CE L’ABBIAMO FATTA, L’ITALIA VANTA IL RECORD EUROPEO DI CORRUZIONE: META’ DELLE MAZZETTE SONO MADE IN ITALY
LE TANGENTI PAGATE VALGONO 60 MILIARDI…ALLARME PER I RAPPORTI CON LE MAFIE E PER LE LEGGI AD PERSONAM
Nell’Unione europea, la corruzione costa 120 miliardi di euro l’anno, “praticamente l’equivalente del bilancio stesso dell’Ue”: è un cancro che “mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche, danneggia l’economia nel suo insieme e priva gli Stati di una parte cospicua del gettito fiscale”, quanto mai necessario in anni di crisi. Nessuno dei 28 ne è esente, ma l’Italia ne ha il primato e lo manterrà , perchè le leggi non intaccano “la percezione d’un quadro normativo di quasi impunità ”.
Brutto record tra prescrizione e falso in bilancio
Secondo i calcoli della Corte dei Conti, il fatturato della corruzione in Italia è di 60 miliardi di euro l’anno, la metà di quello europeo complessivo.
Le fonti dell’Ue s’affrettano a precisare che i dati non sono esattamente comparabili. Ma Cecilia Malmstrà¶m, commissaria europea agli Affari Interni, è abituata a bacchettare l’Italia. E, questa volta, fa l’elenco dei fattori di persistenza della corruzione in Italia: tempi di prescrizione troppo brevi, leggi ad personam, scarsa trasparenza di finanziamenti ai partiti e appalti pubblici.
Così, un ex premier — Silvio Berlusconi — prosciolto “per scadenza dei termini di prescrizione” (processo Mills) e il caso di “un parlamentare indagato per collusione con il clan camorristico dei Casalesi”, richiamo alla vicenda di Nicola Cosentino, diventano paradigmi della corruzione in Europa, pur senza essere esplicitamente citati. Gli Stati dell’Ue hanno fatto molto negli ultimi anni per combattere la corruzione, ma “le azioni fin qui intraprese sono lungi dall’essere sufficienti”.
In Italia, le accelerazioni normative (la legge anti-corruzione del 2012, la ratifica della convenzione del Consiglio d’Europa nel 2013 e il piano 2013-2016 approvato il 30 gennaio) rappresentano, secondo la commissaria, un “passo avanti”, ma “lasciano irrisolti” problemi di fondo, perchè “non modificano la disciplina della prescrizione, la legge sul falso in bilancio e l’auto-riciclaggio e non introducono il reato di voto di scambio”, nè sciolgono il nodo del conflitto d’interesse.
L’analisi di Bruxelles collima con i rapporti delGreco — il gruppodi Stati del Consiglio d’Europa contro la corruzione — e dell’Ocse.
Il buco nero delle opere pubbliche
Il primo rapporto della Commissione europea sulla corruzione nell’Ue mostra che natura e livello del fenomeno e l’efficacia delle misure per contrastarlo variano da Paese a Paese: la Malmstrà¶m non promuove col massimo dei voti nessuno, perchè “la corruzione merita maggiore attenzione in tutti gli Stati dell’Unione”, e suggerisce linee di intervento “che — dice — spero possano essere seguite”. Vestito aragosta sullo sfondo rosso mattone della scena allestita per l’occasione, la commissaria è forse all’ultima recita del suo mandato.
Risponde a domande sull’Italia citando passi del rapporto, che invita a “bloccare l’adozione di leggi ad personam” ed esprime preoccupazione per il grado di corruzione degli appalti pubblici — la denuncia il 92% delle imprese, contro una media Ue del 73% —, che vanno resi più trasparenti. Lodo Alfano ed ex Cirielli, depenalizzazione del falso in bilancio e legittimo impedimento stanno a provare, per il documento dell’Ue, che i tentativi di garantire processi efficaci sono stati “più volte ostacolati da leggi ad personam”.
Sono stati 201 i Comuni sciolti per criminalità organizzata
Secondo il rapporto, “in Italia i legami tra criminalità organizzata, politici e imprese, e lo scarso livello di integrità dei titolari di cariche elettive e di governo sono tra gli aspetti più preoccupanti”.
Bruxelles suggerisce di perfezionare la legge che “frammenta” le disposizioni su concussione e corruzione e giudica “insufficienti le disposizioni sulla corruzione nel settore privato e sulla tutela del dipendente pubblico che segnala illeciti”.
La Commissione raccomanda di “estendere i poteri e sviluppare la capacità dell’autorità nazionale anticorruzione Civit”.
Quanto alla corruzione dei politici, il rapporto cita dati del 2012: indagini e ordinanze di custodia cautelare per esponenti politici locali un po’ ovunque, 201 Consigli municipali sciolti e oltre 30 deputati della precedente legislatura indagati per reati di corruzione o finanziamento illecito.
I numeri sono impietosi.
Per Transparency International la corruzione percepita dagli italiani è minore soltanto a quella percepita da rumeni, bulgari e greci, mentre il ranking della Banca mondiale ci posiziona al quintultimo posto d’Europa, davanti solo a Croazia, Bulgaria, Grecia e Romania.
Sempre per la Banca mondiale l’efficacia dei provvedimenti governativi per ridurre la corruzione ci vede sempre al fondo della classifica, davanti solo alle solite Grecia, Bulgaria e Romania.
Un dato interessante, rispetto all’indagine di Eurobarometro, è quanti italiani si dichiarano vittime o coinvolti in vicende di tangenti, soltanto il due per cento, nonostante il 97 per cento degli stessi italiani dichiarino di percepire come fenomeno dilagante la corruzione.
L’Associazione nazionale magistrati che chiede di intervenire al più presto “sul falso in bilancio e sulla prescrizione”, ed il presidente della commissione antimafia Rosy Bindi che richiama la necessità di “interventi più incisivi di quelli finora adottati”, anche “per affrontare il semestre Ue a testa alta”.
Per l’associazione antimafia Libera la corruzione “è una tassa occulta che trasforma risorse pubbliche, destinate a servizi e opere, in profitti illeciti. È come, dicono, se ogni italiano fosse costretto a versare mille euro l’anno nelle casse del malaffare e dell’illegalità . Davanti ai costi della corruzione diretti e indiretti non si deve più tacere. Anche l’Europa — ribadisce Libera — ci chiede che la lotta alla corruzione sia una delle priorità per il nostro Paese. Non può essere normale la corruzione, perchè non è normale una società che ruba a se stessa. La corruzione è furto di bene comune, furto di diritti e di speranze, di opportunità e di lavoro. Reati diffusi al punto da diventare costume”.
Giampiero Gramaglia
(da “il Fatto Quotidiano”)
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