DA TORINO A PALERMO, LA PROTESTA DEI MAGISTRATI…ESCONO QUANDO PARLA NORDIO
A NAPOLI LE TOGHE SVENTOLANO LA COSTITUZIONE E GRATTERI RESTA IN UFFICIO MENTRE NORDIO PARLA… IL DISEGNO ORBANIANO DEL GOVERNO: CONTROLLARE LA MAGISTRATURA E RENDERLA PRONA AL POTERE POLITICO
Castel Capuano diventa palcoscenico dello scontro sulla separazione delle carriere e le altre riforme sul tema giustizia. Non è presente, all’inaugurazione del nuovo anno giudiziario, il procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri. A quanto si apprende, il procuratore si trova in Procura, nel suo ufficio, per svolgere il suo lavoro quotidiano.
Magistrati in servizio e toghe in pensione, a fianco dei colleghi più giovani, indossano sul petto la coccarda tricolore e in mano tengono alto il testo della Costituzione.
Il ministro della Giustizia prende la parola. In molti lasciano l’aula. Il ministro Nordio presenta la sua relazione. Cambia il suo discorso, «che sarebbe stato troppo tecnico». Tutte «le opinioni e le manifestazioni di dissenso sono benvenute», dice. E ringrazia per «la manifestazione composta perché il dissenso è il sale della democrazia»
Estratto della Costituzione alla mano e coccarda tricolore sulla toga. È iniziata con una protesta simbolica ma significativa l’apertura dell’anno giudiziario a Torino, dove circa cinquanta magistrati hanno espresso la loro ferma contrarietà alla riforma costituzionale sulla separazione delle carriere. A guidare la manifestazione davanti al Palazzo di Giustizia, il magistrato Mario Bendoni, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm) territoriale.
Tanti giudici e pm milanesi e alcuni procuratori della sede del distretto della corte d’appello si sono schierati compatti stamani sulla scalinata davanti all’ingresso principale di Palazzo di giustizia di Milano con addosso la toga per protestare contro la riforma costituzionale della giustizia che prevede la separazione delle carriere.
Cartelloni con una citazione di Piero Calamandrei sono stati mostrati da magistrati dell’Anm poco prima dell’inizio della cerimonia di inaugurazione dell’Anno Giudiziario in Corte d’Appello, a Roma. I magistrati indossano la toga e stringono una copia della Costituzione.
«Se volete andare in pellegrinaggio dove è nata la nostra Costituzione, andate sulle montagne, nelle carceri – si legge sui cartelli -, nei campi, dovunque è morto un italiano per riscattare la nostra libertà perché è che è nata la nostra Costituzione».
«È arduo sostenere che le nuove riforme siano in grado di realizzare, almeno a Roma, in tempi brevi un significativo cambio di passo nei tempi della giustizia civile e penale», afferma il presidente della Corte d’Appello di Roma, Giuseppe Meliadò, nella relazione alla cerimonia di inaugurazione dell’Anno Giudiziario.
La toga, la coccarda tricolore e la Costituzione in mano, Ecco come sono entrati i magistrati del Distretto di Palermo nell’aula magna del Tribunale di Palermo per l’inaugurazione dell’anno giudiziario di Palermo.
«La separazione delle carriere è la punta di un iceberg la cui parte sommersa e forse la più preoccupante sta emergendo, anche se il suo effetto dirompente non viene colto appieno forse perché di minore impatto mediatico», dice il Presidente della Corte d’Appello di Palermo Matteo Frasca. «La riforma della giustizia mira infatti a introdurre altre modifiche dell’ordinamento giudiziario che si saldano con la separazione delle carriere e vanno ben oltre, iscrivendosi a pieno in un progetto unitario che vuole ridisegnare l’equilibrio tra i poteri dello Stato».
(da agenzie)
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