DIETRO I FORCONI SI MUOVE LA ‘NDRANGHETA E LA ECOMAFIA: VOGLIONO ABOLIRE IL SISTRI CHE PERMETTE LA TRACCIABILITA’ DEI RIFIUTI
DALLA DENUNCIA DEGLI IMPRENDITORI SICILIANI DEL 2012 ALLE ATTUALI PRESENZE MAFIOSE AI PRESIDI DI FRONTIERA: ECCO LE PROVE
Utima settimana di gennaio 2012: la Sicilia viene paralizzata dalla rivolta del Movimento dei Forconi che per 5 giorni blocca completamente l’isola.
Ecco cosa dichiarava Ivan Lo Bello, presidente della Confindustria siciliana: “Ho lanciato un allarme che non si basa su congetture o valutazioni, ma su elementi da noi denunciati. Mi stupisce che tutti i manifestanti non si sono resi conto che all’interno dei blocchi erano presenti mafiosi conosciutissimi. Questi mafiosi erano nei blocchi, nelle ronde e c’era una sorta di servizio d’ordine parallelo che in alcuni comuni ha imposto la chiusura dei negozi, in nome di una solidarietà ai manifestanti, ed erano esponenti legati direttamente o indirettamente a Cosa Nostra”.
Che Lo Bello dicesse una scomoda verità trova presto riscontro nei fatti che oggi i principali media nazionali (su imput di chi?) fanno finta di non ricordare.
Come l’arresto di Carmelo Gagliano, 45 anni, autotrasportatore di Marsala, tra gli organizzatori dei blocchi stradali nella sua provincia e accusato nell’inchiesta della squadra mobile di Caserta di aver prestato i propri mezzi ai fratelli Sfraga, referenti imprenditoriali delle famiglie mafiose Riina e Messina Denaro.
Come la denuncia per sequestro di persona contro cinque catanesi e un gelese, quattro dei quali con precedenti penali anche per associazione mafiosa.
Come la presenza a una conferenza di presentazione del movimento di Enzo Ercolano, fratello di Aldo Ercolano, il killer del giornalista Pippo Fava e nipote del boss catanese Nitto Santapaola.
Sono trascorsi quasi due anni e il ministro degli Interni Alfano nella sua relazione in Parlamento sui disordini di questi giorni, si limita a riferire che “siamo a rischio ribellismo”, dando più peso alla manovalanza e ai mazzieri che ai mandanti.
A sua volta Arturo Esposito, direttore dell’Aisi, l’agenzia informazioni e sicurezza interna dei Servizi segreti italiani dice: “Quello dei Forconi è un movimento senza una regia unica e presenta una preoccupante saldatura tra soggetti diversi animati dai sentimenti di contrapposizione nei confronti dello Stato e delle istituzioni”.
E qui si intravede già qualcosa circa la presenza della criminalità organizzata.
E’ di ieri la lettera di minacce esplicite di morte indirizzata a Cinzia Franchini, presidentessa di Cna Fita, l’associazione che rappresenta più del 30% degli autotrasportatori italiani e che aveva preso le distanze dalle proteste.
Che interesse avrebbe la mafia a fomentare i disordini? Molto semplice e acclarato: il controllo del business dei rifiuti.
Che ci sia una regia occulta nelle proteste del cosiddetto movimento dei forconi, lo sostiene con cognizione di causa anche Mauro Vanetti, attivista di Collettivo anti Slot, un movimento di Pavia che lotta contro le infiltrazioni mafiose.
“Trasporto unito – dice Vanetti – è una piccola organizzazione dell’autotrasporto che ha fatto una battaglia molto forte per l’eliminazione del SISTRI, il sistema informatico obbligatorio molto utile per il tracciamento dei rifiuti e quindi nella lotta alle ecomafie.
La proposta che fa Trasporto Unito di abolire totalmente il SISTRI e ogni sistema di tracciamento dei rifiuti va negli interessi delle mafie.
Ed è inquietante che questa organizzazione abbia fomentato i blocchi stradali del 2012 e infatti nel giugno 2012 il SISTRI è stato sospeso per un anno.
Il primo ottobre è stato riattivato un SISTRI bis e guarda caso sono ripartiti i blocchi stradali.
I collegamenti fra questi movimenti che sono nati in Sicilia l’anno scorso e quest’anno si stanno diffondendo in alcune zone di penetrazione della mafia al nord come Grugliasco, credo che debba suscitare qualche preoccupazione in chi è attento alla penetrazione mafiosa.
Chi ha l’interesse perchè il sistema dei rifiuti continui a non essere tenuto sotto controllo e in generale la logistica, che è un terreno delicato per le organizzazioni criminali in Italia, ha tutte le risorse economiche e le capacità organizzative per soffiare sul fuoco e incoraggiare dei movimenti di protesta che si saldano con con un disagio sociale reale con alcune categorie”.
Il blocco alla frontiera.
I forconi intanto, puntano alle frontiere. Nel quarto giorno di proteste un gruppo di manifestanti sono tornati a bloccare le vie d’accesso a Francia e Piemonte.
Gli autori della protesta hanno montato due tende all’accesso del ponte sul fiume Roja, che porta oltralpe. Bloccato anche il cavalcavia di Roverino che conduce alla statale 20, che porta in Francia e in Piemonte, e all’autostrada A10, altra via per raggiungere il territorio francese. Una occupazione “organizzata” del territorio.
Tutto questo avviene a Ventimiglia, comune sciolto dal Governo per infitrazione mafiosa, con una pesante e conclamata presenza della ‘ndrangheta.
Da verifiche effettuate a Ventimiglia, come ci segnalano gli amici della “Casa della Legalità “, tra i protagonisti del blocco dei Forconi vi sono molti pregiudicati calabresi.
Una scena particolare avviene quando uno in scooter cerca di superare il blocco ed un “forcone semplice” lo ferma.
Il tizio in scooter gli dice di lasciarlo andare, che lui può passare, che lui ha fatto 10 anni di galera (praticamente un master)… poi interviene un “capo-bastone forcone” che urla di lasciare andare quello in scooter: “E’ Mimmo, mio cugggino”.
L’ex sindaco rimosso Scullino, in attesa del processo per concorso esterno in associazione mafiosa con gli ‘ndranghetisti di Ventimiglia, viene fotografato in piazza con i Forconi ( “passavo di lì per caso”, dirà per giustificarsi).
Ed a Savona, alla testa dei Forconi chi c’è? Davide Mannarà , figlio di Lillo (coinvolto nella sparatoria di un regolamento di conti in pieno centro a Savona per cui venne anche arrestato il Pietro Fotia, nel 1993). Pregiudicato con precedenti per droga, nonchè dedito al riciclaggio (anche attraverso i Compra Oro).
Con le forze dell’ordine impegnate 24 ore su 24 a controllare chi manifesta e non a vigilare sul territorio, quanti affari avrà concluso la mafia in tutta tranquillità ?
Mentre mazzieri e manovalanza penseranno di fare chissà che rivoluzione e qualcuno si commuoverà nel vedere bandiere tricolori al vento, senza capire cosa c’e’ dietro.
Ultima chicca: il Secolo XIX pubblica un documento degli organizzatori che riproduciamo e in cui si legge “dopo aver cacciato la classe politica, lo Stato sarà guidato per un periodo transitorio da una commissione retta dalle forze dell’ordine in attesa di nuove elezioni”.
Forse siamo in Tunisia o in Egitto?
Va beh che abbiamo fatta ricca la nipote di Mubarak, ma a tutto c’e’ un limite…
Mi raccomando, amici di destra, oggi di nuovo tutti in piazza a sostenere la ‘ndrangheta.
Noi preferiamo stare con Paolo Borsellino.
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