CON IL PACCO SICUREZZA DI MARONI, I TAGLI E LE POCHE PATTUGLIE, IL PATRIMONIO ARTISTICO ITALIANO E’ A RISCHIO
IL DANNEGGIAMENTO DEI MONUMENTI DEL NOSTRO PAESE E’ FRUTTO ANCHE DELLA POCA PRESENZA DELLO STATO E DEI CONTINUI TAGLI ALLA SICUREZZA…A ROMA LA SERA UNA VOLANTE OGNI 266.000 ABITANTI
Telecamere ce ne sono.
Solo a Roma 2.500 puntate sulle piazze preziose, le fontane d’ autore, i pezzi della nostra storia.
Solo che non servono a fermare squilibratie vandali.
Spesso sono guaste, più spesso non c’ è nessuno a controllare in diretta quello che registrano.
Dice il sottosegretario ai Beni culturali, Francesco Giro: «I monitor non vengono osservati per mancanza di personale. Difficile intervenire in diretta, fermare il vandalo subito dopo il fatto. Riuscirci avrebbe un alto effetto deterrente».
Troppe volte non si trova la registrazione: «Succede che i vandali prima di allontanarsi individuino e spacchino anche le telecamere».
I beni artistici italiani da proteggere – è luogo comune mondiale – sono praticamente infiniti.
Dagli anni Settanta ad oggi non si è mai riusciti a realizzare un censimento dei nostri centri storici, ma l’ Italia oggi ospita 47 siti patrimonio dell’ umanità (nessuno come noi), 400 musei statali, 4.000 privati o di enti locali.
Sono mezzo milione gli edifici vincolati, 60 mila sono monumenti nazionali.
Un’ infinità di cose delicate viene affidata alla civiltà di chi vive negli ottomila comuni del paese, tutti con una piazza (almeno) da preservare.
Dopo il finto ordigno piazzato all’ interno del Colosseo lo scorso sette agosto, il sindaco di Roma Gianni Alemanno ha scoperto che da due anni agli ingressi dell’ Anfiteatro Flavio – tre milioni di presenze l’ anno – erano stati tolti i metal detector. Già , nonostante le 38 telecamere fisse e ruotanti (tre sono Speed Dome, possono vedere a 360°), «ci sono esibizionisti che si arrampicano fino all’ attico del Colosseo per il puro piacere di farlo».
Lo racconta un dirigente dei Beni culturali. D’ altronde, quando Sebastiano Intili spaccò la coda di un tritone della Fontana del Bernini di piazza Navona il suo avocato chiese in udienza dieci milioni di risarcimento: «Quell’ opera era fracica, il mio cliente si è ferito a un piede, poteva morire».
Il suo cliente aveva appena detto: «Giudice, me so’ arrampicato così per sfizio, come magnà er cocomero».
In quelle stagioni da sindaco Francesco Rutelli provò a decuplicare le multe per atti vandalici, il suo storico ufficio stampa Michele Anzaldi oggi dice: «Fermare branchi di ubriachi violenti è compito complicato, oggi i vigili non riescono neppure a far rispettare i divieti di sosta nelle piazze d’ arte».
Il direttore degli Uffizi segnala sfregi in aumento a Firenze e così il sovrintendete per i Beni storici della Puglia: «Mancano i soldi per aumentare i servizi di controllo, i Comuni non riescono a inviare pattuglie di vigili urbani, le polizie sono impiegate su altri interventi».
A Roma, la sera, è disponibile una volante ogni 266 mila persone e due terzi degli agenti della municipale lavora in ufficio.
Non si riesce ad ottenere pattuglie fisse sui tre luoghi più conosciuti nel mondo: il Colosseo, piazza Navona, piazza di Spagna, tuttie tre colpiti nel 2011.
Con una spesa di 5 milioni ad ogni appalto rinnovato, da tempo nella capitale si è scelta la strada delle telecamere a sorveglianza: 2.500 installate dalla società Dab e collegate con una sala operativa della polizia municipale e della soprintendenza (dieci persone su quattro turni 24 ore al giorno).
Gli assessori romani Ciardi e Gasperini sostengono che quelle piazzate al Campidoglio inquadrarono persino l’ imprendibile “lupo” Luciano Liboni, ucciso poi al Circo Massimo.
Il sovrintendente Umberto Broccoli, più noto come autore televisivo, assicura che il sistema funziona: «A Roma il vandalismo è diminuito del venti per cento».
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