BOCCIATO E RIMANDATO A CASA: TRIA ANTICIPA IL RIENTRO PER RIFARE I CONTI
MOSCOVICI: “NON E’ LUI CHE HA SCELTO QUESTA DIREZIONE”…”IL 2,4% NON E’ CREDIBILE”
Italia bocciata. La manovra economica con un deficit del 2,4 per cento del pil per i prossimi tre anni non passa la prova dell’Eurogruppo.
Oggi la riunione a Lussemburgo, a pochi giorni dall’approvazione della nota di aggiornamento al Def da parte del governo italiano. Il ministro del Tesoro Giovanni Tria si presenta ancora senza dati, senza dettagli.
Ma trova subito tanta preoccupazione e un disco rosso: il 2,4 per cento non va, gli spiegano il vicepresidente della Commissione Europea Valdis Dombrovskis e il commissario agli Affari Economici Pierre Moscovici in un incontro a margine del vertice lussemburghese.
Subito dopo, il ministro del Tesoro riparte: a sorpresa torna a Roma, anticipa il rientro per rifare i conti. Più precisamente, per svolgere la mission che gli affida l’Europa: convincere il governo a “tornare indietro”.
Perchè all’Eurogruppo non se la prendono con Tria. “Non è lui che vuole andare in questa direzione”, dice chiaramente Moscovici in conferenza stampa.
Prima di Moscovici, anche il presidente dell’Eurogruppo, il portoghese Mario Centeno ‘salva’ Tria dalla tempesta di “dubbi e interrogativi” che in Europa avvolgono gli annunci italiani sulla legge di bilancio.
Lo sanno che Tria non avrebbe voluto portare il deficit ad una soglia così elevata e per giunta per tre anni. Sanno che è uscito sconfitto dal braccio di ferro con Luigi Di Maio (soprattutto con lui) e Matteo Salvini (che però con il suo luogotenente Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, esprime una linea più prudente, aprendo a modifiche alla manovra).
No, all’Eurogruppo l’imputato non è Tria bensì il governo gialloverde e il premier Giuseppe Conte, atteso a Bruxelles per il consiglio europeo del 18 ottobre. Considerato che il 15 ottobre, Roma dovrà presentare la manovra nel dettaglio, il consiglio Ue sarà la prima occasione utile per chiederne conto.
Ma fino al 15 ottobre i partner europei sperano che il governo italiano cambi idea. Insomma si sforzano di non considerare definitivi gli annunci fatti dopo l’approvazione della nota di aggiornamento del Def in consiglio dei ministri lo scorso giovedì sera.
Non li considerano ‘credibili’, la peggiore delle accuse.
Ecco le parole di Centeno: “Aspettiamo ancora i dati, ma oggi abbiamo avuto un dialogo con Tria. Siamo tutti consapevoli di ciò che è in ballo: siamo tutti legati all’euro. E ora sta all’Italia presentare una legge di bilancio credibile e sostenibile…”. Un deficit al 2,4 per cento del pil fino al 2021 “il governo italiano sa bene che cosa significa ed è una responsabilità che si assume — dice Moscovici – Spero che il governo sia franco con il popolo italiano delle conseguenze: aumentare la spesa pubblica può condurre ad un guadagno politico ed economico di breve termine. Non per il ministro delle Finanze, non è lui che spinge: ma alla fine, chi paga il conto?”.
E allora Tria proverà a forzare. “La posizione della Commissione è chiara, tenteremo di convincere l’Italia a tornare indietro”, aggiunge Moscovici. Ne va della “fiducia nella zona euro”.
“La Commissione vuole essere in grado di visionare i documenti e questo accadrà alla metà di ottobre — dice Dombrovskis – ma la nostra valutazione riguardo a quello che emerge fino ad ora è che il piano italiano non sia compatibile con il Patto di stabilità “.
La manovra italiana non era nemmeno all’ordine del giorno dell’Eurogruppo di oggi. Eppure il tema diventa centrale, a dimostrazione di quanta preoccupazione abbia sollevato tra le Cancellerie dell’Unione.
Quel 2,4 per cento è l’incubo dei colloqui tra i leader, l’epicentro delle domande ai leader da parte della stampa: anche la stampa straniera chiede del Belpaese.
Tanto che durante la conferenza stampa viene fatta esplicita richiesta di cambiare argomento: stop alle domande sull’Italia, troppe, Centeno e Moscovici hanno detto tutto quello che potevano dire.
Ora aspettano i dati, aspettano di capire come si evolveranno “i negoziati ancora in corso a Roma”, azzarda il presidente portoghese lasciando intendere di una dinamica interna al governo italiano che evidentemente ancora non ha espresso l’ultima parola. O per lo meno, quella espressa finora in Europa, non viene presa sul serio.
(da “Huffingtonpost”)
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