ACCUSE RIDICOLE ANCHE AL SACERDOTE DON MUSSIE: RICEVERE RICHIESTA DI SOCCORSO DA UN BARCONE E’ “FAVOREGGIAMENTO IMMIGRAZIONE”
QUANDO CI SARANNO LE SENTENZE IN TRIBUNALE QUALCUNO PAGHERA’ PER LA CAMPAGNA DI DIFFAMAZIONE DELLE ONG
A fare il suo nome agli inquirenti sono stati i due addetti della security imbarcati a bordo della nave Vos Hestia di Save the children che hanno rivelato (o inventato) l’esistenza di una chat tra i team leader a bordo delle navi umanitarie (il che non costituisce reato”.
Giova ricordare che i due addetti alla security sono in realtà due mercenari che operano per la multinazione di Defende Europe, quella della nave razzista che gira davanti alla Tunisia senza che nessuno gli abbia chiesto di presentare i libri contabili per dimostrare chi li finanzia e senza che nessun giudice abbia contestato ai razzisti la violazione delle norme internazionali vigenti in zona Sar.
Don Mussie Zerai, sacerdote eritreo che da anni vive in Italia ed è punto di riferimento per migliaia di suoi concittadini che affrontano il viaggio verso l’Europa, è tra gli indagati della Procura di Trapani nell’ambito dell’inchiesta per favoreggiamento all’immigrazione clandestina che ha già portato al sequestro della nave Juventa della Ong tedesca Jugend Rettet.
Secondo quanto riferito dai due testimoni, il sacerdote che riceveva le comunicazioni dai migranti imbarcati sui gommoni dei trafficanti, avrebbe fatto da tramite con i membri delle Ong segnalando giorno, ora e posizione delle imbarcazioni da soccorrere.
Cosa perfettamente legittima, come avverrebbe per qualsiasi cittadini che fosse informato di un naufragio da parte di chi si trova alla deriva.
Candidato al Nobel per la pace nel 2015, fondatore e presidente dell’agenzia di informazione Habeshia, definita “il salvagente dei migranti”, con la quale offre assistenza telefonica ai migranti, stimolando l’intervento delle autorità nei luoghi in cui si trovano imbarcazioni in difficoltà , a Don Zerai glòi uomini della squadra mobile di Trapani hanno notificato un avviso di garanzia.
“Ho saputo soltanto lunedì dell’indagine – dice Mussie Zerai – e voglio andare a fondo in questa vicenda. Sono rientrato a Roma dall’Etiopia di proposito. In passato – aggiunge – ricevevo moltissime telefonate ogni giorno. Oggi ne ricevo molte meno, non saprei dire perche,’ ma il mio intervento è sempre stato a scopo umanitario”. “Prima ancora di informare le Ong – dice il religioso -, ogni volta ho allertato la centrale operativa della Guardia Costiera italiana e quella maltese. Mai ho avuto rapporti con la Iuventa ne aderisco a chat segrete. Ho sempre comunicato attraverso il mio telefono cellulare”.
(da agenzie)
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