CAMERE SCIOLTE A CAPODANNO: BIOTESTAMENTO E MANOVRA ULTIMI ATTI DELLA LEGISLATURA, VOTO ENTRO 18 MARZO
MATTARELLA PRENDERA’ ATTO DELLA VOLONTA’ DELLA MAGGIORANZA
L’approvazione del biotestamento e della manovra economica saranno gli ultimi atti della legislatura. Il sipario su questi 5 anni di governi vari e di incertezze calerà con la fine dell’anno.
Al Quirinale in questi mesi hanno approfondito la materia in ogni suo aspetto.
E ora, anche se tecnicamente la legislatura finisce a metà marzo, perchè fa fede la prima seduta di questo Parlamento eletto nel 2013, e quindi si potrebbe dunque andare al voto a maggio, per Capodanno o al più tardi per i primi del 2018 Sergio Mattarella si prepara a prendere atto della volontà della maggioranza delle forze politiche di tornare al voto. Al massimo entro il 18 marzo.
Matteo Renzi infatti non è il solo a spingere per il voto a marzo. Con lui c’è mezza opposizione: Lega e M5S in primis.
Complicato insomma tirarla per le lunghe. La legislatura è finita e al Quirinale si preparano a prenderne atto.
Tanto che, secondo lo schema che preparano al Colle, diversamente da quanto si prospettava un mese fa, potrebbe non essere necessario che il premier Paolo Gentiloni salga al Colle per compiere un passo formale di dimissioni dopo l’approvazione definitiva della manovra economica, prevista entro Natale o al massimo tra Natale e Capodanno (la legge arriva in aula a Montecitorio il 19 dicembre, ha stabilito oggi la conferenza dei capigruppo).
Mattarella stesso invece potrebbe trarre le sue conclusioni, alla luce del dibattito politico in corso. E il presidente si prepara a trasferire questi ragionamenti nei discorsi che ben presto pronuncerà come ogni anno a dicembre.
Quello per gli scambi di auguri alle alte cariche istituzionali e con gli ambasciatori e poi il tradizionale discorso di fine anno.
Un segnale inconfutabile sul voto a marzo sta nel fatto che quest’anno la manovra economica comprende il decreto milleproroghe.
Di solito, questo decreto viene approvato dal Parlamento a gennaio. Contiene un po’ tutte le richieste rimaste fuori dalla legge di bilancio, un fritto misto di contenuti a seconda dei desiderata dei partiti, che ricorre ogni anno come la strenna a Natale.
Ecco, quest’anno la legge di bilancio non lascerà ‘code’ da esaminare ad anno nuovo. Entro questa settimana verrà approvata dal Senato, poi il passaggio alla Camera e il ritorno in Senato per l’approvazione definitiva prevista entro Natale.
Dalla prossima settimana Palazzo Madama potrà invece esaminare la legge sul biotestamento, su cui ormai si è creata una maggioranza trasversale. Sarà l’ok definitivo: il testo non necessita di un altro passaggio alla Camera. In più, sempre entro la metà di dicembre, il Senato dovrà approvare il regolamento e la legge sugli orfani di femminicidi.
Lo ius soli invece – ca va sans dire – è sparito dalle agende parlamentari.
Tutti i partiti – a partire da Matteo Renzi e il suo Pd, tranne quelli più a sinistra o le aree di ispirazione cattolica tra i dem – ne temono gli effetti alle urne, di fronte ad una società che sembra andare verso destra.
Ma in questa situazione lo ius soli sarebbe un terno al lotto anche per il governo, un tunnel di incertezze dal quale l’esecutivo potrebbe uscire sfiduciato: battuto al Senato, insomma.
E non sarebbe una bella figura per Gentiloni e la sua squadra, alla vigilia delle elezioni. Tanto più che il premier e i suoi ministri potranno essere costretti a rimanere in carica per gestire gli affari correnti se dalle elezioni con il Rosatellum non uscirà un vincitore unico e dunque si farà fatica a formare un governo.
Si potrebbe determinare una situazione di incertezza anche a lungo termine, come insegna il caso della Spagna, del Belgio e ora anche della Germania, con la Merkel a gestire gli affari correnti dalle elezioni di settembre: tre mesi senza una maggioranza per formare un nuovo governo.
Uno scenario di precarietà istituzionale che ritorna in qualsiasi sondaggio sulle politiche in Italia.
Un ultimo studio di Ixè per Rai Radiouno dà il centrodestra vincente sul centrosinistra e sul M5s sia alla Camera che al Senato, ma senza una maggioranza per formare un governo. Ipotesi più probabile: la Grande coalizione Pd-Forza Italia.
Comunque, la legislatura è agli sgoccioli: un mese di vita. Lo è sempre stata nei pensieri del segretario del Pd, ma ora lo è decisamente anche al Quirinale.
Dove, alla luce di un attento studio della questione, basato anche sui precedenti storici, sono stati fugati tutti i timori rispetto ad una fine anticipata della legislatura, seppure di pochi mesi. Fugati i timori anche rispetto a un Gentiloni dimissionario in campagna elettorale.
Nel momento in cui si vota, infatti, il governo sarebbe comunque dimissionario. Ma ciò non toglie che, se la situazione lo richiederà , dovrà occuparsi degli affari correnti, in attesa che si formi una maggioranza per un nuovo esecutivo, dopo che gli italiani si saranno espressi alle urne.
(da “Huffingtonpost”)
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