COSCIENZA PD, QUOTE ROSA ADDIO
REGGE IL PATTO CON BERLUSCONI SULL’ITALICUM… GOVERNO E AULA SACRIFICANO LA RAPPRESENTANZA DI GENERE
Il governo lascerà libertà di coscienza: evidentemente non siamo arrivati a un accordo con Forza Italia”. La ministra Maria Elena Boschi, rigorosamente vestita non di bianco, ma con una camicetta blu elettrico tono su tono con gli occhi che spalanca sull’interlocutore, lo ammette a metà pomeriggio.
“A voto segreto, gli emendamenti che chiedono la parità di genere saranno approvati? “Non ho la sfera di cristallo. Nessuno può saperlo”. E se le quote rosa dovessero passare, l’accordo Renzi-Berlusconi reggerà ? “Non lo so”.
La risposta arriva in serata, quando la Camera, a voto segreto, boccia tutti e tre gli emendamenti in questione: prima, quello che prevede l’alternanza di genere (335 no e 227 sì), poi quello che vorrebbe il 50% cento di capilista donne (i no sono 344 no, i sì 214) e infine anche quello che fino a un certo punto della giornata sembrava rappresentare un punto di mediazione, prevedendo una percentuale al al 40-60% tra donne e uomini nella indicazione dei capilista (298 i contrari, 253 i favorevoli).
Solo il Pd fa 293 deputati: visto che il voto è trasversale è evidente che vengono a mancare almeno 60 deputati uomini.
Perchè più va avanti la giornata delle donne bianco vestite più si chiarisce la posta in gioco: da una parte ci sono le deputate che vogliono la parità di genere e gli anti-renziani (soprattutto i democratici) che vogliono far fallire l’Italicum, dall’altra gli uomini anti quote rosa e i renziani, che vogliono salvare l’accordo tra il premier e Berlusconi per fare la legge.
Matteo Renzi l’aveva preannunciato domenica da Fazio: “Se troviamo una soluzione che va bene a tutti sono felice, ma è giusto che sia una scelta politica”. Insomma, il premier che si è fatto un vanto di avere un governo composto da una metà di uomini e una metà di donne, sulle quote rosa non è disposto ad impiccarsi.
Lui ci prova, comunque, in mattinata in un colloquio con il capogruppo di Fi, Renato Brunetta, che però gli dice che i suoi non li tiene.
Anzi, chiede che il governo dia parere negativo sugli emendamenti in questione. Renzi non cede. Che la mediazione è impossibile si capisce dopo una riunione tra la Boschi, Verdini e la Santanchè. Nonostante le pressioni di molte delle sue deputate, Berlusconi sulle quote rosa non molla.
L’indicazione ufficiale allora è libertà di coscienza. Per il governo. E per Pd, Fi, Sc e Ncd. Un equilibrio difficile.
In molti di Fi sottoscrivono la richiesta di voto segreto: un modo per rendere più facile l’affossamento delle quote. Ma l’Aula è in fibrillazione, sia nelle dichiarazioni, che nelle grandi manovre.
Il lettiano Marco Meloni interviene per dichiarare il sostegno a “questi emendamenti che ho sottoscritto”. Lo stesso fa Gianni Cuperlo. Asse anti-renziano.
Tra i banchi confabulano Luca Lotti e Lorenzo Guerini: devono evitare che l’accordo con B. salti. Molti renziani alla fine votano no. Anche se nessuno ci mette la faccia con un intervento in Aula.
Fino all’ultimo i dem aspettano una presa di posizione del gruppo diversa dalla libertà di coscienza. Che però non arriva. Se il Pd è diviso, dentro Fi non va molto meglio.
Denuncia la Prestigiacomo: “Il mio gruppo non ci lascia nemmeno la libertà di coscienza su questo tema”. La rimbrotta Brunetta: “La libertà di coscienza c’è”. I due dopo battibeccano lanciandosi accuse reciproche a vari banchi di distanza.
Evidentemente la libertà di coscienza è indicazione più formale che sostanziale. O una decisione dell’ultimo minuto.
I Cinque Stelle, nel frattempo, non approfittano dell’occasione per affossare il tutto. Il no lo annuncia Federica Dieni: “Norme ipocrite”.
Mentre si votano le quote, le donne bianco vestite mostrano il pollice alzato, Roberto Speranza, il capogruppo Pd, non dà segni di vita. Emendamenti bocciati.
Le donne democratiche furibonde abbandonano l’aula. Denunciano: “Il gruppo non ha rispettato l’accordo di votare sì all’ultimo emendamento”.
Rosato (Pd) in aula chiede immediatamente il rinvio a oggi. Seduta aggiornata a stamattina alle 10. Prima ci sarà un gruppo. Le democratiche minacciano di tirare fuori un emendamento sulle preferenze e di far saltare il banco.
Nel frattempo Renzi twitta, cercando di fermare le polemiche: “Il Pd rispetta il voto del Parlamento sulla parità di genere. Ma rispetta anche l’impegno sancito dalla direzione su proposta del segretario: nelle liste democratiche l’alternanza sarà assicurata”.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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