ADELE GAMBARO FONDA IL GAP, GRUPPO DEGLI ESPULSI GRILLINI
CACCIATA DAL MOVIMENTO PER AVER OSATO CRITICARE GRILLO, LA SENATRICE CINQUESTELLE GUARDA AVANTI: IL GRUPPO DEGLI EPURATI SI CHIAMERA’ “GRUPPO D’AZIONE POPOLARE”
“L’amaro in bocca? Lo devono avere loro”.
Espulsa un mese fa dai 5 Stelle, per aver osato criticare Grillo, la senatrice Adele Gambaro non si pente affatto (“non mi sembra che i toni di Grillo siano cambiati, io ho solo fatto una critica, è la loro reazione che dovrebbe stupire”) e, dopo la gogna, guarda avanti.
Per l’autunno, lei e gli altri fuoriusciti di Camera e Senato hanno in serbo un nuovo progetto: un gruppo autonomo all’interno del gruppo misto.
Una risposta, spiega la senatrice bolognese, “alle tante pressioni ricevute dal territorio, dove sono moltissime le persone fuoriuscite o che si sentono a disagio all’interno del Movimento 5 Stelle”.
Sul nome per adesso circolano solo supposizioni, ma una è particolarmente suggestiva: il gruppo dei fuoriusciti a 5 Stelle potrebbe chiamarsi Gap: “Gruppo d’azione popolare”.
Lo stesso acronimo dei partigiani che combattevano per la liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Solo che all’epoca stava per “Gruppi d’azione patriottici”.
L’espulsione dal Movimento.
Cacciata per un’intervista a Sky in cui criticava i toni del Guru (“il problema del Movimento è Grillo”) e poi sottoposta a un doppio processo, prima al cospetto dei parlamentari e poi davanti all’oscura democrazia del web, la Gambaro ora è determinata a uscire dall’angolo in cui Grillo l’ha cacciata.
Il punto sul quale insiste di più è che la pressione per “fare qualcosa” è venuta anche in questo scorcio di estate dal basso, dal territorio.
Consiglieri, attivisti, associazioni, semplici cittadini.
Anche dall’Emilia-Romagna. Hanno scritto mail, inviato messaggi su Facebook, sono venuti in delegazione a Montecitorio e Palazzo Madama, hanno rincorso gli ex a Cinque stelle in ogni modo. “Ci chiedono – spiega – di diventare i punti di riferimento per i delusi dei 5 Stelle all’interno delle istituzioni. Sul territorio c’è molto malessere”.
“Ora il gruppo autonomo”.
Di qui l’idea: non avendo i numeri per costituire un gruppo autonomo, potrebbero fare come Sel: un gruppo autonomo all’interno del gruppo misto.
Per avere un’identità definita ed essere riconoscibili già durante questa legislatura.
E dopo chissà .
Oltre alla Gambaro, ci sarebbero il senatore Marino Mastrangeli, cacciato per le troppe apparizioni televisive, la senatrice veneta Paola De Pin, che ha lasciato il Movimento spontaneamente in solidarietà con la Gambaro e la collega romana Fabiola Antinori, l’ultima arrivata.
Alla Camera invece gli ex grillini sono tre: i due tarantini Alessandro Furnari e Vincenza Labriola e il romano Adriano Zaccagnini, fuoriuscito anch’egli spontaneamente dopo il caso-Gambaro (“Non sono a mio agio in un Movimento che epura”).
Il nome del gruppo dovrebbe essere lo stesso e dovrebbe nascere contemporaneamente alla Camera e in Senato.
“I toni di Grillo non sono cambiati”.
L’idea è ancora in fase embrionale, ma i fuoriusciti ne stanno parlando in maniera sempre più concreta.
Ieri la Gambaro era a Taranto, in visita all’Ilva con la commissione industria di Palazzo Madama.
Con i suoi ex colleghi dei 5 Stelle, dice, è rimasta in buoni rapporti.
“Chi non mi salutava prima non lo fa neanche adesso, ma sono una minoranza”.
Sulla tenuta del Movimento, non vuole sbilanciarsi, “se loro stanno bene nel M5S bisogna chiederlo a loro, non voglio parlare per loro”.
Per quello che la riguarda, invece, i punti di contrasto con Grillo restano gli stessi.
Di Casaleggio, che ha ormai sostituito il comico genovese alla guida del Movimento, non condivide quasi niente: lo stile, i toni, il messaggio.
“Anche l’ultima dichiarazione sul fatto che il Paese rischia la guerra civile, mi pare molto esagerata. Premettiamo una cosa: la sfera di cristallo non ce l’ha nessuno. Ma fare queste dichiarazioni mi sembra una strategia sbagliata. Così si rischia solo di alimentare la tensione. A forza di dire succederà , succederà , succederà va a finire che succede…”.
Al rischio contagio delle espulsioni in altri partiti, venuto alla ribalta ieri con il caso di Rosario Crocetta in Sicilia (“Il Pd mi mette al rogo”), la senatrice invece crede poco.
Il primato dell’anti democrazia, per lei, resta in mano ai 5 Stelle.
“Mi sembra che nel M5S ci siano più espulsioni che altrove, basta guardare i numeri”.
“Non saremo un M5s bis”.
Una cosa è certa: il gruppo dei fuoriusciti non sarà un Movimento 5 Stelle bis (“assolutamente”), ma qualcosa di nuovo, che col Movimento di Grillo e Casaleggio non vuole avere più niente a che fare.
Un gruppo disponibile anche a fare alleanze, per il bene del Paese, quello che non ha fatto Grillo. “I territori ci chiedono di impegnarci – spiega la Gambaro – e vorremmo dargli ascolto. Ci sembra la cosa migliore da fare nell’immediato”.
A livello politico, già a nello studio di Luca Telese, a In Onda, la Gambaro si era detta disposta a votare una fiducia a una maggioranza alternativa: “Per il bene del paese daremmo anche un voto di fiducia, il nostro obiettivo dev’essere questo”.
Oggi lo ribadisce, e aggiunge: “Pd e Pdl non sono la stessa cosa”.
Insomma, Casaleggio ha ragione: per i 5 Stelle si preannuncia un autunno caldo.
Ma la guerra civile rischia di averla in casa, non di guardarla alla finestra.
Caterina Giusberti
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