BEPPE GRILLO, TRA TAFAZZI E KRONOS
AFFONDANDO CONTE, AFFONDA ANCHE SE STESSO
Con il suo post di ieri pomeriggio Beppe Grillo mette certamente in grande difficoltà il suo rivale contemporaneo, ma questa è poco più che cronaca d’attualità
Quel che più conta della nota sprezzante pubblicata sul blog è però ben altro, che va cercato oltre le vicende statutarie o le beghe di potere all’interno dell’inconsistente gruppo dirigente del Movimento 5 Stelle.
Il punto centrale infatti è che nel tentare di demolire la figura di Giuseppe Conte lo stesso Grillo finisce per colpire con furia belluina tutto ciò che il movimento è da alcuni anni a questa parte e, quindi, finisce per colpire (e affondare) anche se stesso.
Ciò accade per almeno tre motivi, tutti convergenti e tutti plasticamente rappresentati nelle poche ma cattivissime righe rese pubbliche ieri.
Innanzitutto sconfessando Conte in modo così brutale e definitivo viene negato ogni valore all’intera stagione di governo del movimento, perché proprio l’ex premier ne rappresenta la punta di diamante.
Se infatti è indubbiamente Luigi Di Maio il più efficace interprete della “continuità” grillina all’interno delle istituzioni (non a caso avvenuta con solenni e ripetute benedizioni del Quirinale) è proprio il professore ed avvocato pugliese l’emblema di una forza rivoluzionaria (o sedicente tale) che porta un “homo novus” nel posto più importante e solitamente occupato da figure di establishment (Draghi, do you know?). Insomma Grillo affossa Conte incurante del fatto che così facendo dà ragione a tutti quelli che hanno smesso di votare M5S delusi dai risultati di tre anni in maggioranza (con tre governi diversi ed il movimento unico soggetto politico sempre presente).
Ma c’è un secondo elemento che occorre considerare per valutare in profondità il senso dell’accaduto e riguarda la vita interna al M5S.
Per anni abbiamo osservato (spesso con troppa indulgenza) la tendenza alla pulizia “etnica” del movimento stesso, dove le voci critiche sono state regolarmente espulse o ridotte al silenzio mediatico in nome di una improbabile quanto soggettiva visione di democrazia dal basso (governata dalla piattaforma Rousseau, che non a caso torna in pista dopo mesi di polemiche).
È il caso di Giovanni Favia, oggi intervistato da Il Giornale. O del sindaco di Parma Pizzarotti: persone di qualità che hanno rotto con il M5S per il semplice fatto che hanno cercato di continuare a pensare con la loro testa.
Ebbene Grillo altro non fa che uniformarsi alla (pessima) regola “primordiale”, probabilmente l’unica che conosce. Il dissenso non è ammesso, la catena di comando è data per sempre, la leadership non è contendibile. Insomma un sistema di democrazia interna che ha molto più a che fare con la Corea del Nord che con le buone pratiche dei partiti veri e sani, dove ogni ruolo è sempre contendibile e provvisorio.
Infine c’è l’aspetto più devastante di tutti, quello che riguarda non il passato o il presente (cioè fare fuori Conte) ma il futuro.
Perché se è vero che proprio Grillo scrive di un Comitato Direttivo da eleggere per elaborare un piano d’azione “da qui al 2023”, è altrettanto vero che nel post non c’è nulla che parla veramente di questo futuro.
Il Comitato infatti dovrà produrre “qualcosa di concreto, indicando obiettivi, risorse, tempi, modalità di partecipazione vera e, soprattutto, concordando una visione a lungo termine, al 2050”.
Cioè Grillo scrive che il M5S deve ripartire da zero, ripensando completamente se stesso (dopo cinque comodi anni al governo e i consensi scesi a oggi del 50%). Un futuro che è un foglio bianco tranne su un punto: via Conte che “non ha visione politica, né capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità d’innovazione”. La fatwa di ieri dunque si caratterizza come un atto poco lucido e, per certi versi, anche disperato e ci porta alla mente la saggezza degli antichi.
Penso al drammatico epilogo di Kronos, figlio di Urano e padre di Zeus. L’oracolo gli dice che uno dei suoi figli lo avrebbe prima o poi spodestato e per questo lui li ingoia appena nati. Un giorno però sua moglie Rea (incinta di Zeus) partorisce di nascosto a Creta. E consegna a Kronos una pietra che lui ingoia senza capire.
Eccolo qui il nostro Beppe Nazionale, un misto tra Tafazzi e Kronos.
(da Huffingtonpost)
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