DAZI AMARI PER L’EUROPA, “MILANO FINANZA” DEMOLISCE LA “TRUMPECONOMICS” CHE AVRA’ UNA STELLA POLARE: “AMERICA FIRST, EUROPE LAST. MELONI E URSULA LO SANNO?”
“LE POLITICHE DEL NEO-PRESIDENTE USA PREVEDONO L’ADOZIONE DI DAZI SU VASTA SCALA. QUESTO POTREBBE PORTARE A UN AUMENTO DELLE ASPETTATIVE DI INFLAZIONE E A EFFETTI NEGATIVI SULL’EXPORT DEI PAESI EUROPEI E LA MELONI FAREBBE BENE A PREOCCUPARSI”
Follow the money, segui il denaro, suggeriva la mitica Gola Profonda ai due reporter del Washington Post che indagavano sullo scandalo del Watergate che avrebbe portato alle dimissioni del presidente americano Richard Nixon. E senti la pancia, degli americani.
I soldi, dove vanno e per quali motivi, bisogna seguirli per capire che effetti ci saranno sull’economia mondiale e sui mercati finanziari quando alla Casa Bianca siederà per la seconda volta il repubblicano Donald Trump, al suo secondo mandato dopo tre campagne elettorali, un record storico.
L’America ha scelto lui e si può dire che il primo voto gli sia arrivato da Wall Street, come ha titolato MF-Milano Finanza del 6 novembre, che è subito salita confermando un trend rialzista, così come il Bitcoin, Tesla dell’amico Elon Musk e gli stessi titoli di Trump Media e di tutta la galassia big tech. Difficile sbagliarsi: al di là delle dichiarazioni pacificatorie della notte elettorale la Trumpeconomics avrà una stella polare: America First and Europe Last.
Le politiche di Trump, uno che non pare avere rimpianti ma solo solide certezze, prevedono in concreto una riduzione delle tasse, una maggiore deregolamentazione, norme di immigrazione più restrittive e l’adozione di dazi su vasta scala.
Questo potrebbe portare a un aumento delle aspettative di inflazione e ad effetti negativi sull’export dei Paesi europei e su questo dovremmo preoccuparci, in primis il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il suo vice Antonio Tajani: noi italiani siamo al quarto posto nel mondo per il saldo della bilancia commerciale pur non essendo la quarta economia del pianeta.
Il nodo sicurezza
Premesso che Trump è un irregolare che diventa regola nell’America profonda e spesso predica male razzolando bene, sono tre gli interrogativi che si porta nello studio ovale e per riflesso in giro per il mondo il settantottenne comandante in capo.
Il primo è che ne sarà delle guerre in Ucraina e in Medio Oriente e cosa accadrà ai rapporti tra Usa, Nato e Alleanza Atlantica per il sostengo a Kiev. Taceranno le armi o Trump imporrà davvero ai Paesi europei di aumentare al 2% le spese militari pena la fine di ogni intesa geopolitica? A vedere i corsi di borsa e l’indice dei titoli della difesa a partire da Leonardo c’è qualcuno che spera nella guerra a oltranza. Va detto senza ipocrisie e anticipando per una volta l’unico che lo rimarca di continuo, Papa Bergoglio.
Gli interrogativi sull’automotiv
Il secondo quesito da sciogliere è capire in che modo le politiche di Trump impatteranno non tanto sulla finanza, che ha festeggiato anzitempo avendo capito che nulla di male le verrà fatto, quanto all’economia reale.
Cosa accadrà al settore dell’automotive se il nuovo presidente deciderà di aumentare il sostegno dell’Inflation Reduction Act in favore delle quattroruote made in Usa a fronte della catastrofe che si sta verificando – anche a causa del New Green Deal – nei conti e nelle vendite delle grandi case europee, da Volkswagen a Stellantis?
Andremo tutti a piedi o saliremo su vetture cinesi peraltro già colpite dai dazi della Commissione e in odore di ritorsioni da parte anche di Trump? Il nostro modello di sviluppo europeo è in pericolo perché non siamo i soli abitanti del pianeta ma pretendiamo di governarlo con norme ambientali che rispettiamo solo noi.
Il vero ruolo di Musk
Il terzo interrogativo che più deve inquietare è il reale ruolo di Elon Musk e delle sue aziende nella presidenza Trump che ha appoggiato, sovvenzionato e supportato a livelli mai visti. Quanto peserà il più ricco miliardario del mondo sui programmi di difesa, spaziali e di incentivazione tecnologica della Casa Bianca? Se è vero che gli Stati Uniti non sono più gli sceriffi del globo occorre ricordare che possono usare la forza dell’Intelligenza Artificiale e delle big tech per soverchiare e condizionare il resto del mondo, imponendo il loro linguaggio dopo averlo fatto per due secoli col dollaro e il fucile. Costa meno, non fa morti ed è più facile perché non ci si sposta da casa.
(da Milano Finanza)
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