Gennaio 29th, 2025 Riccardo Fucile
SONO 8 EGIZIANI E 36 DEL BANGLADESH, ALTRI 5 GIA’ RIPORTATI IN ITALIA A BRINDISI
Le operazioni di salvataggio e accoglienza delle persone migranti continuano a sollevare
interrogativi sulla gestione delle frontiere in Europa, mentre il governo italiano accelera le sue trattative con il governo albanese per gestire il flusso migratorio.
Questa mattina, la nave Cassiopea della Marina Militare italiana è arrivata al porto di Shengjin, in Albania, con a bordo 49 persone migranti provenienti da Paesi come Bangladesh, Gambia, Costa d’Avorio ed Egitto. Per cinque di loro, quattro minori e una persona vulnerabile, tuttavia la destinazione finale non sarà l’Albania, ma l’Italia, già a partire da questa sera, diretti verso Brindisi.
Il governo italiano non intende arrendersi alla situazione che si è venuta a creare nei mesi precedenti, quando due tentativi di accordo con Tirana sono stati bloccati dai giudici per il contrasto con le normative europee sulla definizione dei cosiddetti “Paesi sicuri”. La terza operazione, che oggi ha portato alla sbarco dei migranti, mira a riproporre la stessa strategia, ma con una serie di criticità ancora aperte.
“I numeri sono cambiati rispetto a quelli iniziali”, commenta la deputata Rachele Scarpa (Partito Democratico) a Fanpage.it, “in principio, si parlava del ritorno in Italia di un solo minore, ma ora la situazione è diversa. In totale, per ora, otto egiziani e trentasei bengalesi saranno trasferiti a Gjader, mentre cinque di loro torneranno in Italia”.
Il primo giorno di accoglienza è sempre caotico, spiega Scarpa, “caratterizzato dalla frenesia delle operazioni di identificazione e screening sanitario”.
La deputata dem si trova all’esterno dell’hotspot di Shengjin in Albania, dove si stanno concludendo le operazioni di identificazione e di screening medico delle 49 persone migranti: “Non abbiamo avuto ancora accesso diretto ai migranti e non abbiamo quindi ancora potuto parlare con loro. Abbiamo soltanto posto domande sui momenti più critici di questa operazione. Non tanto a Shengjin, che sta procedendo in maniera simile alle operazioni precedenti, quanto alla selezione fatta sulla nave”.
Una delle criticità più evidenti riguarda proprio la fase di selezione a bordo della Cassiopea: secondo la deputata “continua a esserci un problema sistemico a livello di protocollo Italia-Albania. In particolare, manca l’intervento dell’OIM, l’Agenzia delle Nazioni Unite per le migrazioni, che dovrebbe occuparsi di valutare le condizioni di vulnerabilità. In questa occasione, le visite mediche sono state effettuate invece dal personale della Marina Militare”.
L’esito di queste visite mediche, può sembrare poco trasparente, da un lato perché la Marina Militare non si occupa in Italia di persone con storia di migrazione, dall’altro perché ci dovrebbe essere terzietà rispetto al governo. In aggiunta anche perché non si può escludere che le persone individuate come “non idonee” a essere trattenute siano state in numero nettamente inferiore rispetto alle volte precedenti.
“Continueremo a monitorare la situazione, come deputati del Partito Democratico”, ha affermato Scarpa, “è essenziale che venga garantita una presenza fisica costante. Vogliamo lanciare un messaggio importante e critico contro questa politica di esternalizzazione delle frontiere. Non solo non funziona, perché non diminuisce i flussi migratori, ma ha un costo molto più elevato rispetto all’accoglienza diretta, che crea solo sofferenza e stress aggiuntivi per persone che già hanno vissuto viaggi dolorosi e, probabilmente, hanno anche attraversato i centri di tortura in Libia”.
L’esternalizzazione delle frontiere può portare anche alla creazione di “zone grigie” in cui i diritti fondamentali degli individui sono compromessi, rendendo difficile l’accesso a procedure di asilo e protezione internazionale.
Cosa succederà ora
Il futuro dell’operazione Italia-Albania dipenderà dal pronunciamento della Corte di Giustizia Europea, che si esprimerà il 25 febbraio, con l’obiettivo di fare chiarezza sulle questioni legate alla legittimità dei trattenimenti. Nel frattempo, il governo italiano ha già deciso di riformare il processo di valutazione dei “Paesi sicuri”, sottraendo la competenza ai tribunali di Immigrazione e assegnandola alle Corti d’Appello. Dunque la domanda resta aperta: i giudici convalideranno o meno i trattenimenti? La risposta potrebbe arrivare presto, ma al momento la situazione rimane incerta, con sempre più persone migranti che continuano a subire l’incertezza di un futuro sospeso.
(da Fanpage)
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Gennaio 29th, 2025 Riccardo Fucile
“NON CI SONO PIÙ LE PREMESSE E I PRESUPPOSTI PER CONTINUARE. SOPRATTUTTO ALLA LUCE DI UN RAPPORTO AMBIGUO TRA ALCUNI POLIZIOTTI ED ESPONENTI DELLA CRIMINALITÀ. SU UNA DELLE ULTIME MINACCE CHE HO RICEVUTO C’È LA FIRMA DI UNA PERSONA CHE RICOPRE UN INCARICO DIRIGENZIALE DEL COMMISSARIATO DI POLIZIA. OGGI QUI COMANDANO I DE MICCO E SE LO STATO HA SCELTO DI VOLTARE LE SPALLE A QUESTO QUARTIERE, NON HA SENSO CHE IO CONTINUI”
La mia battaglia termina qui. A partire da questo momento non mi occuperò più della camorra di Ponticelli.
È una decisione dolorosa, dolorosissima, perché non ci sono più le premesse e i presupposti per continuare.
Soprattutto alla luce di un rapporto quantomeno ambiguo tra alcuni poliziotti ed esponenti della criminalità. Non posso non tener conto sul fatto che su una delle ultime minacce che ho ricevuto c’è la firma di una persona che ricopre un incarico dirigenziale del commissariato di polizia di Ponticelli.
Inoltre, Ponticelli non rientra nei piani di riqualifica né dell’amministrazione locale né del governo centrale. Lo dimostra la scelta di investire su Scampia- Secondigliano dopo Caivano. Questo significa che i nostri bambini, i nostri ragazzi dovranno fare i conti ancora e sempre con gli stessi diritti negati.
Il mio pensiero va alle tante, tantissime persone che in questi anni hanno supportato il mio lavoro. Consentitemelo, una menzione speciale la meritano i Ponticellesi. Dirvi grazie non è abbastanza. Siete stati la mia forza, la mia più grande ricchezza. Mentre vi parlo mi scorrono davanti agli occhi tantissimi ricordi, alcuni bellissimi, che porterò sempre nel mio cuore, altri un po’ meno perché raccontano tutto il dolore e tutta la sofferenza che troppe volte abbiamo condiviso in silenzio. Proprio per questo mi sento in dovere di salutarvi rivolgendovi una preghiera accorata. Andate via, lo dico per il bene dei vostri figli. Andate via, a Ponticelli non c’è futuro.
Allo stesso modo mi congratulo con i De Micco perché hanno conquistato la supremazia sul campo e questo glielo devo riconoscere. Lo scorso ottobre, dopo il blitz che portò all’arresto di 60 affiliati, il procuratore Gratteri disse che le strade di Ponticelli erano più libere. Beh, io lo invito a fare una passeggiata non nei rioni da sempre controllati dai clan, ma a Viale Margherita, Corso Ponticelli, strade che un tempo erano libere e che oggi rappresentano il quartier generale del clan. Strade dove è palpabile la paura della gente. Quella paura introdotta dalla strategia del terrore, voluta dai De Micco per assoggettare tutti e tutti.
A Ponticelli, lo Stato non è mai sceso in campo contro la camorra, limitandosi a vincere qualche sporadica battaglia, molte volte, troppo spesso, scendendo a compromessi. Come dimostra il pentimento farsa di alcuni fratelli Sarno, che si sono serviti dello Stato e che non hanno mai preso le distanze dalla camorra. Oggi a Ponticelli comandano i De Micco , regnano le loro leggi, questo è sotto gli occhi di tutti. E se lo Stato ha scelto di voltare le spalle a questo quartiere, non ha senso che io continui ad alimentare la luce che da anni mantiene un riflettore acceso su quelle dinamiche. Lo trovo uno spreco di energie inutile, oltre che pericoloso.
Qualcuno prima di me ha detto che questo non è un Paese per giornalisti giornalisti. E rendere omaggio alla memoria di quella persona, significa anche trarre il doveroso insegnamento dal suo sacrificio. Io aggiungo che questo non è un Paese che ha bisogno di eroi, ma solo di uomini e donne che facciano correttamente il loro lavoro.
Io la mia parte l’ho fatta, ma evidentemente non ero in buona compagnia. So che in cuor vostro accetterete la mia decisione, l’approverete e non la vivrete come un tradimento. I De Micco vivono di azioni dimostrative, questo è lampante. E io non posso, non voglio e non devo essere la prossima vittima sacrificale. La mia vita vale di più . Sono sicura che su questo punto sarete tutti d’accordo con me. Non ho rimpianti, non la vivo come una sconfitta. Esco di scena a testa alta, a differenza di chi avrebbe potuto affiancarmi per provare a scrivere un finale diverso, per provare a realizzare quel sogno di legalità che per tanti anni abbiamo condiviso. Ma qualcuno evidentemente la sua scelta l’ha fatta e ha deciso ancora una volta di abbandonarci al nostro triste e amaro destino”.
Luciana Esposito
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Gennaio 29th, 2025 Riccardo Fucile
I LAVORI DI RISTRUTTURAZIONE CALATI DEL 22%
I dati diffusi dall’Ance rivelano come nel 2024 ci sia stata una prima frenata degli
investimenti in costruzioni per i cittadini. Eccezione positiva per i comuni: la spesa per le opere pubbliche vola
Il boom dell’edilizia, frutto del Superbonus 110% e degli investimenti post-pandemia, è ormai un ricordo del passato. A certificarlo sono gli ultimi dati diffusi dall’Ance, l’Associazione nazionale dei costruttori edili, che rivelano come nel 2024 ci sia stata una prima frenata degli investimenti in costruzioni. A guardare bene, in realtà, le opere pubbliche hanno segnato un +21% rispetto all’anno precedente. Ma il crollo dell’edilizia privata, e soprattutto degli interventi di ristrutturazione, ha fatto chiudere comunque il 2024 con una flessione del 5,3%. «Il ciclo espansivo post pandemia è giunto al termine», ha commentato Federica Brancaccio, presidente dell’Ance. Il calo degli investimenti, infatti, dovrebbe proseguire anche nel 2025, con l’associazione dei costruttori che prevede un’ulteriore flessione del 7%.
Vola la spesa dei comuni, crolla l’edilizia abitativa
I dati dell’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzione dell’Ance rivelano una vera e propria «riscossa dei comuni». Nel giro di un anno, la spesa per opere pubbliche degli enti territoriali è cresciuta infatti del 16,2%, raggiungendo nel 2024 quota 21,7 miliardi di euro. Questo aumento drastico della spesa dei comuni ha permesso di recuperare tutti i mancati investimenti dell’ultimo decennio e nasconde una spiegazione molto semplice: il Pnrr. Ad oggi, circa il 54% della spesa sostenuta con i fondi europei (circa 32 miliardi di euro) è riferibile proprio al settore delle costruzioni. Secondo l’Ance, restano da realizzare investimenti per altri 54 miliardi di euro entro il 2026.
A mettere in crisi i costruttori, semmai, è la flessione degli investimenti per l’edilizia abitativa. Nel 2024, la costruzione di nuove case è calata del 5,2% rispetto all’anno precedente, mentre i lavori di ristrutturazione – complice il ridimensionamento dei bonus edilizi – sono crollati del 22%. Questo trend proseguirà quasi sicuramente anche nel corso del 2025, con l’Ance che prevede un -2,6% per la nuova edilizia abitativa e un -30% per gli interventi di riqualificazione. «Il settore tira ancora e contribuisce in maniera fondamentale all’economia, però ci sono i primi segnali di rallentamento perché il Pnrr sta piano piano diminuendo il suo impatto», commenta la presidente Brancaccio.
L’emergenza abitativa e l’idea di un «Piano Casa»
Al di là del calo degli investimenti in edilizia, c’è un altro fenomeno su cui l’osservatorio dell’Ance accende i riflettori: la crisi abitativa. Nelle grandi città, si legge nei dati diffusi oggi, ci sono 10 milioni di famiglie con un reddito fino a 24mila euro che non riescono a comprare casa. Milano, Roma e Napoli vengono indicate come le tre metropoli con i prezzi meno accessibili. L’associazione stima che le famiglie spendono in media la metà del proprio reddito per pagare la rata del mutuo, mentre il 20% meno abbiente arriva a spendere anche più di due terzi del reddito mensile. Lo stesso discorso vale anche per l’affitto, che nelle grandi città – si legge nel documento dell’Ance – è diventato ormai fuori portata per le famiglie più fragili.
Nelle scorse settimane, Ance e Confindustria hanno presentato una proposta di un piano casa per i lavoratori e le famiglie, «così da soddisfare il bisogno strutturale di alloggi a un costo sostenibile», precisa Brancaccio. Il piano dell’associazione dei costruttori passa da tre pilastri: semplificazioni urbanistiche e amministrative; misure fiscali; sviluppo di strumenti finanziari e di garanzia che rendano possibile la partecipazione all’investimento dei privati. «Ormai è chiaro a tutti – ha detto Brancaccio – che questo problema sociale ha delle implicazioni profonde e determina evidenti difficoltà allo sviluppo delle persone e delle famiglie a una vita serena e finalizzata a progetti di crescita».
(da agenzie)
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Gennaio 29th, 2025 Riccardo Fucile
“LA CORTE D’APPELLO HA CERCATO L’INTERLOCUZIONE, IL MINISTRO NON HA RISPOSTO. E NEL FRATTEMPO UN FALCON E’ STATO MANDATO A TORINO, ERA TUTTO DECISO”… “HO FATTO POLITICA NEL MSI CON BEPPE NICCOLAI, IN QUESTA DESTRA NON MI RICONOSCO”
Nato a Mesoraca nella provincia di Crotone in Calabria, Luigi Li Gotti, è l’avvocato che ha presentato in procura di Roma la denuncia contro la premier Giorgia Meloni, il ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, il sottosegretario Alfredo Mantovano. É conosciuto per per aver difeso molti pentiti, da Tommaso Buscetta a Gaspare Mutolo, ma deve la sua popolarità anche al processo Calabresi, nel quale difendeva la famiglia del commissario. Dal 1978 è stato prima nell’Msi, poi in An. Ne è uscito nel 1998 e nel 2002 ed è passato all’Italia dei Valori.
Luigi Li Gotti, perché ha presentato la denuncia contro Giorgia Meloni?
«Per dignità. Perché devono prendere in giro i cittadini? Allora è meglio opporre il segreto di Stato».
Meloni dice che Almasri è stato espulso per motivi di sicurezza visto che era stato scarcerato dalla corte d’appello. Non è così?
«No. La Corte d’appello ha cercato l’interlocuzione, il ministro non ha risposto. Ma nel frattempo un Falcon è stato mandato a Torino: era già tutto organizzato. Perché il ministro dice che stava consultando il fascicolo?».
La premier dice che non è ricattabile. Lei la voleva ricattare?
«Sì, ho un armadio pieno di scheletri», ride.
Ma dice che lei è un ex politico di sinistra, molto vicino a Romano Prodi. È così
«Sono stato sottosegretario alla giustizia al governo Prodi II, portato dall’Italia dei valori. E poi senatore Idv. Ma se la vogliamo dire tutta sono stato anche segretario della federazione del Movimento sociale italiano e consigliere comunale Msi».
E ora dove si colloca?
«Molto lontano da questa destra. Anche nell’Msi ero della corrente che faceva capo a Filosa, e poi a Nicolai che aveva posizioni eretiche. La parola destra non me la sono mai sentita indosso».
Si sente vicono più a Avs o a Elly Schlein?
«Al Pd».
Meloni cita i suoi clienti: «Buscetta, Brusca e altri mafiosi».
« Sì, ho difeso alcuni collaboratori di giustizia come Brusca, Buscetta e Marino Mannoia. Ma anche la famiglia Calabresi, la scorta di via Fani, e sono stato parte civile al processo di piazza Fontana».
Che differenza c’è tra la restituzione di Almasri e quella dell’ingegnere dei droni all’Iran?
«Lì non c’era il mandato di cattura internazionale. L’estradizione è diversa è un atto amministrativo che spetta la ministro. Questo è un atto giudiziario. Ma il ministro doveva attivarsi».
C’è chi cita la ragion di Stato. Sbaglia?
«Allora potevano apporre il segreto di Stato e stavano tranquilli».
(da La Stampa)
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