CONFERMATO: DI MAIO SCAPPA DAL PROCESSO E SI RIFUGIA DIETRO L’IMMUNITA’ PARLAMENTARE COME I PEGGIORI POLITICANTI
QUERELATO DAI GIORNALISTI INCLUSI NELLA “LISTA DI PROSCRIZIONE” E’ STATO SALVATO DAL PRIVILEGIO DELL IMMUNITA’ A CUI AVEVA DICHIARATO DI VOLER RINUNCIARE
Articolo 68 della Costituzione italiana: «I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni» a meno di una specifica autorizzazione della Camera di appartenenza del parlamentare.
In base a questo articolo il gip di Roma ha archiviato una querela presentata da un gruppo di giornalisti contro Luigi Di Maio , candidato premier del Movimento Cinque Stelle e che aveva a più riprese dichiarato che mai lui e i suoi colleghi di partito si sarebbero serviti di uno strumento ritenuto un indebito privilegio.
La notizia è stata anticipata dal «Resto del Carlino».
La «lista di proscrizione»
La querela faceva riferimento al caso della «lista di proscrizione» compilata da Di Maio e da altri esponenti grillini con i nomi di giornalisti sgraditi al movimento e che a loro giudizio si erano comportati in modo scorretto, diffondendo notizie «distorte». L’elenco, oltre ad attirare contro i «nominati» l’ira social dei simpatizzanti grillini, era stato trasmesso anche all’Ordine dei giornalisti perchè valutasse provvedimenti disciplinari.
I giornalisti chiamati in causa hanno replicando presentando querela nei confronti di Di Maio, ritenendosi diffamati per via di quell’accusa di scorrettezza.
Ma l’ordinanza del tribunale di Roma ha chiuso in anticipo la lite giudiziaria, archiviando le accuse contro il parlamentare grillino in quanto protetto dallo «scudo» dell’articolo 68 della Costituzione.
Immediate le polemiche, in primis da parte dei giornalisti.
Elena Polidori (una delle «firme» incluse nella lista di proscrizione) scrive sul quotidiano bolognese che Di Maio avrebbe potuto rinunciare a quella garanzia, come aveva sempre annunciato (l’ultima volta in un video del giugno 2016) ma che in sei mesi non ha fatto questo passo.
Chiamato in causa per una replica l’esponente grillino si sarebbe limitato a un «no comment».
Coglie la palla al balzo invece la vicepresidente dei deputati Pd Alessia Morani: «Ancora una volta ci troviamo di fronte alla doppia morale del movimento stelle. Se da un lato invocano lo stop all’immunità parlamentare, dall’altro non vi rinunciano quando chiamati in causa».
(da “Il Corriere della Sera”)
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