AGLI ITALIANI L’IMMIGRATO NON FA PIU’ PAURA: SOLO UNA PARTE DEL CENTRODESTRA NON SE N’E’ ANCORA ACCORTO
STUDIO DEMOS: IN TRE ANNI CHI LI CONSIDERA UNA RISORSA SALE DAL 41,5% AL 51,3%, CHI UN PERICOLO PER LA SICUREZZA SCENDE DAL 43,2% AL 31%…IL 47,7% DEGLI ITALIANI HA AMICI IMMIGRATI….IL 77% DEGLI STRANIERI HA UN’OCCUPAZIONE REGOLARE… MA IL PDL CONTINUA A RINCORRERE I RAZZISTI
Che le relazioni tra italiani e immigrati regolari, negli ultimi anni, siano mutate era da tempo evidente a tutti coloro che usano la buona fede nelle proprie analisi.
E’ calato quel carattere di emergenza sociale e di diffidenza su cui ha fatto le proprie fortune elettorali un partito che, alimentando l’odio, ha incrementato giusto di un paio di punti i propri consensi, facendo però un pessimo servizio al Paese in prospettiva futura.
Una cosa è controllare e regolare, in un interscambio di doveri e di diritti, altra cosa è sfruttare la manodopera straniera, negando i più elementari diritti, discriminando e alimentando la cultura dell’odio e dell’isolamento.
Una destra moderna non ha paura di confrontarsi con la società che cambia, sa raccogliere le sfide del nuovo secolo, non si chiude nei cessi dell’intolleranza, speculando sulle paure.
In attesa che una destra di questo tipo si affermi anche nel nostro Paese, esaminiamo qualche dato che emerge dal rapporto dell’Osservatorio Demos. Quasi la metà degli italiani, intanto, ha amici tra gli immigrati (in tre anni si è passati dal 36,7% al 47,7%).
Per il 51,3% dei nostri connazionali, gli immigrati sono una risorsa per la nostra economia (dal 41,5% del 2007), per il 49,7% la loro presenza favorisce la nostra apertura culturale (dal 46,4%).
Solo il 31% li ritiene un pericolo per la nostra sicurezza (dal 43,2% del 2007) e il 25,6% una minaccia per l’occupazione (dal 34,3% del 2007).
E ancora: solo il 20,4% li considera un pericolo per la nostra cultura e identità (dal 34,6% del 2007) e appena il 12,5% vorrebbe i piccoli immigrati in classi separate (dal 18,3% del 2007).
Dato che il centrodestra governa da almeno due anni il nostro Paese (e da sette degli ultimi nove anni) si dovrebbe chiedere al premier come mai non ha mai chiesto ad Euromedia di “sondare” questo diverso atteggiamento degli italiani, invece che chiedere ogni 12 ore il livello della sua popolarità presunta. Perchè i casi sono due: o si tratta di ignoranza politica, nel caso la tendenza non fosse a sua conoscenza, o di malafede nel caso, conoscendola, l’aver perseguito una politica opposta, al guinzaglio di un partito minoritario che ha la sua unica ragione di esistenza grazie all’alimentazione di infondate paure e di meschini egoismi.
Averr ripetuto pedissequamente e servilmente le consunte e superate parole d’ordine della “sicurezza” e del “pugno duro” contro un pericolo che non esiste, mentre gli italiani hanno ben altre emergenze economiche e sociali, è stato un grave errore che il Pdl ha pagato duramente, anche in termini di consenso elettorale.
Inutile sondare sul nulla o su argomenti che interessano solo il mandante, se poi non si comprende o non si vuole capire l’evoluzione della società civile, le sue tendenze e reali preoccupazioni.
Lo stesso Censis ha sancito, dati alla mano, che il 77% degli immigrati che vivono in Italia hanno un lavoro regolare, il 42,9% a tempo indeterminato.
Il 32% ha ammesso di aver dovuto lavorare i primi tempi in nero, il che vuol dire che qualche italiano li ha sfruttati.
Il 75,9% degli immigrati conosce poi abbastanza bene la nostra lingua, il 40,6% di loro è laureato o diplomato, il 50% ha una retribuzione mensile tra gli 800 e i 1.200 euro.
L’ex direttore della Padania, Gian Luigi Paragone, sulle colonne di “Libero” fa una triplice salto mortale con avvitamento carpiato, commentando questi dati, sostendendo “nessun razzismo se lo straniero lavora” e criticando i tempi della sinistra del “tutti dentro che poi ci si arrangia”.
Peccato che dimentichi però i tempi a lui cari del “tutti fuori perchè sono delinquenti, rubano il posto agli italiani” e palle simili, concetti che campeggiavano sul quotidiano e sui manifesti leghisti.
Lo sfruttamento c’è stato, caro Paragone, anche quando non c’era solo clandestinità : ricordati che il lavoro certi immigrati arrivati sui barconi se lo sono sudato, arricchendo anche le tasche di qualche padrone padano e non. Paragone è abituato forse ai trans padani che un giorno sono partito di lotta e un altro di governo, noi siamo specializzati a controllare le palle padane.
Non ci piace chi vive giocando sulla pelle dei più deboli, un giorno dipinti come criminali e un altro come onesti lavoratori, salvo però negare loro la cittadinanza o far affogare i profughi in mare aperto, privandoli dei loro diritti. La legalità e la solidarietà non sono un lusso o un optional, caro Paragone: è come l’onestà .
O uno è onesto sempre o mai.
E questo per ricordarti che l’unico segretario di partito attuale, condannato a 8 mesi per aver preso 200 milioni illeciti ai tempi di Tangentopoli, si chiama Umberto Bossi.
Il tuo ex datore di lavoro.
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