ADEGUAMENTO SISMICO, QUANTO COSTA L’EDILIZIA CHE PUO’ SALVARE LA VITA
SI VA DA 100 A 300 EURO A METRO QUADRO… PER UN PALAZZO DI MEDIE DIMESIONI UNA SPESA DI CIRCA MEZZO MILIONE… LE DETRAZIONI FISCALI CI SONO, MA PARZIALI E SPALMATE NEL TEMPO
L’Italia ha una delle legislazioni più all’avanguardia, in tema di normativa antisismica. Il problema è che interessa solo le nuove costruzioni.
E in un Paese dove l’edilizia storica di vario tipo rappresenta l’80-90 per cento, è come dire che – se i lavori sono eseguiti come si deve – solo una piccolissima fetta di edifici è davvero al sicuro.
Oltre il 40 per cento del territorio italiano è a rischio sismico elevato e il 60 per cento degli edifici è stato costruito prima del 1974, quanto sono entrate in vigore le prime norme antisismiche. Almeno un terzo degli immobili andrebbe adeguato.
Sulla base di questi parametri nel 2013 l’Oice, l’associazione delle organizzazioni di ingegneria, architettura e consulenza tecnico-economica, stimava che il mercato per questo tipo di interventi valesse 36 miliardi .
Gli esperti concordano: il governo dovrebbe utilizzare i 10 miliardi della flessibilità concessi dalla Ue per investire sulla sicurezza. Con un ulteriore duplice effetto: aumentare l’occupazione e rilanciare l’economia
Perchè pure se l’adeguamento costa salato, può salvare la vita.
Ma di che cifre parliamo? “Con una spesa compresa fra 100 e 300 euro a metro quadro è possibile mettere al sicuro un edificio” spiega Camillo Nuti, a lungo docente di Tecnica delle costruzioni in zona sismica alla facoltà di Ingegneria di Roma Tre e attualmente ordinario di Progettazione strutturale ad Architettura: “Vuol dire 30 mila euro per appartamento di dimensioni medio-grandi e 200-600 mila euro per un classico condominio di quattro piani. Non poco ma si tratta di cifre che spesso, a pensarci, nel complesso vengono spese per una serie di interventi di tanti alti tipi ma assai meno importanti. Bisogna mettersi in testa che non ha senso rifare la cucina se poi le strutture della casa sono a rischio”.
Il campionario dei lavori che si possono effettuare è lungo: isolatori o cuscinetti antisismici da disporre alla base degli edifici, l’utilizzo della fibra di carbonio attorno ai pilastri che riduce notevolmente il rischio di fratture, la disposizione di controventi dissipativi tra un piano e l’altro per ammortizzare le scosse, rinforzi tramite l’installazione di catene o il risarcimento delle murature.
L’ultimo ritrovato, ancora allo studio, sono particolari pannelli in legno che coprono le tamponature all’interno e che sono in grado di fare da dissipatori. “È la dimostrazione che abbiamo un grande patrimonio di conoscenze e che le tecnologie esistono. Tutto sta a favorirne l’impiego” sintetizza Nuti.
Destinato a crescere ancora il numero dei morti accertati, 250. Mentre si organizzano le raccolte di abiti e scatolame e le collette dei deputati, Renzi annuncia: “Niente polemiche e ricostruzione in tempi certi”.
E il governo potrebbe mettere sulla messa in sicurezza tutta la flessibilità chiesta a Merkel, l’equivalente degli 80 euro
Ma ecco sorgere il problema economico. Chi effettua lavori di adeguamento sismico in zone a elevata pericolosità può recuperare il 65 per cento della spesa, ma in dieci anni. Proprio come previsto per gli interventi per il risparmio energetico.
Il problema così è che, trattandosi di somme ingenti, in pochi vi ricorrono. Anche perchè si tratta di un investimento sul futuro che non dà ritorni immediati in bolletta, nè estetici, come nel caso di una ristrutturazione.
Così, se la proposta di ricorrere ai margini di flessibilità concessi dalla Ue potrebbe essere una soluzione, si potrebbe pensare anche a un’altra strada: una detrazione immediata o quanto meno in un arco di tempo assai più ristretto rispetto a quello attuale. E le mancate entrate potrebbero essere compensate dal gettito Iva derivante dagli incentivi e dalle tasse pagate da imprese e progettisti.
Con un mercato dei lavori stimato in 36 miliardi, solo l’imposta sul valore aggiunto potrebbe portarne sette nelle casse dell’erario. A meno che non si voglia pensare che la vita di una persona, dal punto di vista fiscale, valga quanto una caldaia a condensazione.
Paolo Fantauzzi
(da “L’Espresso”)
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