CASINI CI RIPROVA CON LA DC E LANCIA “CENTRISTI PER L’EUROPA”
MOLTO SUD E TANTE VECCHIE GLORIE… E IL MINISTRO GALLETTI FA IL CARLO CONTI
Sarà il clima sanremese, ma a un certo punto Pier Ferdinando Casini decide di continuare il suo intervento seduto sulle scale, alla Maria De Filippi.
Look casual, in maglione blu e senza cravatta, preferisce non parlare dal podio ma camminare avanti e dietro sul palco, con il microfono in mano.
“Non ho incarichi e non li voglio”, dice, definendosi un iscritto qualsiasi che ha giusto qualche suggerimento da dare.
Di fatto, però, è lui il padre di “Centristi per l’Europa”, il nuovo movimento che è stato battezzato oggi al teatro Quirino di Roma e che nasce dalla costola del’Udc, dopo il divorzio con Lorenzo Cesa sul sostegno al referendum del 4 dicembre.
Sala piena, clima sobrio, molto Sud in platea e qualche striscione, come quello della delegazione di Bronte, “la città del pistacchio”, si precisa per i meno avvezzi.
Con Casini in questo progetto c’è Giampiero D’Alia, a cui viene affidato il ruolo di coordinatore, e il ministro Gianluca Galletti che per l’occasione fa il bravo presentatore (“Faccio un po’ il Carlo Conti della situazione”, scherza).
Il simbolo non è stato ancora depositato ma dovrebbe essere in campo già alle prossime amministrative.
C’è un concetto, però, che ripetono tutti, a scanso di equivoci: “Nessuna intenzione di fare un nuovo partitino”.
“Noi — spiega il ministro dell’Ambiente – siamo qui con un’ambizione molto più grande, quella di riunire tutti i moderati italiani sotto una stessa casa”.
Aggiunge D’Alia: “Noi vogliamo costruire un partito insieme ad altri che la pensano come noi, che hanno la stessa visione di società . E’ un percorso che è all’inizio”. “Questo movimento può essere un lievito”, è invece l’immagine scelta da Casini.
Tuttavia, nessuno dei possibili interlocutori (Ncd, Idea, Popolari per l’Italia, Scelta civica, Ala) è in platea ad ascoltare come nasce questa nuova creatura e, soprattutto, cosa vuole diventare da grande.
Ci sono invece vecchie guardie come Francesco D’Onofrio, o parlamentari con Ferdinando Adornato, i senatori Luigi Marino e Aldo Di Biagio.
Dovevano chiamarsi centristi per l’Italia, poi hanno deciso che il cuore della loro azione va cercato in Europa.
“Questo movimento — spiega Casini — nasce con un atto di sfida perchè oggi chiamare un movimento ‘per l’Europa’ significa essere dei pazzi considerando l’impopolarità dell’Europa”.
Il suo suggerimento, tuttavia, è quello di non parlare dell’Ue “in maniera retorica” perchè “i voti così non si prendono”.
“Il vostro compito — dice con un atteggiamento più da zio che da fondatore — è chiedere che ci sia una spinta profonda verso una nuova Europa” perchè ora si è di fronte a “un bivio”: “se va avanti si salva, ma se rimane ferma non può che andare indietro e a quel punto — osserva – non ce ne sarà per nessuno, neanche per la Francia e la Germania”.
Non a caso, dunque, la colonna sonora della mattinata è l’Inno alla gioia, che parte a mo’ di stacchetto ogni volta che cambia l’interlocutore sul palco.
Oltre ai big, prendono la parola anche una laureata di Salerno, il vice presidente dei giovani Popolari europei, un militante di Bergamo e il sindaco di Rosarno. Il suo è uno tra gli interventi più applauditi, soprattutto quando parla dell’emergenza immigrazione.
D’altra parte, è chiaro chi da questi parti è considerato il “nemico” politico: i populismi, l’antipolitica, Salvini e Meloni e, ovviamente il M5s.
Casini non le manda a dire, soprattutto al leader della Lega. “A vederlo in tv con i moon boot per far vedere che è stato nei luoghi del terremoto – attacca – fa venire il latte alle ginocchia. E’ un incompetente, ci fa rimpiangere Bossi. Quando dice usciamo dall’euro non sa di cosa parla”, “non ha ancora capito che sta lavorando per Grillo e che Grillo sarà l’unico che andrà all’incasso”.
E a proposito di M5s, pur rivendicando uno storico garantismo, Casini incalza anche sull’esperienza romana.
“Per le modalità con cui sta governando la Raggi, chiunque — sottolinea – sarebbe stato preso a calci nel sedere. Ma per la Raggi ci sono sempre giustificazioni”.
Ed è proprio per non far “risucchiare le forze moderate dall’estremismo”, come dice Galletti, che nasce “Centristi per l’Europa”.
“Deve nascere un movimento politico — afferma ancora più chiaramente l’ex presidente della Camera – per bloccare l’avanzata in Italia e in Europa del populismo, è necessario fare appello all’unità dei moderati, non è possibile che ci siano divisioni davanti a legioni di barbari che se vincono non ce ne sarà per nessuno”.
Se, tuttavia, sono molto chiari i nemici politici, meno chiaro e chi siano gli amici. Un’ambiguità che pare voluta, visto che Casini manda messaggi sia a Berlusconi da una parte che a Renzi dall’altra. Messaggio al Cavaliere: “Un partito come Forza Italia fino a qualche anno fa era al 30%, oggi è un successo se i sondaggi lo danno al 13” ed “è chiaro che se alla fine di tutte queste riflessioni Berlusconi andrà a fare le liste con Salvini vorrà dire che Salvini assume la leadership di quello che un giorno era il centrodestra”.
Messaggio al segretario del Pd: “Da Renzi voglio capire una cosa: se il Jobs Act lo ha fatto solo per promuovere la sua immagine tra i moderati o se questi contenuti li rinnega. Perchè se dovesse accettare di costruire una coalizione sbracata a sinistra” per esempio con Pisapia che quei provvedimenti li ha avversati, “vorrebbe dire che ci siamo sbagliati tutti e che Renzi adesso, in una situazione di oggettiva difficoltà , rifiuta l’alleanza con quei moderati che gli hanno fatto vincere le elezioni e va verso una deriva. Che Dio gliela mandi buona”.
L’idea, insomma, sembra essere quella di collocarsi al centro della scena politica e cercare di capire con chi sarà possibile dialogare nei prossimi mesi.
Certo, molto dipenderà dalla legge elettorale. Da queste parti hanno un’idea abbastanza precisa: “Serve il premio alla coalizione perchè — spiega Galletti – questo permetterà alla prossima legislatura di avere un elemento di governabilità indispensabile”.
Quanto al sistema proporzionale, Casini osserva: “Per anni abbiamo sempre sostenuto la proporzionale e arriva proprio adesso che i grandi partiti non ci sono più. E’ fuori tempo massimo”.
(da “Huffingtonpost”)
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