AZZOLLINI SACRIFICATO SULL’ALTARE DEL GOVERNO
SI COMPIE IL PATTO ALFANO-RENZI PER SALVARE CASTIGLIONE E IL GOVERNO
È un grande scambio tra Renzi e Alfano quello che si compie sugli imbarazzi giudiziari del partito del ministro dell’Interno: la testa di Azzolini, dopo che era stata salvata, qualche settimana fa, quella di Castiglione e, con essa, la stabilità di governo, appesa al destino del sottosegretario indagato sul Cara di Mineo.
È questo lo scambio.
A ore, nella Giunta per le autorizzazioni, sarà votato, su proposta del presidente Dario Stefà no, il sì all’arresto di Antonio Azzollini, sul quale pende un’ordinanza di custodia cautelare per il crac del polo ospedaliero della Divina provvidenza.
E certo non si può dire che Ncd stia facendo le barricate per difendere il suo senatore. Che ha un ruolo di peso, come presidente della più importante delle commissioni. Parole morbide, quelle espresse dai suoi compagni di partito: “rammarico”, “solidarietà ”, accompagnate da grandi lodi alla “nobiltà del gesto” dopo che lo stesso Azzollini, a poche ore dal voto della Giunta, si è dimesso da presidente della Commissione.
Lo scambio si materializza plasticamente quando, nelle stesse ore, prende la parola in Aula Angelino Alfano sul Cara di Mineo, le sue prime parole dopo un silenzio assordate.
In Aula il ministro dell’Interno si limita a dire poco, anzi praticamente nulla sull’inchiesta che coinvolge il suo braccio destro in Sicilia Castiglione, indagato per turbativa d’asta.
Ma la notizia — fino a un certo punto perchè il copione non è nuovo — è l’indulgenza del Pd, anche della sua sinistra che, nel giorno in cui vota un arresto, non rivolge al ministro dell’Interno nemmeno una domanda.
Eccolo il “patto” con palazzo Chigi, che si fonda sulla ragion di governo. Perchè, sussurrano i renziani, “Castiglione è Alfano e se salta lui salta Ncd, per questo l’abbiamo salvato”.
E allora il ministro dell’Interno, in Aula, si limita a fare un po’ di propaganda: “Con il commissariamento dei centri di Roma e di Mineo, su suggerimento di Cantone, abbiamo confermato quanto avevamo detto: non avremmo mai consentito che l’accoglienza potesse trasformarsi in territorio di caccia per gli affaristi e in situazioni in odore di corruzione”.
Propaganda anche sul ruolo del Viminale nella vicenda: “Il Viminale – dice Alfano – è organo garante della trasparenza e della legalità , come dimostrato dal ruolo incisivo giocato dai prefetti di Catania e Roma, attraverso il commissariamento di due delle società coinvolte nella gestione del Cara”.
Peccato che, come al solito, i magistrati sono arrivati con le inchieste prima di tutti, della politica e del Viminale.
E la notizia del dibattito in Aula è dunque nel non detto, anzi nel non chiesto ad Alfano, ad accezioni di alcuni parlamentari come Peppe De Cristofaro di Sel proprio sulle responsabilità , anche del ministero e sue personali.
Per dirne una, Alfano non spiega come mai, dopo Mafia Capitale 1, e preso atto che Odevaine (arrestato) era componente della Commissione che ha aggiudicato la gara, non ha fatto alcun atto a Cara di Mineo, tipo ispezioni e controlli?
Oppure per dirne un’altra perchè il ministro dell’Interno sia rimasto sempre silente dopo che Cantone dice che la gara è illegittima.
Oppure, perchè non ha risposto alla lettera del 27 maggio di Cantone, che in sostanza chiede: che cosa ne pensa il ministro dell’Interno dell’appalto di Mineo per il quale Odevaine pretendeva mazzette di 10-20mila euro mensili, dai manager della Cascina grazie a una gara “illegittima”?
Chissà se è davvero possibile che al Viminale nessun funzionario lo avesse informato del ruolo di Odevaine. Silenzio.
È l’ora dello scambio. Ncd non dice nulla su Azzollini (in nome della stabilità di governo) e il Pd tace su Alfano (e Castiglione).
(da “Huffingtonpost”)
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