BABY SQUILLO E COCAINA: C’E’ UNA ROMA CHE TREMA
LA DAMA BIANCA POTREBBE PARLARE E NEL DOSSIER PROSTITUTE BAMBINE GIà€ 50 INDAGATI…. UNO DI LORO VOLEVA 100 EURO A SETTIMANA PER TACERE
Smaltita la sbornia de La Grande Bellezza ora nella Capitale è l’ora della grande paura.
“E se spunta il mio nome?”. È questa la frase tormentone che si sente ripetere negli ambienti della Roma potente e viziosa, quella che celebra i suoi fasti a drink, sesso e strisciate di coca.
Il terrore corre sul filo di telefonate fatte in tempi non sospetti alle ragazzine-squillo dei Parioli, quelle con le quali si accompagnava l’ex Fiamma gialla Mauro Floriani, il marito riappacificato e con benedizione ecclesiastica a messa, di Alessandra Mussolini.
Proprio Floriani ha ammesso nei giorni scorsi: “Sono stato con una ragazza un paio di volte, non potevo immaginare avesse 15 anni”.
“Incontravamo i clienti in jeans e maglietta”
Strano, a quanto rivela, invece una delle due ragazzine interrogate: “All’inizio quando abbiamo cominciato ci truccavamo per sembrare più grandi… quando abbiamo visto che ad alcuni (clienti, ndr) non gliene fregava niente e, da come parlavamo, sembrava che avevamo 15 anni ci vestivamo normali. All’inizio ci mettevamo a volte i tacchi, poi era estate quindi io per esempio mi mettevo le zeppe… però poi avevamo capito la situazione com’era e ci vestivamo normali, cioè jeans e maglietta. Certo, se ci capitava che se magari dovevamo andare ad una cosa di sera certo io magari mi mettevo il rossetto rosso o rosa però truccate sempre normali, niente di che”.
Ma gli sms, le chiamate per fissare appuntamenti, fatte dai “deficienti”, come le minorenni chiamavano i loro facoltosi clienti sono state tutte intercettate, registrate, la procura ha tutto, nomi ed elenchi degli “utilizzatori finali”.
Difficile sfuggire. Lascia traccia il cellulare e, ancora di più, la carta di credito utilizzata per pagare una stanza al Motel dove passare qualche ora con la Lolita di turno.
Il “trucco” di prendere la stanza alla reception lasciando la minorenne in macchina, lontano dalla vista del portiere, funziona poco.
Ci sono i pagamenti, la registrazione in banca: facile risalire a chi quel giorno ha affittato una stanza.
Dati che si incrociano con le testimonianze delle ragazze e che presto porteranno all’identificazione di altri “clienti”.
Intanto gli indagati sarebbero già cinquanta. Gente che trema e che in queste ore, stando alle confidenze di chi quegli ambienti li frequenta, ha cambiato abitudini.
“È l’ora di volare un po’ bassi in attesa che passi la bufera. Alcuni tavolari nunsevedono più come prima”. Tradotto, il “tavolaro” è il frequentatore abituale di locali alla moda, un soggetto che, non avendo limiti di spesa, non deve chiedere mai. Un tavolo al circolo esclusivo dove si incrocia una umanità varia e sempre abbronzata, il politico alla ricerca di emozioni romane, il commercialista con clientela multinazionale, l’avvocato che si divide tra tribunali e talk televisivi, lo troverà sempre. Perchè paga.
“Tre-quattromila euro per serata”, ci raccontano. Drink, cocktail e champagne, prima di finire la serata in una delle discoteche simbolo della nuova dolce vita.
Intanto è stato interrogato anche Mirko Ieni, quello che sarebbe l’ideatore del giro delle baby squillo, accusato di induzione e sfruttamento della prostituzione.
Si è valso della facoltà di non rispondere e ha attaccato la stampa: “Tutto quello che direi, signor giudice, finirebbe dritto nei servizi dei telegiornali e questo non lo voglio. Le mie parole sono già state manipolate”.
Stessa cosa detta ai giudici da una delle due ragazzine a proposito dei suoi tatuaggi: “Non vi dico cosa c’è scritto nei miei tatuaggi altrimenti lo andate a dire ai giornalisti”.
E poi, ancora, la brutta storia di un tentativo di estorsione. Un “cliente” che si spaccia per investigatore privato e che pretende “100 euro alla settimana, altrimenti dico tutto a tua madre”, dopo aver appreso la giovane età di quella che per lui era stata solo carne per appagamento sessuale.
Ma la Roma del grande vizio trema anche per le rivelazioni minacciate da Federica Gagliardi, la dama bianca. A chi erano destinati quei 24 chili di cocaina, valore di mercato 7 milioni di euro? Quali protezioni rendevano l’ex accompagnatrice di Berlusconi al vertice G8 di Toronto, così sicura di sè mentre col suo trolley rosa si dirigeva verso l’uscita dei voli internazionali all’aeroporto di Fiumicino?
Sono queste le domande alle quali lady-cocaina dovrà dare risposte convincenti. Per il momento cerchiamo di ricostruire la scena dell’arrivo con l’aiuto di una fonte esperta di controlli aeroportuali.
“L’arrivo con una valigia piena di droga è una sorta di lotteria. Noi controlliamo tutti i voli provenienti dal Nordafrica e dal Sudamerica, ma sono fatti a campione. C’è il cane antidroga della Guardia di finanza o della Polizia di Stato che si aggira tra i passeggeri e annusa i bagagli. Può andarti bene, ma giochi sulle probabilità , un rischio troppo alto per tanta roba e di quel valore. Ci sono poi delle tecniche particolari che i corrieri esperti adottano. Una l’hanno mutuata dalle vecchie Brigate rosse e fu trovata addirittura scritta in un volantino: quando c’è un controllo non agitarti, avvicinati agli agenti e chiedi una informazione, diceva. È un modo per distrarre il poliziotto dal suo compito principale, spiazzarlo. Se poi sei una bella donna, appariscente e adotti questa tecnica aggiungendo un po’ di atteggiamenti invitanti, l’effetto è moltiplicato”.
Il sospetto, stando alle indiscrezioni finora filtrate sull’inchiesta della Procura di Napoli, è che la certezza di farla franca di Federica nascesse dalla possibilità di poter passare col suo carico attraverso i varchi only staff.
Di nuovo la nostra fonte esperta.
La regia della camorra per quei 24 kg di droga
“Quei varchi sono accessibili solo al personale che lavora nella struttura aeroportuale, operatori, addetti ai vari negozi e punti ristoro, addetti alla sicurezza. Un viaggiatore normale non può assolutamente utilizzarli, a meno che non abbia agganci e protezioni fortissime”.
L’inchiesta appurerà anche questi aspetti. Un dato è, però, già certo: una parte consistente del carico scoperto a Fiumicino era destinata al mercato romano. Al suo segmento alto.
Le inchieste sono diverse, Napoli e Roma le procure interessate, per il momento non c’è nessun legame tra lo scandalo baby-escort e l’affaire cocaina, ma il sospetto è che la droga arrivata dal Sudamerica servisse ad alimentare lo stesso circuito, gli stessi ambienti, quelle tavolate che spesso Federica rallegrava con la sua bellezza.
La “Dama bianca” aveva un’agenda di contatti che spaziava dalla politica (senza tante distinzioni di bandiera) al mondo dello spettacolo.
L’assessore e la velina, il consulente alla Regione e il notaio di grido.
Federica era ricercatissima. La sensazione che si ricava leggendo le inchieste romane e quelle napoletane, è che nella Capitale agiscano più “agenzie” al servizio del vizio.
Ognuna con un suo settore. Sono autonome, ma la regia potrebbe essere unica.
E la coca sbarcata a Fiumicino ha un regista terribile: la camorra.
Enrico Fierro
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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