTI DI LAVORO NEL SETTORE BANCARIO”

Gennaio 10th, 2025 Riccardo Fucile

E LE BANCHE TRARRANNO SEMPRE MAGGIORI PROFITTI

Le banche taglieranno fino a 200 mila posti di lavoro entro i prossimi cinque anni a causa dell’intelligenza artificiale. A tracciare la prospettiva è una ricerca di Bloomberg Intelligence analizzando i sondaggi diretti a 93 capi tecnici di grandi istituti finanziari tra cui Citigroup Inc., Jp Morgan e Goldman Sachs. Secondo le risposte ricevute, le grandi banche ridurranno del 3% il numero di persone impiegate, i cui lavori verranno sostituiti dall’AI. Ad essere più colpiti saranno gli impieghi iterativi.
I lavori più a rischio
In altre parole, «sono a rischio tutti i lavori costituiti da compiti ripetitivi e di routine», ha dichiarato Tomasz Noetzel, l’analista che ha curato il rapporto. «Ma l’AI non li eliminerà. Piuttosto, porterà a una trasformazione della forza lavoro», ha aggiunto. Non tutte le opinioni raccolte sono allineate sulle cifre. Quasi un quarto degli intervistati ritiene che il crollo sarà più marcato. Tanto che tra il 5% e il 10% dei posti di lavoro non ci saranno più da qui a cinque anni.
Profitti record per le banche grazie all’AI
Al contrario dei lavoratori, le banche godranno di ottima salute finanziaria nei prossimi anni. Secondo i capi tecnici degli istituti, grazie all’intelligenza artificiale, i profitti aumenteranno di un fattore compreso tra il 12% e il 15%, equivalenti a un incremento di 180 miliardi di dollari. Otto intervistati su dieci si aspettano che la produttività e ricavi salgano di almeno il 5% nel prossimo lustro.
Lavori trasformati o eliminati dall’AI
Secondo il colosso finanziario Citigroup, l’intelligenza artificiale priverà le banche di posti di lavoro più di ogni altro settore, poiché circa il 54% degli impieghi potranno essere automatizzati. Tuttavia, altri gruppi finanziari sostengono che non ci saranno licenziamenti, bensì trasformazioni della forza lavoro. Secondo il Ceo di Jp Morgan, l’AI migliorerà la vita dei dipendenti e consentirà loro di «lavorare probabilmente tre giorni e mezzo a settimana». Nel marzo del 2023, Goldman Sachs aveva pubblicato una ricerca secondo cui nei prossimi 10 anni si perderanno in totale 300 milioni di posti di lavoro.
(da agenzie)

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LE MORTI A GAZA SONO SOTTOSTIMATE DEL 41%, LA RICERCA DI LANCET: “SONO PIU’ DI 70.000 I DECESSI”

Gennaio 10th, 2025 Riccardo Fucile

IL 59% SONO DONNE, ANZIANI E BAMBINI, VITTIME DEL CRIMINALE GOVERNO ISRAELIANO

Il numero delle vittime a Gaza potrebbe essere significativamente più alto di quanto riportato ufficialmente dal ministero della Salute gestito da Hamas.
Lo rivela un’analisi condotta dai ricercatori della London School of Hygiene & Tropical Medicine, pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet, che parla di una «sottostima di oltre il 40%».
Secondo lo studio, il bilancio reale avrebbe già superato i «70mila morti, di cui il 59% sarebbero donne, bambini e anziani». Basandosi su un metodo statistico avanzato chiamato cattura-ricattura, che ha sovrapposto dati da più fonti (i registri dell’obitorio dell’ospedale del Ministero della Salute palestinese, un sondaggio online e i necrologi sui social), i ricercatori stimano che dal 7 ottobre 2023 – data degli attacchi di Hamas contro Israele – al 30 giugno 2024 le vittime siano state 64.260, contro le 37.877 riportate ufficialmente nello stesso periodo.
Le cause della sottostima
A gennaio 2025, il ministero riferisce un totale di 46.006 morti in 15 mesi di guerra, ma gli studiosi avvertono che il numero effettivo di decessi per lesioni traumatiche è probabilmente molto più elevato e avrebbe già superato quota 70mila. La causa di questa sottostima, riferiscono i ricercatori, è da imputare alla distruzione dell’infrastruttura sanitaria di Gaza che rende difficile documentare tutti i decessi che avvengono. Inoltre, precisano gli studiosi, ai decessi per lesioni traumatiche si aggiungono anche quelle conseguenti all’interruzione di servizi vitali come assistenza sanitaria, acqua potabile e cibo, non riportate dai registri ufficiali.
«L’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha già condannato l’elevato numero di civili uccisi nella guerra a Gaza e le nostre scoperte suggeriscono che il numero di decessi per lesioni traumatiche è sottostima di circa il 41%. Questi risultati sottolineano l’urgente necessità di interventi per salvaguardare i civili e prevenire ulteriori perdite di vite

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IL LAVORO SOTTOPAGATO A MILANO: “PAGHE BASSE E CAROVITA, ADDIO ALL’ASCENSORE SOCIALE”

Gennaio 10th, 2025 Riccardo Fucile

“SAREBBERO NECESSARI ALMENO 10 EURO L’ORA PER NON SCENDERE SOTTO LA SOGLIA DI POVERTA'”

«Milano ha smarrito una parte della sua identità profonda, quella di citta accogliente, di opportunità diffuse, in cui l’ascensore sociale permetteva davvero di migliorare la propria condizione di vita. Per gran parte del Novecento Milano è stata questo».
A parlare è Tommaso Greco. Lui ha insegnato come precario in università e ha lavoratoa Londra e a Yale. È co-fondatore di «Adesso!», movimento che ha come punto chiave la ripartenza dell’ascensore sociale, e con «Tortuga», think tank indipendente, ha lavorato sulla proposta di salario minimo milanese. E in un’intervista all’edizione milanese del Corriere della Sera parla del lavoro sottopagato nel capoluogo lombardo. Soprattutto quello cultruale.
Gli stipendi
«Gli stipendi di fascia bassa a Milano sono appena più alti della media nazionale e un po’ sotto la media lombarda. Alcuni contratti nazionali prevedono una paga di 8 euro e mezzo l’ora. Alcune categorie sono pagate 6-7 euro. A Milano sarebbero necessari almeno 10 euro l’ora per non scendere sotto la soglia di povertà. Per molti lavoratori non è così», dice. Le conseguenze sono che «ci sono state profonde trasformazioni nel mondo del lavoro e della produzione. Oggi però siamo a uno sbilanciamento macroscopico tra stipendi e costo della vita». Il problema è che «purtroppo non tutti i contratti più rappresentativi hanno livelli sopra i 10 euro l’ora. Alcuni sono sotto i 9. Bisognerebbe adeguare i minimi anche per i contratti più rappresentativi. E lavorare sulla contrattazione territoriale».
I contratti
«In Italia ci sono tantissimi contratti registrati, oltre 850 solo nel settore privato. Molti nascono male, sono poco rappresentativi, molti poi non vengono rinnovati. Sarebbe certamente ora di porre fine a queste anomalie ed estendere a tutti i contratti più rappresentativi, dando vera attuazione all’articolo 39 della Costituzione», aggiunge. Poi c’è un altro punto: «Sul lavoro nero, non toccato da nessun contratto, servirebbe maggior determinazione. Poi c’è il lavoro grigio, quello pagato fuori busta». Le proposte «Detassare gli aumenti per secondo livello e super minimi può far emergere storture del sistema. E soprattutto: che un euro di aumento finisca al lavoratore senza scontare il cuneo fiscale».
(da agenzie)

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ADDIO ALL’EDUCAZIONE SESSUALE NELLE SCUOLE

Gennaio 10th, 2025 Riccardo Fucile

IL GOVERNO DIROTTA I FONDI ALLA FERTILITA’… “UN’OPERAZIONE SPORCA”

Cambia destinazione il fondo da mezzo milione di euro per l’educazione sessuale e affettiva a scuola, previsto nella Legge di Bilancio. L’idea iniziale dell’emendamento di +Europa è stata tradita: il fondo sarà ora prioritariamente utilizzato per formare gli insegnanti sull’infertilità e su come prevenirla. Lo ha annunciato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, rispondendo a un’interrogazione della Lega. Decisione che ha suscitato reazioni diametralmente opposte tra maggioranza e opposizione, riaccendendo il dibattito sulle politiche educative e la fantomatica «ideologia gender».
La Lega ha esultato. Rossano Sasso, figura di spicco del partito, ha ribadito che «non ci sarà mai spazio per l’ideologia gender nelle scuole. Come si può pensare di parlare di argomenti come il coito, il piacere sessuale, la masturbazione con bambini di 5 anni?», distorcendo però il focus della misura, pensata per introdurre un’educazione sessuo-affettiva nelle scuole medie e superiori. Il leghista Sasso non è nuovo a queste posizioni. È lo stesso che, lo scorso settembre, ha proposto una risoluzione – approvata dalla Commissione Cultura della Camera – contro «l’introduzione di un’ideologia gender» nelle scuole. Ed è anche lo stesso che definì «una porcheria» l’idea di pensare l’educazione sessuoaffettiva nelle scuole, scatenando la bagarre in Aula.
L’ira delle opposizioni: «Un’operazione sporca»
Dall’altro lato, l’opposizione ha reagito con veemenza al dirottamento dei fondi. Riccardo Magi di +Europa, nonché promotore dell’emendamento originario sull’educazione sessuale, ha parlato di una «retromarcia gravissima» e di «un’operazione sporca». Il Partito Democratico ha bollato la decisione come «sconcertante», accusando il governo di utilizzare un tema delicato per «propaganda ideologica», mettendo in atto «un’operazione politica volta a piegare la scuola pubblica a una «visione sessuofobica e conservatrice». Il ministro Ciriani, dal canto suo, difende la scelta spiegando che la somma stanziata non avrebbe comunque permesso un programma educativo più ampio e che «la formazione sull’infertilità è una priorità». Le sue parole non convincono le opposizioni, che vedono in questa decisione un chiaro tentativo di depistare l’obiettivo originario: educare i giovani a una visione consapevole e sana della sessualità e delle relazioni. Anche Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, ha puntato il dito contro il governo, accusato «prendere in giro il Parlamento e il Paese».
(da agenzie)

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IL NAZIONALISMO SERBO IN BOSNIA PUO’ PORTARE NUOVI GUAI, IL LEADER SERBO MILORAD DODIK SI SCAGLIA CONTRO L’EUROPA: “NON HA ALCUN VALORE, NON POSSIEDE MATERIE PRIME, NON HA LEADER, E HA PERSO I VALORI CRISTIANI. L’OBIETTIVO DEI BALCANI NON DOVREBBE ESSERE L’UE”

Gennaio 10th, 2025 Riccardo Fucile

I PARTECIPANTI ALLE CELEBRAZIONI (DICHIARATE INCOSTITUZIONALI DALLA BOSNIA) SVENTOLAVANO BANDIERE CON LE IMMAGINI DEI CRIMINALI DI GUERRA RATKO MLADIC E RADOVAN KARADZIC – E C’ERANO ESPONENTI DELL’ORGANIZZAZIONE FILORUSSA “LUPI DELLA NOTTE”, CONOSCIUTI ANCHE COME “ANGELI DI PUTIN”

Per il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik i paesi dei Balcani non dovrebbero porsi l’obiettivo di integrarsi nell’Unione europea che a suo dire è in fase di disfacimento e rovina, solo che non lo si dice. “Se la Bosnia-Erzegovina dovesse entrare nella Ue ciò significherebbe la fine della Republika Srpska, e finchè sarò io alla guida di tale entità ciò non avverrà”, ha detto Dodik che è presidente della Republika Srpska, l’entità a maggioranza serba della Bosnia-Erzegovina.
“Il percorso europeo della Bosnia-Erzegovina non è quello indicato da Bruxelles e che desidera Sarajevo, dal momento che loro si sono posti dalla parte dei (bosgnacchi) musulmani”, ha aggiunto Dodik in dichiarazioni a Rtrs, l’emittente radiotelevisiva della Republika Srpska, in occasione della Festa nazionale dell’entità che si celebra oggi. Dodik non partecipa ai festeggiamenti essendo ancora convalescente dopo un complesso intervento chirurgico a stomaco e esofago al quale è stato sottoposto esattamente un mese fa, il 9 dicembre, a Belgrado.
A suo avviso, l’Europa non ha alcun valore, non possiede materie prime, non ha leader, e tanti Paesi registrano crisi politiche. Ha citato a questo riguardo la caduta dei governi in Austria, Germania, Francia e la ripetizione delle elezioni presidenziali in Romania. Per Dodik inoltre, l’Europa ha perso i valori cristiani e ci si dovrebbe chiedere per quale motivo la Republika Srpska dovrebbe andare in quella direzione.
Sottolineando l’importanza della Festa nazionale odierna, nella quale la Republika Srpska “celebra la sua sovranità, identità e tradizione”, Dodik ha affermato al tempo stesso che l’entità serbo-bosniaca, che esiste da 33 anni, “ha un futuro e la sua missione è quella di uscire dalla Bosnia-Erzegovina”.
La ricorrenza odierna celebra la data del 9 gennaio 1992 quando i parlamentari di etnia serba ostili all’ipotesi di indipendenza della Bosnia-Erzegovina dalla Federazione jugoslava proclamarono unilateralmente la ‘Repubblica serba di Bosnia’, un atto di secessione che pochi mesi dopo avrebbe portato allo scoppio del sanguinoso conflitto armato nel Paese balcanico.
Una festa nazionale quella odierna osservata con grande enfasi e trasporto nazionalistico nonostante sia stata a più riprese dichiarata incostituzionale dall’Alta Corte bosniaca e stigmatizzata dall’Alto rappresentante internazionale in Bosnia-Erzegovina Chirstian Schmidt.
Per i giudici infatti tale ricorrenza discrimina i cittadini di etnia non serba – bosgnacchi musulmani, croati cattolici e altre minoranze – residenti in Republika Srpska. Le celebrazioni sono cominciate già ieri a Banja Luka, il capoluogo dell’entità, alla presenza dei massimi dirigenti serbo-bosniaci e di alti esponenti della dirigenza di Belgrado.
In un’atmosfera di forte nazionalpatriottismo i serbi di Bosnia hanno celebrato oggi la loro festa nazionale, nel 33/mo anniversario della proclamazione della Republika Srpska (Rs), l’entità a maggioranza serba della Bosnia-Erzegovina (BiH) il cui leader Milorad Dodik non nasconde le sue crescenti mire secessioniste.
Dodik non era presente alle numerose cerimonie svoltesi fra ieri e oggi a Banja Luka, il capoluogo della Rs, perchè ancora convalescente dopo il complesso intervento chirurgico a stomaco e esofago al quale è stato sottoposto esattamente un mese fa, il 9 dicembre a Belgrado. Le celebrazioni si sono concluse in serata con una parata sulla piazza centrale della città, alla quale hanno preso parte circa 3 mila rappresentanti del ministero dell’interno, delle forze di polizia e del settore civile.
Tra la folla grande sventolio di bandiere tricolori della Republika Srpska, insieme al tradizionale segno del nazionalismo serbo con le tre dita alzate, e anche bandiere e vessilli con le immagini dei criminali di guerra Ratko Mladic e Radovan Karadzic, condannati all’ergastolo per le atrocità e le stragi commesse durante il conflitto armato del 1992-1995 in Bosnia. I video sui social media hanno mostrato al tempo stesso la presenza alla sfilata di esponenti dell’organizzazione filorussa ‘Lupi della Notte’, conosciuti anche come ‘Angeli di Putin’, unitamente all’ambasciatore russo a Sarajevo Igor Kalabukhov e al vicepremier serbo Aleksandar Vulin, noto per le sue posizioni fortemente nazionaliste e filorusse.
Alle cerimonie di ieri erano presenti fra gli altri il premier serbo, il ministro degli esteri e la presidente del parlamento di Belgrado. Cosa questa che ha indotto il ministro degli esteri bosniaco Elmedin Konakovic a inviare una nota di protesta alla Serbia. I serbi di Bosnia celebrano regolarmente con grande solennità la Festa nazionale del 9 gennaio nonostante tale ricorrenza sia stata dichiarata incostituzionale dall’Alta Corte che la ritiene discriminatoria nei confronti dei rappresentanti degli altri due popoli costitutivi (bosgnacchi musulmani e croati cattolici) residenti in Rs.
Per questo l’Alto rappresentante internazionale in Bosnia-Erzegovina, la rappresentanza Ue e l’ambasciata Usa a Sarajevo hanno chiesto una pronta reazione da parte delle autorità giudiziarie del Paese balcanico.
Gli osservatori sottolineano come tale celebrazione, oltre a violare le decisioni dei massimi organi giudiziari del Paese, accresca ulteriormente le divisioni e le contrapposizioni etniche all’interno della Bosnia-Erzegovina, con la retorica nazionalista dei serbo-bosniaci
(da agenzie)

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CRESCIUTO NEL SUDAFRICA DELL’APARTHEID, MUSK È CONVINTO DELLA DISUGUAGLIANZA TRA GLI ESSERI UMANI; ALDO CAZZULLO TRATTEGGIA L’IMPERO CHE VERRA’, QUELLO DI ELON MUSK

Gennaio 10th, 2025 Riccardo Fucile

“IL SUO MONDO IDEALE È QUELLO IN CUI PIÙ SEI RICCO, MENO TASSE PAGHI. SE LA SPECIE UMANA RISCHIA L’ESTINZIONE, IL PROBLEMA NON LO RIGUARDA; MARTE È A DUE PASSI, ALMENO PER LUI

L’uscita di scena del premier canadese Justin Trudeau e il cambio di cavallo a Londra di Elon Musk, che ha scaricato Nigel Farage per l’estremista Tommy Robinson, all’apparenza non c’entrano nulla. In realtà, sono due tra le tante sfaccettature dello stesso prisma. […] Il prisma è la nuova destra globale, che ha una visione imperialista ma ha per leader non una nazione, bensì un uomo, per quanto favolosamente ricco: Elon Musk.
Trudeau non è un uomo di sinistra non è ovviamente comunista, ma neppure socialista. È un liberale.
Crede nella proprietà privata dei mezzi di produzione, nel libero mercato, nella flessibilità del lavoro, in tutte quelle cose senza cui i sistemi economici moderni non funzionano. Poi certo crede nella protezione sociale (con qualche venatura populista), nei diritti delle donne, nella difesa delle minoranze e delle varie forme di diversità, che arricchiscono un Paese sul piano culturale, artistico e anche economico.
Ma Trudeau non ha resistito al ciclone Trump. Ha annunciato che non si candiderà alle prossime elezioni, nel timore di perderle. La sua stagione è finita. Trump non vuole solo prendersi il Canada, la Groenlandia, Panama. Trump vuole mettersi a capo di un movimento mondiale. Ma il posto è già occupato. Perché il presidente tra meno di due anni dovrà difendere la sua esile maggioranza al Congresso, e non sarà facile
Musk ha molti anni di meno, moltissimi miliardi di dollari in più, e non ha bisogno di invadere altri Paesi: si limita a individuare il suo uomo, o la sua donna, in ognuno di loro.
In Italia ha la premier. In Austria il probabile futuro premier. In Germania ha offerto X alla leader di Alternative fuer Deutschland, che a febbraio potrebbe essere il secondo partito tedesco, dietro i vincitori della Cdu che non escludono più a priori forme di collaborazione.
Nel Regno Unito, Musk aveva Farage. Che però non andava più bene. Farage è un liberale. è un nazionalista britannico, che certo aborre l’Unione europea e l’immigrazione, ma è ancora convinto che gli uomini nascano liberi e uguali, e non vuole avere nulla a che fare con Robinson, che vagheggia di deportare i britannici di religione musulmana. Proprio come in Francia Eric Zemmour, non a caso invitato da Trump al suo insediamento.
L’islamofobia è uno dei tratti che accomunano Musk e Trump, che aveva aperto il suo primo mandato con il «Muslim Ban», per chiudere le frontiere a rifugiati siriani, iracheni, somali, sudanesi, iraniani, libici e yemeniti, e che ora inaugura il secondo mandato minacciando di scatenare l’inferno in Medio Oriente e in particolare a Gaza
Cresciuto nel simpatico ambiente del Sud Africa dell’apartheid, Musk è fermamente convinto della disuguaglianza tra gli esseri umani. Il suo mondo ideale è quello in cui più sei ricco, meno tasse paghi. Se la specie umana rischia l’estinzione, il problema non lo riguarda; Marte è a due passi, almeno per lui e per i suoi cari; e costruire l’immortalità è un obiettivo ben più affascinante che non riparare l’obsoleto servizio sanitario nazionale, che in America peraltro non esiste (ma in Canada ancora sì).
Andrea Stroppa, l’uomo di Musk in Italia, ha creato un meme che ritrae il suo capo come un patrizio romano, accanto all’imperatore Trump e alla domina Meloni. Ma Trump sarà imperatore per quattro anni. L’impero di Musk è appena cominciato, e durerà molto di più.
Se i liberali, o quel che ne resta, non sapranno unirsi, allora l’Internazionale reazionaria, come la chiama Macron, potrà fare quel che vorrà. Anche flirtare con la Russia di Putin e la Cina di Xi, facendo della democrazia un curioso ricordo
(da agenzie)

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