ANATOLIY, L’EROE NORMALE: “UN ESEMPIO PER TUTTI”
ARRIVATO DALL’UCRAINA DIECI ANNI FA, FACEVA IL MURATORE E NON SI ERA MAI PRESO UNA VACANZA
Non era un colosso e neppure un rissoso, Anatoliy.
L’amico del cuore, Giovanni Panico, non ricorda zuffe e dice che se poteva evitava anche le discussioni.
«Era una persona semplice, onesta, gran lavoratore, sempre disponibile e con quel senso di giustizia che molti italiani non conoscono nemmeno». L’altra sera è balzato come un leone sul rapinatore armato che voleva la cassa del supermarket di Castello di Cisterna. L’ha preso, l’ha bloccato, ha lottato ed è caduto a terra, mentre il complice mascherato ha puntato l’arma su di lui esplodendo due colpi che l’hanno fatto sussultare e poi morire. «Doveva lasciare stare», dicono in Rete. «Camminare e guardare basso». «Ma chi gliel’ha fatto fare?!». «Con la figlia si scappa».
Anatoliy Korol, trentottenne ucraino che a Castello di Cisterna tutti chiamavano Antonio, aveva già fatto la spesa e stava uscendo dal mercato con la sua bambina, un frugoletto biondo di un anno e mezzo.
«Se la portava ovunque, quando poteva – aggiunge l’amico che frequenta casa Korol -. La sua passione era andare in bicicletta al parco. Forse era l’unica sua vera passione, anche perchè tempo non ne aveva, tutto preso dal lavoro e dalla preoccupazione di dar da mangiare alla sua famiglia».
Da dieci anni in Italia, regolare, sposato con la connazionale Nadiya dalla quale ha avute due figlie, l’altra quattordicenne e prossima liceale, Antonio faceva il muratore, quando lo chiamavano.
Quando non lo chiamavano s’industriava come poteva, mentre Nadiya arrotonda lavorando da colf in una famiglia napoletana.
Ieri non si reggeva in piedi e continuava anche lei a sussurrare una sola cosa: «Non doveva farlo». E invece l’ha fatto e ora molti parlano di lui come di un eroe civile.
«Non ha esitato a mettere a repentaglio la propria vita per soccorrere il personale sotto la minaccia delle armi, testimonianza suprema di un martire della giustizia», ha dichiarato con solennità il governatore campano Vincenzo De Luca come se leggesse le motivazioni di una medaglia al valore.
«Un eroe dei nostri giorni». ha rilanciato l’ex presidente Stefano Caldoro.
Don Francesco Capasso della piccola chiesa di San Nicola, l’ha rimarcato: «Un esempio». Mentre il sindaco, Clemente Sorrentino, ha preannunciato il lutto cittadino «doveroso per colui che ha compiuto un gesto tanto eroico».
In mattinata il primo cittadino aveva accompagnato all’obitorio la moglie che piangeva come una vite tagliata. «Ma ho fatto un errore perchè la visita è stata negata e Nadiya è svenuta mentre tornavamo a casa. L’ho portata al pronto soccorso dove le hanno fatto una flebo perchè si riprendesse».
Lei, Anatoliy e le sue figlie hanno commosso un po’ tutti.
«Quanto a chi dice che non doveva farlo, comprendo solo la moglie», ha aggiunto con un sospiro il colonnello Luca Corbellotti, comandante dei carabinieri di Cisterna che ha sguinzagliato i suoi uomini a caccia dei malviventi. In tarda serata hanno trovato lo scooter Honda Sh 300 usato per fuggire.
La moto è stata bruciata nelle campagne della zona.
Zona nella quale Antonio aveva scelto di vivere con i suoi cari, con un sogno nel cassetto: regalare ai figli una vita meno faticosa della sua.
Da quando era in Italia vacanze non ne ha mai fatte.
Lo svago erano i vari parenti, fratelli e sorelle, che vivono ai piedi del Vesuvio dove la comunità ucraina è molto numerosa.
Ventiduemila anime in buona parte fuggite dalla guerra civile, un microcosmo articolato con vari punti d’incontro: il mercatino domenicale di Ponticelli, i giardini di via Ruoppolo al Vomero, piazza Garibaldi.
Hanno le loro chiese, i loro ristoranti dalle scritte in cirillico, gli Internet point, i caf bilingue. «Ma Antonio e Nadiya erano perfettamente integrati. Non vivevano chiusi nel loro gruppo, tutt’altro. Lui era sempre il primo a correre», conclude l’amico Giovanni con il groppo in gola.
Anche sabato sera è corso per primo. Si è avventato sul rapinatore, lui così smilzo e disarmato, per impedire una rapina nella sua Cisterna. Ha salvato la cassa. Ha perso la vita.
Andrea Pasqualetto
(da “il Corriere della Sera”)
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