CONFINDUSTRIA CHIEDE AIUTI A FONDO PERDUTO, SAREBBERO POCHI GLI 8 MILIARDI CHE IL GOVERNO DESTINERA’ ALLE PICCOLE IMPRESE
SAREBBERO ESCLUSE 2,5 MILIONI DI PICCOLE AZIENDE… POI UN GIORNO QUALCUNO CI SPIEGHERA’ PERCHE’ IL “RISCHIO D’IMPRESA” DEVE ESSERE A CARICO DELLO STATO NELLA NUOVA DECLINAZIONE LIBERISTA ALL’ITALIANA
Parliamo dei soldi alle imprese, quelli a fondo perduto, non i prestiti messi in campo dal governo fino ad ora. Arriveranno con il decreto in gestazione, ma a chi?
Ecco come i dettagli rischiano di generare scontenti.
I soldi – 8 miliardi – andranno solo a 1,6 milioni di microimprese, ma il bacino dei grandi esclusi è molto più vasto. Il dibattito è aperto dentro all’esecutivo perchè se le per le medio e grandi imprese si potrà dire che ci sono quantomeno le garanzie, il problema si pone per 2,5 milioni di imprese individuali, con o senza dipendenti: commercianti, artigiani, coltivatori diretti, professionisti non iscritti alle Casse.
Più in generale, la sproporzione tra chi riceverà soldi freschi e chi no si evince dal rapporto tra i beneficiari e il totale delle imprese.
Secondo l’ultima indagine dell’Istat in Italia ci sono 4 milioni e 398mila imprese. I soldi a fondo perduto, come si diceva, andranno solamente a 1,6 milioni di loro.
Quella dell’individuazione della platea dei beneficiari dei soldi freschi è solamente una delle grandi questioni che gravano su un decreto che è già in ritardo.
Otto miliardi non possono bastare per tutti e, come si diceva, la grande preoccupazione di una parte del governo è che così si rischia di tagliare fuori una parte importante dei cosiddetti piccoli.
Chi ha un negozio piuttosto che chi ha una bottega, riceverebbe solo il bonus, portato dai 600 euro di marzo a 800 euro, ma non i soldi a fondo perduto.
I soldi che curano la crisi perchè il lockdown ha tenuto le attività ferme, ma non le spese. Stefano Patuanelli, il titolare del dicastero dello Sviluppo economico in quota 5 stelle, ha individuato la platea di quello che ha denominato Fondo di solidarietà nazionale per le micro e pmi.
Otto miliardi di contributi a fondo perduto, come si diceva, per le imprese fino a nove dipendenti con un importo medio intorno ai cinquemila euro. I beneficiari saranno 1,6 milioni.
Tutto rapidamente, almeno stando a quanto riferito sempre dal ministro, che parla di un accredito sul conto corrente tramite l’Agenzia delle entrate.
Ma non tutti, dentro al governo, sono su questa linea. Il rischio, come si diceva, è di tagliare fuori una fetta consistente dei piccoli che stanno soffrendo i colpi della crisi.
E nemmeno i due miliardi che saranno stanziati per il taglio delle bollette e per gli affitti, tra l’altro da dividere con altri, basterebbero a riequilibrare questa situazione.
In generale, il sostegno per i piccoli ma anche per le aziende di media dimensione rischia di rivelarsi insufficiente. Ecco perchè si lavora a una misura aggiuntiva, ma ancora da definire.
La abbozza sempre Gualtieri: un intervento per le piccole e medie imprese a “parziale assorbimento delle perdite” sotto forma di capitale pubblico che poi si trasformerebbe in soldi a fondi perduto a determinate condizioni. Ma il disegno deve ancora prendere forma, è appeso al “vedremo” del ministro.
Così come è ancora da disegnare il Fondo della Cassa depositi e prestiti da 50 miliardi per sostenere il capitale delle imprese medio-grandi performanti e però travolte dalla crisi indotta dal virus. Le grandi sono lì a chiedere liquidità . Marcella Panucci, il direttore generale di Confindustria, ha snocciolato i numeri dell’esigenza delle imprese poche ore prima di Gualtieri, sempre in un’audizione in Parlamento. Il fabbisogno di liquidità è di 57 miliardi se la pandemia finisce a giugno, di ben 138 miliardi se l’orizzonte si sposterà a dicembre. Soldi, non le garanzie statali sui prestiti già previsti.
Il reddito di emergenza tra 500 e 700 euro. Ma i renziani dicono no ai lavoratori in nero
È una delle nuove misure che arriveranno con il decreto. L’obiettivo è dare un sostegno a chi non ne ha. Quindi precari, colf e badanti, ma anche i lavoratori in nero. L
‘importo sarà pari a 500 euro, ma potrà arrivare fino a 700 euro per le famiglie con figli. Il meccanismo terrà cioè conto del quoziente familiare: più figli, più soldi. Non andrà a chi percepisce il reddito di cittadinanza, nè ovviamente a chi ha altre forme di sostegno come il bonus o la cassa integrazione.
Manca però l’intesa politica. Italia Viva è contraria a dare questo sostegno ai lavoratori in nero, mentre Pd e 5 stelle spingono in direzione contraria, timorosi che si potrebbe generare una sorta di guerra tra poveri.
Per colf e badanti un contributo di 500 euro
Sono le grandi escluse dal decreto Cura Italia di marzo. In moltissime hanno dovuto sospendere l’attività lavorativa dentro le abitazioni per via delle disposizioni in vigore. Riceveranno un sostegno pari a 500 euro, ma solo chi vive insieme alla famiglia presso cui presta il proprio servizio. Per le altre, che hanno continuato a lavorare, non è previsto un sostegno. È ancora in fase di valutazione la possibilità di dare un sostegno di 200-400 euro per le colf e le badanti conviventi che assistono una persona disabile o gravemente ammalata.
Bonus 800 euro per gli autonomi ad aprile, anche a maggio ma con paletti
Il bonus per i lavoratori autonomi – circa 5 milioni – sarà aumentato ad aprile da 600 a 800 euro. Il rinnovo sarà automatico e Gualtieri indica un timing di pagamento rapidissimo: entro 24 ore. A maggio l’importo sarà lo stesso, ma si sta studiando la possibilità di introdurre dei paletti perchè a marzo molti hanno preso 600 euro pur non avendone bisogno. A marzo, infatti, non c’erano limiti di reddito. Il principio è quello della selettività , ma va definito con precisione per evitare ulteriori scontenti.
(da “Huffingtonpost”)
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