C’E’ UN’ITALIA CHE CRESCE, MA E’ CINESE
NEL 2013 SONO AUMENTATE DEL 6,1%… POCO PIU’ DI UN MILIARDO DI RICAVI VOLA A PECHINO, MA IL RESTO ALIMENTA I NOSTRI CONTI
Dalla piccola imprenditoria alla grande finanza passando per il calcio, la Cina è sempre più vicina.
E non perchè per la prima volta nella storia un cittadino cinese è diventato presidente di una squadra di pallone italiana, nella fattispecie il Pavia Calcio, ma in quanto le aziende italiane guidate da immigrati del grande Stato orientale hanno fatto registrare una crescita record del 6,1% fra il 2012 e il 2013, nello stesso periodo in cui l’imprenditoria italiana arrancava perdendo l’1,6%.
Ancora di più, fa impressione osservare la vera e propria scalata che la banca centrale cinese sta portando avanti fra i colossi tricolore, ultima la Generali, che solo due giorni fa ha ceduto ai rossostellati il 2,014% delle proprie azioni.
I dati relativi all’imprenditoria sono stati forniti dalla Cgia di Mestre.
Le aziende guidate da stranieri, secondo quanto emerge dall’ultimo studio, sono aumentate del 3,1%, toccando, in valore assoluto, quota 708.317.
Quelle però rette da cinesi hanno addirittura siglato un vero e proprio boom (+6,1%), superando di poco le 66.000 unità .
Degli oltre 708.000 imprenditori stranieri presenti in Italia, la Cina ne conta ben 66.050.
I settori maggiormente interessati sono il commercio con quasi 24.050 attività (soprattutto concentrate tra i venditori ambulanti), il manifatturiero, con poco più di 18.200 imprese (quasi tutte nel tessile-abbigliamento e calzature) e la ristorazione-alberghi e bar (oltre 13.700).
Ancora contenuta, ma con un trend in salita molto importante, è la presenza di imprenditori cinesi nel settore dei servizi alla persona, ovvero tra i parrucchieri, le estetiste e i centri massaggi: il numero totale è di poco superiore alle 3.400 unità , ma tra il 2012 e il 2013 l’aumento è stato esponenziale: +34%.
«Sebbene in alcune aree del Paese esistano delle sacche di illegalità che alimentano il lavoro nero e il mercato della contraffazione – rileva il segretario Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi – non dobbiamo dimenticare che i migranti cinesi si sono sempre contraddistinti per una forte vocazione al business».
La nota positiva è che l’ammontare complessivo delle somme di denaro inviate verso la Cina dagli immigrati cinesi presenti in Italia è stato di 1,10 miliardi di euro.
Meno della metà dell’importo registrato nel 2012 (2,67 mld di euro).
Ma come spesso accade, è Piazza Affari il vero termometro di tutti i fenomeni economici. E proprio all’ombra del dito medio di Cattelan, il «Dragone» sta facendo shopping selvaggio del capitalismo italico.
Abbiamo detto della quota acquistata da Generali, che si aggiunge a quelle che Pboc ha rastrellato recentemente in Fiat, Telecom e Prysmian dopo che alla fine di marzo la banca centrale cinese aveva fatto capolino nell’Enel e nell’Eni.
Tutte partecipazioni di poco superiori al 2% del capitale che, in quanto tali, devono essere comunicate al mercato.
Potrebbe essere segno della volontà della Cina di dare visibilità ai suoi movimenti, dopo la missione a Pechino, un paio di mesi fa, di Matteo Renzi, e di quella, lo scorso 23 luglio, del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan.
Il totale degli investimenti della Peoplès Bank of China a Piazza Affari sale così a quota 3,3 miliardi, concentrati soprattutto su Eni (1,4 miliardi) ed Enel (734 milioni).
In realtà i capitali del Celeste Impero affluiti sul nostro mercato negli ultimi mesi ammontano a quasi 6 miliardi di euro, se si considera la vendita a Shanghai Electric del 40% di Ansaldo Energia per 400 milioni da parte della Cdp e l’investimento da 2,1 miliardi fatto da State Grid of China sulle reti di Terna e Snam.
D’altronde, in questo momento la Cina sembra essere davvero un gigante inarrivabile per la «povera» Italia: se il Dragone in patria a luglio ha fatto registrare una crescita del Pil del 7,5%, il nostro Paese, come noto, è sceso del 0,2%, per un disastro economico che forse i capitali orientali provenienti da fuori non aiuteranno ad attenuare, se non attraverso una progressiva crescita dell’imprenditoria degli immigrati cinesi arrivati in Italia.
Per il momento, gli unici a rallegrarsi davvero di questi dati sono i tifosi del Pavia Calcio.
Vincenzo Bisbiglia
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