BLASFEMIA A TARGHE ALTERNE: CHI SI INDIGNA PER LA COPERTINA DI VANITY FAIR NON HA AVUTO NULLA DA DIRE PER ALTRE PUBBLICITA’ CON CITAZIONI BIBLICHE E VERSO CHI AGITA ROSARI DAL PALCO
L’INCOLPEVOLE CHIARA FERRAGNI NEL MIRINO DEGLI INTEGRALISTI DELLA DOMENICA
Chi parla di blasfemia deve trovare il coraggio di ammettere: il problema non è tanto la copertina di Vanity Fair, ma il soggetto in questione.
Ormai, come pessimo onere della notorietà , sembra che la figura di Chiara Ferragni sia destinata a dividere e creare dei veri e propri casi sociali (e social). Sempre.
L’ultimo caso è scoppiato (con tanto di denuncia da parte del Codacons) per un’immagine che vede come protagonista la famosissima imprenditrice-influencer. Il fotomontaggio la raffigura come una ‘Madonna’ con in braccio il bambinello. Ed ecco che si sono scatenate le accuse di blasfemia.
Abbiamo parlato della denuncia presentata dal Codacons (che già in passato non ha lesinato critiche, per usare un eufemismo, nei confronti di Chiara Ferragni e del marito Fedez). Ma quella è solamente l’espressione finale — e mediaticamente più rilevante — di una tendenza scaturita dai social da quando è stata diffusa quella copertina di Vanity Fair che accompagna l’intervista all’imprenditrice di Cremona. Ed ecco che si parla di blasfemia, ma a targhe alterne.
E alcune riflessioni sul caso Chiara Ferragni blasfemia vanno fatte. Partiamo da un dato di fatto: quell’immagine è stata scelta da Vanity Fair, settimanale che ha realizzato l’intervista.
Accusare l’imprenditrice di essere blasfema per esser stata ‘sostituita’ alla ‘Madonna orante’ dipinta dal Sassoferrato (al Secolo Giovanni Battista Salvi), è quantomeno fuori luogo. Quell’immagine, infatti, fa parte di una collezione realizzata dall’artista Francesco Vezzoli che ha curato l’ultima edizione del settimanale
E allora San Pietro della Lavazza?
Il secondo spunto di riflessione arriva dai social, con il tweet della deputata Lia Quartapelle.
L’esempio della Lavazza — che sul Paradiso ha creato una strepitosa campagna pubblicitaria con San Pietro interpretato prima dall’indimenticabile Roberto Garrone e poi da Tullio Solenghi — è esemplificativo: nessuna protesta e nessuna accusa di blasfemia. E quegli spot erano spettacolari per ironia ed efficacia. Ma lì ci fu il giusto silenzio.
Insomma, ancora una volta il famoso proverbio viene intaccato nelle sue radici: ‘Scherza coi fanti, ma lascia stare i santi’. Ma solo se si tratta di Chiara Ferragni
(da agenzie)
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