CONTE, IL SOVRANISTA A SOVRANITA’ LIMITATA: PIU’ CHE UN PREMIER FA L’AMBASCIATORE
DOMANI VA A BRUXELLES PER VEDERE JUNCKER, MA DOPO TORNA A RIFERIRE A SALVINI E DI MAIO… SIAMO L’ATTRAZIONE DA CIRCO DEL MONDO
Roma-Bruxelles e ritorno, domani.
E poi di nuovo Roma-Bruxelles, dopodomani.
Dopo l’informativa di oggi in Parlamento sul Consiglio europeo di giovedì, Giuseppe Conte si prepara a fare avanti e indietro in Europa per definire gli ultimi dettagli strategici sulla manovra economica.
‘Dettagli’ per modo di dire, perchè sono quelli che decideranno se l’Ue aprirà una procedura di infrazione contro l’Italia oppure no.
Ad ogni modo, domani pomeriggio il capo del governo sarà a Bruxelles per un altro incontro con il presidente della Commissione Jean Claude Juncker e poi però tornerà a Roma a riferire ai due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini.
Giovedì ritornerà a Bruxelles per il consiglio europeo. Spostamenti che la dicono tutta su chi nel governo ha davvero lo scettro della trattativa con l’Ue sulla legge di bilancio.
Non ce l’ha il premier, è evidente. Conte arriverà da Juncker al massimo con un carnet di proposte per uscire dal tunnel dello scontro con l’Europa sulla manovra.
E poi ritornerà a Roma per discuterne con i partner di governo, Di Maio e Salvini, i due vicepremier meno inclini a fare concessioni a Bruxelles.
E’ con loro che il capo del governo prenderà una decisione finale, al massimo con un raccordo con il Quirinale, che sponsorizza però la linea dell’accordo con l’Unione. Eppure di recente il presidente del Consiglio aveva recuperato molti margini di manovra e di autonomia, effetto delle continue tensioni tra i due vicepremier.
Ora che l’accordo con l’Ue sembra più lontano, rispetto alle previsioni della settimana scorsa, Conte torna in qualche modo ‘commissariato’ da Di Maio e soprattutto da Salvini.
E infatti è lo stesso capo del governo che torna a usare toni più duri. Eccolo oggi alla Camera, nelle comunicazioni in vista del consiglio europeo: “Logorare l’azione riformatrice del governo sarebbe una strategia miope, un tentativo di reprimere istanze che resterebbero comunque vive nella nostra società e che potrebbero ripresentarsi in prossimo futuro in forme che difficilmente potremmo prevedere”.
Conte parla di fronte ad un’aula semivuota, soprattutto tra i banchi della destra. Qualche assenza persino nelle file del Movimento cinquestelle. Vittorio Sgarbi è in aula, ma a un certo punto si addormenta sul banco. Insomma, comunicazioni del premier non proprio di successo, almeno in Parlamento.
Eppure Conte usa la linea dura: “Se oggi siamo qui è per soddisfare i bisogni concreti dei cittadini, per difendere chi vede cadere le sue prospettive di vita, chi ha figli abbandonati a un precariato esistenziale. Questo è il modo più efficace per recuperare la crisi di rappresentanza: se vogliamo evitare contestazioni dobbiamo agire ora per allineare obbiettivi di stabilità finanziaria a stabilità sociale”.
Naturalmente alla base della scelta del governo italiano di irrigidire di nuovo la linea con l’Ue, c’è il caos francese. C’è un presidente francese che è stato costretto a fare molte concessioni ai contestatori, roba che gli costerà certamente uno sforamento del tetto del 3 per cento nel rapporto deficit-pil. Arriverebbe al 3,5 per cento per l’anno prossimo, secondo stime francesi.
E allora l’Italia non cede a Bruxelles. Anzi Salvini – attenzione, non il premier Conte ma il vicepremier leghista che riceve le imprese al Viminale come un capo di governo o ministro dello Sviluppo economico – osa addirittura lanciare l’idea di un asse tra “Roma e Berlino”, in quanto quello tra Germania e Francia è “fallito” per i fallimenti di Macron, conclude il leader leghista.
Detta da Salvini, leader non moderato che ora vorrebbe allargare il suo consenso oltre gli steccati della politica radicale, suona come una provocazione
In tutto questo, Conte sembra più un ambasciatore tra Juncker, da un lato, e i due vicepremier, dall’altro. Non un capo del governo, ma un mediatore nemmeno di ultima istanza.
A sovranità oggettivamente limitata.
(da “Huffingtonpost”)
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