CATASTROFE CIVILE A PALERMO DOVE GLI ELETTORI HANNO ATTESO ORE IN CODA PER POTER VOTARE DOPO CHE 90 PRESIDENTI E 84 SCRUTINATORI HANNO DATO FORFAIT PER POTER VEDERE LA PARTITA DEL PALERMO
OVUNQUE SI SONO SEGNALATI DISAGI: SCHEDE INSUFFICIENTI, NOMI DI ELETTORI ASSENTI SUI REGISTRI, MATERIALI RICEVUTI CON ORE DI RITARDO, URNE MONTATE AL CONTRARIO
«Arrivò u prisirienti!». Un’epifania nel corridoio dell’Istituto comprensivo Tenente Carmelo Onorato del quartiere Sferracavallo, a due passi dal mare più profumato di Palermo: con quasi dieci ore di ritardo apre la sezione 387, alla fine di un corridoio dove si è formata una fila inferiore solo a quella davanti allo stadio, per la partitissima che vale la serie B.
Neonati gementi abbarbicati a mamme in astinenza da doposole, gentildonne sventaglianti, tifosi terrorizzati di perdere il fischio d’inizio e sessantenni in patibolari bermuda attendono che Vanda Bucceri, poco più che ventenne ortottista («faccio la riabilitazione oculistica») reclutata alle due del pomeriggio da un’amica per garantire il diritto di voto di un migliaio di palermitani, rediga i verbali e insedi il seggio.
La sezione 387 è l’ultima ad aprire, alle quattro del pomeriggio, dando una grottesca parvenza di normalità alle elezioni nella sesta città dell’ottava potenza economica mondiale.
Vanda è uno dei 50 presidenti di seggio reclutati in extremis, a urne virtualmente aperte. Via chat, via mail, con telefonate da amici o semplicemente svegliati alle 8,15 da un vigile urbano motorizzato con la nomina da consegnare. Come Antonio Rere, funzionario comunale.
Una doccia e via, «è un nostro dovere, in fondo, e comunque il biglietto per lo stadio non l’avevo trovato».
Lui no, molti altri sì. «Colpa della partita di calcio», spiegano in Comune già al mattino. Ma uno dei presidenti disertori, sotto richiesta di anonimato, aggiunge motivazioni vagamente marxiane: «Ci sono sette schede e nove scrutini da fare: cinque referendum, sindaco, consiglio comunale, presidente di circoscrizione, consiglio di quartiere. Sa quanto prendiamo? 288 euro. Gli scrutatori 208. Per quattro giorni di lavoro, senza orario. Sabato dalle 15,30 alle 2 di notte. Oggi dalle 6 e chissà quando si finisce. Domani si farà notte e probabilmente bisognerà tornare anche martedì. Almeno 40 ore. Cinque-sette euro l’ora, altro che salario minimo».
Si racconta di file ai pronto soccorso «per farsi refertare», di telefonate disperate a medici di base attovagliati o spiaggiati, per pietire un certificato giustificativo della defezione.
«Non condivido, ma li capisco – sbotta la scrutatrice Mary – qui è un delirio, se continua così chiamo il 118. Si rende conto del caldo che fa in queste aule? Non abbiamo nemmeno le sedie, ci danno quelle dell’asilo. Una vergogna».
Alla scuola Antonio Ugo, quartiere Zisa, c’è il presidente di seggio più giovane d’Italia: Angelo Lucia, appena maggiorenne, cerca di arrangiarsi con registri e verbali.
«È la prima volta, per me». Da presidente? «No, da elettore, voterò per la prima volta». Imberbe studente di corno francese al conservatorio, quando ha letto che c’erano problemi ai seggi s’ è presentato come volontario. Arruolato nella sezione 440. Accolto come un salvatore. Invano scrutatori e funzionari comunali avevano atteso il presidente designato per tutta la notte. Maria Guddo ha gli occhi pesti. «E dire che a noi dipendenti pubblici riconoscono 30 ore forfettarie di straordinario. Ne faremo almeno il doppio».
Anche Antonino Ciaccio, commissario di polizia municipale in pensione, è un volontario. Ha chiamato gli ex colleghi, s’ è reso conto del disastro, ha rinunciato alla Formula 1 bussando alla scuola Gregorio Russo, a Borgo Nuovo. Nominato presidente della sezione 550, dove alle 2 del pomeriggio c’era ancora un gran tramestio di timbri, scotch e cartoni. Fuori decine di elettori a sacramentare con paragoni geografici i più disparati: neanche in Africa, neanche in India, neanche in Colombia.
Quasi due ore per votare alla scuola del quartiere Pallavicino, sulla strada per Mondello. Scuola La Rosa, centro. «Qui tutto bene, i presidenti c’erano. Però mancava un’urna e abbiamo dovuto aspettarla per due ore».
Ovunque segnalazioni di disagi: schede insufficienti, nomi di elettori assenti sui registri, verbali con errori macroscopici, materiali ricevuti con ore di ritardo, urne montate al contrario. «Siamo stati letteralmente abbandonati», sospira Marco Giunta, presidente della sezione 78, scuola Cocchiara-Veneto. A tarda sera Sferracavallo è un luccichio ininterrotto. Ultimi gelati sul lungomare, ultimi elettori in coda da due ore. Nel seggio 387 il voto è come un bagno a mezzanotte. Chi alla fine entra, chi rinuncia, chi esce dicendo «mai più».
(da la Stampa)
Leave a Reply