Destra di Popolo.net

PRONTI AD ARRENDERSI: IN ITALIA, NEGLI ULTIMI TRE ANNI, I FAVOREVOLI A UN ESERCITO COMUNE EUROPEO SONO SCESI DAL 57 AL 48%. IL SOSTEGNO MAGGIORE ARRIVA DAGLI ELETTORI DEL CENTROSINISTRA

Giugno 23rd, 2025 Riccardo Fucile

È CRESCIUTA L’OPPOSIZIONE VERSO L’ESERCITO EUROPEO, MA ANCHE VERSO L’EUROPA UNITA. L GRADO DI FIDUCIA VERSO L’UE È SCESO AL 30%. L’INDICE PIÙ BASSO DEGLI ULTIMI DIECI ANNI

Stiamo attraversando una fase difficile, sul piano “globale” e non solo. Ma il mondo intorno a noi incombe. In modo inquieto e talora drammatico. I conflitti e le guerre sono numerosi. Come le tensioni fra Paesi
Trump, infatti, ha sviluppato relazioni di confidenza reciproca con Vladimir Putin, presidente della Federazione russa. In questo modo, i due presidenti hanno costruito e rafforzato un asse di controllo geopolitico internazionale. Che oggi è condiviso soprattutto con la Cina. Non certo con l’Unione Europea.
Perché, nonostante le premesse e le promesse, l’Europa è divenuta una “Unione di Paesi poco uniti”. E sicuramente incapaci di sviluppare progetti condivisi, oltre il campo economico. Di certo lontani dalla realizzazione di iniziative comuni nel campo politico e soprattutto della difesa.
La materia sicuramente più “critica”, perché la guerra è divenuta un tema “quotidiano”.
Amplificato dai media perché genera paura. E la paura fa ascolti, spettacolo. “Lo spettacolo della paura” va, quindi, in onda in diretta. E, in Europa, è drammatizzato dall’evidente difficoltà di elaborare e costruire una strategia comune. Una difesa comune. Un esercito comune.
Si tratta di un problema evidente, agli occhi dei cittadini, come emerge dal sondaggio condotto da Demos per Repubblica, dal quale emergono, al proposito, due indicazioni interessanti e inquietanti. La prima riguarda direttamente l’atteggiamento dei cittadini nei confronti della possibilità di formare un esercito europeo comune. Una prospettiva meno estesa, fra gli italiani. Anche se di poco
L’utilità di un esercito europeo è, infatti, condivisa dal 48% del campione. Poco meno di quanti, al proposito, manifestano dissenso. Tuttavia, tre anni fa, nel 2022, le proporzioni erano inverse. E la distanza più ampia. Gli italiani favorevoli alla formazione di un esercito europeo, infatti, raggiungevano il 57%. Quasi 10 punti di più. Inoltre, una quota, per quanto limitata al 4%, non esprimeva opinioni. Per incompetenza. O per incertezza.
Oggi, invece, i dubbi sono spariti, mentre è cresciuto il distacco. L’opposizione verso l’esercito europeo. Ma, in fondo, anche verso l’Europa unita. Che ai più appare, sempre più un progetto sbiadito e lontano. Il sostegno più ampio e convinto proviene, sempre più, dai giovani e soprattutto dagli studenti. Li abbiamo per questo definiti la “generazione E”, Europea, successivamente, EG. Cioè, Euro-Globale.
Parallelamente il sondaggio di Demos segnala e rende chiaro anche un crescente distacco dall’Ue. Negli ultimi mesi, infatti, il grado di fiducia verso l’Unione è sceso al 30%. L’indice più basso degli ultimi dieci anni. O meglio, dal 2016. In caduta rispetto ai primi anni 20. Quando il ruolo dell’Unione era stato reso evidente dal contributo finanziario – e non solo – che aveva offerto nel tempo del Covid.
Allora la fiducia verso l’Unione europea era salita fino al 45%. Oggi è caduta al 30%. Come sempre, il fattore politico conta molto. E condiziona le opinioni. In particolare, il sostegno maggiore verso l’esercito europeo si osserva tra le persone più vicine ai partiti di centro sinistra. Anzitutto del cosiddetto Terzo Polo: +Europa, Azione e Italia Viva. Insieme al Pd e Avs.
Mentre scende fra i sostenitori dei partiti di governo. FdI, Lega e FI. Insieme alla base del M5s. Che si “tira fuori” da un tema critico come l’Esercito comune.
Nell’insieme, si conferma l’immagine di un Paese diviso, dove le distanze fra i partiti e i loro sostenitori restano ampie e non calano. Soprattutto quando entrano in campo questioni critiche, come l’esercito comune europeo. Allora le distinzioni diventano fratture.
(da La Repubblica)

argomento: Politica | Commenta »

IL POLITOLOGO IAN BREMMER: “L’ATTACCO ALL’IRAN È UN ERRORE CHE TRUMP HA COMMESSO PER RAGIONI DI EGO. I BOMBARDAMENTI CONDOTTI DAGLI ISRAELIANI AVEVANO GIÀ RALLENTATO IL PROGRAMMA NUCLEARE IRANIANO DI ALMENO 9 MESI, FORSE DI ANNI”

Giugno 23rd, 2025 Riccardo Fucile

TRUMP NON AVEVA BISOGNO DI ATTACCARE, IL PRESIDENTE PERÒ VOLEVA EVITARE CHE ISRAELE SI PRENDESSE TUTTO IL MERITO DELL’OPERAZIONE, ANCHE PERCHÉ NEGLI ULTIMI TEMPI HA FALLITO I NEGOZIATI SULL’UCRAINA, GAZA E L’IRAN, E QUINDI AVEVA BISOGNO DI UN SUCCESSO MILITARE. LO HA FATTO PER EGO, NON PER NECESSITÀ DI SICUREZZA NAZIONALE”

Ian Bremmer boccia l’attacco all’Iran: «È un errore che Trump ha commesso per ragioni di ego». «Invece di risolvere la crisi, il raid aumenta i rischi di escalation».
Perché il presidente ha attaccato ora?
«La leadership iraniana aveva detto che non era disposta ad arrendersi, perché la rimozione del programma nucleare avrebbe messo a repentaglio la sua legittimità. Trump aveva chiarito che
voleva la resa, altrimenti avrebbe attaccato, perciò lo ha fatto».
È stata la mossa giusta?
«Non credo, perché i rischi di escalation sono ora molto maggiori di quanto non vogliano ammettere gli Usa. I bombardamenti condotti dagli israeliani, con l’aiuto degli americani, avevano già rallentato il programma nucleare iraniano di almeno 9 mesi, forse di anni.
Quindi Trump non aveva bisogno di attaccare questo fine settimana, anche perché quasi tutta la comunità internazionale era dalla sua parte. Il presidente però voleva evitare che Israele si prendesse tutto il merito dell’operazione, anche perché negli ultimi tempi ha fallito i negoziati sull’Ucraina, Gaza e l’Iran, e quindi aveva bisogno di un successo militare. Lo ha fatto per ego, non per necessità di sicurezza nazionale, perciò penso sia un errore».
Che rischi corre ora?
«Ci sono pericoli di ritorsione per gli Usa, i soldati americani nella regione, la navigazione e il commercio dell’energia. Washington non vuole dire che è in guerra con Teheran, ma Israele lo fa. Gli americani vorrebbero evitare un’escalation senza freni, ma potrebbe non dipendere solo da loro».
Che reazione si aspetta dall’Iran?
«La più probabile è che solleciti i suoi alleati a colpire i soldati americani, da Gibuti al resto della regione. La domanda è quanto saranno duri gli attacchi. Non credo invece che bloccheranno completamente lo stretto di Hormuz, perché l’Iran esporta ancora petrolio e ha bisogno di farlo».
Vede il rischio di terrorismo, negli Usa e in Europa?
«Certo. Finora il governo iraniano ha agito con molta moderazione e non ha fatto molto, nonostante il programma nucleare sia stato distrutto e molti leader militari uccisi. Il problema è che ora la
pressione interna aumenterà ed elementi autonomi delle forze armate potrebbero agire di loro iniziativa, anche se Khamenei è ancora vivo, con attentati, omicidi, o attacchi informatici».
«gli israeliani, a partire da Netanyahu, non vogliono alcun negoziato. Il premier ha avuto diverse telefonate col presidente la settimana scorsa, facendo pressioni affinché interrompesse il negoziato. Anche se gli iraniani fossero disposti a tornare al tavolo, gli israeliani continueranno a colpirli per far saltare la trattativa».
Il regime rischia di cadere?
«No, non credo».
(da La Repubblica)

argomento: Politica | Commenta »

SE TRUMP GIRA LA TESTA SU KIEV, PUTIN È BEN FELICE DI FARLO SU TEHERAN. PUTIN HA APPENA DETTO CHE ‘TUTTA L’UCRAINA È NOSTRA (RUSSA)’. LE BOMBE ANTI-BUNKER AMERICANE SU ISFAHAN E FORDOW SONO UN PICCOLO PREZZO DA PAGARE

Giugno 23rd, 2025 Riccardo Fucile

IL “SEGNALE” DEI CONTATTI DIRETTI RUSSO-AMERICANI: IL RILASCIO DI SERGEI TIKHANOVSKY, PRINCIPALE OPPOSITORE DI LUKASHENKO IN BIELORUSSIA RIENTRA NELLA MARCIA DI AVVICINAMENTO DELLA CASA BIANCA AL CREMLINO

Voleva tirar fuori l’America dalle «guerre che non finiscono mai» in Medio Oriente. Da ieri Donald Trump è il Presidente che ha iniziato la guerra alla quale si sono sottratti otto predecessori, lui compreso (Carter, Reagan, GH Bush, Clinton, GW Bush, Obama, Trump 45, Biden), il conflitto diretto la Repubblica Islamica dell’Iran.
Niente scontro diretto con Teheran, persino quando lo zelo neocon di GW Bush voleva «rifare» il Medio Oriente.
Le tracce dell’intervento militare Usa vanno in quattro direzioni: subordinazione della diplomazia “con” alla pressione “su” gli interlocutori; tempismo e opportunismo decisionale; disinteresse per gli alleati europei e occidentali; intesa sotterranea con la Russia di Vladimir Putin.
Raggiungere il “deal” rimane la dottrina operativa di Donald Trump. Pronto quindi a trattare, sempre o quasi. Per convincere
l’interlocutore, vanno bene anche tutti i mezzi extra-negoziali disponibili: politici, economici, militari – minacciati o usati senza soluzione di continuità.
Quando le circostanze lo permettono, alzare l’asticella del compromesso; abbassarla, senza dirlo, in caso di necessità. Questo il manuale – prepariamoci – per il negoziato sui dazi, con noi Ue come con la Cina.
All’Iran Trump chiedeva essenzialmente di bloccare l’arricchimento dell’uranio. Forse l’accordo era vicino (come disse), forse no, forse Teheran ha tirato per le lunghe. Comunque sia, non appena Israele ha cominciato a bombardare, Trump ha alzato la posta: nucleare da smantellare, fermare non basta più.
Quali le conseguenze in Medio Oriente dove pure, un mese fa, il Presidente americano aveva promesso basta guerre e prosperità per tutti? Adesso sposa la tesi israeliana, prima eliminare il problema Iran, poi si riprende il discorso della cooperazione regionale, con un Iran ridimensionato e castigato.
I Paesi arabi che Golfo l’avevano accolto a braccia, e borse, aperte. Ora, si barcamenano, centellinano la solidarietà all’Iran, si preoccupano delle ricadute su navigazione, petrolio e gas, sperano che l’equazione trumpiana «pace attraverso la forza» abbia decorso rapido.
Non volevano un Iran potenza nucleare, ma sanno che né Usa né Israele hanno un piano per il dopo. L’Iran rimarrà un peso massimo regionale, lo è da tre millenni. Se il regime rimane in sella sarà vendicativo; se cade, chi/cosa ne prende il posto? Le monarchie del Golfo e la Turchia detestano incognite e primavere.
Il bombardamento dei tre principali siti nucleari iraniani, Fordow, Natanz, Isfahan, ha scavalcato i partner europei e occidentali. Trump aveva lasciato in fretta e furia Kananaskis – per un’emergenza concretizzatasi cinque giorni dopo… – dopo aver firmato una dichiarazione congiunta G7 che raccomandava la de-escalation. Ha fatto il contrario.
Quando, tre giorni fa, gli europei in formato E3 (Germania, Regno Unito, Francia) più Unione europea hanno incontrato a Ginevra Ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, egli teneva ancora aperta la porta al negoziato. Gli E3 gli offrivano un canale per riagganciarlo. Liquidati con un «niente Europa» – come sull’Ucraina. Non molto incoraggiante per il vertice Nato di domani. Se vuole, ora il Presidente americano può anche risparmiarsene la noia: sono in guerra non ho tempo.
Tempo probabilmente ne avrà per parlarne con Vladimir Putin che oggi riceve Araghchi. L’Iran spera nella Russia «amico strategico». A Mosca troverà parole confortanti, a New York Russia e Cina faranno fuoco e fiamme per condannare gli Usa e Israele in Consiglio di Sicurezza. Senza conseguenze. Veto americano assicurato, britannico e francese probabile.
Più delle agitazioni psicomotorie al Palazzo di Vetro contano i contatti diretti russo-americani. E, indiretti: la liberazione dei detenuti dell’opposizione bielorussa a seguito della missione a Minsk, e abbraccio all’inossidabile Alexandr Lukashenko, di Keith Kellogg, inviato speciale americano per l’Ucraina, rientra nella marcia di avvicinamento della Casa Bianca al Cremlino, anche via alleati.
Se Donald gira la testa su Kiev, Vladimir è ben felice di farlo su Teheran. Cambio vantaggioso «nel senso che tutta l’Ucraina è nostra (russa)», ha appena detto Putin a San Pietroburgo. Le bombe anti-bunker americane su Isfahan e Fordow sono un piccolo prezzo da
pagare, con tante scuse ad Araghchi.
(da La Stampa)

argomento: Politica | Commenta »

GARLASCO, L’AUDIO DELL’EX MARESCIALLO: “IL TESTIMONE MASCHIDDA MINACCIATO PER FARLO STARE ZITTO”, AVEVA ACCUSATO STEFANIA CAPPA

Giugno 23rd, 2025 Riccardo Fucile

L’OPERAIO RACCONTO’ DI AVERE VISTO UNA DELLE DUE GEMELLE CAPPA ALLONTANARSI DALLA CASA DEL DELITTO QUELLA MATTINA, POI STRANAMENTO RITRATTO’

Un audio registrato il 17 luglio 2022 potrebbe mescolare ancora una volta le carte in tavola sul delitto di Chiara Poggi, la giovane uccisa nella sua casa di Garlasco il 13 agosto 2007. Per quell’omicidio, Alberto Stasi è stato condannato in via definitiva, mentre Andrea Sempio risulta attualmente indagato per omicidio volontario. Al centro della registrazione ci sarebbe una conversazione tra l’ex maresciallo dei carabinieri Francesco Marchetto e Alfredo Sportiello, responsabile dell’ASM di Vigevano, società che all’epoca gestiva i compiti dell’operaio Marco Muschitta. Quest’ultimo è stato uno dei testimoni più discussi dell’inchiesta dell’epoca: dopo una prima deposizione dettagliata, ritrattò completamente quanto dichiarato definendosi «uno stupido» e ammettendo di essersi «inventato tutto». Un dietrofront che ha segnato in maniera definitiva la sua credibilità agli occhi della giustizia. Tuttavia, il nuovo audio – pubblicato in esclusiva da Il Tempo – solleva nuovi interrogatori.
La registrazione
Nella registrazione, Sportiello esprime forti dubbi sulla genuinità della ritrattazione di Muschitta. «È un quaquaraquà, non è un uomo…sicuramente l’hanno minacciato…per via di quelle due ragazze lì, è sicuro…poi magari gli hanno dato anche dei soldi per stare zitto», avrebbe detto a Marchetto. L’ex maresciallo, da parte sua, avrebbe replicato: «Eh ma chissà che minacce gli hanno fatto però?». Il contenuto mette, dunque, in discussione la narrativa consolidata dagli inquirenti, facendo riemergere il mistero intorno alla prima testimonianza di Muschitta, rilasciata il 27 settembre 2007.
La testimonianza poi ritrattata
In quell’occasione, l’operaio raccontò ai carabinieri di aver visto, la mattina del delitto, una giovane donna in bicicletta allontanarsi dalla villetta di via Pascoli con in mano un oggetto simile a un attizzatoio del camino. Un racconto che lo portò a puntare il dito contro Stefania Cappa, la cugina di Chiara Poggi. Il verbale di quella deposizione venne interrotto due volte – scrive il giornale -, senza una spiegazione annotata. Pochi giorni dopo, Muschitta cambiò completamente versione. Successivamente fu processato per calunnia, ma venne prosciolto. Nel 2011 scrisse una lettera di «scuse» alla gemella Cappa e alla famiglia, in cui confessava il «profondo disagio» che ancora provava per aver tirato in ballo la ragazza e la sua famiglia. Proprio per quelle stesse dichiarazioni rese da Muschitta nel 2007, due giornalisti de Le Iene sono stati condannati per diffamazione aggravata nei confronti di Cappa a inizio giugno di quest’anno. Secondo la procura, nel corso di uno speciale televisivo di oltre due ore e mezza, il programma di Mediaset avrebbe dato eccessivo risalto al racconto dell’operaio, ignorando deliberatamente le numerose sentenze che lo avevano giudicato del tutto inattendibile.
Le altre intercettazioni
Ma a rendere ancora più complessa la vicenda, ci sono le intercettazioni tra Muschitta e suo padre, registrate poco dopo la testimonianza. Il genitore, secondo quanto riportato dal quotidiano, avrebbe cercato di confortare il figlio dicendo: «Per proteggerti, loro ti hanno fatto fare quella roba lì. Per me hai fatto bene a fare quello che hai fatto. Non ti devi pentire. Tu hai detto quello che sapevi…». Alla domanda se avesse detto la verità, Muschitta avrebbe risposto: «Certo, io ho detto quello che ho visto». Nonostante il loro contenuto potenzialmente rilevante, queste intercettazioni vennero archiviate come irrilevanti.
Le certezze di Sportiello
Sempre nell’audio del 2022, Sportiello sembra ancora convinto che Muschitta avesse detto la verità nella sua prima versione. Quando Marchetto gli chiede se l’operaio si fosse inventato tutto, lui replica deciso: «No, ma va… quello che ha visto ha visto. Lui quella mattina lì alle 9-9.30 ha visto… lui non se l’è inventata, ma figurati». E ribadisce: «Ha visto questa ragazza in giro con la bicicletta da donna. L’ha vista. Lui non se l’è inventata eh. Come l’ha raccontata a me, io davanti alla direttrice gliel’ho raccontata a lei, la stessa identica cosa».
(da Open)

argomento: Politica | Commenta »

ARRESTATI TRE POLIZIOTTI A ROMA: LA FINTA PERQUISIZIONE IN UNA CASA, IL COMPLICE ALBANESE E LA CASSAFORTE SVUOTATA

Giugno 23rd, 2025 Riccardo Fucile

ALTRI DUE POLIZIOTTI FERMATU PERCHE’ PARTE DI UN GIRO DI SPACCIO… CHE STA SUCCEDENDO ALLE FORZE DELL’ORDINE?

Sono entrati nell’abitazione mostrando il distintivo autentico della Polizia di Stato e, con il pretesto della perquisizione, hanno svaligiato la cassaforte di quasi 36mila euro. Tre agenti del commissariato Salario Parioli, a Roma, sono finiti ai domiciliari insieme a un quarto complice, un cittadino albanese. Il questore di Roma, Roberto Massucci, ha sospeso i tre in via cautelare. Una misura che ha raggiunto anche altri due poliziotti, appartenenti a un altro commissariato capitolino e coinvolti nelle indagini sulla rapina e su un presunto giro di spaccio di stupefacenti. Agli agenti, definiti dal procuratore Francesco Lo Voi «elementi malsani delle forze dell’ordine», è contestata anche la perquisizione illegittima dell’abitazione oltre alla rapina.
La finta perquisizione e la cassaforte chiusa
I fatti, secondo quanto si legge nel comunicato stampa della procura di Roma, risalirebbero allo scorso 27 marzo. I tre agenti si sarebbero introdotti in un appartamento di via Carmelo Maestrini, nella zona dMostacciano, mostrando i distintivi con il pretesto di compiere una perquisizione domiciliare. Dopo aver ordinato ai due proprietari di casa di non muoversi dal soggiorno, gli agenti avrebbero aperto la cassaforte nella camera da letto prendendo 35.900 euro. Sarebbero poi usciti dall’abitazione portandosi dietro le chiavi della cassaforte stessa, dopo averla richiusa.
I due agenti arrestati per droga, pagavano gli informatori in hashish
In un’altra indagine su presunti giri di droga nella Capitale, tra i sedici arresti ci sarebbero anche altri due agenti, mentre cinque altri sarebbero stati iscritti nel registro degli indagati. Entrambi parte del commissariato San Lorenzo, i due avrebbero omesso di sequestrare chili di hashish durante le perquisizioni e avrebbero evitato di arrestare uno dei principali componenti della banda. Non solo. Avrebbero ceduto 60 chili di stupefacenti sequestrati a un componente della banda come pagamento perché aveva dato loro informazioni utili per arrestare un altro trafficante.
(da agenzie)

argomento: Politica | Commenta »

HORMUZ: L’IRAN, LA RISPOSTA AGLI USA E IL BLOCCO DELLO STRETTO SU CUI TRANSITA IL 20% DEL PETROLIO MONDIALE

Giugno 23rd, 2025 Riccardo Fucile

LA CHIUSURA PORTEREBBE A UN AUMENTO DI 5-6 DOLLARI AL BARILE… I RISCHI PER L’ECONOMIA CINESE E PER QUELLA EUROPEA

Sarà lo stretto di Hormuz la risposta dell’Iran all’attacco Usa? Attraverso lo stretto transita il 20% del petrolio mondiale. Teheran produce circa 3,3 milioni di barili di petrolio al giorno: è il nono produttore mondiale. E di questo ne esporta poco meno della metà (1,5 milioni). L’Iran ha promesso di difendersi il giorno dopo che gli Stati Uniti hanno sganciato bombe bunker-buster da 30.000 libbre sulla montagna sopra il sito nucleare iraniano di Fordow. L’emittente iraniana Press TV ha affermato che la chiusura dello stretto richiede l’approvazione del Consiglio Supremo per la Sicurezza Nazionale, organismo guidato da un membro nominato dalla Guida Suprema iraniana, l’Ayatollah Ali Khamenei.
Il prezzo del petrolio
Chiudere lo stretto può far schizzare alle stelle i prezzi globali del petrolio, far deragliare l’economia mondiale e provocare un conflitto con la Quinta Flotta della Marina statunitense, di base nel Golfo incaricata di mantenerlo aperto. Gli analisti di mercato hanno affermato che il greggio dovrebbe aumentare di 3-5 dollari al barile alla ripresa delle contrattazioni. Gli esperti di sicurezza hanno a lungo avvertito che un Iran indebolito potrebbe anche trovare altri modi non convenzionali per contrattaccare, come attentati o attacchi informatici.
La Cina
Il segretario di Stato americano Marco Rubio ha invitato la Cina a sollecitare l’Iran a non chiudere lo Stretto di Hormuz in risposta agli attacchi di Washington contro i siti nucleari di Teheran. «Incoraggio il governo cinese a contattarli in merito, perché dipendono fortemente dallo Stretto di Hormuz per il loro petrolio», ha detto Rubio, che è anche consigliere per la Sicurezza nazionale, parlando a Fox News dopo che il Parlamento iraniano ha approvato il blocco strategico dello Stretto attraverso cui transita oltre il 20% di petrolio e gas mondiale demandando la decisione finale al Consiglio supremo di sicurezza nazionale.
Una immagine cartografica dello Stretto di Hormuz tratta da Google Maps. Lo stretto divide la penisola arabica dalle coste dell’Iran, e mette in comunicazione il Golfo di Oman a sud-est, con il Golfo Persico ad ovest.
Il precedente
Il Global Times, il tabloid del Quotidiano del Popolo, ha già reagito criticando duramente in un editoriale l’intervento americano del fine settimana pro Israele. E osservando che «ciò che le bombe Usa hanno colpito è il fondamento dell’ordine di sicurezza internazionale. Attaccando gli impianti nucleari sotto la tutela dell’Aiea, Washington ha creato un pericoloso precedente». E ha detto che una volta che lo stretto «sarà bloccato dalla guerra, i prezzi internazionali del petrolio sono destinati a fluttuare drasticamente,
mentre la sicurezza del trasporto marittimo globale e la stabilità economica dovranno affrontare serie sfide».
La palla nel campo di Teheran
Secondo Reuters adesso la palla è nel campo di Teheran. Che non ha ancora colpito nessun sito statunitense. Il petrolio è in rialzo di quasi il 2%, ma ben lontano dai picchi iniziali di cinque mesi, poiché gli analisti notano che l’OPEC ha un’ampia offerta extra da aggiungere se lo desidera. I future sulle azioni di Wall Street sono in calo dello 0,3%, dopo aver iniziato con perdite dell’1%, mentre i future europei sono in calo di circa lo 0,4%.
Il dollaro è leggermente più forte rispetto all’euro e allo yen, riflettendo la dipendenza dell’Ue e del Giappone dalle importazioni di petrolio e GNL e lo status degli Stati Uniti come esportatore netto. I rendimenti dei titoli del Tesoro sono leggermente in rialzo, quindi non ci sono molte offerte di titoli rifugio. Mentre i future sui fondi federali sono in calo, probabilmente a causa del rischio che un aumento sostenuto dei costi energetici possa aumentare la pressione inflazionistica proprio mentre i dazi si fanno sentire sui prezzi.
I prezzi al top
Ma i prezzi del petrolio sono balzati aggiungendo il livello più alto da gennaio. Hanno segnato prima un rialzo del 4% poi hanno ripiegato. Sui circuiti asiatici il Brent ora passa di mano a 77,90 dollari al barile in progresso dell’1,16%. I future sul WTI avanzano dell’1,18% a 74,71 dollari. Secondo Goldman Sachs, il Brent potrebbe raggiungere un picco di 110 dollari al barile se il flusso di petrolio attraverso lo stretto di Hormuz venisse dimezzato per un mese, per poi rimanere in calo del 10% nei 11 mesi successivi. La banca d’affari continua a non prevedere interruzioni significative dell’approvvigionamento di petrolio e gas naturale. Dall’inizio del conflitto tra Iran e Israele, il Brent è aumentato del 13% mentre il
WTI ha guadagnato circa il 10%.
(da agenzie)

argomento: Politica | Commenta »

SE ORA AI SOVRANISTI RESTA L’IMBARAZZO

Giugno 23rd, 2025 Riccardo Fucile

LA PIETRA TOMBALE DEL SOVRANISMO REALIZZATO DEITRO IL SILENZIO DEI TRUMPIANI D’ITALIA

Lo straordinario silenzio dei trumpiani d’Italia e d’Europa dopo la notte dei missili americani sull’Iran rivela qualcosa di più di un imbarazzo: il presentimento che l’iniziativa del presidente Usa possa rivelarsi la pietra tombale del sovranismo realizzato. Il solo a parlare e applaudire è l’argentino Javier Milei, che ha postato sui social una foto di Benjamin Netanyahu e Donald Trump corredata dalla frase: «Dopo tanto, è bello vedere il nostro Paese dalla parte giusta della storia». Caso isolato, e si capisce: a molte migliaia di miglia dalla scena del conflitto, senza basi militari che possono essere chiamate in causa, è facile recitare la parte del “groupie”.
In Europa la percezione è ben diversa. E in Italia il gelo è particolarmente evidente perché l’intera narrazione del centrodestra era fondata sul fatto che le minacce di Trump – invasione della Groenlandia, annessione del Canada, dazi, e infine azioni armate contro Teheran – fossero poco più di metodi di contrattazione, parole esagerate per spaventare competitori e avversari e sottometterli al gioco americano.
Non era vero. E ora il Viminale deve far suonare le sirene dell’allerta su 29 mila siti civili e militari, ambasciate, Vaticano, basiliche, ma anche singoli eventi che prevedono la partecipazione di personalità esposte. Ora il ministro della Difesa Guido Crosetto deve avvertire: si apre una crisi molto più ampia, è ragionevole attendersi azioni ritorsive dell’Iran «che potrebbero non limitarsi al teatro regionale».
Trump non è più il maestro dell’Art of Deal e nemmeno il Taco, quello che alla fine si tira sempre indietro. Trump non è più l’uomo che farà finire le guerre, il capo Maga in corsa per il Nobel della Pace, il leader che prometteva alla Cnn di chiudere ogni conflitto «in
ventiquattr’ore», addirittura prima di insediarsi alla Casa Bianca. Trump è quello che scommette su se stesso mettendo in gioco gli interessi di tutti, i commerci mondiali nello Stretto di Hormuz, una nuova vampata terroristica, e poi chissà che altro. Ma soprattutto: il trumpismo non prevede pontieri, anzi li irride. L’attacco ai siti nucleari iraniani è scattato mentre tutta Europa, Italia compresa, cercava di approfittare delle due settimane di riflessione promesse dalla Casa Bianca per riaprire il dialogo con Teheran e convincerla a passi avanti significativi.
Il silenzio dei trumpiani d’Italia segnala un assoluto sconcerto. Non era così che doveva andare. L’America Great Again avrebbe dovuto essere mentore di una stagione di prosperità oltre i disastri della globalizzazione e si sarebbe dovuto guardare all’esempio Usa dicendo: ecco come si fa. Finora sono state raccolte solo delusioni, e già da tempo sui social dei leader sono spariti i cappellini Maga e le cravatte rosse che segnalavano l’adesione incondizionata al modello.
Risale a maggio l’ultimo post di Matteo Salvini con la parola “Trump”, poi pure lui ha scelto il disimpegno. Preferisce il silenzio anche il suo generalissimo Roberto Vannacci, quello che salutò l’insediamento trumpiano come «l’inizio di un nuovo tempo all’insegna della sicurezza e della pace». Certo, resiste la speranza che l’azzardo della Casa Bianca risulti vincente e obblighi Teheran alla resa. Ma nessuno osa neppure dirlo, vista la sconfessione di ogni precedente aspettativa e previsione.
Il paradosso è evidente. Per quindici anni gli establishment europei si sono opposti alle insorgenze sovraniste sul filo dei ragionamenti e delle invettive, persino della criminalizzazione degli elettorati. Ora potrebbero averla vinta, come accadde in passato per altri grandi utopie di massa, davanti al caotico spettacolo generato dalla realizzazione di quel sogno e dalle nuove paure che suscita col suo imprevedibile andamento.
(da La Stampa)

argomento: Politica | Commenta »

IL DANNO AMERICANO

Giugno 23rd, 2025 Riccardo Fucile

E’ CROLLATA LA RESIDUA CREDIBILITA’ DEGLI STATI UNITI NEL MONDO

Con l’attacco all’Iran Donald Trump avrà forse inflitto gravi danni ai siti atomici persiani ma ha certamente danneggiato la residua credibilità degli Stati Uniti nel mondo. Insieme, ha innescato una crisi nella sua opinione pubblica, da cui è stato votato perché si occupasse del suo paese invece di dedicarsi ad abbattere mostri lontani. E ha palesato le faglie nella sua stessa amministrazione e negli apparati dello Stato, non proprio unanimi nel plaudire alla sua scelta e nel valutarne le conseguenze. Infine, ciò che lui stesso spaccia in privato come “poker strategico”, ovvero l’alone di permanente incertezza creato intorno alle sue intenzioni e che pare molto divertirlo, si sta rovesciando contro il suo brillante ideatore e il paese che deve governare.
Il bluff vale se raro.
Amici e nemici hanno preso nota che il presidente degli Stati Uniti può decretare due settimane di riflessione sul da farsi, riaprire a un
negoziato con l’Iran, salvo lanciare due giorni dopo portentosi missili sul bersaglio grosso, con esiti che il suo stesso Stato maggiore non è in grado di stabilire. Chi volesse stipulare un qualsiasi accordo con questa amministrazione sa che un momento dopo la firma quell’inchiostro potrebbe svelarsi simpatico.
L’impressione diffusa è che Trump sia stato agilmente usato da Netanyahu. Il gregario guida il capo? Quale autorevolezza può esibire il numero uno mondiale se si fa dirigere da una potenza regionale? O anche se solo dà l’impressione di esserlo? Della Cina, che per questa America è ossessione strategica, a Israele interessa poco. Resta da capire perché l’Iran sia considerato a Washington degno di dirottare risorse e attenzione dalla sfida con Pechino.
Certo, l’intimità della relazione israelo-americana è senza pari. Di qui a stabilire che siano lo stesso Stato, la stessa cosa, con i medesimi interessi, moltissimo ne corre. Né in passato sono mancati gli scontri non solo diplomatici fra Washington e Gerusalemme — indimenticato l’attacco israeliano alla USS Liberty l’8 giugno 1967, che provocò 34 vittime. Preistoria per il pubblico, non per apparati dalla memoria elefantina.
Oggi Bibi pare prendere l’amico americano per mano, a indicargli il cammino da percorrere insieme. Nel legittimo interesse del suo paese. Ma qual è l’interesse degli Stati Uniti a invischiarsi nell’ennesima partita mediorientale, quasi le lezioni di Afghanistan e Iraq non fossero sufficienti? Peraltro, contro un avversario di ben altra dimensione.
Teheran è chiamata a scegliere fra due opzioni. La prima è rilanciare con tutte le risorse che restano. In vista di una lunga guerra di logoramento, contando sull’indisponibilità americana a impantanarsi
nella regione e sull’impossibilità per Israele di combattere a tempo indeterminato sui fronti che ha deciso di aprire. Scelta molto rischiosa, non impossibile. La seconda è limitare la rappresaglia per riaprire al negoziato, sia pure da basi sicuramente più fragili. Logica. Troppo logica? Ma è su questo esito che Trump scommette.
E se invece il regime crollasse? Possibile, anche se l’offensiva israelo-americana sembra rinsaldare l’unità nazionale. Riflesso patriottico. Ma soprattutto, chi potrebbe installarsi sul trono che fu dello scià? E che legittimità avrebbe se la sua ascesa derivasse dalla vittoria di chi ha aggredito il suo paese?
Mentre ci interroghiamo sul famoso regime change che tanti danni addusse agli americani e ad altri occidentali — tra cui noi — in precedenti tentativi di imporlo, dobbiamo prendere atto che il cambio di regime sta finora investendo chi vorrebbe promuoverlo
altrove. Lo sconvolgimento che sta minando i regimi di Stati Uniti e Israele è sotto i nostri occhi. Con tutto il rispetto per i persiani, queste derive ci riguardano molto più da vicino.
O dovrebbero riguardarci, se non fossimo affogati nel nostro provincialismo, coraggiosamente denunciato dal ministro Crosetto nel recente discorso di Padova, raro caso di adesione al principio di realtà oggi sommerso dalle propagande. Prima usciremo dall’illusione di essere immuni dalla rivoluzione mondiale in corso, meglio sarà per noi e i nostri discendenti. Se non è già troppo tardi.
(da La Repubblica)

argomento: Politica | Commenta »

L’ITALIA NON È PRONTA ALLA GUERRA DEL DOMANI: SIAMO ANCORA ALLE GUERRE PUNICHE LE FORZE ITALIANE SONO ANCORA TROPPO DEBOLI E PICCOLE

Giugno 23rd, 2025 Riccardo Fucile

L’ESERCITO HA UN DISPERATO BISOGNO DI CARRI ARMATI, ARTIGLIERIE PESANTI, RAZZI E DRONI. LA FLOTTA DELLA MARINA MILITARE È AL PASSO CON I TEMPI, MA MANCA IL PERSONALE

La questione degli ausiliari, rilanciata nei giorni scorsi dalla Lega, che dovrebbero essere dieci mila ex militari, inseriti in un elenco di richiamabili in caso di emergenze nazionali o di guerra, non nasce a caso. È uno dei capitoli previsti dal grande rafforzamento delle forze armate a cui si lavora da un paio di anni. Ne parlava espressamente il Capo di stato maggiore della Difesa, generale Luciano Portolano, qualche settimana fa in Parlamento: «Si stanno conducendo approfondimenti sull’istituto della riserva».
Le forze armate si sono scoperte deboli e piccole nel nuovo tempo di sangue e guerre in cui siamo precipitati e hanno bisogno di armamenti, tecnologie, e personale. Si parla genericamente di 40mila soldati e soldatesse in più. Portolano, però, nell’audizione del 21 maggio scorso, si è limitato a dire che al momento siamo fermi a un modello da 160mila unità e soltanto «lo studio avviato per la revisione e l’adattamento dello strumento militare ci consentirà di quantificare l’esigenza organica complessiva».
I numeri definitivi verranno da un documento di Strategia di Sicurezza nazionale, in avanzata fase di preparazione, a cui seguirà il piano delle capacità a cui lavora lo Stato maggiore Difesa. Solo a quel punto arriverà anche il documento finale, politico, del ministro Guido Crosetto
L’ESERCITO SGUARNITO
L’esercito è stato molto sacrificato negli ultimi venti anni. Finché si ragionava solo sulle missioni di pace, armi pesanti e tecnologie erano un lusso di cui si poteva fare a meno. Adesso non più. Ed è iniziata la rincorsa. L’esercito ha un disperato bisogno di carri armati, perché sono operativi appena 50 tra i vecchi “Ariete”; c’è un programma per costruire in una fabbrica a La Spezia 300 nuovi carri armati e 1000 mezzi da trasporto corazzati, grazie a una cooperazione industriale italo-tedesca. Il programma alla fine costerà quasi 10 miliardi di euro.
La società Mbda, a sua volta, ha appena presentato un nuovo razzo spalleggiabile anti-aereo, il “Fulgur”, che dovrà sostituire i vecchi Stinger. È stato avviato un approvvigionamento straordinario di razzi anti-aereo e anti-drone come gli “Aster”. E poi servono artiglierie pesanti, obici semoventi, lanciarazzi come i prodotti americani “Himars” e “Mlrs”. Occorrono massicce dosi di droni. E persino prodotti che erano stati dimenticati come i ponti mobili per il genio militare.
La nostra flotta è agile e moderna. Abbiamo due portaerei, il “Trieste” e il “Cavour”, le fregate classe “Fremm”, particolarmente moderne, e sono in costruzione i nuovi pattugliatori. Mancano però gli equipaggi: personale qualificato, esperto di navigazione e di elettronica. Il problema è talmente serio che c’è un calo di vocazioni. Serve maggior turn over per gli equipaggi e così il leghista Nino
Minardo, presidente della commissione Difesa, ha presentato autonomamente un suo ddl per «incrementare di 4.272 unità le dotazioni organiche complessive della Marina militare».
La Marina ha bisogno anche di nuovi armi per la lotta subacquea e di sistemi anti-drone, anti-aereo e anti-missile. La guerra in Ucraina ha dimostrato che le grandi navi sono molto esposte alla minaccia di un drone subacqueo oppure ad un missile che provenga da fuori dell’atmosfera.
UN’AERONAUTICA BONSAI§Sulla qualità della nostra aeronautica militare nessuno discute. Ma sulle sue dimensioni? In servizio ci sono 94 Eurofighter (ne sono stati appena ordinati 24 nuovi per sostituire quelli più vecchi e che saranno radiati tra qualche anno) e alcune decine di F35 (altri 25 sono stati ordinati di recente)
Alla fine delle acquisizioni avremo 115 caccia F35 e un centinaio di Eurofighter, ma siamo ancora molto lontani dall’obiettivo. Tra una decina di anni dovremmo vedere in volo anche il nuovissimo caccia di sesta generazione, il Gcap, di produzione anglo-italo-giapponese. Funzionerà come un aereo-madre attorniato da uno stormo di droni serventi.
Per avere un parametro di riferimento, secondo il più aggiornato censimento delle forze aeree, il FlightGlobal International, primi sono gli Stati Uniti (2.679 velivoli da combattimento), poi Cina e Russia (rispettivamente con 1.583 e 1.522), India (643), Corea del Nord (482), Pakistan (418) Corea del Sud (413), Arabia Saudita (364), Egitto (328) e Taiwan (285).
LE NUOVE TECNOLOGIE
Questo il quadro dell’esistente, ma il futuro sta facendo irruzione
velocissimo con l’intelligenza artificiale, i satelliti per comunicazioni e osservazione (ma ormai sono mature anche le armi spaziali per danneggiare i satelliti altrui), i computer quantistici e persino gli androidi che potrebbero fare la guerra al posto del soldato in carne e ossa.
(da La Stampa)

argomento: Politica | Commenta »

  • Destra di Popolo.net
    Circolo Genovese di Cultura e Politica
    Diretto da Riccardo Fucile
    Scrivici: destradipopolo@gmail.com

  • Categorie

    • 100 giorni (5)
    • Aborto (20)
    • Acca Larentia (2)
    • Alcool (3)
    • Alemanno (150)
    • Alfano (315)
    • Alitalia (123)
    • Ambiente (341)
    • AN (210)
    • Animali (74)
    • Arancioni (2)
    • arte (175)
    • Attentato (329)
    • Auguri (13)
    • Batini (3)
    • Berlusconi (4.297)
    • Bersani (235)
    • Biasotti (12)
    • Boldrini (4)
    • Bossi (1.223)
    • Brambilla (38)
    • Brunetta (83)
    • Burlando (26)
    • Camogli (2)
    • canile (4)
    • Cappello (8)
    • Caprotti (2)
    • Caritas (6)
    • carovita (170)
    • casa (247)
    • Casini (120)
    • Centrodestra in Liguria (35)
    • Chiesa (276)
    • Cina (10)
    • Comune (343)
    • Coop (7)
    • Cossiga (7)
    • Costume (5.592)
    • criminalità (1.404)
    • democratici e progressisti (19)
    • denuncia (14.536)
    • destra (573)
    • destradipopolo (99)
    • Di Pietro (101)
    • Diritti civili (276)
    • don Gallo (9)
    • economia (2.332)
    • elezioni (3.303)
    • emergenza (3.080)
    • Energia (45)
    • Esselunga (2)
    • Esteri (784)
    • Eugenetica (3)
    • Europa (1.314)
    • Fassino (13)
    • federalismo (167)
    • Ferrara (21)
    • Ferretti (6)
    • ferrovie (133)
    • finanziaria (325)
    • Fini (823)
    • fioriere (5)
    • Fitto (27)
    • Fontana di Trevi (1)
    • Formigoni (90)
    • Forza Italia (596)
    • frana (9)
    • Fratelli d'Italia (291)
    • Futuro e Libertà (511)
    • g8 (25)
    • Gelmini (68)
    • Genova (543)
    • Giannino (10)
    • Giustizia (5.796)
    • governo (5.805)
    • Grasso (22)
    • Green Italia (1)
    • Grillo (2.941)
    • Idv (4)
    • Immigrazione (734)
    • indulto (14)
    • inflazione (26)
    • Ingroia (15)
    • Interviste (16)
    • la casta (1.396)
    • La Destra (45)
    • La Sapienza (5)
    • Lavoro (1.316)
    • LegaNord (2.415)
    • Letta Enrico (154)
    • Liberi e Uguali (10)
    • Libia (68)
    • Libri (33)
    • Liguria Futurista (25)
    • mafia (544)
    • manifesto (7)
    • Margherita (16)
    • Maroni (171)
    • Mastella (16)
    • Mattarella (60)
    • Meloni (14)
    • Milano (300)
    • Montezemolo (7)
    • Monti (357)
    • moschea (11)
    • Musso (10)
    • Muti (10)
    • Napoli (319)
    • Napolitano (220)
    • no global (5)
    • notte bianca (3)
    • Nuovo Centrodestra (2)
    • Obama (11)
    • olimpiadi (40)
    • Oliveri (4)
    • Pannella (29)
    • Papa (33)
    • Parlamento (1.428)
    • partito del popolo della libertà (30)
    • Partito Democratico (1.034)
    • PD (1.192)
    • PdL (2.781)
    • pedofilia (25)
    • Pensioni (129)
    • Politica (32.552)
    • polizia (253)
    • Porto (12)
    • povertà (502)
    • Presepe (14)
    • Primarie (149)
    • Prodi (52)
    • Provincia (139)
    • radici e valori (3.690)
    • RAI (359)
    • rapine (37)
    • Razzismo (1.410)
    • Referendum (200)
    • Regione (344)
    • Renzi (1.521)
    • Repetto (46)
    • Rifiuti (84)
    • rom (13)
    • Roma (1.125)
    • Rutelli (9)
    • san gottardo (4)
    • San Martino (3)
    • San Miniato (2)
    • sanità (306)
    • Sarkozy (43)
    • scuola (354)
    • Sestri Levante (2)
    • Sicurezza (454)
    • sindacati (162)
    • Sinistra arcobaleno (11)
    • Soru (4)
    • sprechi (319)
    • Stampa (373)
    • Storace (47)
    • subappalti (31)
    • televisione (244)
    • terremoto (402)
    • thyssenkrupp (3)
    • Tibet (2)
    • tredicesima (3)
    • Turismo (62)
    • Udc (64)
    • Università (128)
    • V-Day (2)
    • Veltroni (30)
    • Vendola (41)
    • Verdi (16)
    • Vincenzi (30)
    • violenza sulle donne (342)
    • Web (1)
    • Zingaretti (10)
    • zingari (14)
  • Archivi

    • Giugno 2025 (423)
    • Maggio 2025 (591)
    • Aprile 2025 (622)
    • Marzo 2025 (561)
    • Febbraio 2025 (352)
    • Gennaio 2025 (640)
    • Dicembre 2024 (607)
    • Novembre 2024 (609)
    • Ottobre 2024 (668)
    • Settembre 2024 (458)
    • Agosto 2024 (618)
    • Luglio 2024 (429)
    • Giugno 2024 (481)
    • Maggio 2024 (633)
    • Aprile 2024 (618)
    • Marzo 2024 (473)
    • Febbraio 2024 (588)
    • Gennaio 2024 (627)
    • Dicembre 2023 (504)
    • Novembre 2023 (435)
    • Ottobre 2023 (604)
    • Settembre 2023 (462)
    • Agosto 2023 (642)
    • Luglio 2023 (605)
    • Giugno 2023 (560)
    • Maggio 2023 (412)
    • Aprile 2023 (567)
    • Marzo 2023 (506)
    • Febbraio 2023 (505)
    • Gennaio 2023 (541)
    • Dicembre 2022 (525)
    • Novembre 2022 (526)
    • Ottobre 2022 (552)
    • Settembre 2022 (584)
    • Agosto 2022 (585)
    • Luglio 2022 (562)
    • Giugno 2022 (521)
    • Maggio 2022 (470)
    • Aprile 2022 (502)
    • Marzo 2022 (542)
    • Febbraio 2022 (494)
    • Gennaio 2022 (510)
    • Dicembre 2021 (488)
    • Novembre 2021 (599)
    • Ottobre 2021 (506)
    • Settembre 2021 (539)
    • Agosto 2021 (423)
    • Luglio 2021 (577)
    • Giugno 2021 (559)
    • Maggio 2021 (556)
    • Aprile 2021 (506)
    • Marzo 2021 (647)
    • Febbraio 2021 (570)
    • Gennaio 2021 (605)
    • Dicembre 2020 (619)
    • Novembre 2020 (575)
    • Ottobre 2020 (639)
    • Settembre 2020 (465)
    • Agosto 2020 (588)
    • Luglio 2020 (597)
    • Giugno 2020 (580)
    • Maggio 2020 (618)
    • Aprile 2020 (643)
    • Marzo 2020 (437)
    • Febbraio 2020 (593)
    • Gennaio 2020 (596)
    • Dicembre 2019 (542)
    • Novembre 2019 (316)
    • Ottobre 2019 (631)
    • Settembre 2019 (617)
    • Agosto 2019 (639)
    • Luglio 2019 (654)
    • Giugno 2019 (598)
    • Maggio 2019 (527)
    • Aprile 2019 (383)
    • Marzo 2019 (562)
    • Febbraio 2019 (598)
    • Gennaio 2019 (641)
    • Dicembre 2018 (623)
    • Novembre 2018 (603)
    • Ottobre 2018 (631)
    • Settembre 2018 (586)
    • Agosto 2018 (362)
    • Luglio 2018 (562)
    • Giugno 2018 (563)
    • Maggio 2018 (634)
    • Aprile 2018 (547)
    • Marzo 2018 (599)
    • Febbraio 2018 (571)
    • Gennaio 2018 (607)
    • Dicembre 2017 (579)
    • Novembre 2017 (634)
    • Ottobre 2017 (579)
    • Settembre 2017 (456)
    • Agosto 2017 (368)
    • Luglio 2017 (450)
    • Giugno 2017 (468)
    • Maggio 2017 (460)
    • Aprile 2017 (439)
    • Marzo 2017 (480)
    • Febbraio 2017 (420)
    • Gennaio 2017 (453)
    • Dicembre 2016 (438)
    • Novembre 2016 (438)
    • Ottobre 2016 (424)
    • Settembre 2016 (367)
    • Agosto 2016 (332)
    • Luglio 2016 (336)
    • Giugno 2016 (358)
    • Maggio 2016 (373)
    • Aprile 2016 (308)
    • Marzo 2016 (369)
    • Febbraio 2016 (335)
    • Gennaio 2016 (404)
    • Dicembre 2015 (412)
    • Novembre 2015 (401)
    • Ottobre 2015 (422)
    • Settembre 2015 (419)
    • Agosto 2015 (416)
    • Luglio 2015 (387)
    • Giugno 2015 (397)
    • Maggio 2015 (402)
    • Aprile 2015 (407)
    • Marzo 2015 (428)
    • Febbraio 2015 (417)
    • Gennaio 2015 (434)
    • Dicembre 2014 (454)
    • Novembre 2014 (437)
    • Ottobre 2014 (440)
    • Settembre 2014 (450)
    • Agosto 2014 (433)
    • Luglio 2014 (437)
    • Giugno 2014 (392)
    • Maggio 2014 (392)
    • Aprile 2014 (389)
    • Marzo 2014 (436)
    • Febbraio 2014 (386)
    • Gennaio 2014 (419)
    • Dicembre 2013 (367)
    • Novembre 2013 (395)
    • Ottobre 2013 (447)
    • Settembre 2013 (433)
    • Agosto 2013 (389)
    • Luglio 2013 (390)
    • Giugno 2013 (425)
    • Maggio 2013 (413)
    • Aprile 2013 (345)
    • Marzo 2013 (372)
    • Febbraio 2013 (293)
    • Gennaio 2013 (361)
    • Dicembre 2012 (364)
    • Novembre 2012 (336)
    • Ottobre 2012 (363)
    • Settembre 2012 (341)
    • Agosto 2012 (238)
    • Luglio 2012 (328)
    • Giugno 2012 (288)
    • Maggio 2012 (258)
    • Aprile 2012 (218)
    • Marzo 2012 (255)
    • Febbraio 2012 (247)
    • Gennaio 2012 (259)
    • Dicembre 2011 (223)
    • Novembre 2011 (267)
    • Ottobre 2011 (283)
    • Settembre 2011 (268)
    • Agosto 2011 (155)
    • Luglio 2011 (210)
    • Giugno 2011 (264)
    • Maggio 2011 (273)
    • Aprile 2011 (248)
    • Marzo 2011 (255)
    • Febbraio 2011 (234)
    • Gennaio 2011 (253)
    • Dicembre 2010 (237)
    • Novembre 2010 (187)
    • Ottobre 2010 (159)
    • Settembre 2010 (148)
    • Agosto 2010 (75)
    • Luglio 2010 (86)
    • Giugno 2010 (76)
    • Maggio 2010 (75)
    • Aprile 2010 (66)
    • Marzo 2010 (79)
    • Febbraio 2010 (73)
    • Gennaio 2010 (74)
    • Dicembre 2009 (74)
    • Novembre 2009 (83)
    • Ottobre 2009 (90)
    • Settembre 2009 (83)
    • Agosto 2009 (56)
    • Luglio 2009 (83)
    • Giugno 2009 (76)
    • Maggio 2009 (72)
    • Aprile 2009 (74)
    • Marzo 2009 (50)
    • Febbraio 2009 (69)
    • Gennaio 2009 (70)
    • Dicembre 2008 (75)
    • Novembre 2008 (77)
    • Ottobre 2008 (67)
    • Settembre 2008 (56)
    • Agosto 2008 (39)
    • Luglio 2008 (50)
    • Giugno 2008 (55)
    • Maggio 2008 (63)
    • Aprile 2008 (50)
    • Marzo 2008 (39)
    • Febbraio 2008 (35)
    • Gennaio 2008 (36)
    • Dicembre 2007 (25)
    • Novembre 2007 (22)
    • Ottobre 2007 (27)
    • Settembre 2007 (23)
  • Giugno 2025
    L M M G V S D
     1
    2345678
    9101112131415
    16171819202122
    23242526272829
    30  
    « Mag    
  • Leggi gli ultimi articoli inseriti

    • PRONTI AD ARRENDERSI: IN ITALIA, NEGLI ULTIMI TRE ANNI, I FAVOREVOLI A UN ESERCITO COMUNE EUROPEO SONO SCESI DAL 57 AL 48%. IL SOSTEGNO MAGGIORE ARRIVA DAGLI ELETTORI DEL CENTROSINISTRA
    • IL POLITOLOGO IAN BREMMER: “L’ATTACCO ALL’IRAN È UN ERRORE CHE TRUMP HA COMMESSO PER RAGIONI DI EGO. I BOMBARDAMENTI CONDOTTI DAGLI ISRAELIANI AVEVANO GIÀ RALLENTATO IL PROGRAMMA NUCLEARE IRANIANO DI ALMENO 9 MESI, FORSE DI ANNI”
    • SE TRUMP GIRA LA TESTA SU KIEV, PUTIN È BEN FELICE DI FARLO SU TEHERAN. PUTIN HA APPENA DETTO CHE ‘TUTTA L’UCRAINA È NOSTRA (RUSSA)’. LE BOMBE ANTI-BUNKER AMERICANE SU ISFAHAN E FORDOW SONO UN PICCOLO PREZZO DA PAGARE
    • GARLASCO, L’AUDIO DELL’EX MARESCIALLO: “IL TESTIMONE MASCHIDDA MINACCIATO PER FARLO STARE ZITTO”, AVEVA ACCUSATO STEFANIA CAPPA
    • ARRESTATI TRE POLIZIOTTI A ROMA: LA FINTA PERQUISIZIONE IN UNA CASA, IL COMPLICE ALBANESE E LA CASSAFORTE SVUOTATA
    • HORMUZ: L’IRAN, LA RISPOSTA AGLI USA E IL BLOCCO DELLO STRETTO SU CUI TRANSITA IL 20% DEL PETROLIO MONDIALE
  • Commenti recenti

    • Log In

      • Accedi
      • Feed dei contenuti
      • Feed dei commenti
      • WordPress.org
    • Credits: G.I





    Usiamo i cookie anche di terze parti autorizzate. Continuando a navigare su questo sito, acconsenti al loro impiego in conformità alla nostra Cookie Policy.
    PreferenzeCONTINUA
    Manage consent

    Privacy Overview

    This website uses cookies to improve your experience while you navigate through the website. Out of these, the cookies that are categorized as necessary are stored on your browser as they are essential for the working of basic functionalities of the website. We also use third-party cookies that help us analyze and understand how you use this website. These cookies will be stored in your browser only with your consent. You also have the option to opt-out of these cookies. But opting out of some of these cookies may affect your browsing experience.
    Necessary
    Sempre abilitato
    Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. These cookies ensure basic functionalities and security features of the website, anonymously.
    CookieDurataDescrizione
    cookielawinfo-checbox-analytics11 monthsThis cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Analytics".
    cookielawinfo-checbox-functional11 monthsThe cookie is set by GDPR cookie consent to record the user consent for the cookies in the category "Functional".
    cookielawinfo-checbox-others11 monthsThis cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Other.
    cookielawinfo-checkbox-necessary11 monthsThis cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookies is used to store the user consent for the cookies in the category "Necessary".
    cookielawinfo-checkbox-performance11 monthsThis cookie is set by GDPR Cookie Consent plugin. The cookie is used to store the user consent for the cookies in the category "Performance".
    viewed_cookie_policy11 monthsThe cookie is set by the GDPR Cookie Consent plugin and is used to store whether or not user has consented to the use of cookies. It does not store any personal data.
    Functional
    Functional cookies help to perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collect feedbacks, and other third-party features.
    Performance
    Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.
    Analytics
    Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.
    Advertisement
    Advertisement cookies are used to provide visitors with relevant ads and marketing campaigns. These cookies track visitors across websites and collect information to provide customized ads.
    Others
    Other uncategorized cookies are those that are being analyzed and have not been classified into a category as yet.
    ACCETTA E SALVA