BASE PD SU ACCORDO CON M5S: MILANO CONTRARIA MA NON TROPPO
VOCI DAL PARTITO: “FONDAMENTALE IL PIENO COINVOLGIMENTO DI RENZI”
Il Pd milanese è un partito in salute. Ha 10mila iscritti e 164 circoli disseminati lungo tutta la città metropolitana.
Alla guida di Milano c’è il sindaco Beppe Sala, eletto con il centrosinistra e successore di Giuliano Pisapia. Alle ultime elezioni politiche, il Pd ha conquistato più voti sia della Lega che del Movimento 5 Stelle nel capoluogo lombardo.
Anzi, sommando il suo 27 per cento all’8 ottenuto da +Europa, ha superato i consensi di leghisti e grillini messi assieme.
Sull’ipotesi di alleanza con i 5 Stelle “il sentimento largamente prevalente è di contrarietà “, spiega il segretario metropolitano Pietro Bussolati, di area renziana, che in questi giorni ha tastato il polso degli iscritti.
E al ritorno in scena di Matteo Renzi, che domani sera andrà in tv da Fabio Fazio, il partito regionale guarda con favore. “È fondamentale il pieno coinvolgimento di Renzi in un passaggio così difficile”, spiega il senatore Alessandro Alfieri, numero uno del Pd Lombardia.
“In questi giorni Renzi sta facendo un lavoro di ascolto. Siamo in una fase delicata, nella quale non possono essere fatte scelte affrettate”, aggiunge Alfieri, pure lui legato all’area che fa capo all’ex premier. Insomma, non è detto che il segretario dimissionario spinga il partito verso l’Aventino, ma già il fatto che sia in campo per i vertici del Pd lombardo è una buona notizia.
Il Pd di Milano si è dato un’immagine più unitaria rispetto ad altri raggruppamenti locali del partito, che spesso cadono preda degli scontri tra correnti.
C’è coesione non soltanto all’interno ma anche nei rapporti con gli alleati: “Governiamo tutti assieme dal 2011 e parte della coalizione sta a sinistra del Pd. Tutti mostrano un sentimento di unità “, spiega l’assessore alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino, uno che nella “maggioranza” non è mai stato. Gli spazi per i 5 Stelle sono stretti nel capoluogo lombardo, e neppure la Lega riesce a fare man bassa di voti. Su cosa fare di fronte all’offerta dei 5 Stelle di sedersi al tavolo a trattare per il governo, le differenze di opinione ci sono.
Negli ultimi giorni il sindaco Giuseppe Sala si è espresso più volte a favore di un tentativo di dialogo con Luigi Di Maio.
Sala era inizialmente visto come un “uomo” di Renzi, ma da quando è sindaco ci ha tenuto a marcare le distanze dal suo primo mentore. L’ex ad di Expo, parlando a “Un giorno da pecora”, ha sottolineato di non essere iscritto al Pd.
Ma il 25 aprile ha voluto comunque dare un consiglio al partito chiave della sua maggioranza: “La cosa più sbagliata è che il Pd si metta in un angolo e non voglia dialogare con nessuno. Io credo che il tentativo con i 5 stelle si debba fare”.
Chi ha assistito alla manifestazione organizzata per la festa della liberazione racconta di una grande freddezza tra i militanti dem e quelli del Movimento.
Una distanza fisica che diventava anche politica tra i due spezzoni del corteo. Il segretario regionale Alfieri parla di “contrarietà diffusa” a un patto con i grillini, che accomuna militanti e classe dirigente.
Il senatore ha in mano le cifre del no ai 5 Stelle da parte dei 30 mila iscritti lombardi: “Abbiamo fatto un sondaggio una quindicina di giorni fa. Emergeva che quasi l’ottanta per cento è per stare all’opposizione”.
Pesano troppo sulle opinioni dei tesserati dem gli ultimi cinque anni. Una legislatura intera al governo, nella quale ci si è sentiti “attaccati e derisi”, dice Alfieri. Tutto ciò in un contesto nel quale si è poco disposti di natura alle alleanze: “Abbiamo fatto una campagna elettorale da maggioritario, ma siamo in una Repubblica nella quale le maggioranze si fanno dopo e nessuno ha vinto”.
Neppure il leader cittadino Bussolati sembra entusiasta dell’ipotesi di alleanza, anche se sarebbe “giusto capire, nell’interesse del Paese, cosa si propone e se i 5 stelle hanno cambiato idea su alcuni punti imprescindibili”.
E per Milano, città che volge lo sguardo oltre le Alpi, le priorità sono due: il lavoro e il rapporto con l’Europa. Nello stato maggiore del Pd lombardo anche il deputato Emanuele Fiano si è schierato per il no al dialogo, assieme al sottosegretario allo Sviluppo economico Ivan Scalfarotto.
La vede in modo diverso l’assessore Majorino. Sedersi al tavolo con i grillini “non credo sarà facile. Il Pd deve affrontare unito questo passaggio”.
Il confronto non deve esserci a tutti i costi, anzi. Ma è doveroso fare i conti con la realtà : “Se ne rimani fuori non metti alla prova il Movimento 5 Stelle, non parli in maniera efficace a due milioni di loro elettori che, secondo le stime più realistiche, vengono da un voto per il centrosinistra”.
A cosa servirebbe nella pratica aprire le porte a Di Maio? “Io mi occupo di politiche sociali e di lotta alla povertà : Il Rei (Reddito di inclusione) così com’è non basta. Avrebbe senso se nascesse un patto di governo contro l’esclusione sociale”. Un governo grillo-leghista, poi, bisognerebbe tentare di evitarlo: “Il rischio è che la Lega esprima l’egemonia politica, malgrado il Movimento sia più forte”.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply